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    DURANTE & WALSH
    Eretica Edizioni. 80pp., b/n. 13,00€.
    Testi e Disegni_ Sergio Acampora.
    Due detective americani sulle strade di NYC cinquant’anni fa’. Il broccolino (Art) Durante scriteriato bevitore e l’irlandese (Pat) Walsh ludopate certificato (…dai debiti lasciati in giro), entrambi dunque impelagati tra l’incudine delle rimostranze del loro superiore Wang ( detto “Mamma”) ed il martello del Rastafari afroamericano Jordan ,galoppante e plurispecializzato boss criminale ( …ma per non farsi mancare nulla Durante ha pure abboccamenti con Cosa Nostra). Da tali premesse si evince che i due sbirri non vanno in pista per cambiare il mondo ma al lavoro (già) inguaiati , badando piuttosto che taluni equilibri scellerati non degenerino in ulteriori esplosioni di violenza, ed al lordo dei loro vizi di non fare troppe cazz…
    Benché vada forte l’abbigliamento “Cani da Rapina” ( e con l’ultimo episodio ,di sei, ambientato in un magazzino…) ed il turpiloquio sia un linguaggio standard , la brillantezza e l’inventiva di un Tarantino si percepisce poco; ed anzi molti dialoghi suonano fastidiosamente “di servizio” ( tipo pressappoco : “Art, chiamami Jim e dirgli di portare Jack”, “Pat, non mi sembra una buona idea.Cosa dirà Carl? “, “Che si fotta, lui e quell’altro s*****o di Gene!”), con i due che fanno i duri e vissuti , rotti alle dinamiche “di rispetto” del codice …Malavitoso, ma _salvando il finale col botto (;-) )_ sembrano la versione adulterata e rognosa di “Rosco & Sonny”.I disegni perlomeno tradiscono una certa ricerca di originalità, fatti con la tecnica “a tratto e massa”,con le bordature bruciate ed il corpo dei soggetti/oggetti rappresentati forniti dalle coperture di china. Funzionale che spesso le vignette si compongano della presenza della coppia di protagonisti , offrendo per contrasto primi piani tenebrosamente efficaci, locazioni suggestive ( vedi l’incontro nel penitenziario) ed un mood specifico dell’ambiente urbano primi anni settanta. Tutto il resto rischia di essere ingoiato dall’inchiostro e comunque poco immediato e distinto (imho).
    "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

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      DIABOLIK_ La Rivincita di Eva
      Astorina s.r.l. 128pp., b/n . 3,00€.
      Testi_ Luciana Giussani / Disegni_ Sergio Zaniboni ( matite) e Mario Cubbino (chine).
      Il trasferimento dalla “Banca Nazionale” di un rilevante lascito testamentario di gioielli attira Diabolik e Eva ,che perfezionano un piano per prelevarli durante il tragitto, ma al dunque vengono preceduti da una banda di criminali comuni che rubano i preziosi sopprimendo la finta coppia ( due colleghi, poliziotti in borghese ) incaricata_su supervisione di Ginko_ di movimentarli. Potendoli monitorare Diabolik non demorde di poterli recuperare, ma anche al “vero” committente del furto sovvengono problemi da…
      Un episodio che accorpa due macro-temi molto sfruttati nelle trame del fumetto, qui non senza un certo mestiere, anche nell’introdurre variazioni essenziali su uno spartito narrativo suonato più e più volte : Diabolik beffato nella tempistica di un colpo che studia per rifarsi ed il nucleo familiare di abietti parenti-serpenti , contendenti un’eredità ( i gioielli di cui sopra) con le più basse scorrettezze allo scopo di mantenere un agiato tenore di vita , per altro acquisito o mantenuto per asse dinastica, ovvero senza meriti dimostrati.
      Nessuno dei protagonisti, DK compreso, conosce la “macchinazione” intorno ai benedetti preziosi nella sua interezza; quindi tutti agiscono secondo il proprio interesse , che può incastrarsi in quello degli altri. Ma Diabolik ha una ulteriore risorsa superlativa : Eva ;-) ; e nonostante tutto porterà a casa il risultato :-p . Dialoghi tutto sommato stringati e non preclusi di qualche passaggio “leggero”. La caratterizzazione grafica delle figure femminili sembra quasi guardare ad un Micheluzzi;con gli sfondi lavorati (…a parte un tristissimo Motel “La Spianata”)per una funzione accessoria anche in rapporto alla competente inchiostrazione. Buona invece la presenza scenica degli autoveicoli. Era inedito al 01/02/1998 (imho).
      "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

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        JULIA n.ro 297 L’Ultima missione
        SBE. 116pp., b/n. 5,00€.
        Testi_ Giancarlo Berardi e Maurizio Mantero / Disegni_ Federico Antinori.
