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    NICK RAIDER_ La Guardia del corpo
    SBE. 96pp., b/n. 4,40€.
    Testi_ Claudia Salvatori / Disegni_ Mario Jannì.
    In vena di discutibili “trasgressioni” una capricciosa minorenne, sebbene di famiglia molto agiata , ruba un completo intimo in un grande magazzino. Beccata dalla security , dà in escandescenze , facendosi soccorrere dalla bodyguard personale, che scambia l’intervento degli addetti per un tentativo di rapimento (!). L’occasionale intervento di Nick Raider _ nei paraggi per le compere dell’amica giornalista Violet_ chiarisce l’equivoco e restituisce la smorfiosa al babbo, un ricchissimo affarista con ambizioni nel campo della politica e molto contrariato dalla pestifera. La mediazione di Nick consente anche alla guardia del corpo di conservare il posto e gli guadagna la sua gratitudine ed amicizia, insieme alla moglie, anch’essa impiegata nell’educazione dell’intrattabile teenager . Che in combutta col suo boyfriend cogle ogni occasione per “evadere dai domiciliari” imposti come punizione dall’esasperato papà. In una di queste occasioni però si verifica una tragica sparatoria , in cui (…).
    E’ tra gli episodi in cui le caratteristiche salienti dei personaggi vengono anticipate al lettore e fissano coerentemente azioni e reazioni che tuttavia possono avere _ per motivi diversi ma concomitanti_ più di un responsabile. Ed ecco che qualcuno (termine da riferirsi ad ambosessi) sembra “più “ colpevole , mentre ad altri sarà concessa l’ombra del dubbio fino a quagliare in una direzione in equivoca che costringe Nick a degli “straordinari” come “cascatore” secondo dei riferimenti cinematografici sparsi nella storia. La tipa giovane, coi suoi enormi difetti ne uscirà ancora abbastanza bene , aprendosi alla paternale redenzione. Tutto è bene quello che finisce bene e l’ultimo chiuda la porta (cit.). Il disegnatore se la cava ancora bene con le atmosfere metropolitane notturne , con un b/n molto contrastato che accompagna anche la decisa forma estetica dei protagonisti , parificata suppongo alla moda dell’epoca ( l’albo usci nel nov.’98, e la rampolla viziata sembra una Spice Girl :-p ). Visivamente originale e pure questa da “cinema” la sequenza con gli spari (imho).
    "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

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      FUTARI [H]ETCHI_ Un Amore di coppia 1 e 2 (di 4; Box 1)
      Dynit.660 Pagine complessive . b/n. Prezzo complessivo 7,99€.
      Testi e Disegni_ Katsu Aki.
      Vietato ai minori di 18 anni. E’ un manga, perciò si legge da dx a sx.
      Due giovani impiegati giapponesi, Makoto (lui) e Yura (lei) si conoscono e frequentano a scopo matrimonio tramite un ‘apposita agenzia facilitante. Entrambi estremamente timidi ed introversi finiscono tuttavia per piacersi , fino a scegliersi per la vita. Sposati! Però entrambi sono arrivati al grande passo vergini , ed i primi approcci per avere un rapporto completo si rivelano assai maldestri ed imbarazza(n)ti. La cosa in qualche modo trapela , e nella cerchia di amici e parenti dei neo sposini tutti si sentono in diritto di prestare consigli, sfornare perle di erudizione e prodursi in spiritosaggini non richieste sul sesso (coniugale). La coppia, messa sotto “osservazione”, abbozza con comprensibile disagio; tuttavia avvinti da patologica insicurezza soppesano il da farsi , “sbagliando da soli” per reiterati tentativi (;-) ).
      L’eiaculazione veloce e la secchezza vaginale da contrastare diventano qui ingredienti di una storia che altrove (“Bakuman”…) sarebbe stata declinata nei meno “spinti”comr non farsi cancellare una serie a fumetti e raggiungere la realizzazione di un manga. Il vigore è lo stesso, così come i retro-pensieri che avvinghiano i due simpaticamente imbranati coniugi. L’occasione diventa propizia , evidentemente, per espettorare dal fumetto info sulla sessualità di coppia (etero), anche in chiave anticoncezionale. Questo ,benché l’autore eviti tassativamente di disegnare organi riproduttivi esterni ( limitandosi ad uno “spaccato” bidimensionale delle zone basse, debitamente anti-erotico :-p), apre ad un’ampia ostensione di nudità , con Yura specialmente dotata di forme morbide , scoperte ed ampiamente esplorate dal suo compagno. Nel talamo dell’amore grande spazio dunque alla descrizione di posture dell’atto sessuale nell’urgenza dell’eccitazione, che si estende , in Makoto e per variare sul tema, in fantasie erotiche esplicite rivolte un po’ alla mogliettina e di più ad amiche e finanche sfacciate congiunte parentali. Il canovaccio varia poco , trattando d’altronde tranquille situazioni familiari/lavorative ( Yura per la verità rinuncia al suo impiego per fare la casalinga a tempo pieno. Quest’opera, in quattro volumi _ di quindici !_disponibili in blocco dall’editore italiano , risale per altro al 1997. Magari qualcosa sarà cambiato nella pure tradizionalista società nipponica?), mantenendo un tono empatico da commedia che “fa’il tifo” per i due ex verginelli.
