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    JULIA n.ro 287 Senza alibi
    SBE. 116pp., b/n. 4,50€.
    Testi_ Giancarlo Berardi e Lorenzo Calza / Disegni_ Ernesto Michelazzo.
    Momenti di vita ordinari : Julia tiene una lezione sui fatti dell’ 11 settembre 2001;Ettore Combiaso annuncia una sua visita a Garden City; Alan Webb lanciatissimo , vuole sorprendere ed ancor di più conquistare la sua Lei Sylvia con una cena conviviale; una tipa sposata si ripassa uno dei suoi amanti, osservata con solidale benevolenza dalla vicina ,“circa” nelle sue stesse condizioni. Un litigio col marito per le “solite” cose ( i soldi che non arrivano in casa , così come non sono mai arrivati dei figli…) inguaia la fedifraga, che si attacca al telefono per chiedere aiuto ad un altro amante, agente di polizia…
    In diversa misura ogni elemento della vicenda converge su un drogato, bugiardo inaffidabile e delinquente recidivo. Un colpevole perfetto, sgamato al volo. Una conclusione così “perfetta” da far (invece) dubitare Julia, e non solo . Gli sceneggiatori non intendono eludere elementi di criticità fra i tutori della Legge, a cominciare da una certa inclinazione cameratesca ed autoritaria nel trattare i “civili” indagati ma _ a parte far comunque prevalere un senso ultimo di fedeltà al loro mandato_ , tra le righe, finiscono ad ammettere che la piega più drammatica degli eventi ha una giustificazione un po’ debole e scriteriata . Altrimenti l’episodio sembra il godibile concentrato di una puntata di “Colombo”, col reo conosciuto dall’inizio e l’investigatrice ( ovvio che Julia Kendall non ha la calcolata sciatteria del Tenente italo-americano…)che tampina tutti con domande insinuanti e ragionate, pur partendo da un approccio sempre bonario e posato. All’epilogo la non molto convinta resistenza del “cattivo” ( qui però armato di pistola non registrata :-p ) prelude ad una piena e quasi liberatoria assunzione di responsabilità.
    Michelazzo lavora di bordature sottilissime , evitando di doppiare le linee ma lascia forse qualche fouling in eccesso, mentre nell’economia di alcuni primi piani il tratteggio è rigido e marcatamente perentorio (imho).
    "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

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      DIABOLIK_ La Posta in gioco
      Astorina s.r.l. 128pp., b/n. 3,00€.
      Testi_ Roberto Altariva / Disegni_Giuseppe Di Bernardo.
      Per non innescare una faida malavitosa a Clerville e dintorni, al temibile narcotrafficante Bruno Holtz viene intimato di “rifondere” con una grossa cifra riparatrice in diamanti un “collega” Boss, che si appoggia ad un gioielliere sul suo libro paga. La movimentazione dei preziosi non sfugge a Diabolik ma, nel momento in cui la consegna arriva nell’esercizio del commerciante che li deve valutare e custodire , il negozio viene assaltato da tre rapinatori, che hanno l’impudenza di fregarsi le pietre pur sapendo chi le ha possedute.
      Dunque Holtz, per non perdere la faccia e mantenere fede ai patti è costretto a scatenare i suoi sulle tracce di chi gli ha soffiato la refurtiva, mentre Eva e Diabolik stendono una rete di intercettazioni per arrivare ai diamanti, alla peggio rubandoli a Holtz ,una volta riavuti onde girarli di nuovo al suo creditore.
      Sebbene Diabolik, conversando con Eva professi neutralità per le beghe mafiose, il suo intervento agevola “oggettivamente” Holtz (personaggio già apparso in due precedenti albi), scaltro ad ottimizzare lo smacco iniziale della perdita dei brillanti, fino a dare un valido “assist” a DK per sottrarli (definitivamente) al momento opportuno (per lui ;-) ) concedendosi il lusso della sincerità con l’iconico Re del Terrore ( a proposito DK è del tutto assente nella copertina; evidentemente la testata non teme fraintendimenti :-p). Considerando anche che Ginko non ha voce in capitolo nella storia tocca dunque reprimere ogni “prurito morale” per un metodo (mafioso) che pascola ed ingrassa anche a Clerville. C’est la vie. Del fumetto rimane impressa la frenesia dell’azione e dei conseguenti colpi di scena : altre volte abbiamo visto DK “smadonnare” per i suoi piani andati in fumo; qui piuttosto si applica con estrema duttilità a far fronte all’incalzare dei cambiamenti intervenuti, accettando di buon grado ogni “guanto di sfida”. Ciò per altro segmenta ed asciuga le relative spiegazioni logiche sul suo operato, lasciando scoperto qualche passaggio (vedi quando Holtz riceve visita del figlio, della nuora e del nipote…).