        Con alle spalle un duro addestramento e cruente missioni all’estero, un militare si congeda dall’Esercito e _spinto da motivi personali ( ed ulteriori ne scoprirà contestualmente)_ selettivamente, senza perdere educazione e gentilezza con chi gli è sostanzialmente estraneo,elimina coloro che hanno rovinato la vita a chi gli era più caro ed intaccato anche il suo senso del servire la patria, di base non prepotentemente guerrafondaio. La risolutezza ed il numero dei suoi atti omicidi non può che allarmare la polizia di Garden City , con Julia subito coinvolta per precisare il profilo psicologico del pluriomicida che, per altro, non sembra neppure troppo interessato a rendersi irriconoscibile. Piuttosto è il fattore tempo che gioca a sfavore della Procura, ed in generale la zelante applicazione delle garanzie giuridiche offre nefasti margini di manovra all’assassino , ma in vita pure agli assassinati , tutt’altro che persone oneste. Nel mezzo una “zona grigia”, di chi non si schiera apertamente contro l’illegalità non con infingimento quanto per pressanti necessità contingenti e materiali.
        La stringente perentorietà dei dialoghi si potrebbe definire marziale, e pare studiata per non lasciare varchi di comprensione al lettore, messo _a suon di fucilate ed abili combattimenti corpo a corpo sempre vinti dal “giustiziere”_a parte dei nudi fatti in oggetto senza troppo “sottilizzare” i pregressi ed attuali rapporti interpersonali tra il killer ed i suoi attenzionati. Così come del resto il Crimine Organizzato può avere una coloritura di partenza ( mafia irlandese…) ma un metodo ( estorsione, qui nel ramo edile) malavitoso del tutto condiviso ed apparentemente inestirpabile, con la Legge che magari arranca anche solo nel proteggere chi non si piega all’arroganza dei Boss. “L’Ultima missione”’ un altro di quegli episodi che da’ grande risalto al contesto ( esce una riflessione anche sull’Uranio “impoverito”, tornato in discussione con forniture pro Ucraina autorizzate comunque in seno all’alleanza Atlantica) e relega Julia , resa dei conti finale a parte, in un ruolo statico ed attendista , da dove però non manca di suggerire (…e non è la prima volta…) che la tecnologia (informatica) già in uso e putacaso in ambito militare , una volta “alleggerita” (leggi aggirata:-p ) la “burocrazia “ dei mandati e dei permessi, è in grado di baccare presto e bene la localizzazione di un target sensibile, a concludere la storia alla maniera di un vecchio western (metropolitano).
        Antinori si attiene al suo stile, senza quelle cadute di definizione altalenanti viste ai tempi di “Nick Raider”. A pag.26 arriva anche un vignettone ( giustificato dalla natura di ciò che è rappresentato ;-) ), piuttosto raro per questa testata. La definizione del personaggio maschile è precisa quanto monocorde , ma anche questa probabilmente è un’intonazione cercata per vestirlo di una certa credibilità da “punitore” mitridatizzato dalle avverse circostanze. Non il primo e facilmente non l’ultimo (imho).
        "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

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          SADIK 2. Il Mistero del Bonzo
          Editoriale Cosmo. 128pp., b/n. 6,50€.
          Testi_ Nino Cannata / Disegni_ Giancarlo Agnello.

          Datato Apr.1965, è il secondo ed ultimo numero , uscito ai tempi per l’editore Dal Buono, prima che la testata passasse di mano ed il personaggio subisse dei “correttivi” per riposizionarlo editorialmente in quel novero di “Fumetti neri” che all’epoca aveva scatenato non poche e non benevole riserve morali di opportunità delle pubblicazioni. Un filone d’altro canto che viaggiava di tirature di tutto rispetto e generava continui epigoni , più o meno attendibili , di “Diabolik”. Qui si delinea una versione grossolana del capostipite by Giussani sisters, un criminale approssimativo sia nell’esecuzione che nella programmazione dei colpi, e non insensibile ad un erotismo soft-core elegantemente eluso invece sulle pagine del “Re del Terrore”. Molto simile invece la dinamica dello scontro con la sua nemesi legalitaria , quel Agente 003 fatto della stessa pasta( pure graficamente, attenendoci ai primi anni sessanta) dell’Ispettore Ginko, e suo malgrado sempre in lievissimo ritardo sulle mosse , spicce e talvolta pure maldestre , del fuorilegge; in questo episodio impegnato a contrabbandare tecnologie Top Secret incartandosi sul modo di beffare controlli e dogane , nello spirito di una spy story da Guerra Fredda fatta da avvertiti uomini di mondo, persino “esotica” in tempi in cui il turismo planetario di massa non era ancora così avviato.
