annuncio

Comprimi
Ancora nessun annuncio.

Le STORIE_Bonelli ed.

Comprimi
X
 
  • Filtro
  • Ora
  • Visualizza
Elimina tutto
nuovi messaggi

  • 15eeee.jpg
    120. Il Mestiere di spia
    Testi_ Andrea Mantelli / Disegni_ Roberto Diso.
    Affidabile stuntman in produzioni cinematografiche americane, Ted Mulligan si ritiene comunque sminuito, e di conseguenza non adeguatamente remunerato, nel suo rischioso ruolo. La sua spavalderia non disgiunta dall’abnegazione al senso del dovere tuttavia gli procurano l’attenzione dell’
    Agenzia Federale di Controspionaggio, che lo ingaggia per un compito in cui torna utile la sua estraneità all’ambiente dei Servizi Segreti : verificare i fondati sospetti d’infedeltà alla Patria di un ex militare che probabilmente vende informative riservatissime a Potenze straniere. Diversivo d’approccio, sedurre la sua bella ed amata nipote per entrare nel suo entourage. Ted vi si lancia al solito con decisione, ma anche col raziocinante dubbio sulla reale disposizione dei fatti percepiti. Avrà quanto mai ragione, ma non nel modo che si aspettava…


    In ossequio al genere (“007…” ed affini) non possono mancare sotterfugi , doppiezze e spericolate lunghe parentesi con inseguimenti e colluttazioni ravvicinate, ma il fulcro della vicenda è sempre la messa in prova di Ted, ovvero un esame di idoneità che tocca indirettamente anche il lettore , informato _quanto il neo assunto_ anche dei lati più incresciosi del “mestiere”.
    Terminato l’albo comunque si può ritenere che l’escamotage serva a disimpegnarsi da un approccio alla materia troppo serioso e paradossalmente corrispondente (?) a metodologie realmente applicate . E l’atteggiamento smargiasso del protagonista , tuttavia continuamente preso in contropiede , libera chi legge dalla sensazione di venire (eventualmente) canzonato da un cumulo di fesserie grafico-letterarie :-p .
    I disegni sono del “solito” Diso che non si sbatte per non far sembrare altro Ted Mulligan che una copia (ossigenata) di Jerry “Mister No” Drake, condividendo con tutti (sic!) i personaggi la stessa ghigna da pupazzo di cabaret inquartato. Altre imprecisione le macchine anni ’70 ,d’accordo ,ma stirate come un film con l’AR sballato ed in generale gli sfondi un po’ al minimo sindacale anche a causa di chine stese con monotona uniformità. In sintesi una storia che si salva in corner, disegnata con un criterio stilistico opinabile (imho).
    "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

    Commenta


    • 15cc.jpg
      121. Gli Strangolatori
      Testi_ Pier Carpi / Disegni_ Roberto Diso.
      L’India, soggiogata dal colonialismo inglese, con i suoi capi spirituali e militari in radicale contrasto su come intraprendere la liberazione del Paese. In mezzo il governatore britannico, che tenta di smorzare e sopire il clima incandescente tenendo rapporti diplomatici col Rajah di Malipur, coadiuvato dall’intrigante figlia, che intanto si nega ad uno spasimante ( un ufficiale del governatorato) per incapricciarsi di un altro, già impegnato con una tipa londinese.
      Uno degli indipendentisti indiani più bellicosi, per vendicare una sortita punitiva dei nemici, dà l’assalto armi in pugno al palazzo occupato dal reggente anglosassone. Ma l’onta precedentemente patita dai combattenti asiatici non sembrerebbe stata comandata da lì…
      Coi personaggi perlopiù impettiti in un contegno marziale e stentoreo , entro dati limiti i dialoghi tentano di mantenersi asciutti e discorsivi , delineando un quadro conflittuale piuttosto ben articolato , distribuendo luci ed ombre tra i contendenti , non per rimarcare una tendenziosa equidistanza ma piuttosto per sposare ragionevoli propensioni pacifiste ( proto-gandhiane?), senza “illudersi” che la spada( la battaglia) si sottometta alla battaglia civile della parola. E possibilmente senza creare oligarchie pronte a prendere tal quale il posto del despota straniero . La sceneggiatura è ulteriormente mossa da elementi narrativi come da romanzo d’appendice , apportatori di colpi di scena previo tuttavia abbattimento generale della plausibilità (:-p) . Diso c’ha come modello base per le facce il prof. Stephen Hawking, dotato di un fisico da giocatore di basket anni ’60, però nelle zuffe corpo a corpo porta a casa una certa plastica credibilità (imho).
      "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

