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CARTOLINE DALLA FINE DEL MONDO di Paolo Roversi
Marsilio/ Feltrinelli. 266pp., brossura. 9,50€.
E’ il sequel filologico de “L’Uomo della pianura”, pur se l’azione è sostanzialmente congelata e posticipata _ grazie ad un colpo di scena che nell’ultima pagina viene “ribaltato”, conferendo senso compiuto al titolo ;- ) _ di otto anni, cadendo nel futuro, forse anche per giustificare alcune innovazioni tecnologiche spinte , fulcro della trama. Roversi non perde in ironia pop e scorrevolezza di scrittura , ma sacrifica , rendendole abbastanza ininfluenti, le atmosfere e le calate dialettali della bassa , per istituzionalizzarsi in un giallo-thriller che apparecchia cervellotiche citazioni inerenti il Leonardo (da Vinci) ed un Enrico Radeschi da Milano (e tanti altri posti…) prettamente impallato sulle sue qualità di smanettone informatico miste al “fiuto” da cronista di nera di vicende scabrose e contorte. Non mancano , per altro, personaggi minori ritratti con empatica goliardia , e quasi al completo i comprimari dei precedenti romanzi, diligentemente esposti e riconoscibili come un cast di serie tv. Il romanzo tratta di una caccia ad un munitissimo killer che , da remoto,con metodologia inventiva e fantasiosa ma unitamente riconducibile alla vita ed alle opere Leonardesche ,giustizia per oscuri motivi dei professionisti del settore hi-tech, non per caso collaboratori di una performante azienda milanese, impietosamente filmati e messi online negli ultimi strazianti momenti della loro agonia terrena…
C’è un po’ tutto: le divagazioni su viaggi cibi bevute e culture varie; lo scalmanarsi infruttuoso sul luogo dei delitti, le faticose intuizioni che superano una prima risoluzione troppo esemplare e scontata, fino al concitato reale epilogo tra azione spasmodica , furioso hacking e spiegazione definitiva allusa e poi centellinata al lettore. La storia comunque regge e la molla della curiosità resta carica, sebbene non baciata da particolare originalità nel suo “mood” a là Dan Brown , però Roversi per altro cita più volentieri Jeffery Deaver (imho).
CARTOLINE DALLA FINE DEL MONDO di Paolo Roversi
Marsilio/ Feltrinelli. 266pp., brossura. 9,50€.
E’ il sequel filologico de “L’Uomo della pianura”, pur se l’azione è sostanzialmente congelata e posticipata _ grazie ad un colpo di scena che nell’ultima pagina viene “ribaltato”, conferendo senso compiuto al titolo ;- ) _ di otto anni, cadendo nel futuro, forse anche per giustificare alcune innovazioni tecnologiche spinte , fulcro della trama. Roversi non perde in ironia pop e scorrevolezza di scrittura , ma sacrifica , rendendole abbastanza ininfluenti, le atmosfere e le calate dialettali della bassa , per istituzionalizzarsi in un giallo-thriller che apparecchia cervellotiche citazioni inerenti il Leonardo (da Vinci) ed un Enrico Radeschi da Milano (e tanti altri posti…) prettamente impallato sulle sue qualità di smanettone informatico miste al “fiuto” da cronista di nera di vicende scabrose e contorte. Non mancano , per altro, personaggi minori ritratti con empatica goliardia , e quasi al completo i comprimari dei precedenti romanzi, diligentemente esposti e riconoscibili come un cast di serie tv. Il romanzo tratta di una caccia ad un munitissimo killer che , da remoto,con metodologia inventiva e fantasiosa ma unitamente riconducibile alla vita ed alle opere Leonardesche ,giustizia per oscuri motivi dei professionisti del settore hi-tech, non per caso collaboratori di una performante azienda milanese, impietosamente filmati e messi online negli ultimi strazianti momenti della loro agonia terrena…
C’è un po’ tutto: le divagazioni su viaggi cibi bevute e culture varie; lo scalmanarsi infruttuoso sul luogo dei delitti, le faticose intuizioni che superano una prima risoluzione troppo esemplare e scontata, fino al concitato reale epilogo tra azione spasmodica , furioso hacking e spiegazione definitiva allusa e poi centellinata al lettore. La storia comunque regge e la molla della curiosità resta carica, sebbene non baciata da particolare originalità nel suo “mood” a là Dan Brown , però Roversi per altro cita più volentieri Jeffery Deaver (imho).
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