      Preferendo una gabbia abbastanza regolare, quasi da comic occidentale i disegni innervano con un tratto leggero e filante le principali caratteristiche nipponiche dello stile manga (occhioni, capigliature elaborate, standardizzazione delle espressioni facciali…) la golosa ricerca “soft-porno” (o meglio “pinku-eiga”) nella resa prospettica delle corporature in preliminare o fattiva attesa del fare all’amore, cercando di lasciare intendere i movimenti “lascivi” ma anche producendo pose eventualmente nemmeno svestite ma ammiccanti. Continua…(imho).


      "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

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        ZERO_ Troppo giovane per morire
        Cut-Up Publishing. 52pp. Cartonato in b/n. 14,00€.
        Testi_ Leonardo Valenti/ Disegni_ Dario Viotti.
        Come oggi, in un quartiere popolare di Roma. Ci (soprav)vive anche Lui, un innominato ex militare in congedo ferito nell’anima da oscure vicissitudini. Lui che prende a cuore la mala sorte della sua vicina di casa, Batùl, una bella ragazza sedicenne , romana di famiglia araba; prima molestata da una gang di naziskin e poco dopo addirittura morta ammazzata ed abbandonata in un terreno. Le circostanze lo portano ad osservare la cellula fascista al suo completo, lasciando(gli) intravvedere perfide ed inquietanti intenzioni del gruppo ben oltre un singolo omicidio a sfondo politico e razziale (!), tuttavia il caso di Batùl _ perfino quasi accantonato da Lui dopo le ultime sconcertanti scoperte_ potrebbe specchiarsi in ulteriori altre ragioni (…).
        L’accigliato protagonista e le vibrate motivazioni della truppa di estrema destra con tanto di leader (in)debitamente foderato di slogan irricevibili ed ultimativi, danno un’intonazione generale a questo GN nel segno di una certa chirurgica freddezza di fondo. I punti nodali e qualificanti della storia sono ben organizzati ma escludono dalla vicenda ogni minima digressione, ogni “sporca tura” che li renda calorosamente imperfetti. Qui è come se , vigente un pre-accordo per rimanere nella foliazione data, fosse imperativo catalogare solo e nient’altro che atti, nomi, indizi e spiegazioni strettamente inerenti la trama. Che per altro non è priva di qualche colpo a sorpresa , considerando il periodo d’uscita del volume (al copy viene indicato il 2012 per Ed. Aurea ed il 2018 per questo editore) , già sotto il vaglio del “politicamente corretto”.
        Il “capo” di Viotti alla Bonelli, Mauro Boselli, concede una breve prefazione , in cui sottolinea del suo pupillo lo stile “pulito, limpido, essenziale”, che si presta bene_quasi per contrappunto_ al soggetto del volume. Sarà… Ma tornando a Boselli come co-creatore di “Dampyr”, il fu soldatino ( che alla fine, tra sé e sé decide che vorrà farsi chiamare Zero…) pare una copia conforme di Emil Kurjak (il “socio” del Dampyr),rappresentato graficamente in un bianco e nero che non scala in alcuna sfumatura, con un che di scolastico nel suo appunto limpido nitore , forse attenuabile immaginandolo suscettibile di colorazione (imho).
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          LONG DISTANCE
          Shockdom s.r.l. 96pp., a colori. 15,00€.
          Testi_ Massimo Rosi / Disegni e Colori_ Chiara Di Vivona.
          Epilogo: un ordigno spazza via la guglia della Cattedrale di Dresda, in un giorno di energici scontri frontali in città tra anarchici e polizia. Fra detriti , fumo, fumogeni e persone sanguinanti , un anziano signore (Simon Fischer) si arrende ad agenti in elmetto e giubbotto antiproiettile.

