Originariamente inviato da Pancho84
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Cinema Horror
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A Wounded Fawn di Travis Stevens...Horror a tema mitologico, in questo caso del mito delle Erinni.
Dopo un interessante prologo, il film,nel suo effettivo primo atto, un po' cade in cliche come l'entità che passa alle spalle dei personaggi ed in generale il film sembrava adagiarsi su un contesto "prevedibile"...per fortuna però il tutto svolta e la regia gioca molto sul surreale, su trovate grottesche e molto teatrali.
La messa in scena è da film anni '70, si nota molto Argento, ma da qui poi la regia come scritto a tratti usa trovate raimiane, si vira anche sullo steampunk ed il fantastico è gestito molto in modo teatrale ed il tutto comunque a livello visivo rimane interessante.
Nel finale probabilmente c'è uno spiegone di troppo, dato che il film è chiarissimo sul messaggio e sugli intenti fin dall'inizio quando si spiega il mito delle Erinni.
Horror indie interessante che nonostante qualche imperfezione ha il suo fascino; Stevens si dimostra essere un regista che sa il fatto suo per il genere.
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Su suggerimento altrui ho assaggiato il cinema di O.Perkins, figlio del buon vecchio Anthony Perkins.
La parentela mi ha indubbiamente incuriosito.
I am the pretty thing that lives in the house (O.Perkins, 2016)
Interessante tentativo di rivisitare il trito topos della casa infestata immaginando che un fantasma descriva con alati e desolati accenti la sua triste condizione, segnata da solitudine e angoscioso decadimento.
L'incipit regala già un'immagine piuttosto bella (che mi ha ricordato Lynch, il muto, certa dagherrotipia d'epoca), quella della damina ectoplasmica dal volto slabbrato da cui sbava una scia luminescente, ma in generale il nostro cerca di smuovere le acque di un genere usurato facendo ricorso a immagini decentrate, lievi ellissi temporali, false soggettive, simbolici contrasti cromatici, progressivo rimescolamente dei piani narrativi.
L'intento è fondere gradualmente epoche e personaggi coinvolgendoci intimamente nel racconto, quasi a volerci identificare con l'aleatorio ma loquace fantasma che vagola qua e là, tra candide pareti e cupi riquadri in ombra. Il reale si sforma in un limbo astratto, atemporale, coabitato da figure femminili alter-egoiche destinate a condizione fantasmatica perchè (storicamente?) troppo passive, inerti, "candide". Possibile se non probabile che il nostro punti alla metafora femminista.
Questo, più o meno, il succo.
Ciò detto, il film non mi ha davvero convinto. Il soggetto è quel che è, il condimento metanarrativo suona un po' trito, e lo sforzo di intellettualizzare e sublimare la materia sfocia in un aereo calligrafismo che - pur astrattamente ammirevole - ti scivola abbastanza addosso.
Sospinto da irrefrenabile curiosità nell'uggioso autunno padano, ho recuperato anche gli altri due lavori del nostro, che confermano più o meno le stesse qualità formal/atmosferiche e gli stessi interessi tematici vagamente femministi. Ma anche una certa qual astrattezza e vacuità di fondo, direi.
Bella la forma ma scarsa la ciccia, in estrema sintesi.
Sarà che l'ho visto per primo, ma il più interessante mi è parso il film mediano.Ultima modifica di papermoon; 07 dicembre 22, 18:24.
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Lo hanno scelto i ragazzi di vederlo, immagino chissà le altre scelte disponibili.
Quando io andavo alle medie avevo il prof che ci faceva vedere "La Passione di Cristo", ok bene, il problema che ci faceva vedere sto film ogni santo mese... "Ebbasta!",
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Originariamente inviato da ReXe Visualizza il messaggio
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