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JULIA n.ro 263 Racket
SBE. 132pp., b/n. 4,50€.
Testi_ Giancarlo Berardi e Maurizio Mantero / Disegni_ Lorenzo Bovo.
Con inedita ed inaudita violenza, le maggiori bande criminali di Garden City si stanno scatenando in un’ondata di reciproche sanguinose rappresaglie, creando un comprensibile allarme e sbigottimento sociale. Un attentato attinge anche il boss afroamericano Big Bear Drummond, gravemente ferito nonostante il suo guardaspalle Sanchez abbia steso sei sicari, una “strage” che alimenta il disappunto dell’opinione pubblica, scatena i mass media ed irrita quanto mai il Procuratore Robson , solerte a caricare il Ten. Webb e la Polizia dell’incombenza , esigendo immediati risultati. Nell’unità di crisi entra anche Julia, in grado d’imporre l’ingaggio del fraterno Leo Baxter, elemento indispensabile per sondare i bassifondi della città e carpire l’origine e la motivazione della “guerra” di malavita, quasi troppo fragorosa ed improvvisa da non far supporre che “dietro” vi sia anche dell’altro…
Senza dettagliare ulteriori spoiler, comprendiamo nella stretta attualità una storia che “annusa l’aria del nostro tempo” e offre (senza ambiguità nel constatarne poi l’impraticabilità etica e la limitata resa a lungo termine…) una “soluzione” autoritaria/settaria a dei mali “oggettivamente” incancreniti nel tessuto sociale dei Paesi occidentali. Non le manda a dire , per la sua parte, il giornalista Harlan Hoover ( che gesticola frenetico e febbrile come un Mario Giordano…), enunciando problematiche vicine a molto sentire “comune” e del resto ineludibili, sul crinale di una critica provocatoria che altri potrebbero raccogliere andando oltre il limite “parolaio”e “lassista”imputato fondamentalmente anche alle Istituzioni (…a loro volta d’altronde permeate da integerrimi come da soggetti che per varie vicissitudini si lasciano scivolare nella corruttibilità) . Persone decise e coese magari, ma non monoliti; sensibili ad un ordine gerarchico ed ad inclinazioni caratteriali magari gregarie, che cercano nel “gruppo” la propria aleatoria conferma identitaria : un terreno d’elezione per gli approfondimenti di Julia, a cui la sceneggiatura offre anche il finale temerario. Difficile dal “di fuori” giudicare se le dinamiche interpersonali rispecchino vere organizzazioni eversive (;-) ), specie in Italia , dove avanza sempre e comunque il sospetto che siano tele-guidate da oscuri Apparati e scellerati altri “interessi”.
Brillano i disegni , curatissimi e puliti nei dettagli anche di secondo piano, con chiaro scuri accattivanti anche senza necessariamente sottolineare picchi di drammaticità o di contenuta solarità ( la “gag” di Leo Baxter “salvato” sull’orlo del…Matrimonio). I ritratti finemente espressivi sottolineano un albo dagli accenti pessimistici , ma bello (imho).
JULIA n.ro 263 Racket
SBE. 132pp., b/n. 4,50€.
Testi_ Giancarlo Berardi e Maurizio Mantero / Disegni_ Lorenzo Bovo.
Con inedita ed inaudita violenza, le maggiori bande criminali di Garden City si stanno scatenando in un’ondata di reciproche sanguinose rappresaglie, creando un comprensibile allarme e sbigottimento sociale. Un attentato attinge anche il boss afroamericano Big Bear Drummond, gravemente ferito nonostante il suo guardaspalle Sanchez abbia steso sei sicari, una “strage” che alimenta il disappunto dell’opinione pubblica, scatena i mass media ed irrita quanto mai il Procuratore Robson , solerte a caricare il Ten. Webb e la Polizia dell’incombenza , esigendo immediati risultati. Nell’unità di crisi entra anche Julia, in grado d’imporre l’ingaggio del fraterno Leo Baxter, elemento indispensabile per sondare i bassifondi della città e carpire l’origine e la motivazione della “guerra” di malavita, quasi troppo fragorosa ed improvvisa da non far supporre che “dietro” vi sia anche dell’altro…
Senza dettagliare ulteriori spoiler, comprendiamo nella stretta attualità una storia che “annusa l’aria del nostro tempo” e offre (senza ambiguità nel constatarne poi l’impraticabilità etica e la limitata resa a lungo termine…) una “soluzione” autoritaria/settaria a dei mali “oggettivamente” incancreniti nel tessuto sociale dei Paesi occidentali. Non le manda a dire , per la sua parte, il giornalista Harlan Hoover ( che gesticola frenetico e febbrile come un Mario Giordano…), enunciando problematiche vicine a molto sentire “comune” e del resto ineludibili, sul crinale di una critica provocatoria che altri potrebbero raccogliere andando oltre il limite “parolaio”e “lassista”imputato fondamentalmente anche alle Istituzioni (…a loro volta d’altronde permeate da integerrimi come da soggetti che per varie vicissitudini si lasciano scivolare nella corruttibilità) . Persone decise e coese magari, ma non monoliti; sensibili ad un ordine gerarchico ed ad inclinazioni caratteriali magari gregarie, che cercano nel “gruppo” la propria aleatoria conferma identitaria : un terreno d’elezione per gli approfondimenti di Julia, a cui la sceneggiatura offre anche il finale temerario. Difficile dal “di fuori” giudicare se le dinamiche interpersonali rispecchino vere organizzazioni eversive (;-) ), specie in Italia , dove avanza sempre e comunque il sospetto che siano tele-guidate da oscuri Apparati e scellerati altri “interessi”.
Brillano i disegni , curatissimi e puliti nei dettagli anche di secondo piano, con chiaro scuri accattivanti anche senza necessariamente sottolineare picchi di drammaticità o di contenuta solarità ( la “gag” di Leo Baxter “salvato” sull’orlo del…Matrimonio). I ritratti finemente espressivi sottolineano un albo dagli accenti pessimistici , ma bello (imho).
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