          Alcuni mesi prima. Il pensionato e da tempo vedovo Simon Fischer, amareggiato dalla solitudine e dall’avere un figlio (soldato) in missione all’estero con cui ha rotto i ponti, decide di trasferirsi in una Casa di Riposo per altro adiacente al suo appartamento. Decisione irrevocabile, girata al solo Markuss, bravo ragazzo ( ed anche lui ex militare) e servizievole vicino del vecchio. Nella Residenza per Anziani (negli standard piuttosto confortevole ed attrezzata), Simon conosce l’ospite Clelia Prado, una vispa e brillante signora di origini cubane. Tra loro nasce una tenera intesa che fa’ riassaporare a Simon il gusto di vivere . Clelia contraccambia i sentimenti; ma è turbata ,non tanto da una diagnosi di tumore _ che “ironicamente” soprassiede fumando come una turca_ , dal tono di chiamate ( e poi visite) che riceve, in cui “persone” tentano di dissuaderla da (…). La situazione precipita da lì a poco in maniera catastrofica , segnando Simon indelebilmente.
          Scontato l’onere del confronto con “Rughe” di Paco Roca; godiamo di un’opera dai dialoghi frizzanti e modulati senza intoppi o senso di artificiosità ( l’enfasi , quando presente, coniuga la logica delle azioni dei personaggi), a compimento di una trama articolata, ricca di avvenimenti e di capoversi narrativi e dalle ficcanti suggestioni socio-politiche , oltre che “esistenziali-filosofiche” , con l’ardire di dare udienza anche a posizioni antagoniste radicali, non mancando certo però di sottolineare che l’esplosivo è un “mezzo di lotta” sporco, vigliacco ed impreciso. Inoltre aleggia un certo clima complottista , ove un po’ tutti possono attingere scuse auto assolutorie.
          Buona la colorazione, nella ricerca e fissazione grafica delle varie locazioni e nella naturale rotazione incidente tra giorno e notte. Disegni meh, :-p , bruttini e grassocci nella piega delle linee (e trattando spesso di vecchietti con esubero di rugosità esibite), certamente essenziali per non dire tirati via .
          Ci somiglia un po’ a Roberta “Sakka” Sacchi (imho).
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            L’ASSASSINO CHE E’ IN ME
            Magic Press. 132pp., a colori. 15,00€.
            Testi_ Devin Faraci / Disegni_ Vic Malhotra / Colori_Jason Millet.
            Versione comic’s book dell’omonimo romanzo poliziesco noir di Jim Thompson. Una crime story che adotta il flusso di coscienza (malato, schizofrenico) del suo protagonista, Lou Ford, vicesceriffo da qualche parte del Texas ovest nel ’52; un narcisista manipolatore sadico , con la “malattia” di sbarazzarsi per i suoi intenti di donne che gli si concedono a letto ed uomini che lo rispettano e finanche apprezzano. Alla base un “trauma”adolescenziale e la brutta storia di un fratello (non biologico) eliminato per una fetida questione di abusi edilizi. La ferocia dei suoi atti è pianificata per allontanare contestualmente i sospetti degli investigatori su di lui , Tuttavia alcuni elementi “interferiscono” allungando la catena dei delitti . La loro dinamica, sempre più forzata ed il fatto stesso che Lou sia un collegamento presente costantemente attira sospetti. Ma è un signorotto locale, a cui lui ha dato un grosso dispiacere, a poter disporre perfino della Legge e piegarla alla sua vendetta.
            Racconto bello tosto e cattivo, costruito su pochi e chiari elementi che tuttavia si combinano in modi e tempistiche sfasate , generando problemi che sono l’opposto di quanto preventivabile ma pure anche opportunità che cadono “a fagiolo” per tamponarli. Aspro lieto fine, nel senso che il male non paga e finisce…Male.
            Come si addice al genere i dialoghi sono secchi e provocatori , con una certa coloritura autoreferenziale che allena l’attenzione del lettore , a cui non tutto è verbalmente dovuto ed immediatamente spiegato. Lordati dall’opportunismo omicida di Ford ci sollazziamo con un intreccio che già mette(va) i paletti di una “certa” narrazione sulla provincia perbenista e timorata in cui (invece) si agitano (e poi esplodono) le pulsioni più turpi e peccaminose.