      Ai disegni Di Bernardo continua a sembrarmi tra i più brillanti continuatori del canone Zaniboni in forza nello staff ( che conta anche L. Castagna alle retinature). Mette su tavola posture molto sciolte, espressioni facciali convincenti ad ampio spettro , sfondi sempre ordinati e “densi” di elementi il giusto , resa delle prospettive efficace anche senza scelte spinte , nella riuscita anche grafica del numero. Inedito al 01/08/2022 (imho).



      "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

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        FUTARI [H]ETCHI_ Un Amore di coppia 3 e 4 (di 4; Box 1)
        Dynit.660 pp., complessive . b/n. Prezzo complessivo 7,99€.
        Testi e Disegni_ Katsu Aki.
        V.M.18.
        Terzo e quarto tankobon ( che già, è un manga, quindi è da leggere da dx a sx) sui due sposini Makoto e Yura, arrivati vergini al matrimonio ma che ora cercano di “recuperare”. L’affiatamento ed il sano appetito sessuale non gli mancano, ma solo gradatamente perdono inibizioni , paure e sensi di “vergogna” per aprirsi a nuove (…per loro) pratiche nel darsi e dare piacere intimo. Gli fanno velo più o meno passeggere “disfunzioni” , comprese e risolte con abnegazione quasi missionaria (specie di Yura) ed il “solito” corifeo di familiari e conoscenti , prodighi di ambasce sul sesso (…occasione forse più che altro per mettere in mostra se stessi . E per l’autore del fumetto per mettere a fuoco ulteriori tematiche sull’argomento variando il soggetto grafico), invadenti, importuni ma pure personificazione di piccanti fantasie ( ahi, ahi, Makoto!) per ora inespresse ( ma “in sogno” eccome :-p ).
        Dunque il maritino è stressato dai colleghi di lavoro scapoli che goliardicamente (…ma anche un po’ no)gli rammentano che schianto di sposa si ritrova a casa; mentre le colleghe perfino lo concupiscono se recidive (…cioè ragazze nubili che cercano volentieri i mariti di altre…) . Mai quanto la sorella minore di Yura, navigatissima e disinvolta nel portare avanti relazioni multiple, non disdegnando di “stuzzicare” il “cognatino” ai limiti di un livello di guardia che sembra in pericolo di tracimazione da libido, quello che la “sorellona” sta esplorando con residui di timidezza vinta “per amore” e un promettente impadronirsi di tecniche ed esperienze d’esecuzione. Completa la “didattica” una pertinente compilazione di statistiche e schemi riassuntivi sull’argomento , sempre con fonti citate. Se le situazioni familiari continuano ad essere quelle essenziali della vita nella classe media giapponese fine anni novanta , il focus grafico rimane sulle vie di fatto , ossia i due (o le altre coppie messe in scena; tra cui la sottotrama della sorella minore di Makoto, vergine ma non ancora per molto…)che si tolgono i vestiti e fanno sesso , implementando ciò che si sentono pronti ad affrontare nel “talamo”, per altro spesso coincidente con un “Love Hotel”. Non mancano dunque pose lascive , un dettagliato campionario di biancheria sexy, fluidi corporei e parti erogene prorompenti quanto tornite. Quando l’esplicitazione dell’atto si ferma alla enunciazione verbale il mangaka ha agio di lavorare su espressioni buffe e molto connotate ( in genere tra l’imbarazzato ed il sorpreso/sgomento), con un segno molto fine e regolare , più schematico e portato alla caricatura. Da una superficiale ricerca sul web evinco che da questa serie è stata tratta una versione live ed una a cartoni animati, che paiono nettamente più castigate rispetto al fumetto (imho).
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          LI CHIAMAVANO LUPI SORDI
          Hazard Edizioni. 46pp., a colori. 10,00€.
          Testi e Disegni_ Luigi Zetti / Colori_ Marco Guizzetti.
          Dalla collana “Fumetti per il Sud”, supplemento da edicola _nel 2018_ de “La Gazzetta del Mezzogiorno”. Nipote va’ a prendere l’anziano zio pugliese alla stazione dei bus. Durante il tragitto in macchina parlano del passato e della loro famiglia. Il vecchio,scontroso ed affatto malleabile montanaro non si separa mai da un coltello a serramanico, anch’esso ricordo di vecchi tempi di miseria estrema e di guerra, quando arrivarono gli americani “liberatori”, con alcuni soldati però che si presero la “libertà” di saltare addosso ad una ragazza , figliuola del fratello dell’allora giovane e fumantino zio, pronto senza indugi a difenderla .Mai stata gente di chiacchiera superflua, loro d’altronde.
