38dddd.jpg
TOKYO REVENGERS 2. Divino!
Edizioni BD_ J-Pop. 180pp., b/n. 6,50€.
Testi e Disegni_ Ken Wakui.
Mettendo alla porta ogni spoiler, compreso l’espediente _semplicissimo e funzionale_ con cui Takemichi Hanagaki fa’ la spola tra il suo presente del 2017 e l’esatta corrispondenza giornaliera però 12 anni prima (!!), in cui è se stesso ai tempi delle medie , riassaporando momenti che aveva ormai rimosso dalla memoria e che gli sembrano ulteriormente preziosi sapendo cosa potrà succedere alle persone a lui più care; diamo conto di questo secondo volume, di golosa leggibilità ed affastellato di avvenimenti, da cui il protagonista cerca di districarsi _ quasi e perfino sgamato nella sua sospetta “maturità” di Takemichi versione “senno del poi”_ , per altro rendendosi conto di aver già interferito nella crescita biografica dei suoi amici (… per come la conosce nel 2017); oltre al fatto che le informazioni di cui dispone “a posteriori” non sono poi così graniticamente veritiere e precise. Qui l’autore sembra quasi suggerirci di “andare a vedere di persona” ciò che si pretende(rebbe) di conoscere dall’esterno , da dati raccolti e sedimentati in una presunta narrazione “ufficiale” che sconta invece punti di vista personali e partigiani, scaturendo una parzialità che come minimo semplifica volgarmente l’esistente. Ciò pare valere anche per i “teppisti”, mostrati (anche) in tutta la loro aggressività bulla e fascistoide ma pure nell’orgoglio cameratesco dell’appartenenza ad un gruppo che “ti guarda alle spalle” e ti accetta identitariamente , evitando quanto possibile di non trascinare “i civili” nelle loro “inevitabili” beghe e rivalità sovraniste, per così dire. Le gang si assommano ma non si mischiano , il resto perlopiù è menare le mani, per motivi neanche affatto futili. Continuamente Takemichi deve soppesare ciò che dice e fa’ il lui quattordicenne avendo a disposizione una traduzione di massima , dodici anni nel futuro, di come è andata (la vita), rimanendo tuttavia spesso spiazzato e parimenti spiazzando i suoi interlocutori senza poter rivelare apertamente il meccanismo d’origine delle sue fonti informative. Problemi incalzanti, giacché qualcuno “sta per morire” ;-) .
I disegni sovente indugiano al grottesco delle forme da cartoon , come volendo concedere pause di commedia ai cupi propositi del soggetto della storia, anche se in questo segmento della serie viene puntualizzata la fase preparatoria di uno scontro che comunque appare imminente ( per la disperazione di Takemichi, che ne conosce, al lordo dei paradossi temporali, i ferali sviluppi). Ken Wakui disegna il dritto ma anche il rovescio della medaglia, per cui un leader teppista super cool nel 2005 può essere diventato un umile , umiliato e sciatto operaio nel 2017; ed al contrario un ragazzetto acqua-e-sapone nel 2005, al 2017 te lo ritrovi farcito di tatuaggi , lavoro in palestra e faccia truce. Magari c’è in giro qualcosa di più sciccoso del suo stile, con residuali rigidità ed un montaggio delle vignette sulla tavola che a me _va’ detto, lettore più che occasionale di manga_ pare ancora non oliatissimo , pure perché insiste ad inserire dialoghi in formato lillipuziano (imho).
TOKYO REVENGERS 2. Divino!
Edizioni BD_ J-Pop. 180pp., b/n. 6,50€.
Testi e Disegni_ Ken Wakui.
Mettendo alla porta ogni spoiler, compreso l’espediente _semplicissimo e funzionale_ con cui Takemichi Hanagaki fa’ la spola tra il suo presente del 2017 e l’esatta corrispondenza giornaliera però 12 anni prima (!!), in cui è se stesso ai tempi delle medie , riassaporando momenti che aveva ormai rimosso dalla memoria e che gli sembrano ulteriormente preziosi sapendo cosa potrà succedere alle persone a lui più care; diamo conto di questo secondo volume, di golosa leggibilità ed affastellato di avvenimenti, da cui il protagonista cerca di districarsi _ quasi e perfino sgamato nella sua sospetta “maturità” di Takemichi versione “senno del poi”_ , per altro rendendosi conto di aver già interferito nella crescita biografica dei suoi amici (… per come la conosce nel 2017); oltre al fatto che le informazioni di cui dispone “a posteriori” non sono poi così graniticamente veritiere e precise. Qui l’autore sembra quasi suggerirci di “andare a vedere di persona” ciò che si pretende(rebbe) di conoscere dall’esterno , da dati raccolti e sedimentati in una presunta narrazione “ufficiale” che sconta invece punti di vista personali e partigiani, scaturendo una parzialità che come minimo semplifica volgarmente l’esistente. Ciò pare valere anche per i “teppisti”, mostrati (anche) in tutta la loro aggressività bulla e fascistoide ma pure nell’orgoglio cameratesco dell’appartenenza ad un gruppo che “ti guarda alle spalle” e ti accetta identitariamente , evitando quanto possibile di non trascinare “i civili” nelle loro “inevitabili” beghe e rivalità sovraniste, per così dire. Le gang si assommano ma non si mischiano , il resto perlopiù è menare le mani, per motivi neanche affatto futili. Continuamente Takemichi deve soppesare ciò che dice e fa’ il lui quattordicenne avendo a disposizione una traduzione di massima , dodici anni nel futuro, di come è andata (la vita), rimanendo tuttavia spesso spiazzato e parimenti spiazzando i suoi interlocutori senza poter rivelare apertamente il meccanismo d’origine delle sue fonti informative. Problemi incalzanti, giacché qualcuno “sta per morire” ;-) .
I disegni sovente indugiano al grottesco delle forme da cartoon , come volendo concedere pause di commedia ai cupi propositi del soggetto della storia, anche se in questo segmento della serie viene puntualizzata la fase preparatoria di uno scontro che comunque appare imminente ( per la disperazione di Takemichi, che ne conosce, al lordo dei paradossi temporali, i ferali sviluppi). Ken Wakui disegna il dritto ma anche il rovescio della medaglia, per cui un leader teppista super cool nel 2005 può essere diventato un umile , umiliato e sciatto operaio nel 2017; ed al contrario un ragazzetto acqua-e-sapone nel 2005, al 2017 te lo ritrovi farcito di tatuaggi , lavoro in palestra e faccia truce. Magari c’è in giro qualcosa di più sciccoso del suo stile, con residuali rigidità ed un montaggio delle vignette sulla tavola che a me _va’ detto, lettore più che occasionale di manga_ pare ancora non oliatissimo , pure perché insiste ad inserire dialoghi in formato lillipuziano (imho).
Commenta