            Colorazione sapiente nello sparare i toni più vividi di albe e tramonti ,ritagliandosi sottolineature precise anche per luci artificiali e notturne. Col vezzo di aprire ogni capitolo con inquadrature/vignette molto strette ( a fronte di illustrazioni a tutta pagina che introducono le varie segmentazioni della vicenda ; e che tornano in coda al volume come “extra” insieme a studi dei personaggi , bozzetti grezzi delle tavole e pseudo cover da rivista pulp) i disegni si attengono al realismo sugli oggetti inanimati e trovano invece una loro sottolineata caratterialità nei ritratti; con Ford che potrebbe ricordare un Matt Dillon reso con linee perentorie nei contorni e naso ed un tratto più “raccolto” per occhi e bocca, d’altronde capaci di “fiammeggiare” nell’espressione della sua follia . Le figure intere talvolta sono stirate come mannequin da cartamodello (imho).
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              FUMETTI PERDUTI_ Gli Incubi di Francesca
              Amazon Log. 52pp., b/n . 3,30€.
              Testi_ Enrico Teodorani / Disegni_ Enrico “Zano” Zanoletti.
              La farlocca “Nukteris Press”(in realtà la capiente Logistica Amazon) riesuma dal calderone delle pubblicazioni amatoriali e fanzinare roba ( robetta, robaccia) che colà languiva nel ricordo/imitazione dei giornalini (un po’) zozzi, ossia quella teoria di tascabili (qui il formato è 12,5x20 ca. , perfino generoso nel raffronto) fioriti in specie negli anni ’60 e’70 che lambivano i generi più “grassi”, come Horror ed Erotismo ,senza sfociare nel pornografico conclamato ma con ancora qualche ambizione d’imbastire una trama intorno all’immediatezza appagante di nudi e membra sanguinanti esposte. L’estrema sintesi data alle storie impone tuttavia di arrivare alle vie di fatto, facendo perno su Francesca ( ispirata alla moglie dello sceneggiatore) popputa e proteiforme protagonista di ruoli da “buona” o da “carnefice” _secondo ispirazione dei classici del gotico-horror con sostanziosa somministrazione di richiami sessuali_ , come da copertina spesso e volentieri denudata e sotto costrizione. Poi finisce sempre bene o male , più che demandando alla morale , alle licenze brutalmente definitive concesse alla creazione artistica nel campo del macabro e dello scabroso piccante. Niente di che, si può leggere se si è in buona coi bei tempi editoriali che furono ed il (presunto?) ricordo di una (pre)adolescenza in cui bastava poco per “infiammare” aspettative e turbamenti.
              Il buon “Zano” ammette , nella breve presentazione del volumetto, di avere (aver avuto…) un segno approssimativo. A parte un lettering piccino picciò penalizzante in effetti i disegni non brillano per scioltezza tridimensionale o spiccata diversificazione dei personaggi . Nelle tavole finali l’inchiostrazione prende più vigore ma sembrano sempre un po’ sballate le proporzione tra personaggi ed ambienti (imho).
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                IL RITORNO DI DORIAN GRAY
                Editoriale Cosmo. 96pp., b/n. 3,20€.
                Testi_ Stephane Betbeder / Disegni_ Bojan Vukic.
                Nella “Collana Weird Tales”, audace commistione di cross over delle figure cardine del horror , gotico, espressionista e vittoriano ( con disinvolti incastri dunque in senso cronologico e filologico) , pertinente ad una London City “ottocentesca” che ribolle di straordinarie diseguaglianze sociali, povertà estrema e crasse rendite di posizione nobiliare. Un (mancato) equilibrio destinato ad esplodere , fomentato dal basso della piramide sociale da reietti che hanno tagliato _anche loro malgrado_ i ponti con le caste aristocratiche da cui erano originati, per (rivalsa, opportunismo o tratti prettamente criminali già insiti nelle loro personalità) prendere lo scettro della parte “guasta” del Tamigi o perlomeno per scacciare i propri demoni interiori : sono L’Uomo Invisibile e Dorian Gray (!). Tratto d’unione del mondo di sopra e quello di sopra l’esagitato ma sincero attivismo proto-femminista di una giovanissima progressista, figlia di un Sir, consigliere comunale anch’esso di orientamento riformista , destinato ad entrare in collisione specie con le mire “sovietiche” e “dittatoriali” dell’invasato Invisibile.
                Una trama dunque che dice la sua in ordine alla politica , con accenti anche molto crudi, dentro ad una versione spuria dei classici dell’orrore ri-tradotti in un romanzo popolare , con al centro la giovane pulzella in predicato di ricevere una franca “educazione” sulle durezze del vivere sociale, convogliate nella netta separazione classista tra popolo “eletto”, volgo e plebe. Il finale, per altro aperto, vendemmia dal tralcio di un noto film di Tod Browning , filosofeggiando sulla pietà che può avere solo (?) chi si compromette col prossimo “meno fortunato”; altrimenti sono solo chiacchiere da salotto (cit.).