          Staff realizzativo invariato ( ed in coda all’albo D.Barzi continua a dare note bio dello sceneggiatore curatore Cannata), con testi che piazzano uno “spiegone” già a pag.78 ( che poi serve solo a ribadire ciò che abbiamo visto fare a Sadik sino a quel momento…)e disegni che adattandosi fino a quattro vignette a tavola ( che in stampa stavano in un formato 13x18), tirano giù linee grasse ed essenziali, con la donna (Loona, buon esempio di gran figlia di…) bionda standard Brigitte Bardot e Lui brutto forte, una testa di cavallo in calzamaglia ( imperforabile alle pallottole, sic!). Sfondi messi lì giusto per; tuttavia si coglie una certo gusto compositivo nel bilanciare l’inquadratura (imho).
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            DIABOLIK_ La Lama che uccide
            Astorina s.r.l. 128pp., b/n. 3,00€.
            Testi_ Tito Faraci / Disegni_ Stefano Santoro.
            Una stimata esperta d’arte orientale a Clerville mette alla porta il giovane amante mantenuto, fedifrago e con sottaciuti precedenti penali, di cui è comunque scriteriatamente innamorata. Ed a breve riceve un incarico di consulenza per autenticare un preziosissimo pugnale oggetto di una compravendita tra collezionisti , con prezzo concordato in diamanti. L’oggetto ed i preziosi sono nella sfera d’interesse di Diabolik, con Eva pronta a sostituirsi all’autrice della perizia…Che nel frattempo viene accusata dell’omicidio (!) di un collega , con cui aveva più volte polemizzato professionalmente. E solo un altro studioso, un paraplegico che vive ritirato in un casolare di campagna, ha le competenze per ratificare l’antichità e provenienza della lama…
            Albo godibile, misurato sul quasi paradosso di un Diabolik che raggiunge i suoi obiettivi facendo lo stretto indispensabile ( ed il primo colpo di scena arriva proprio da un fraintendimento lasciato al lettore di una sua azione mancata…), mentre sono gli altri personaggi a “giocare” sporco , in una competizione anche mortale che rimanda alla stretta attualità, a tentativi premeditati di sviare le indagini degli inquirenti (qui prende il caso_ed a catena ciò che ne consegue_ l’ambizioso e compiaciuto Isp. Vance), mentre la figura del moroso farfallone smuove il lato “femminista” di Eva Kant.
            I disegni prediligono una certa morbidezza dei panneggi e in genere nella modellazione muscolare delle figure ( così si nota meglio che la tipa è più vecchia del suo compagno :-p ), con una bella e particolareggiata resa degli sfondi e forse qualche caduta su particolari accessori (i capelli…) di teste non sempre incisive nell’espressione e nel modo di porsi . Numerose le tavole con tre vignette ma con dialoghi non invasivi o stucchevoli,così come i retini (by Leonardo Vasco) danno sostanza non invadente all’ambientazione estiva , in locazioni padronali tirate a lucido. E’ l’inedito del 01/06/2023 (imho).
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              IO LE PAGO_ Memorie a fumetti di un cliente di prostitute
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              Testi e Disegni_ Chester Brown.
              Lui è un fumettista canadese che mette qui a referto con filologica precisione la sua frequentazione con donne sex worker , incorniciando le sue esperienze tra due macro eventi. Il primo è quando la sua ragazza gli comunica di essere attratta “anche” da un’altra persona. C. abbozza senza isterismi e crisi di gelosia , anzi persuadendosi che i suoi rapporti personali con la ragazza assumono migliorie venendo a mancare la “possessività” tipica di una relazione affettiva “romantica”. Finisce perfino a dividere l’appartamento pure con l’altro uomo ; con cui la sua ex poi romperà con doloroso astio , rafforzando i convincimenti di C. che continua a convivere con lei senza coinvolgimenti di coppia. Anche perché nel frattempo decide di avvalersi di prestazioni sessuali a pagamento; fino a che , diversi anni dopo ( secondo evento, con cui conclude il fumetto)si scopre monogamo ed appassionato (…per non dire innamorato) di una delle professioniste che ha conosciuto.
              Il volume ha una prefazione ed in particolare post-fazione estesa in prosa, in cui l’autore confuta gli argomenti , in una sorta di virtuale contraddittorio ottenuto estrapolandone i pensieri, di intellettuali e femministe militanti avverse alla normalizzazione del processo prostituivo).
