
Spronata da un sinistro incubo premonitore Julia si persuade infine ad aggregarsi alla partenza di un volo umanitario per la Missione africana che dà rifugio ad Abebe , il bambino che lei assiste a distanza e visto solo in foto e rare video-chiamate. Con un medico operatore di ONG e due coppie di altri “genitori” ha così modo di sperimentare le bellezze naturali e culturali del Continente, non meno unite dai risvolti tragici e ferali delle asprezze politiche ed alle lotte di potere di una infinita guerra civile tra fazioni inconciliabili , impegnate a massacrarsi a vicenda o perlomeno ad accedere ad un sistema corruttivo basato su un circoscritto controllo territoriale. I Missionari sul posto, ingoiando qualche sgradevole compromesso, cercano di dare una prospettiva minima di vita dignitosa ai poveri ed agli indifesi , in un mondo in cui perfino i bambini sono passibili dell’abominio di diventare soldati od essere altrimenti sfruttati…
Julia dovrà governare la personale emozione di fare la conoscenza di Abebe,subendo in parallelo le tensioni locali e l’ostilità armata di chi vede perfino nella Missione un minaccioso “covo” di nemici.
In sede di scrittura G. Berardi e L. Calza si mantengono abbastanza sulle generali nell’ubicare lo scenario _ dunque abbastanza “esemplare”_ della storia, dispensando sensazioni e nozioni inerenti l’attualità africana, frenando dichiaratamente pietismi e sdolcinature che aiutano ad equilibrare il rapporto Julia/Abebe, conferendo a quest’ultimo un profilo non passivizzato nell’impotenza del vittimismo e dando alla Kendall il tempo di ricomporre i suoi slanci emotivi, adattati alla circostanza.
Il decano Giorgio Trevisan (http://giorgiotrevisan.blogspot.it/2...segnatore.html ) firma i disegni saturando con i tratteggi qualunque elemento di qualunque vignetta. Si può apprezzare , od umilmente nel mio trascurabile caso , cogliere qualche impressione di un segno approssimato ed autoindulgente nel mancare di pulizia.
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