                La rinunzia al colore ed il formato bonellide sono sanguinose pecche qualitative per dei disegni _cosa per altro sovente in questa collana_ che comunque si fanno apprezzare per la gigantesca cura dei dettagli nella generale vastità della resa di una grande città e dei suoi innumerevoli abitanti, in un kolossal a fumetti altresì attento a conferire una precisa fisionomia a _come detto_ un gran carico di personaggi , specialmente nella prima parte valorizzati anche nell’accurata ricerca dello sviluppo dinamico con la loro entrata in scena. Da Lombroso a Dickens (ampia la citazione da “Oliver Twist”) l’abbruttimento fisico è il biglietto da visita della condotta criminale ed anche Dorian aderisce all’assunto, senza però mancare di riconoscenza a chi comunque lo tratterà umanamente : una giovane testarda , talvolta ingenua , Suffragetta dagli ideali puri e forse non (del tutto) irrealizzabili (imho).
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                  MAJOR GROM _ Il Medico della peste 2 (Parte 2)
                  Italycomics s.r.l. 32pp., a colori. 3,00€.
                  Testi_ Artem Gabrelyanov e Evgeniy Fedotov / Disegni_ Konstantin Tarasov / Colori_ Alexandra Schastlivaya.
                  Anche questo editore non scherza a paginate auto promozionali e frontespizi vari. Dunque ciò che resta puro fumetto è in sostanza una puntualizzazione dei caratteri di Igor Grom e del suo aiuto Dima Dubin; con intanto “Il Cittadino” _il nomignolo con cui viene indicato e perfino inneggiato online il serial killer moralizzatore che si presenta (mascherato) come medievale Medico della peste_ che inanella un altro “spettacolare” ed “illustre” omicidio. Un albo dunque di pura transizione ; dove cogliamo che il Maggiore ed il suo socio ove richiesto sanno menare come fabbri ma di norma ragionano di fino , scovando ad intuito collegamenti logici e compenetrando la sinistra e deviante impostazione psicologica di un cattivo che aleggia senza dare inflazione alla sua presenza,dato che si manifesta in forma di proclami didascalici oltre che “firmando” il nuovo delitto.
                  I disegni hanno un che di Accademia Disney nell’impuntare le posture , piacendo all’autore un segno nervoso ed irsuto, completato da una colorazione su toni chiari , costantemente attraversata dai riflessi dell’illuminazione. Cosa che contrasta soprattutto con lo stereotipo della città (San Pietroburgo) ex sovietica grigia e plumbea per norma e regola (:-p ). (imho).
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                    IL CORVO _ Memento mori 4 (di 4)
                    Edizioni BD. 32pp., a colori. 3,90€.
                    Testi_ Roberto Recchioni / Disegni_ Werther Dell’Edera / Colori_ Giovanna Niro.
                    Segmento finale. David incontra la sua Nemesi, ovvero la (lucida) follia di chi organizza piani stragisti (!) per fomentare una reazione uguale e contraria (!!) e godersi il feedback (!!!).
                    D’altro canto però nemmeno il Corvo (David, ça va sans dire) ci era (mai) sembrato totalmente a fuoco; con Un “tassello mancante” del virile confronto che esce fuori (in una scopiazzatura così spudorata da farmi protestare il rifiuto di ribadirla :-p) e ne relativizza il ruolo. Mica di poco (eufemismo).Bastava dirlo prima…Ma ah, già, cosa restava dopo da raccontare?
                    Il furore dunque del triello carica se possibile ancora di più allo spasimo delle pose ed alla gravità delle espressioni i disegni ; con la Niro che vi immette i suoi colori elettrici , anche se ormai l’inchiostro prende il posto “espressionista” anche del sangue; in un contrappunto grafico che prevede quasi soltanto primi piani e tagli sghembi basso verso l’alto. Chiude una “short story”di Beltrasmini/Serra su un amore lesbo finito male , ma ricominciato ( ci svolazza intorno il Corvo ;-) ). Ambientazione e graziosità dei disegni ottocentesca . Fine. Tutto qui ? Eh. (imho).
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                      MAJOR GROM _ Il Medico della peste 3 (Parte 3)
                      Italycomics s.r.l. 32pp., a colori. 3,00€.
                      Testi_ Artem Gabrelyanov e Evgeniy Fedotov / Disegni_ Konstantin Tarasov / Colori_ Alexandra Schastlivaya.