              Non manca d’altronde di dare voce alle stesse partners sessuali , sempre con l’intento di stabilire / dimostrare una dinamica rapporti reciprocamente civili e rispettosi , fino a sciogliersi in confidenzialità con ragazze (…lui le preferisce piuttosto giovani…) che di base devono averlo colpito per il loro aspetto. Non mancano “sòle” di tipe assai distanti dalla descrizione fisica di se stesse che fanno trapelare e/o scostanti nel provare un minimo di corresponsione anche “umana” che C.B. cerca sempre d’instaurare, specie da quando ha a disposizione un appartamento suo cove invitare le prostitute. Molti “capitoli” del libro prendono il nome “d’arte” delle girls e descrivono il più o meno laborioso contatto che C. ha con loro, intervallando _anche con pause di mesi_ notazioni coi suoi impegni di lavoro ed un franco confronto dialettico coi suoi due migliori amici ( e più occasionalmente col fratello) Alla maniera delle strisce, le vignette hanno forma uguale e soggetti spesso ripetuti , prediligendo un angolo di visione dall’alto, inquadrature di spalle o totali per “non far riconoscere “ la donna (:-p) , mentre C. si autoritrae in una forma stilizzata, sembrando un “Robocop”che non cambia mai espressione , una “figurina” con le altre che pare mutuata da un videogioco “manageriale”e ciò , per altro, raffredda la rappresentazione dell’atto sessuale, che talvolta stringe su primi piani molto espliciti. Tralasciando interamente la prostituzione di strada un fumetto “a tesi”, con la lunghezza dei segmenti narrativi (…per forza di cose abbastanza ripetitivi; anche perché C. effettivamente predilige-va alcune ragazze, oltre a mantenere un dialogo con la sua ultima e con la sua prima “ex”) direttamente proporzionali all’interesse del “cliente” per la “salariata”. Va da sé che il contenuto è da destinarsi ad un pubblico maturo (imho).

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                IL COMMISSARIO RICCIARDI_ Serenata senza nome
                SBE. 178pp., b/n e toni di verde. 9,90€.
                Testi_ Sergio Brancato / Disegni_ Alessandro Nespolino / Colore_ Giovanni Preziosi.
                Emigrato povero e clandestino negli Stati Uniti, ma tornato a Napoli onusto di gloria delle sue qualità pugilistiche (campione del mondo, imbattuto)Vinnie Sannino vorrebbe riallacciare il rapporto amoroso con l’indimenticata Cettina, ora però accasata con un agiato commerciante di tessuti. Sannino tuttavia non demorde e si fa’ di nuovo avanti suscitando l’aggressiva indignazione del negoziante e marito. Scansato in malo modo Vinnie spergiura vendetta e…In una mattina piovosa d’autunno di lì a breve il suo “avversario” d’amore viene ritrovato in un vicolo pestato a morte e non a scopo di rapina. Fatalmente Sannino diviene il primo sospettato dell’omicidio. Un dato che assume anche una coloritura politica , poiché il boxeur è inattivo da un anno, dopo aver causato la morte sul ring di uno sfidante afroamericano, un “negro”, indispettendo il Regime , che ora dà del vigliacco all’ex “eroe” nazionale ; e ciò finisce per pesare nelle indagini di Ricciardi , il solito allegrone (xD, xD,xD), che per altro deve reggere in società la finzione di torbido amante di una nobildonna sposata (!) per scansare le vili accuse che gli ha gettato (per gelosia, ed ora già pentita e pronta a rimediare …) addosso Livia Lucani. Intanto il Brigadiere Maione si prende la gatta da pelare di un amante (vero , stavolta…) del suo informatore travesta finito nel mirino di un noto camorrista; e Enrica Colombo, corteggiata ufficialmente del tedesco Manfred K. Von Brauchitsch ma incapace di togliersi dalla testa Ricciardi , sempre deciso a non trascinarla nei suoi tormenti.
                Eccellente il senso di spazialità che offrono i disegni , con i personaggi calati nella Napoli anni ’30, qui sferzata da ondate di maltempo , nell’adattamento a fumetti del romanzo di Maurizio De Giovanni. La trama, in verità, trattiene una sensazione di già visto , anche nella predilezione dell’autore nel dare una connotazione _come si dice impropriamente_ passionale agli omicidi, scavando negli “altarini” di alcuni protagonisti ed offrendo al contempo un ventaglio di altre figure esemplarmente indiziabili. Anche in ciò di nuovo la bravura del disegnatore di caratterizzare , anche enfaticamente sotto il profilo espressivo, i comprimari della storia; con Ricciardi invece che graficamente appare particolarmente asciutto , smagrito , in volto , andando forse ancora di più a marcare i sensi della sua invinta malinconia. Di valore anche l’inchiostrazione , che tiene ben conto il passo drammatico imposto dalla storia coi “limiti” dell’illuminazione che doveva avere il capoluogo partenopeo quasi un secolo fa’ , tanto più se esposto ad un clima piovoso. Versione/formato da edicola (imho).
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                  SADIK_ 3. Terrore in Africa
                  Editoriale Cosmo. 128pp., b/n . 6,50€.
                  Testi_ Nino Cannata / Disegni_ Giancarlo Agnello.