          Fumetto molto conciso e diretto , che lavora sull’evidente diversità circostanziata delle vite delle ultime generazioni rispetto al contesto storico dove crebbero nonni e genitori. Dove si cerca di far pace col passato ma tenendosi preparati e diffidenti nell’affrontare il presente . Non c’è pericolo che si faccia strada la suggestione secondo cui “si stava meglio quando si stava peggio” (cit.); eppure un episodio circoscritto dei (brutti) tempi che furono può riuscire a fare breccia nella “sordità” di un “lupo” da lunga data.
          Il disegnatore era vignettista satirico e si vede abbastanza. Anche nei colori c’è aria di Makkox, con un lettering raffazzonato (Zerocalcare, Gipi) e pipette oblunghe a là Igort (imho).
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            NICK RAIDER_ Le Nuove indagini 8.Vendetta
            SBE. 96pp., b/n. 4,40€.
            Testi_ Davide Rigamonti / Disegni_ Ivan Zoni.
            Dove si narra di come Nick Raider nel 2010 riuscì quasi da solo e quasi completamente a sgominare l’organizzazione terroristica Alba Digitale, rendendo così degnamente omaggio a due amici e colleghi morti (…un dato suscettibile di clamorosi sviluppi nell’indagine “parallela” condotta da Nick e dalla sua squadra nel 2019?) ; quasi vendicati con un furore insofferente alle regole ( ma c’è chi lavora per salvare forma e sostanza ;-) ), cocciutamente solo contro tutti se deve servire per generare un risultato celere e definitivo.
            Come sapevamo già, tuttavia, il pericolo non è circoscritto e riconducibile ai soli di “Alba”: ribadendo anche questo l’albo descrive nel dettaglio le drammatiche dinamiche che portarono all’infausta esplosione dello yacht che doveva ospitare in sicurezza il bersaglio dei terroristi, ovvero il gruppo d’incaricati del governo per monitorare l’avvento e l’andazzo delle cripto valute , un “nodo gordiano” che per i pirati informatici militarizzati (…ed assassini) sta a significare vera ed anarcoide libertà. Si sente un po’ la cesura tra un primo atto abbastanza prolisso , statico e verboso di teorizzazione della vicenda , ed il seguito, invece , che è tutto una pistolettata , con la frenesia dell’inseguimento dei reprobi e dei colpi di scena un po’ tagliati con l’accetta e _tanto per ricordarci che si tratta di una mini serie di dieci numeri_ qualche interazione di personaggi intervenuti nei capitoli precedenti ( tipo la futura moglie di Marvin Brown)per amalgama della trama orizzontale.
            In tutte le tavole il disegnatore additiva le vignette di grasse pennellate di grigi che acuiscono, se possibile, ancora di più la sensazione di spigolosità metallica del suo segno , nervosamente espressivo sui ritratti ed abbastanza squadrato ed anonimo nelle architetture metropolitane, che non può omettere ma sembra realizzare più svogliatamente e sinteticamente (imho).
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              NICK RAIDER_ Le Nuove indagini 9. Una Voce dal passato
              SBE. 96pp., b/n. 4,40€.
              Testi_ Giovanni Eccher / Disegni_ Ivan Vitolo.
              E’ la prima di due parti che concludono questa mini-serie revival di “Nick Raider”. Ambientata sostanzialmente tutta nel presente (2019) si fa’ latrice di clamorose rivelazioni, naturalmente da contestualizzare in maniera ulteriore mettendo un punto (definitivo?) nel decimo ed ultimo episodio. Anche avvertendo un robusto carico di linee di dialoghi la storia tiene in pugno il lettore mantenendosi tesa ed avvincente; preoccupandosi tra le righe , apprezzabilmente, di non apparire come una farsa complottista , dando dignità di manifestazione alle posizioni “ideologiche” professate dai protagonisti, poiché l’episodio scuote alla radice il modo di porsi di ognuno rispetto al proprio ruolo incaricato . Tenendo salda la barra di recalcitrare anticipazioni si conviene soltanto che la squadra di Nick, già impegnata su i due omicidi ad altissimo tasso tecnologico, inizia a collegare tra loro le vittime ed i fautori del loro assassinio in un ordine di cose sconcertante e segreto, tanto più che il profilo criminale ,sintetizzato, della “mente” dietro agli attentati riporta al passato (2010) di “Alba Digitale” ed all’identità di (…). Preoccupate suggestioni che Nick conduce in un regime di riservatezza zelante, ma dando confidenza ai vecchi colleghi Marvin Brown e Art Rayan , che per altro esplicitano i suoi stessi dubbi; poi “BUM !”, una telefonata al cellulare di Nick scopre e spariglia le carte…
              Graficamente non difetta l’impegno a restituire le complesse geometrie esterni/interni della metropoli (New York) e di esacerbare a là Tony Harris le espressioni dei volti. Qui a proposito però NR cinquantenne pare un po’ troppo un sosia di Don Zauker di Pagani e Caluri (xD). L’intensità drammatica di alcuni chiaro-scuri ( vedi la “voce” del passato) cozza con l’effetto “carta stagnola” insistito su tutti gli altri panneggi. Continua e finisce sul prossimo numero (imho).