      Commenta


      • 14vvvv.jpg
        122. L’Ombra della forca
        TestI_ Andrea Mantelli / Disegni_ Renato Polese.
        Il giovane messicano (…nella seconda metà dell’Ottocento) Paco Ramirez, dopo aver cercato fortuna in Texas se ne torna, mogio, nella sua Monterrey. I compaesani , fieri nazionalisti, non mancano di rinfacciargli il “tradimento” campanilistico , ma rimangono ben più sbigottiti dall’apprendere dalle guardie giudiziarie in loco che oltreconfine il ragazzo è accusato di rapina ed omicidio, ovvero candidato ad un veloce processo con condanna alla pena si morte per impiccagione (!). Con sollecitudine un agente federale ed uno sceriffo americani lo prelevano dalla cella per estradarlo negli Stati Uniti. Il lungo e sfiancante viaggio a cavallo per arrivarvi riserva delle criticità che Paco cerca scaltramente di girare a suo vantaggio…
        Nel più classico tema western del lungo viaggio/ trasferimento accidentato e del protagonista che non subito si lascia catalogare tra i “buoni”( praticamente l’incipit di “Tex”), l’orientata caratterizzazione delle minoranze ( messicani, indiani e fugacemente anche afroamericani) “non wasp”carbura la storia di una energica fiammata politica ed idealista, antimperialista e critica dell’interventismo statunitense , come dire il 1968 e dintorni imbucato nell’insospettabile battutissima pista del fumetto bonelliano col Ranger dalla camicia gialla. La partigianeria didascalica dell’assunto arriva nitida , senza neppure e per fortuna bisogno di grandi “pipponi” verbali, lasciando un emblematico finale “quasi aperto ma segnato” che fa’ del diseredato Paco un William Wallace o Emiliano Zapata condottiero però di pellerossa (!), in forza dell’evoluzione di una trama che enumera frequenti capovolgimenti di scena. Ne dà conto con sufficiente impegno il pennello di Polese , squadernando tipologie etniche , architettoniche ed ambientali diverse, in un bianco e nero contrastato e solo parzialmente attenuato da tratteggi. I protagonisti hanno delle facce da cinema perlopiù, ma ci può stare (imho).