                  Marito e moglie di origini francesi risiedono in Congo, ove conducono _con magri introiti_ una tenuta agricola isolata; nel mentre che il Paese (africano) è attraversato da destabilizzanti tensioni politico-militari dall’incerta evoluzione. Per arrotondare le entrate stanno offrendo vitto e alloggio ad un’appartata e riservata coppia di “Ricercatori”, che scoprono invece essere Sadik e la sua “degna “amante Loona. Ingolositi dalla taglia messa sul criminale i due coniugi europei decidono di eludere ogni intermediazione locale e contattare direttamente l’Agente 003, ovvero Eddy Castle, senza indugio pronto a raggiungerli col primo collegamento aereo disponibile e poi a mezzo di un fuoristrada. Ma Sadik, naturalmente in loco in vista di affari loschi, scopre di essere stato denunciato e…
                  Esotismo coloniale a buon mercato per un episodio che ingrana con la trama principale dopo oltre metà albo (sic!) , per dare adito ad una premessa ( anche qui risolta grossolanamente all’insegna dei “negri” uguale “primitivi” violenti ,e scriteriati causa modesta intelligenza…) poi utile all’intreccio e per rimarcare il sadismo d’ordinanza del titolare di testata, successivamente ed ancora ribadito al dunque di una questione prosaica (…balla dell’oro sfilato da dei Mercenari che Sadik vuole esfiltrare sfoltendo all’estremo i complici :-p ). Castle sta lì apposta a disturbarlo , sfoggiando una rudezza maschilista “bondiana” con le donne che tuttavia gli torna utile ( per masochismo delle donne stesse) intanto per non crepare ed ottenere un parziale successo sul mascellone mascherato ed ancora una volta scappato(gli). I dialoghi sono asciutti ed è un bene, ma pure strizzano un soggetto raccogliticcio , sempre un po’ appeso a casualità figlia di una negligenza che poco si attaglia ad un decantato malfattore planetario e tramandato in termini leggendari. Davide Barzi redige un ritratto biografico del disegnatore , ricordando tra l’altro come lui ed i suoi colleghi a metà anni ’60 lavorassero a ritmi infernali per alimentare le edizioni di questi fumetti “neri”. E la qualità complessiva non può che risentirne, qui nelle svirgolate e ripetitive corporature ( scrive il Barzi che la moglie di Agnello era la sua modella di riferimento in ogni declinazione). Diversi i “vignettoni” che amplificano l’aspetto ciondolante di Sadik e consentono di valorizzare _si fa’ per dire_ ragazze in procinto di fare una brutta fine con gonna e camicetta stracciate sulla via _loro malgrado_ dell’impudicizia (imho).
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                    GODZILLA _ Giganti e gangster (1 di 3)
                    Saldapress. 48pp., a colori. 3,90€.
                    Testi_ John Layman / Disegni_ Alberto Ponticelli / Colori_ Jay Fotos.
                    Trittico di albi (spillati)_questo è il primo_ con cui l’editore,dall’ottobre 2020, ha portato il revival del “mostro” iconico giapponese sulle vie delle edicole.
                    Immaginando che la creatura oversize ed i suoi nemici/epigoni siano un dato “under statement”nel panorama moderno (il fumetto è del 2011, su licenza Toho/Idw)del Sol levante, la sceneggiatura segue le faticose peripezie di un poliziotto che tenta di salvare la pelle (sua e dei figli) e recuperare una reputazione disonorata (ingiustamente) nel contrasto ad un Boss della Yakuza, già conclamato corruttore di funzionari pubblici, egomaniaco con ambizioni di Capo Mafia e spregiudicato affarista-imprenditore per “lavare” i suoi profitti del tutto illeciti. Per il gusto di vederlo annegare gli sgherri del malvivente lasciano invece approdare lo sbirro che avevano già conciato per le feste ( la storia si dipana a mezzo di ritmati flashback alternati all’azione in “presa diretta”) sull’isola dove “pascola” G. e le altre gigantesche ed inquiete creature e dove trova ristoro in un tempio monacale, avuto alle calcagna i picciotti che vogliono farlo fuori. Con un volo di fantasia piuttosto spinto qui l’uomo di legge acquisisce (…per meglio dire, ruba…) una facoltà che gli permette di combattere il Boss con una forza d’urto considerevole.
                    Con la colorazione, equilibrata e senza grandi sbalzi cromatici , sono le chine a prendere risalto nel dare un’aria vissuta ai del resto non giovanissimi protagonisti, rotti e segnati dalle esperienze della vita. Non di meno il comic abbisogna di un esasperato dinamismo , che il disegnatore sa risolvere trovando tagli prospettici molto tridimensionali ed inquadrature panoramiche cariche d’impatto visivo. Molto alla lontana mi ha ricordato “John Doe”, dove l’elemento “soprannaturale” va’ ad “appesantire” una vicenda, non originalissima ma svolta con mestiere, che già richiede una generosa sospensione dell’incredulità. Continua (imho).
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                      ALIENS 34.Labirinto (2 di 2)
                      Saldapress. 48pp., a colori. 3,20€.
