15eeee.jpg
120. Il Mestiere di spia
Testi_ Andrea Mantelli / Disegni_ Roberto Diso.
Affidabile stuntman in produzioni cinematografiche americane, Ted Mulligan si ritiene comunque sminuito, e di conseguenza non adeguatamente remunerato, nel suo rischioso ruolo. La sua spavalderia non disgiunta dall’abnegazione al senso del dovere tuttavia gli procurano l’attenzione dell’
Agenzia Federale di Controspionaggio, che lo ingaggia per un compito in cui torna utile la sua estraneità all’ambiente dei Servizi Segreti : verificare i fondati sospetti d’infedeltà alla Patria di un ex militare che probabilmente vende informative riservatissime a Potenze straniere. Diversivo d’approccio, sedurre la sua bella ed amata nipote per entrare nel suo entourage. Ted vi si lancia al solito con decisione, ma anche col raziocinante dubbio sulla reale disposizione dei fatti percepiti. Avrà quanto mai ragione, ma non nel modo che si aspettava…
In ossequio al genere (“007…” ed affini) non possono mancare sotterfugi , doppiezze e spericolate lunghe parentesi con inseguimenti e colluttazioni ravvicinate, ma il fulcro della vicenda è sempre la messa in prova di Ted, ovvero un esame di idoneità che tocca indirettamente anche il lettore , informato _quanto il neo assunto_ anche dei lati più incresciosi del “mestiere”.
Terminato l’albo comunque si può ritenere che l’escamotage serva a disimpegnarsi da un approccio alla materia troppo serioso e paradossalmente corrispondente (?) a metodologie realmente applicate . E l’atteggiamento smargiasso del protagonista , tuttavia continuamente preso in contropiede , libera chi legge dalla sensazione di venire (eventualmente) canzonato da un cumulo di fesserie grafico-letterarie :-p .
I disegni sono del “solito” Diso che non si sbatte per non far sembrare altro Ted Mulligan che una copia (ossigenata) di Jerry “Mister No” Drake, condividendo con tutti (sic!) i personaggi la stessa ghigna da pupazzo di cabaret inquartato. Altre imprecisione le macchine anni ’70 ,d’accordo ,ma stirate come un film con l’AR sballato ed in generale gli sfondi un po’ al minimo sindacale anche a causa di chine stese con monotona uniformità. In sintesi una storia che si salva in corner, disegnata con un criterio stilistico opinabile (imho).
120. Il Mestiere di spia
Testi_ Andrea Mantelli / Disegni_ Roberto Diso.
Affidabile stuntman in produzioni cinematografiche americane, Ted Mulligan si ritiene comunque sminuito, e di conseguenza non adeguatamente remunerato, nel suo rischioso ruolo. La sua spavalderia non disgiunta dall’abnegazione al senso del dovere tuttavia gli procurano l’attenzione dell’
Agenzia Federale di Controspionaggio, che lo ingaggia per un compito in cui torna utile la sua estraneità all’ambiente dei Servizi Segreti : verificare i fondati sospetti d’infedeltà alla Patria di un ex militare che probabilmente vende informative riservatissime a Potenze straniere. Diversivo d’approccio, sedurre la sua bella ed amata nipote per entrare nel suo entourage. Ted vi si lancia al solito con decisione, ma anche col raziocinante dubbio sulla reale disposizione dei fatti percepiti. Avrà quanto mai ragione, ma non nel modo che si aspettava…
In ossequio al genere (“007…” ed affini) non possono mancare sotterfugi , doppiezze e spericolate lunghe parentesi con inseguimenti e colluttazioni ravvicinate, ma il fulcro della vicenda è sempre la messa in prova di Ted, ovvero un esame di idoneità che tocca indirettamente anche il lettore , informato _quanto il neo assunto_ anche dei lati più incresciosi del “mestiere”.
Terminato l’albo comunque si può ritenere che l’escamotage serva a disimpegnarsi da un approccio alla materia troppo serioso e paradossalmente corrispondente (?) a metodologie realmente applicate . E l’atteggiamento smargiasso del protagonista , tuttavia continuamente preso in contropiede , libera chi legge dalla sensazione di venire (eventualmente) canzonato da un cumulo di fesserie grafico-letterarie :-p .
I disegni sono del “solito” Diso che non si sbatte per non far sembrare altro Ted Mulligan che una copia (ossigenata) di Jerry “Mister No” Drake, condividendo con tutti (sic!) i personaggi la stessa ghigna da pupazzo di cabaret inquartato. Altre imprecisione le macchine anni ’70 ,d’accordo ,ma stirate come un film con l’AR sballato ed in generale gli sfondi un po’ al minimo sindacale anche a causa di chine stese con monotona uniformità. In sintesi una storia che si salva in corner, disegnata con un criterio stilistico opinabile (imho).
Commenta