        "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

        Commenta


        • 14sss.jpg
          123.Geronimo
          Testi e Disegni_ Rino Albertarelli.
          In forma biografica illustrata , la vita di Geronimo (1829_1909), centrata nel coacervo di vicende storiche che videro , purtroppo, soprattutto sopraffazione, abusi e guerra, inferte agli indiani e da loro restituite quanto e prima possibile. E se la “questione “ tra nativi,coloni (“occhi”)bianchi e governo/esercito federale americani è tra le più dibattute nel fumetto western bonelliano, la rivalità quasi ancestrale e cruentissima tra indiani e “vicinato” messicano qui è ripresa a più riprese e con attenzione alle sfaccettature politiche-politicanti. Una bolgia: gli americani sono ostili ai messicani che sono ostili agli indiani, che diventano dunque nemici dei nemici ovvero quasi amici ; ma non certo sul territorio , conteso dagli arrembanti colonizzatori bianchi ; che da un lato odiano le violente ritorsioni degli indiani, accusando di lassismo l’esercito e le leggi federali non abbastanza draconiane coi pellerossa, ma nel mentre ingrassano i loro affari con le forniture (stornate e saccheggiate) alle riserve dei “musi rossi” , tenuti a stecchetto e possibilmente mai autosufficienti, ma esasperati e belligeranti . Si sprecano d’altronde anche le divisioni interne tra tribù e tra guerrieri anche loro malgrado banditeschi ed “integrati” che per quieto vivere accettano (leggi subiscono) le imposizioni calate dai legislatori di Mex e Usa, secondo decisioni magari prese sapendo poco di come si muove la realtà territoriale . Colui che fin da giovane viene additato come Geronimo inizia a distinguersi militando in sparute bande predatorie fino a scalare gradualmente la considerazione della sua e di altre genti oppresse ed in sostanza avversate da “tutti” benché comunque disunite. Diventa condottiero e consumato tagliagole ed infine inoltra una laboriosa pax con e negli Stati Uniti, trovando talvolta interlocutori ragionevoli oppure “falchi”irriducibili o lobbisti melliflui. In mezzo un’ecatombe di morti ammazzati, e prigionieri (donne e bambini compresi) ridotti in schiavitù (sic!). Un albo ricco di notazioni storiche documentate ( a proposito : da questo numero vengono a mancare i contributi redazionali , allo scopo dichiarato di ridurre i costi di stampa e mantenere inalterato il prezzo di copertina)che giocoforza sottraggono spazio al racconto/linguaggio prettamente fumettistico, dando ai disegni un’impostazione meramente iconografica. Lo stesso Geronimo poi , qualsiasi cosa succeda mette su la medesima espressione, desunta probabilmente dai pochissimi ritratti trapelati dalla lontana epoca ( il fumetto però risale al 1974) presa in esame. Ma un po’ tutte le tavole hanno un’estetica “vintage”, fitta di tratteggi a mano libera , segni d’espressione sui volti ed accenni si muscolatura sui corpi che danno specie ai nativi un’aria vissuta ed anagraficamente matura, magari _e si capisce_ anche sciupata. Quasi sempre gli ambienti consentono un logico indurimento delle ombre , col risultato paradossale però che le parti che si svolgono a notte fonda sono desaturate da retini. Ad epitaffio dell’autore , mancato il 21/09/1974, che consegnò così alle edicole, per lo spazio di pochi giorni postuma, la sua ultima opera artistica (imho).
          "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

          Commenta


          • 14n.jpg
            90.Cassidy_ Cenere alla cenere (1 di 3)
            Testi_ Pasquale Ruju / Disegni_Paolo Armitano, Elisabetta Barletta e Gianluigi Gregorini.
            Chiudendo il dossier su Raymond Cassidy (1935_1979), rapinatore di banche ed ex militare al fronte vietnamita (…un connubio in stretta e complessa correlazione…) ,la coppia di Agenti Federali che hanno seguito il suo percorso criminale si trovano costretti a scartabellare nei faldoni di vecchi casi , parzialmente irrisolti, che lo hanno coinvolto o visto protagonista, magari con dei complici (di norma tre ex commilitoni…) , già dagli anni ’60 sulla dorsale d’autostrada di vari Stati dell’unione.
            In flashback, con richiami nel presente , riviviamo queste “imprese”, non (del tutto) per come si sono svolte realmente (?) ma secondo le conclusioni che si palleggiano i due del Bureau. Ecco dunque Ray Cassidy , asso al volante e deciso con una pistola in pugno sistemare un clan di mafiosi italo-americani che hanno tirato a fregarlo; e poi progettare un colpo nella filiale di un istituto di credito sito nell’amena Holbrook ,cittadina periferica nello stato dell’Arizona (…qui l’albo s’interrompe prima del finale…).
            Episodio di tre che fa’ rivivere “postumo” un personaggio già oggetto di una serie Bonelli, prevista e realizzata in diciotto uscite , di genere poliziesco e bellico ( ma con un incipit che sfora nei territori del “magico” e dell’ultraterreno ;-) ), per i testi dello stesso Pasquale Ruju. L’espediente di far parlare quelli dell’FBI consente di far attribuire a R.C. delle efferatezze forse indigeste se prive di questo filtro narrativo. Filanti ed orecchiabili i dialoghi, e piacevole la ruspante forza scenica di tempi e luoghi, attagliati a storie poco più spesse (?) dell’aneddoto di vita randagia e fuorilegge. Ogni parte ha la sua distinta caratterizzazione grafica: la mezzatinta per il ’79, con stilizzazione (Armitano) piuttosto affilata, a là Daniele Caluri; la San Diego del 1969 nell’interpretazione di Gregorini si fa’ più tondeggiante ma massiccia , rimarcata scalando tratteggi in una incessante alternanza con le parti lucide _ossia illuminate_ che si compenetrano . Elisabetta Barletta al lavoro per illustrare il 1970 in Arizona preferisce piuttosto stacchi netti e neri pieni , lasciando però ogni altro elemento soffuso in un nitore che quasi invoca la policromia, su disegni che macinano un segno corposamente enfatico . Continua (imho).
            "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