                      Testi_ Jim Woodring / Disegni_ Kilian Plunkett / Colori_ Matt Hollingsworth.
                      In senso mitologico, traslato sugli xenomorfi , il labirinto è una struttura di piccole arene e corridoi in reticolato che due “cavie” devono affannosamente attraversare mettendo in preventivo il pericolo alieno secondo disposizioni di un mad doctor che, nella classica confessione spontanea resa a dei condannati a morte praticamente accertati ( vedi sopra) , sciorina una sua esperienza quasi comparabile come rapito in un “nido” alieno dopo una sciagurata missione di routine su un planetoide già occupato da contrabbandieri con la sciagurata idea di allevare “depotenziati” xenomorfi (…) quasi in cattività. Lo scienziato ci perse la famiglia, la salute e qualche rotella del cervello ma facendosi una “Cultura”che _salvata la ghirba per miracolo_ lo accreditò per continuare nella “civiltà” umana i suoi esperimenti tra le tristi condizioni di persone incubatrici di piccoli bavosi extraterrestri (sic!). Di contorno l’abilità del ricercatore sbarellato di manipolare la percezione che gli altri hanno di lui e dei fatti , sfangandola con furbesco vittimismo. Nessun sentore di lieto fine dunque per una storia che ha il merito _da premesse narrative alquanto (già) sfruttate_ di aprire una vigorosa parentesi horror-splatter nell’allargare significativamente l’Universo di “Aliens” con rivelazioni sul tessuto comunitario dei “mostri” visto dal di dentro e con uno spiraglio su criticità che possono offendere la loro virtuale invulnerabilità nel nudo scontro con gli uomini.
                      Fatto salvo il rosso vermiglio del sangue la colorazione procede nei canoni dei tessuti tecnici e dei naturali grigi e bruniti ambienti di fattura metallica terrestre od organica aliena. I disegni sfoggiano pose e look da parkour più che da trafelati fuggiaschi , cedendo sovente alla tentazione di aggiungere un surplus di grinzosità e segni di tratteggio inessenziali (imho).
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                        LE AVVENTURE AFRICANE DI GIUSEPPE BERGMAN 1
                        Edizioni Nuova Frontiera Roma. 82pp., b/n. 9.000 Lit.
                        Testi e Disegni_ Milo Manara.
                        Un plot hitchcockiano messo in scena con le istanze di un teatro di stampo pirandelliano; ermetico talvolta, surreale e non sense, con personaggi che hanno cognizione di esserlo e chiedono a più riprese cosa fare oltre il limite della vignetta in cui sono illustrati e della battuta assegnata, consci dei meccanismi e delle convenzioni proprie della narrazione. Che trova una qualche coerenza nella trama nell’accapigliarsi per una valigetta che dovrebbe contenere un progetto _ mutuato da civiltà pre-colombiane!_ per ottenere energia rinnovabile a costi minimi e del tutto ecocompatibile. E se il giovanotto Giuseppe Bergman ha l’incarico di supervisionare la destinazione della borsa, è piuttosto la spaesata e timida Lou –Lou, di professione aiuto-costumista, che riceve “incidentalmente” il compito di prelevarla e custodirla , però nel ruolo di una pseudo prostituta , immediatamente minacciata da un pappone avendo “sconfinato” nel “luogo di lavoro” dove piazza le “sue” (sic!) ragazze. Col mezzo intento di arruolarla nella sua scuderia di battone la costringe a spogliarsi…Lei trova il modo di fuggire, coordinarsi con Bergman ,ma non a recuperare abbastanza vestiti…
                        L’erotismo _immancabile in un lavoro di Manara_ si ferma all’ammiccamento contemplativo , in un percorso di autocoscienza _per così dire_ della figliuola , messa a suo agio col proprio corpo da situazioni che piuttosto la crucciano per gli sbocchi fantasiosi di una vicenda a cui il lettore è chiamato ad arrendersi senza pretendere ferree logiche causali e relativi effetti, affascinato o perplesso credo secondo predisposizione . La vecchia edizione in mio possesso probabilmente non è allo stato dell’arte ma può vantare un dignitoso formato 29,5x21,5 ca. che accoglie la riccioluta bellezza di Lou-Lou, ma anche i penetranti ritratti di Giuseppe, mentre(molt) i comprimari slittano nel grottesco più o meno percettibilmente. Interessante e “cinematografico” l trattamento di taluni passaggi , tipo fughe o zuffe, dettagliate nella coreografia dei movimenti stante l’identico formato d’aspetto della vignetta “fotogramma”. Egregi gli sfondi , che passano dal realismo ad un simbolismo suggestivo , impiantato da giustapposizioni di sapore onirico. Lettering abbastanza chiaro, eventualmente fumosi (:-p )alcuni testi (imho).
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                          ALIENS 33.Labirinto (1 di 2)
                          Saldapress. 48pp., a colori. 3,20€.