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                NICK RAIDER _ Le Nuove indagini 10.L’Uomo dai due volti
                SBE. 96pp., b/n. 4,40€.
                Testi_ Giovanni Eccher / Disegni_ Rosario Raho.
                Degno episodio conclusivo. Ritmato ed incalzante nonostante le spiegazioni verbali che soddisfano la trama complessiva oltre che a puntello delle ultime insidie lanciate alla squadra assemblata dal tenente Raider , secondo un bouquet di competenze ed attitudini eterogenee che qui trovano una loro armonizzazione, superando almeno in parte una prima sensazione di superfetazione macchiettistica a cui i nuovi personaggi sembravano _ anche per relativa mancanza di spazio narrativo_ constatati/condannati. E , come colpo di scena essenziale dell’albo, ritrova una “giusta” collocazione caratteriale una delle figure cardine della serie; insieme ad un Marvin Brown non più sbirro ma sempre prezioso nell’ottenere informazione grazie alla sua accattivante comunicativa e naturalmente a Nick Raider stesso , saggio e posato nella raggiunta mezza età (di passata lo vediamo , verosimilmente, sposato), ma _e direi finalmente_ determinato a cacciar fuori la “garra” per venire a capo del caso. Ai più giovani colleghi spetta una situazione limite a là “Die Hard”, ma è a Lui ed a Marvin , attraverso una situazione pur dinamica, che viene intestato lo “spiegone” chiarificatore definitivo , che appunto consegna la logica assassina a corollario dei gravi fatti criminali avvenuti per instaurare una rimozione delle “regole” che invero avvantaggerebbe ancora meno di ora gli oppressi .
                Già copertinista delle “Nuove indagini” Raho firma anche i disegni. ,Trovo affinità con Marco Foderà, nel solco di un segno solido e dettagliato, cercando qualche aggiunta di tratto , per dare al fumetto una fisionomia più “vissuta”.
                Non vi sarebbero al momento altri “Nick Raider” in lavorazione, perciò da adesso ,fine (imho).
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                  CHARLIE MOON / L’ULTIMA GIOVENTU’
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                  Testi_ Carlos Trillo / Disegni_ Horacio Altuna.
                  Due distinti fumetti, che condividono paternità autoriale, strutturazione ad episodi, direzione di un percorso di maturazione personale che muove dalle metropoli alle aree rurali, ed età in erba dei personaggi protagonisti. L’eponimo Charlie Moon è dunque un ragazzino americano negli anni ’30, ossia negli States che iniziano a respirare la fine della grande depressione ma vanno proiettandosi verso la catastrofe del secondo conflitto mondiale. Lui è un pre-adolescente abbandonato a se stesso , che deve già provvedere al suo sostentamento in anni appunto difficili e “competitivi” in quanto a povertà diffusa e razzismo segregazionista conclamato. Un “The Kid” che contende la sopravvivenza a “Of Mice and Men”.
                  Ne “L’Ultima Gioventù” invece un’arma selettiva di distruzione di massa stermina donne ed uomini adulti, lasciando incolumi solo i bambini finché non sboccia la loro pubertà : come gira l’ormone che dà ai corpi imberbi la loro prima maturità sessuale…Kaputt!
                  Sulle prime la teppa si gode un senso sfrenato di giocosa anarchia, ma presto il cibo e qualunque altra cosa prodotta dagli adulti inizia a scarseggiare; i bimbi senza familiari prossimi muoiono d’incuria e d’inedia , mentre i grandicelli si organizzano in bande piramidali che riproducono in peggio le sopraffazioni a cui si applicavano da vivi i loro genitori. Vitale quindi formare dei gruppi ristretti ma coesi e collaborativi , pronti a spalleggiarsi a vicenda, cercando nuovi luoghi e spazi per formare una stabile e fiorente comunità; mentre si “vocifera” che gli effetti infausti che li colpirebbero all’atto inesorabile della crescita sono forse in fase di remissione (;-) ). Sì, un espresso di “The Walking dead” ( qualcuno c’aveva il babbo poliziotto e dunque girano pistole. La loro titolarità diviene un organo di comando, il discernimento “necessario” a come usarle il discrimine tra la saggezza del condottiero e l’arroganza sociopatica del despota , sebbene poi il punto di congiunzione sia che si accoppa un coetaneo.