            Commenta


            • 14mmmmm.jpg
              91. Cassidy_ La Scelta di Emily (2 si 3)
              Testi_ Pasquale Ruju / Disegni_ Elisabetta Barletta, Paolo Armitano e Tommaso Bianchi.
              Continuazione e termine del segmento riguardante la rapina a Holbrook. La scelta della località non è stata solo dettata da praticità logistica ma anche per dare a Ray la possibilità di chiudere i conti con lo sceriffo, frequentato sotto le armi in tutta la sua psicopatica e manesca sgradevolezza. Violenza che ha poi riversato sulla povera moglie, impiegata di banca (…). Disegni con qualche rigidità nelle posture che rendono le figure un po’ sgraziate e talvolta evanescenti nell’imporsi sul foglio bianco. Introdotto/intervallato dalla vivace dialettica dei due tipi dell’Fbi che se le cantano e se le suonano nel ’79, approdiamo ad un “caso freddo” datato 1975. Una “soffiata” porta Ray e la banda alle Hawaii, non per una banca ma per un farabutto di affarista che ha frodato soci e clienti e si è imboscato una “barca” di soldi, per andarseli a godere senza scrupoli al caldo, tra hobby (pesca sportiva…) , gran mangiate e la piacevole compagnia di due sventole che levati. Grazie al “basista” che ha spifferato sul ladro i …Ladri calcolano un colpo abbastanza agevole , ma…
              Storia lasciata in sospeso, per i bei disegni di Bianchi, preciso ed accattivante nel mood anni settanta, con carattere nel modulare e fissare il segno (anche qui però si ha talvolta una sensazione d’incompletezza…) , bello “croccante” ed analogico, all’estremo con qualcosa di un Marco Scalia.
              L’albo quaglia le impressioni date dal numero precedente : trame leggere e scorrevoli, tranquille nei loro cliché , gusto per particolari che appagano l’occhio e cruda rappresentazione della violenza . Continua (imho).

              "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

              Commenta


              • 14mmm.png
                124.Requiem per un legionario
                Testi_ Andrea Mantelli / Disegni_Renato Polese.
                La faticosa ed ingrata vita di pescatore, agli inizi del ‘900, di Lucien Fabre, che campa _ a stento_ vendendo il suo pescato nel mercato portuale di Marsiglia, si complica al peggio dopo aver fatto arrestare un piccolo boss della malavita che taglieggia le barche da pesca ed impone al ribasso le quotazioni ittiche. Incastrato a sua volta con la falsa accusa di rapinatore ed omicida Fabre, non vede altre vie di fuga dall’arresto che arruolarsi precipitosamente nella legione Straniera ; spedita nel deserto algerino per randellare le ( legittime) velleità indipendentiste arabe. In maniera rocambolesca (…) , dopo molti mesi, riuscirà a tornare clandestinamente dall’esilio forzato (…sfruttando l’avidità poco patriottica dei marsigliesi…) per scagionarsi definitivamente e prendere posto nella società onesta e civile francese.
                La movimentata vita del buon Lucien Fabre _cui l’Africa entra nel secondo atto, stante il fulcro della storia saldamente ancorato al porto e dintorni di Marsiglia, con la fama (stereotipa?) di coacervo di malaffare e gentaglia_ , in un fumetto del ’78 che non richiede per fortuna un protagonista dal candore inappuntabile (e magari un po’ ingenuo) , ma un provveduto che ragiona con scaltra praticità, anche e se le circostanze lo fanno sembrare al limite ancora più colpevole (sic!). Francamente un po’stucchevole però che accompagni sganassoni di riparazione ai torti subiti sentenziando battute burbanzose, allungando dei testi già abbastanza cospicui, a cui si aggiunge una presa di posizione politica sostanzialmente anti-colonialista, dando perlomeno da pensare al protagonista, certo abbastanza oberato già dai guai personali.
                Nei suoi fondamenti la sceneggiatura non brilla dunque di particolare originalità ma perlomeno offre un buon ventaglio di situazioni topiche ed animate, anche se non troppo dissimili anche nell’imperante antagonismo degli elementi naturali (i “mari” d’acqua e di sabbia…).
                In talune situazioni concitate ( ad esempio tre persone che bisticciano e/o corrono) i disegni mostrano un’elegante leggiadria che non sempre conservano nella appesantita complessione anatomica assegnata ad alcuni personaggi . Affatto disprezzabile comunque la cura dell’apparato scenografico e la pregnanza nell’assegnare le ombre , che comunque non travisano la sciccheria di bei ed espressivi ritratti (imho).
                "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