                      Si allunga la catena degli omicidi del “Medico”, secondo un “disegno” che collega le famigerate vittime; su cui si affannano le indagini di Igor Grom e Dima Dubin , impegnati a far combaciare le tessere di un puzzle fatto di conoscenze interpersonali ( desunte da interrogatori e materiali d’archivio o di videosorveglianza)non immediatamente intuibili e che spesso a loro volta indirizzano a terzi , coinvolti (future vittime?) nella storia. Od anche no ,giacché la “logica” del serial killer sembra avere regole autoimposte che gli investigatori imparano/interpretano cammin facendo , stretti però nella premura di scongiurare ulteriori “giustiziati” che per altro alimentano la sinistra popolarità dell’assassino. Questo numero, attingendo da commenti dei TG e ricerche su Internet esaspera il mix di speculazione deduttiva ( qui dunque particolarmente verbosa) e sgrugnate acrobatiche di gruppo che è un po’ la cifra stilistica improntata finora al fumetto; secondo appunto lo schema narrativo in cui Grom và da “Caio” per sentire di “Tizio” e vien fuori che c’è un “Sempronio” intento a (…). La soluzione finale non pare ravvicinata ma si può ipotizzare che pescherà nel complottismo ed in qualche ingiustizia personale patita e vendicata nel lavacro populista dei torti da sradicare sic et simpliciter.
                      Posto che l’amica giornalista del Maggiore, Julia Pchelkina sembra Federica Pellegrini (!) in tiro per le luci smarmellate della televisione, il tono grafico del comic si attiene alle sue figure dinoccolate, spigolose e sgarzoline, proposte in tavole stampate in formato 16x24 , peculiari nella scelta della gabbia, comunque piuttosto afferente alla scuola franco-belga (imho).
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                        PARADISE TOO : The Complete collection 3
                        Free Books. 112pp. Cartonato in b/n. 10,90€.
                        Testi e Disegni_ Terry Moore.
                        L’ultimo volume che raccoglie quella che fu una miniserie di quattordici spillati in cui il maestro texano riversò le sue “cartellette” di materiale preparatorio e promozionale di “Strangers in Paradise”ed i suoi lavori ( o prove degli stessi )d’inizio carriera ; oltre a varie illustrazioni libere e conto terzi, schizzi e vignette umoristiche. Ed è lo humor la cifra distintiva di questi tentativi (alcuni risalenti ante duemila) di TM di giungere alla carriera professionale di fumettista indipendente. Il tutto naturalmente a rimorchio del successo di “S.i.P” ( il volume ha le traduzioni e la supervisione del suo editore italiano precedente), che “suggestiona” il suo autore di idee primigenie sparse dentro o fuori il divenire della fortunata serie. Come il maiale _nel senso che non si butta via niente_ , fermato al copyright (edizione italiana) nel 2009, i tagli, ritagli e frattaglie di queste pagine stimolano assonanze con ulteriori opere successive agli “Stranieri…”; cosa che tuttavia sarà recepita (solo) dai già iniziati alla sua Arte. Opera sfiziosa , adatta soprattutto a completisti e fan , reperita con un generoso sconto ;- )(imho).
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                          JULIA n.ro 286 L’Ospite inatteso
                          SBE. 116pp., b/n. 4,50€.
                          Testi_ Giancarlo Berardi e Maurizio Mantero / Disegni_ Steve Boraley.
                          Uno stupratore seriale, violando anche le abitazioni delle sue vittime , di notte ma anche con sfrontata freddezza e ravvicinando temporalmente le sue sortite criminali mette in subbuglio Garden City. Toccata ed indignata _naturalmente_ anche in quanto donna, Julia si unisce alla “task force” che lavora alacremente sul caso, martellata mediaticamente dai giornalisti locali. I rilievi della polizia scientifica scandagliano le più minute tracce “lasciate” dal violentatore; ma Julia ha l’idea di concordare con l’amica presentatrice di telegiornali Tina Davis un ‘intervista in cui non lascia esplicitamente trapelare alcun progresso nell’indagine, “sentendo “ che Lui è un predatore stanziale che potrebbe “tagliare la corda”; cosa che non avviene ma che gli fa’ piuttosto ed ancora di più continuare coi suoi infami intenti…

                          Un albo che sembra , nozionisticamente, voler fare il punto sui più moderni metodi di acquisizione e processo degli indizi probanti, attingendo , controllando ed incrociando diverse banche dati , fatalmente compresi quelli più personali e sensibili ( qui riguardanti la sfera familiare e sessuale) , tenendo conto ove possibile pure delle variabili “insospettate”, per restringere il campo dei sospetti. Scarpinate , intuizioni e deduzioni logiche ma flessibili competono (ancora in via preferenziale :-p ) poi alle menti di poliziotti e criminologa. Il resto, ancora una volta, può farlo una cogente determinazione degli avvenimenti, qui tradotta da un finale piuttosto tranciante e “giustizialista”. Per un episodio ancora dunque forte di temi attuali , con uno svolgimento sinistramente realistico e con una riuscita suspense in cui i “buoni” inquadrano ed inseguono senza tregua le odiose mosse di un pur “altrimenti” comune cittadino , perfino apparentemente ben inserito ed accettato dal suo ceto sociale ;-) . Palesemente Boraley delinea il suo “villain” sulle fattezze di John Lithgow, e quasi si diverte a spettinare il cast di “Julia”, Lei compresa, belli che spossati dal lavoro notturno successivo agli stupri. Prestazione grafica anche stavolta valida e riconoscibile (imho).