                  Massimale la resa dei disegni , con una superba ricerca iconografica che permette una piena e prodiga resa del dettaglio sulla più vasta profondità di campo. Eccelsa la lavorazione dei chiaro-scuri e marcata la personalità dei ritratti , sebbene (o forse perché !?)indossino abiti logori ed arrangiati. Personalmente ho preferito i tratteggi di “L’Ultima…” ai retini di “Charlie…” . Il taglio delle vignette è vivace refrattario ad uno standard. Posto che “Charlie…” è un prodotto di fine anni ’70 e “L’Ultima…” dei primi anni ’80, il secondo stringe di più sulle micro-inquadrature. Comunque, roba buona (imho).
                  "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

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                    CLANDESTINO
                    Mondadori . 144pp., a colori. 14,00€.
                    Testi_Eoin Colfer e Andrew Donkin / Disegni e Colori_ Giovanni Rigano.
                    Fumetto sull’immigrazione “irregolare” dall’Africa verso l’Europa (Italia) dal taglio progressista ed inclusivo, edito dalla miliardaria Marina Elvira Berlusconi e stampato in Cina ( è la globalizzazione, baby).
                    Ebo, ragazzino dodicenne ghanese buono, sveglio e simpatico, con una voce da usignolo, viene abbandonato a se stesso nel suo piccolo villaggio dal fratello (di poco) maggiore Kwame, inteso ad arrivare fino in Europa alla ricerca di Sisi , la sorella primogenita che a sua volta aveva lasciato casa mesi prima , anche lei in cerca di fortuna nel vecchio continente, senza dare da allora più notizie di sé. Senza indugio quanto senza risorse Ebo decide di partire per ricongiungersi al fratello che _ammesso di aver racimolato i soldi per il viaggio necessario a giungere ai margini del deserto _ come molti altri _ha fatto tappa ad Agadez.
                    Sino al semplicemente emozionante finale sul suolo italico, sabbia ( Sahara) ed acqua (Mediterraneo) sono i due elementi ostili ( ed insospettabilmente gelidi nelle peggiori occasioni…) con cui si scontrano i due fratelli ( il racconto alterna temporalmente i viaggi da loro intrapresi insieme a più o meno occasionali compagni di ventura) in un’odissea fatta di deprivazioni estreme ed un continuo senso d’instabilità dovuta alla loro condizione di clandestini, costretti a badare a se stessi e mettere da parte i denari indispensabili per trovare un “passaggio” (scomodo, pericoloso ed inadeguato, di norma e regola) verso l’agognata meta occidentale. Con un ottimismo birbante e monello che non si piega del tutto neanche ai lutti che Ebo vedrà rinnovarsi davanti al suo periglioso cammino.
                    Graficamente rubano l’occhio tanto le sovrapposizioni tonali di una paletta cromatica che assiste peculiarmente le diverse ambientazioni; quanto i disegni, morbidi ma precisi sui panneggi (e) sebbene non preludano ad uno stile strettamente realista, anche attraverso vignettoni e splash pages ( resi beninteso possibili da dialoghi fluidi e mai “comizianti”), ottengono pienamente il senso dinamico ed espressivo puntualizzato sui/dai testi. Dovendo indicare un’affinità penserei ad Alessandro Barbucci e Barbara Canepa ;-) . L’editore, qui nella sua divisione “Libri” mette il volume nella sez. “Per Ragazzi”; opinabile : ci vogliono vedere un eccesso di “buonismo”? Mah. (imho).
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                      DIABOLIK_ L’Inizio della fine
                      Astorina s.r.l. 128pp., b/n. 3,00.
                      Testi_ Tito Faraci / Disegni_ Riccardo Nunziati (matite) e Jacopo Brandi (chine e retini).