                Commenta


                • 14lllll.png
                  92. Cassidy_ L’Uomo dei sogni (3 di 3)
                  Testi_ Pasquale Ruju / Disegni_ Paolo Armitano, Tommaso Bianchi e Ivan Zoni.
                  Albo conclusivo della mini serie. Manco facesse l’assistente sociale di secondo lavoro (tipicamente il primo è rapinare banche con consumata “professionalità” , mettendo su una batteria con due ex commilitoni di quando erano a combattere in Vietnam e facendo bordello in più Stati americani ,cosa che torna pure utile nella burocrazia delle giurisdizioni, specie se devi guidare a rotta di collo inseguito dallo sceriffo di contea sotto piogge “monsoniche” , Ray Cassidy s’imbatte spesso in “casi umani” che sembrano sempre aspettare lui ( e la banda) per emergere ed emanciparsi. E’ il caso di una bambina maltrattata , finita in una specie di film horror rurale e ripescata dai nostri (malviventi) costretti a fare una sosta tecnica in un’officina/autopompa/ristorante/motel fuori mano per aggiustare la macchina. Finisce con un contrappasso crudele che non dispiacerebbe al “miglior” Diabolik. L’avevano sfangata bene pure ad Honolulu ( vedi numero prec.) coi motoscafi al posto delle auto e i pescecani con le pinne al posto dei pescecani sapiens sapiens (sic!). La chiusa finale è una celebrazione alla memoria di Cassidy , da parte di amici e parenti auto-convocati e straordinariamente e personalmente “visitati” dallo “spirito” (?) del de cuius.
                  Tornano Armitano e Bianchi, entra Zoni (visto nel revival di “Nick Raider”) , a cui piace tirare linee secche e piuttosto polarizzate tra il sottile che rischia di sembrare frollo e lo spesso che rischia di stroppiare l’equilibrio compositivo della vignetta. Non si nega i “soliti” tratteggi che nei ritratti cercherebbero di lasciar immaginare la struttura ossea sottopelle ma che diventano un ulteriore ostacolo ad una compiuta armonizzazione del disegno. Fine (imho).