                          "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

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                            JULIA n.ro 286 bis . Il Caso della sciarpa rossa
                            SBE. 116pp., b/n. 4,50€.
                            Testi_ Giancarlo Berardi e Lorenzo Calza / Disegni_ Luigi Copello.
                            Albo extra del mese di luglio, che temo va’ a pensionare definitivamente gli “Special” annuali a colori, aventi vendite giudicate insoddisfacenti quindi immagino. Un altro piccolo aggravio sulle fragilità dell’editoria cartacea per le edicole ( salvo miracoli , a fine agosto chiude l’unica presente nel mio comune , sic!). Lo desumo dal soggetto, che riprende le avventure “da giovane” di Julia ( caratteristica degli “Almanacco del Giallo” prima,poi continuata appunto con gli “Special”) ma già qui alle soglie di una decisione essenziale : fare domanda per la cattedra universitaria; mentre un evento contingente ed imprevedibile concorre(rà) a chiudere il (bel) rapporto con la sua “capa” allo studio legale Biener, la combattiva femminista-progressista avvocatessa Klara B.
                            E’ una ironia assolutamente prevista dagli sceneggiatori : data l’uscita in piena estate…L’ambientazione è rigorosamente invernale, con Garden City copiosamente imbiancata dalla neve e tutti i cittadini, di conseguenza, intabarrati fino alle orecchie. Ciò fa’ gioco alla mimetizzazione di un malintenzionato che scarica su Klara due pallottole (!) con la scusa di unnpacco da consegnare. Mentre versa in ospedale _dopo un delicatissimo intervento chirurgico_ in condizioni critiche Julia si fa’ forza , spendendosi oltremodo per fornire conforto morale ai familiari di K. e per agevolare le comunque scrupolose indagini del Stg. Ben Irving, che ha quasi in Julia la sua “protetta”, concedendole ampi spazi di iniziativa e manovra, in particolare e per l’urgenza del caso specifico.
                            La generosa radicalità ed il vasto spettro di cause civili in cui Klara si è sempre applicata professionalmente (ed umanamente) possono averle attirato molti e disparati nemici. Julia così dà fondo alla conoscenza degli atti trattati dallo studio per isolare i “dossier” di persone sospettabili a più e vario titolo, ma la scrematura tradisce le aspettative, fino a che…
                            Si fa’ sentire un po’ troppo il mestiere con cui gli sceneggiatori hanno confezionato una storia non baciata da particolari novità nella formalizzazione del giallo, che anzi sconta il ripetersi di basi narrative ricorrenti, cosìcché anche il colpevole che ne scaturisce è immediatamente il più sospetto tra gli insospettabili :-p. Altrettanto si nota che Copello disciplina i disegni alla opportuna passata dei colori, ora indisponibili, lasciando comunque un gradito senso di pulizia del segno, anche a favore d unaq accurata puntualizzazione degli sfondi. Senz’altro non agevole gestire vignette dall’ingombro regolare fitte di personaggi, con l’inestirpabile rischio di rimpicciolirli dentro un’inchiostrazione sottolineata. Insomma, senza una solida professionalità sarebbe (stato) facile fare di peggio (imho).
                            "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

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                              PIAN D’ALBERO
                              Kleiner Flug. 46pp., a colori. 12,00€.
                              Testi, Disegni e Colori_ Pierpaolo Putignano.