                      Una vacanza del cactus di Diabolik (xD). Dopo la disdetta di un colpo saltato a causa di un contrattempo difficilmente preventivabile, Eva Kant persuade di buon grado il suo uomo a partire per una esotica meta balneare , in vista di un periodo di completo relax. Ma anche stavolta , una disinvolta imprudenza della coppia diabolika costa ad entrambi un soggiorno non turistico in…
                      L’episodio, inedito al 01/09/2022, non è autoconclusivo ,ma punta ad (almeno) una seconda parte (“Prossimi alla fine”, annunciata ad Ott. 2022), lasciando in pegno un colpo di scena tragico che andrà ben sviscerato ( ;-) ). Senz’altro un’altra sceneggiatura di Faraci narrativamente molto scorrevole, che dà al lettore una contro-intuitiva sensazione di un atteggiamento di stasi ponderata rispetto ad avvenimenti “oggettivamente” gravi e ferali , indirizzando gli snodi della storia a mezzo di “inghippi” non comuni ma non inverosimili , specie tenendo conto di una Globalizzazione ( mediatica se non politica)che in situazioni analoghe ma di decenni fa’ (…nella vita editoriale di “Diabolik”) non era altrettanto prorompente.
                      Sul piano dei disegni si coglie _e ciò dà un poco di fastidio_ la studiata intensità dei primi piani ( chiamerei in causa perfino analogie con un G. Casertano) che invece decade in una certa in distinzione nei piani/campi più ampi. Impeccabile invece la resa degli sfondi ed il peso dinamico delle vignette , al netto di una corretta impostazione delle posture. Insolitamente (anche) dura l’inchiostrazione, ma adeguata . Continua (imho).
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                        DIABOLIK_ Settecento gocce di sangue
                        Astorina s.r.l. 128pp., b/n. 3,00€.
                        Testi_ Mario Gomboli e Tito Faraci / Disegni_ Sergio Zaniboni e Paolo Zaniboni.
                        Settecentesimo albo della serie regolare di “Diabolik”, andato in stampa nel 2005 e festeggiato con un episodio pepato negli intrighi e scaltramente dinamico nella successione degli avvenimenti, ingegnato per sorprendere il lettore con biforcazioni della trama in cui tutti gli attori della vicenda hanno scopi reconditi ma combinati alle altrui esigenze…
                        Il tutto è amalgamato per riallacciarsi al primissimo numero di “Diabolik”, ovvero e piuttosto ai suoi successivi rimaneggiamenti. Peccato però che qui grava pure un esotismo di grana grossa, da baracconata hollywoodiana che, nell’ambito generico di una ricerca archeologica presso quella che parrebbe una civiltà pre-colombiana mira a costituire l’oggetto del contendere ( e disseppellire) : un “tappeto sacrificale” adornato di numero settecento rubini ;-) . Ecco, la modalità in cui ci si arriva è volgarotta ma intrattiene un suo perché nel farci appassionare alla sorte di Eva e DK :-p .
                        Alla parte grafica il rodato clan Zaniboni’s, presa ad una (im)percettibile variante del suo stile di disegno, in questa occasione più improntato ad una certa asciugatura ed economia del segno . Non so, ha un che di Baldazzini , di Pratt(iano) in libera uscita. Dato alle stampe nel 06/2005 , giacché ora è già stata superata la quota novecento :- )(imho).

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                          SALVINI _DI MAIO Una Biographic novel
                          BeccoGiallo s.r.l. 216pp., a colori. 16,00€.
                          Testi_ Giuseppe A. Fiori / Disegni e Colori_ Dario Campagna.
                          Le due eminenze politiche italiane (…per modo di dire…) biografate in un volume a doppia facciata e copertina, dall’insolito formato 17,5x12,5, aggiornato alla messa in stampa del Marzo 2019 ( trattando “attualità”,date e tempistiche hanno una loro rilevanza). E non si tratta di un fumetto strettamente inteso, ma piuttosto di clip di testo in prosa intervallate (spesso) da disegni di visi ad effetto “emoticon”, figure intere di personalità note,singole vignette e tuttalpiù una , max. due tavole con soggetti statici e ripetuti, preferendo un’accesa monocromia.
                          L’intonazione contenutistica tende ad una misura di severità critica, ma tuttavia sono anche bandite inclinazioni al satirico-perculante, indi è preferita una stringata ma stringente cernita di fatti ed avvenimenti che riguardano la vita dei due , contestualizzati nell’avvenimento della nostra Storia recente e degli incontri fondativi e formativi fatti dagli attuali leaders di partito quand’erano studenti dalle alterne fortune ma piuttosto svegli ed in cerca d’attenzione con le loro iniziative. Il libro ne sottolinea le speculari affinità, quanto però ne illustra le altrettante peculiarità del loro percorso socio-politico , ovvero di come in pochi anni abbiano dato con successo la “scalata” a due anomale formazioni politiche, create e plasmate da “ingombranti” fondatori : Bossi/Maroni per Salvini; Grillo/Casaleggio per Di Maio ,fino ad avere responsabilità di governo della Repubblica. Complementari gli accenni alle loro vitre private, ma in questa esposizione viene molto sottolineato il ruolo dei media , vecchi e “nuovi”, interpretati con studiatissima e profittevole scaltrezza da Lega e M5S e ritrovo di un bacino elettorale da cui entrambi pescano, anche parzialmente in spregio di chi li aveva sottovalutati. D’altronde appare quasi straniante leggere pagine in cui i due infervorati sostenevano tesi antitetiche alle posizioni con cui “tranquillamente” oggi si presentano all’appuntamento elettorale (sic!).