                  "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

                  Commenta


                  • 14hhhhh.jpg
                    125. Davy Crockett
                    Testi_Giovanni Luigi Bonelli / Disegni_ Renzo Calegari.
                    Nel lontano ’57 Bonelli padre si misura con l’icona del west Davy Crockett, regolamentandolo nella sua tipica visione dell’eroe stoico e (per)formato, sempre in controllo, versatile nell’azione come nella cogitazione e cristallino negli intenti quanto coerente nei fatti a seguire (…che poi è un modo per spiegare due volte al lettore la stessa cosa :-p ), risoluto nel colpire (difensivamente) indiani ostili (a cui non risparmia epiteti quali “vermi”, “scimmioni”, “satanassi”…) ma pure sincero e ben accolto ( d’altronde la sua fama lo precede e rinforza la reputazione dell’eroe ;-) ) da altri; ed a cui si piega anche ad adottare usanze abbastanza superstiziose ma culturalmente radicate tra i nativi . Sotto il profilo diciamo politico la sceneggiatura instilla elementi ambigui , giusto per non tagliare con l’accetta la verticale ed inconciliabile divisione tra buoni e cattivi, ovvero tra “bianchi” e “pellerossa”, non facendo trasparire però che genere di compromessi ingoiano i secondi per non essere invisi ai primi . Per ciò che concerne propriamente il racconto trattasi dell’avventuroso travaglio a rischio di cotenna e scalpo con cui Davy di norma e regola ribalta a suo favore (ed altruisticamente per i suoi amici) situazioni che, anche in stallo, lo vedono di partenza obiettivamente in una posizione svantaggiata se non disperata. Ci mette molto del suo, talvolta gli avversatori sono un po’ fessacchiotti e dopo molte traversie si giunge _stretti nei tempi_ al finale, in cui avranno il benservito due ceffi “rinnegati” ( cit. D.C. è ampolloso nell’eloquio anche quando pensa tra sé, sic!), ovvero due bianchi sobillatori/intrallazzi ché l’economia di (fare la)guerra rende.
                    Dentro una gabbia grafica che tradisce le sei vignette a tavola quasi solo per far posto a didascalie esplicative (…cose di quei tempi…) i disegni di Calegari si industriano per cogliere le doti atletiche _quasi acrobatiche_ del robusto e belloccio Davy (vaga somiglianza con Pasquale Finicelli, il Mirko dei Bee
                    Hive in “Kiss me Licia”:-0 , xD), contrapposto agli indians che d’altronde “devono” morire in maniera teatrale oppure cascare lunghi e distesi dopo uno sganassone opportunamente somministrato dal nostro. Buono il bilanciamento prospettico nelle vignette e di conseguenza azzeccati gli sfondi ,pure se ogni occasione possibile_ non a capocchia, ma comunque, immagino, per sveltire e semplificare il lavoro _su alcune o talvolta molte porzioni di disegno cala il nero pece della china (imho).

                    "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

                    Commenta


                    • 14dd.webp
                      126.Davy Crockett_ Attacco notturno
                      Testi_ Giovanni Luigi Bonelli / Disegni_ Renzo Calegari.
                      Stavolta a Davy Crockett ispira andare a San Antonio, in Texas. Quasi senza avere il tempo di sciacquarsi il gargarozzo in un saloon dei paraggi , che già si perita di mettere alla porta due impiastri che se la litigano per una giocata a poker; ammirato e riconosciuto (un divo del west!) da un ex soldato che indirettamente ebbe a che fare con lui anni prima e subito disposto ad offrirgli vitto ed alloggio (!). Ma non ancora arrivati a destinazione la casa dell’amico viene attaccata da una combriccola di apaches e la moglie del buonuomo rapita (!). Davy si sente in dovere di darsi immantinente da fare per liberarla; scoprendo che il mandante del sequestro è un latifondista messicano , praticamente un maniaco che aveva casualmente conosciuto la tipa ed ora vuole farne la sua schiava sessuale (!)…
                      Nuova avventura , stesso trattamento imposto ad un personaggio che non deflette in caparbietà e sa “prendere in mano la situazione” dovunque si trovi , anche perché sa leggere le dinamiche dei fatti prima e meglio degli altri (anche se poi fieramente non intende “ammuffire” in nessun posto particolare), d’altronde cercandosi “i problemi col lanternino”( auto-citazione che si può sospettare nemmeno ironica),e sempre pronto a dimostrare che una dozzina di cattivoni armati non riesce comunque a tenergli testa ( magari gli sparano DUE volte alla spalla ma, il tempo di una fasciatura veloce, e torna in pista vispo e scattante come sempre), intento a far ruggire il suo archibugio , confidenzialmente detto “Betsy” (…con cui ci parla pure…). Il titolo dell’albo si riferisce all’assedio finale che Davy e soci subiscono da una banda sciagurata di indiani, emersi in una delle sottotrame che Bonelli senior sovente inserisce nelle sue storie per tenere viva l’azione e procurarsi una rotazione di avversari da scagliare contro l’eroe wasp di turno, badando a distinguere in negativo pellerossa spiccatamente ed ottusamente individualisti , capaci di calpestare la loro stessa cultura innanzi tutto.
                      Magari è un’impressione errata ma i disegni paiono più andanti e frettolosi che nel numero precedente del dittico, con fisionomie che talvolta debordano nel “deforme” e fanno una certa fatica a standardizzarsi. Luna o luce piena ogni occasione è propizia per scaraventare nelle vignette copiose ombreggiature. La normata regolarità della gabbia bonelliana cede diverse volte spazio ad ulteriori didascalie verticali ma nulla osta che il disegnatore abbia a trovare talvolta pose molto cinematografiche e spettacolari , come lo stereotipo western dell’indiano centrato da una pallottola che cade platealmente dal cavallo lanciato . Ed a proposito : finale super classico con Davy che saluta tutti _senza troppe smancerie, ché l’uomo è retto quanto pratico_ed al tramonto galoppa verso nuovi lidi (imho).
                      "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