                          Testi_ Jim Woodring / Disegni_ Kilian Plunkett / Colori_ Matt Hollingsworth.
                          L’equipaggio di una nave spaziale militare al comando del Col. Crespi viene ridestato dal criosonno in vista di un rendez-vous con una stazione anch’essa nella disponibilità delle forze armate, ironica,mente soprannominata “L’Innominabile” a causa di numerosi incidenti che vi sarebbero avvenuti al seguito di azzardati esperimenti segreti . Come ufficiale e scienziato Crespi è comandato a sostituire Lennox, un collega ivi deceduto ( causa ufficiale : infarto), come assistente primario del Col. Dott. Church, che sulle prima gli si nega adducendo di non avere una mole di lavoro tale ed interessante da giustificare un aiuto. La ruvida insistenza di Crespi ed una anomalia che si scatena sotto i suoi occhi inducono Church ad essere meno riottoso ed evasivo col suo interlocutore; intanto contattato informalmente da unnaltro membro del suo equipaggio , la Ten. McGuinness, amante (segreta) di Lennox ed affatto persuasa delle ferali informazioni sul decesso del suo uomo che, indagando per suo conto; ha hackerato la rete di distribuzione energetica della base, constatando un acuto assorbimento di risorse in una sezione occulta della struttura, per la maggior parte costituita da labirintici corridoi , in cui le ricerche poco ortodosse (eufemismo9 di Church si spingono ad utilizzare soldati e …Xenomorfi (!) atrofizzati dalla lontananza del branco , da poco nutrimento somministrato e da dispositivi di contenimento . Tutt’altro che rassicurati McCuinness e Crespi svelano dunque un ulteriore sinistro step dei pasticci scientifici di Church, che non tarda a rispondere con durezza.
                          Con spessi dialoghi e sfoghi improvvisi di violenza questa prima parte funge da esteso cappello introduttivo di una storia che rilascia gli annosi dilemmi etici sui “paletti” da mettere allo sviluppo delle scienze, anche in vista di un presumibile bene superiore. Qui l’infido e mellifluo Church tuttavia si è risposto da solo e si accinge a respingere a dir poco drasticamente ogni obiezione.
                          Colorazione che tende a toni chiari , con pochissimi buchi (…ad uso drammatico) di una dunque splendente illuminazione artificiale. Geometricamente precise le “scenografie” e pure gli Aliens hanno una loro eleganza estetica, ma personaggi umani imbruttiti da ferocemente sottolineate imperfezioni cutanee. Continua e termina sul prossimo fascicolo (imho).


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                            LA NEVE DI STALINGRADO
                            Editoriale Cosmo. 128pp. Cartonato in b/n. 10,00€.
                            Testi_ Davide La Rosa / Disegni_ Valerio Befani.
                            Una ricostruzione a fumetti dell’assedio inferto dalle truppe del Reich ( ed in diversa misura dall’Esercito italiano e romeno) alla città di Stalingrado, strategica ed apicale nella campagna militare di Russia (Unione Sovietica…),vista sia dalla parte degli aggrediti , imbevuti di patriottismo e trascinatori di rimando del comunismo stalinista , ma anche volgendo uno sguardo agli aggressori , progressivamente sfiduciati dalle blateranti vane promesse di Hitler ( beninteso però che esprimersi apertamente equivaleva ad una condanna a morte per “diserzione” disfattista…) , fiaccati dall’irreperibilità dei rifornimenti che divenne drammatica con la stagione fredda. E sono (rappresentati) i fogli svolazzanti di un ipotetico calendario a cadere nella cronologia drammaticamente reiterata di battaglie di posizione , ottenute violentando il tessuto urbano di una metropoli quasi (quasi…) alienata ai civili e consegnata a gruppuscoli di combattenti , edificio per edificio impegnati in reciproche imboscate, sortite di precisione di cecchini o di un martellamento di fucilieri eventualmente rafforzato da mezzi blindati e copertura aerea. Non sufficienti a piegare l’Armata Rossa ed i loro sodali , capaci di protendersi alle azioni più proditorie , per poi magari cadere, senza “riconoscimento” e ricompensa , a causa di un “banale” colpo isolato. Dialoghi light per quantità ma retorici per peso, come se ogni sillaba fosse una sentenza da consegnare alla Memoria imperitura. Il formato 17x12 comprime ogni tavola su una o due vignette , senza eccezioni, perciò i totali (intesi come campi lunghi )sono affidati a mappature, e l’illustrazione delle azioni belliche _ in genere piuttosto acconce_ si stringe sulla logorante presa/difesa di un qualche specifico caseggiato e delle strade adiacenti . I momenti più drammatici con l’annientamento dei soldati a colpi di Panzer o granate a mano “spappolano” i ritratti quasi alla maniera degli esperimenti grafici alla fotocopiatrice di S. Tamburini , nell’esercizio di uno stile grezzo e essenziale che richiama altre opere pubblicate sall’editore, nostrane ma anche d’importazione, segno che..,Il segno ruvido e grasso delle pennellate e dei relativi decisi chiaro-scuri , poco addomesticato al preziosismo dei dettagli, si addice al genere . D’altronde i personaggi con un ruolo parlato sono già accomodati in ruoli e campi netti , e per il resto sono una tragica teoria di comparse sacrificabili (imho).