                          Se la confezione del volume può rimandare ad operazioni editoriali come quelle firmate Amleto De Silva e Boban Pesov lo stile grafico _detto, come sopra, dei colori vivaci e “lisergici”_ guarda ed omaggia apertamente Vincenzo “Vincino” Gallo e le anarcoidi ed affatto accademiche penne ( e pennelli) de “Il Male”, “Il Clandestino” e “Cuore”, concedendosi la stilizzazione “zombesca” (?) di non disegnare mai le pupille (imho).

                          "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

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                            MARCH _ Libro Uno
                            Mondadori Oscar Ink. 140pp., b/n. 17,00€.
                            Testi_ John Lewis e Andrew Aydin / Disegni_ Nate Powell.
                            Prima di recarsi alla cerimonia di insediamento del Presidente Barak Obama, di passata nel suo ufficio a Washington DC , il Deputato afroamericano John R. Lewis (1940_) riceve la visita di due giovanissimi “supporter”, a cui volentieri racconta aneddoti della propria vita , votata all’impegno pastorale, civile e politico per l’affermazione dei diritti dei Neri d’America.
                            Figlio di mezzadri in Alabama, emancipati in modesti coltivatori diretti, comunque soddisfatti di sopravvivere senza “dare fastidio ai bianchi”; con lo studio, la Fede e la granitica adesione alla prassi resiliente e nonviolenta L. diventa un riferimento apicale dei nascenti movimenti anti-segregazionisti che, incontrando furibonde resistenze, registrano le prime favorevoli attenzioni della Corte Suprema. Ma la strada dell’integrazione è lunga ed accidentata , ed è indispensabile mettere un punto fermo riformista anche su questioni stringenti ma “secondarie”, come i posti a sedere nelle tavole calde dei centri commerciali inibiti ad afroamericani e pure a bianchi se loro accompagnatori. Una (prima) battaglia (di principio) che L. abbraccia come organizzatore ed anima di una rete di fedeli referenti al Predicatori assegnati nelle Chiese. Il libro racconta di questo , nello sviluppo del primo di tre , con l’espediente ben cercato dei due ragazzini , che levano al tono della storia pomposità retoriche e cervellotiche analisi da saggio di filosofia politica per vibrare di ruspante autenticità vissuta nell’auto-biografia di chi visse da campagnolo in Alabama “solo sfiorato” da incontri formativi indelebili ( come Martin Luther King ;-) ). Lewis si è ed ha fatto pienamente da sé , con le sue scelte e le sue convinzioni applicate, pazientemente, a cambiare la Storia : quella “macro” incorniciata qui da un accenno (vedi anche cover) al “bloody sunday”sul ponte Edmund Pettus a Selma; e quella “micro” , la sua, dove magari marinava …Il lavoro nei campi per poter frequentare la sua scuola (!).
                            Con toni di grigio che sottolineano le persone “di colore” , i disegni, senza abbracciare il canone realistico, ma più sul "funny" da "satira impegnata" illustrano i testi con spedita efficacia e fornendo quasi delle istantanee potentemente dinamiche ed espressive dei momenti drammatici , ed andando di linee sottili ma nette ( alla bisogna debitamente “oscurate” a china) nella descrizione ambientale del 20 Gennaio 2009 e i documentati salti nei passati anni ’40 e ’60. Continua (imho).
                            "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

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                              JULIA n.ro 288 Io chi sono?
                              SBE. 116pp., b/n. 4,50€.
                              Testi_ Giancarlo Berardi e Lorenzo Calza / Disegni_ Claudio Piccoli.
                              Con vero e sorpreso piacere Julia rivede Raymond Cross, suo insegnante di criminologia all’Università ed ai tempi “inconfessata” sua passione amorosa, mai consumata. Il rapporto tra i due professionisti ( invero lui ha cambiato lavoro…)si palesa subito nella più cordiale confidenzialità e Cross si sente libero di accennare ad un caso clinico , giunto ad un amico analista in forma di consulto , riguardante un padre di famiglia (moglie, un figlio…), impiegato in una cartiera, che manifesta una totale perdita della memoria regressa (!).