                      Commenta


                      • 13vvvvv.jpg
                        127.Jed Smith
                        Testi e Disegni_ Rino Albertarelli.
                        Ebbene Jedediah “Jed” Smith, personalità dell’epopea del west americano ( sconfinando in terre che all’epoca , gli anni venti del diciannovesimo secolo, non erano federate negli Usa), nel decennio saliente _e ultimo_ della sua vita di cacciatore/commerciante di pelli di castoro. Misogino, puritano di quella rettitudine che tende a sfociare in una severa rigidità comportamentale, Jed, proveniente dall’Illinois ma aggregato ad una squadra di trapper formatasi a Saint Louis, si dimostra affidabile, accorto e dotato di qualità organizzative che attraggono tra i migliori suoi colleghi, con cui forma a più riprese una “batteria” di abili pellicciai, secondo necessità ed intraprendenza disposti a battere anche sentieri poco o nulla esplorati per trovare gli animali , in barba alla concorrenza e facendo i conti con situazioni climatiche estreme e la necessità di parlamentare con la politica dei “bianchi” e venire a patti ( se possibile, altrimenti è battaglia!)con la frastagliata e disomogenea “galassia” delle tribù indiane native delle varie terre percorse.
                        Con rendiconti precisi al dollaro e riferimenti di date giornaliere puntualizzate, un diario quasi notarile dall’intento divulgativo, trovata la disponibilità del lettore d’incamerare le nozioni a mezzo di una trama dal soggetto spartano nel suo mettere in fila una serie di mete che Smith e i suoi raggiungeranno in maniera tortuosa, scontando periti e defezioni, certo non per spirito “sportivo” ma prosaico ( comprese le mappature di collegamenti terrestri e fluviali che faranno la fortuna commerciale dei pionieri a venire, od almeno ridurranno incidenti ed accidenti mortali) , cosa che “moralmente” non lascia indifferente l’assai poco mondano ma fervente lettore piuttosto della sacra Bibbia, Smith. Viaggiare e sperimentare , sino alla fine ( la dipartita di JS non è documentata storicamente ma ricostruita secondo testimonianze indirette, e scaturita , nel 1831, dalla ricorrente necessità di trovare un punto di ristoro nell’ennesima lunga trasferta per consegne franco acquirente ).
                        Autore completo ,Albertarelli non tradisce il suo stile grafico ( qui concedendo molte vignette scontornate, a dare ulteriormente “aria” ai vasti e vari paesaggi battuti ) pieno di panneggi stropicciati e segni d’espressione sui ritratti ( noto una certa somiglianza tra JS e l’attore Tony Musante ;-) ), in cui l’inchiostro talvolta fonde (nel) le linee come se il pennino fosse frenato da una superficie (la carta…) particolarmente porosa. Molto solide le vedute prospettiche anche grazie alla certosina ed equilibrata resa estetico/compositiva degli sfondi (imho).
                        "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

                        Commenta

                        In esecuzione...
                        X