                              Un appena quindicenne nel giugno del ‘44 , presso il casolare della famiglia contadina Cavicchi , in Pian D’albero (FI), è già deciso ad imbracciare la causa antifascista divenendo partigiano. E ne trova ospitati un gruppo, freschi di recluta, per una sosta notturna riparati nella casa. Ma i tedeschi , già d’altronde incontrati in rapidi e cruenti scontri a fuoco in zona, li circondano in forze e poco dopo l’alba del 20 giugno sferrano una potente offensiva militare. Molti partigiani cadono sul posto, altri, feriti, vengono giustiziati seduta stante o fatti prigionieri in vista della medesima sorte. Tra di loro Aronne Cavicchi , pastorello di anni quattordici (!) e diversi suoi parenti stretti, poi appesi per il collo (!) come “monito”. Nella disperazione del doversi salvare dall’eccidio , il coraggio e la dignità dimostrata dal giovanissimo Aronne nell’affrontare il tragico destino apparecchiato dal nemico vengono raccolti da suo quasi coscritto , definitivamente sicuro a legarsi alle file della Resistenza.
                              Un racconto teso ed asciutto di reali accadimenti storici, organizzato alternando i piani temporali del presente (2016) e del passato (dal 19/06/1944…) , dove è il figlio di quel quindicenne ormai parecchio in avanti con gli anni ed acciaccato a ricevere lo “sfogo” del babbo, che per la prima volta gli rivela la sua esperienza _ senza alcun compiacimento retorico o vendicativo_, preoccupato dal montare dei revisionismi e dallo spazio di manovra politico concesso alle destre radicali.
                              La colorazione asseconda dunque i colori vivaci dei nostri tempi (e li fa’ trovare però anche in eventi fondanti del passato come l’arruolamento del protagonista e naturalmente la Liberazione…), staccando invece in poche varianti di marrone-ocra nei lunghi frangenti durante la guerra. Il tratto grafico, quasi una sintesi tra Hergé e F.T. Altan, non brilla nella specificazione dei personaggi, innescando fastidiose sovrapposizioni , in un GN che invece si sforza in generale di essere in termini espositivi sobrio (anche nei dialoghi), limpido e franco , lasciando al limite in sospeso ( un delatore che consentì ai nazisti di trovare senz’altro i partigiani nella cascina di Pian D’Albero?) passaggi senza un riscontro storicistico accertato, per non inquinare (?) una memoria attaccata dall’inevitabile scorrere degli anni ma pure dalla evitabilissima opera di attenuazione e mistificazione sempre in atto del contributo _a loro rischio e pericolo_ dato dai combattenti per la libertà (imho).
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                                STORIE NERE
                                Editoriale Cosmo. 176pp., b/n. 7,90€.
                                Testi_ Enrique Sanchez Abuli / Disegni_ Jordi Bernet.
                                Una compilazione di ventitré episodi brevi _fumetti di cinque-otto tavole_ ed autoconclusivi ( anche se qui raggruppati come “capitoli”), dal taglio caustico, beffardo e programmaticamente sgradevole,pubblicati in Spagna tra gli anni ’80 e ’90 e certamente adatti _come si dice_ad un pubblico maturo . Che deve reggere una fornita collezione di scempi ed abiezioni (dis)umane, somministrate sulla falsariga di necessità (o bramosia ;sadismo, od addirittura come banalizzato diversivo per vincere la noia…), spaziando in senso geografico e temporale , per produrre magari le stesse raggelanti reazioni , avverse ad ogni senso civico. Tuttavia la “questione morale” sembra stemperarsi nella sintesi autoimposta, che probabilmente lega la comprensibilità dei soggetti (letterali) alla proporzionale assunzione di stereotipi e luoghi comuni , su cui si innervano trame “Boccaccesche”che arridono al contrasto tra la drammaticità “oggettiva” di ciò di cui si parla e il “soggettivo” tono inappropriato nel manifestarla; in un tutto ad uso di un intrattenimento perfino macabro nel suo _appunto_ umorismo nero.
                                Dal canto suo pure la parte grafica, affidata all’indubbia riconoscibilità stilistica del suo autore , prende forma ed in definitiva sostanza da un tratto ulteriormente inselvatichito sul versante della mostrificazione caricaturale, giacché se “l’ambiente fa’ l’uomo” il contesto è di norma sciatto, polveroso e miserabile quanto gli abbruttiti che vi abitano ( per altro scevri da tentazioni linguistiche retoriche; e dunque i dialoghi hanno una oliata scorrevolezza che non ingolfa le illustrazioni), con la sgraziata e predatoria irruenza di chi “sa” che il suo destino è “nero” e niente gli verrà regalato. Magari un po’ di pietà la lasciano per i bambini , che poi invece sono protagonisti delle storie tra le più perfide , somatizzate di conseguenza (imho).
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