                              La consorte ( per lui una perfetta estranea !!) si sforza in ogni modo per sollecitarlo a rimembrare ricordi cari e felici, all’oscuro d’altronde di eventi fortemente traumatici accorsi al marito; tuttavia incidentalmente recupera una sua camicia lordata di sangue (!!!) e, prima di sottoporre il suo dramma alla polizia si appoggia a Julia , oramai informata della situazione.
                              La privacy dei dati sensibili e la possibilità di violarli (da terze parti come dallo Stato) per scopi “superiori” lambiscono argomentativamente questo albo, che però di risolve a scimmiottare trame di note spy-story, trainate da un soggetto intrinsecamente particolare e quindi capace di calamitare l’interesse del lettore, posta la genuinità dei problemi dello “smemorato”. Inoltre , a più livelli, intervengono persone che lo “tengono d’occhio”, coordinate in una Organizzazione dai contorni (volutamente dagli sceneggiatori…) che rimarranno vaghi e sfumati, inducendo una certa frustrazione anche in Julia, dopo che l’impasse viene fragorosamente “sbloccato” dal titolare della patologia amnesica.
                              Piccoli è una sicurezza ai disegni, che ritraggono con dovizia una Garden City autunnale , colta _come del resto per gli interni_ in variegati ed originali angoli d’osservazione , visivamente corruschi quanto precisi. Studiato con efficace il contraltare tra i ritratti di Julia, illuminati con la presenza di Cross e quelli dell’uomo immemore , visibilmente pallido e tirato nella comprensione del suo guaio (imho).
                              "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

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                                JULIA (Speciale) 7. Il Caso del Rave Party
                                SBE. 116pp., a colori. 6,90€.
                                Testi_Giancarlo Berardi e Lorenzo Calza / Disegni_ Luigi Copello (matite), Spartaco Lombardo e Gloria Martinelli ( colori).
                                Datato Agosto 2021 , è al momento l’ultimo dei full color, incentrato sugli anni giovanili di Julia, qui trascinata dall’entusiasmo festaiolo della sorella Norma ed insieme a due ragazzi in un “Free Party clandestino” a tema Beat Generation, messo in piedi con un certo successo presso una periferica e dismessa area industriale di Garden City.
                                Confusione danzereccia, canne (e quant’altro,per molti…) bevute, musica sparatissima avviluppano e sbomballano anche Julia, ma il ritorno dal “trip” è tragico ed immediato : uno dei due giovani che hanno accompagnato le sorelle Kendall stramazza al suolo con la bava alla bocca (!). Smette di vivere nell’inutile corsa all’ospedale. Causa della morte, facilmente deducibile : overdose di stupefacenti. L’uso di sostanze (…) continua a causare delle frizioni tra Julia e Norma, entrambe d’altro canto colpite dal decesso del loro coetaneo e testimoni oculari del fatto; che tuttavia va’ a rubricarsi nel probabile dolo dato che il dottor Tait, procedendo per l’autopsia, individua nel sangue della vittima anche la dosatura di un comune veleno (!).
                                Condotto sulle prime _anche in maniera sottilmente autoironica_ come spaccato della condizione giovanile in Usa/Occidente, l’episodio affastella un paio di piste fuorvianti ma verosimili (;-) ) ,per poi inoltrarsi nella soluzione del caso con una “impennata” drammatica in cui gli sceneggiatori sembrano voler agevolare una certa sensazione di faciloneria ,che occulta la pianificazione di un “rischio calcolato” su cui il lettore potrebbe , non a torto, avanzare riserve. Frizzante il rapporto tra una già matura Julia e la diversamente problematica e fragile sorellina Norma, a cui arriva però _ a bocca di Julia stessa_una intransigente posizione degli autori contro l’uso di qualunque droga.
                                La paletta cromatica dà sullo sgargiante, giustificata dall’abbigliamento young people e da alcuni lasciti ambientali ( la street art…) . Attento a puntualizzare e diversificare i ritratti ( vedi la trasandatezza di “spadaccini” e consumatori “cronici” di stupefacenti) , dentro una vicenda letteralmente intasata di folla, Copello si supera in efficacissime fughe prospettiche quanto nel rendere _Julia compresa_ la tonicità prorompente e scattante dei giovani corpi , accolti e proporzionati entro la cura degli sfondi. Virtualmente ineccepibile la gestualità/espressività delle pose, pur senza aver cercato, stilisticamente, adesioni foto-realistiche (imho).
                                "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

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