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                              NEW YORK BLUES_ E Altre storie
                              Editoriale Cosmo. 144pp., b/n. 6,90€.
                              Testi_ Carlos Trillo e Guillermo Saccomanno / Disegni_ Horacio Altuna.
                              Raccolta piuttosto disomogenea di racconti a fumetti , fino a pagina sessantotto dedicati alla New York City degli anni settanta , ma con una parentesi ambientata come da titolo a “Menphis ‘33”. Di gangster e mafiosi che regolano i loro sanguinosi conti ,sgarri e vendette tra il serio ed il faceto ( può ricordare il mood de “L’Ispettore Coliandro” e Trillo stesso , che tende ad auto-citarsi), con l’eccellente partitura grafica di Altuna , assolutamente pregnante nel documentare scorci della Grande Mela, impostando spesso e volentieri le vignette per altezza , lavorando sul senso estetico e drammaturgico delle ombreggiature , imponendo pose e ritratti alla (non) convenzionalità delle gabbie e marcando come suo solito una radicale differenza tra donne giovani e belle ed invece brutte, grasse e sgraziate ( gli uomini idem , se non peggio). Completa la foliazione del volume un malloppo di episodi brevissimi (due o tre ) maggiormente votati all’ironia, pure se forse i migliori toccano corde malinconiche, mettendo in scena la società argentina contemporanea agli autori, in cui vanno ad acuirsi solitudini e frustrazioni , magari vissute con la “dignità” (?) di un tormento unicamente interiorizzato. Senza accredito ( nel senso che non viene mai nominato direttamente ma è senz’altro lui…) appare diverse volte anche il personaggio di Loco Chavez, a sciogliere le briglie dell’umorismo (imho).
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                                JULIA n.ro 298 In Fondo al parco
                                SBE.116pp., b/n. 5,00€.
                                Testi_ Giancarlo Berardi e Lorenzo Calza / Disegni_ Francesco Bonanno.
                                Dopo il lockdown , i giovani di Garden City spontaneamente ed informalmente si ritrovano al Blossom Park. Gira anche della droga, e del resto qualcuno “carbura “ già esagerando col bere. Nell’area giochi per bambini (!), per altro l’unica attrezzata , sotto poca sabbia viene seppellito il cadavere di una giovanissima liceale .La madre la stava cercando, preoccupata certo ma pure avvezza alle intemperanze di una figliuola pèroblematica a cui aveva assicurato un supporto psicologico professionale (…e direttamente collegato alla scuola che frequentava…) , presso il parco dove un’amica (ed amica di Julia) neo-mamma porta la sua piccola a svagarsi e…

                                Per la quantità di persone che ad un certo punto , stabilito un quadro indiziario abbastanza labile a “giustificare” un impeto omicida, vengono coinvolte, la sceneggiatura cita espressamente il caso della povera Yara Gambirasio ; ma un sospetto che poi pare spiccare sugli altri provoca una “insurrezione”, più “coreografica” che con reali conseguenze, dei ragazzi del parco, caricati da poliziotti in tenuta antisommossa e spara-lacrimogeni. E qui la “chiaroveggenza” degli sceneggiatori non può che rimandare l’aderenza alla stretta attualità (;-) ) , sebbene qui la questione “disagio giovanile” /repressione “benpensante” abbia connotati interclassisti . La soluzione sociologica comunque punta ad un investimento (economico) culturale nel bene pubblico; quella giudiziaria, supportata dalle intuizioni di Julia, va’ a pescare un “insospettabile”, non più tale assommando rivelazioni prodotte progressivamente dal computo coordinato delle investigazioni . La scrematura dei possibili rei li rimette d’altronde in campo come cittadini, in qualche modo obbligati alla convivenza, possibilmente pacifica (:-p ).
                                F. Bonanno continua a sembrarmi uno degli interpreti grafici più brillanti in forza allo staff di “Julia”. Non sembri banale che riesca a fare bene anche i lattanti, quando fior di colleghi li disegnano come nani adulti (sic!). La precisione espressiva si conferma in tutte le tipologie anagrafiche, compreso il linguaggio non verbale delle posture ( la cui interpretazione ha un ruolo essenziale nel caso di specie) , egregiamente inserite e viste nella forma compositiva delle vignette , con ricerca di punti di vista elegantemente raffinati , ed arricchiti da una gran mole di elementi in scena (imho).
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