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  • Bello e interpretato bene... alla fine ho pianto.

    voto 8

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    • Originariamente inviato da ilPet_91 Visualizza il messaggio
      Anche Radio America è stupendo!
      Si è vero! Intenso ed emozionante, lo consiglio.

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      • Yes man

        Film positivo scritto abbastanza bene, poi dove c'è Zooey Deschanel per gli occhi è un piacere.

        voto 6,5

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        • Carnage di Roman Polansky



          Film delizioso.
          Polanski, dopo l'ottimo Uomo nell'ombra, confezionia una commedia intimista dai toni comici ma allo stesso tempo drammatici che mette a nudo l'essere umano moderno in quattro chiavi di letture differenti, quattro chiavi interpretate egregiamente da un cast che da ottime prove; specialmente Waltz e Winslet (la seconda, credo oramai sia assoldato, è la miglior attrice sulla piazza).
          Dialoghi ferrei che catturano l'attenzione e situazioni imprevedibili compongono un film delizioso che decolla nella seconda parte davvero divertente.
          Da rivedere sicuramente per capire meglio alcune sottigliezze, specialmente nella prima parte.


          Voto: 7.5/10
          "Andata e ritorno di Bilbo Baggins"






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          • Carnage
            di Roman Polanski

            Esemplare gioco al massacro di impianto teatrale.
            Polanski dirige una graffiante e straordinaria commedia sul finto perbenismo e sulla rabbia, dove l'unica arma è la parola; Parola che sgretola e "scarnifica" l'essere umano, preda di una natura che lo rende carnefice di sè stesso e dei suoi simili.
            Una guerra verbale dove non esistono alleanze, dove ognuno cerca di nascondere le proprie debolezze, evidenziando quelle altrui in modo da prevalere.
            Strepitosi i quattro attori,(Waltz dotato di un'espressività mostruosa) che riescono perfettamente a costruire delle interpretazioni solide.
            Degno di nota anche il finale, che a me personalmente ha lasciato alcuni aspetti su cui riflettere.
            Pienamente soddisfatto, era da un pò che non spendevo così bene i miei 8 euri.

            Voto 8/10

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            • Heat la sfida

              Che filmone... 172 minuti di adrenalina. Ottimi(che lo dico a fare?) De Niro e Al Pacino.

              voto 8,5

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              • Amadeus

                Una citazione dal film lo descrive meglio di 1000 parole:
                "sposta una sola nota, e si immiserisce tutto. sposta una sola frase, e la struttura crolla"
                un capolavoro

                10

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                • Super 8 di J.J. Abrams (2011)



                  A me mi è piaciuto!
                  Eliminate quindi ogni volontà di cercare almeno una parvenza di oggettività in questa recensione perché, checché ne diciate voi, a me mi è piaciuto… e neanche poco!

                  Che J.J. sia uno bravo lo ha dimostrato lui stesso nel corso del tempo (a partire dal breakthrough che è stato LOST per la televisione moderna, fino ad arrivare all’aggiornamento di un genere stantio da diversi decenni qual è il monster movie con Cloverfield), ma ancora gli manca quello step definitivo che gli dia i punti necessari per accedere a livelli successivi.
                  E per intenderci Super 8 non è la chiave di volta che possa portarlo ad una quota più alta.

                  La filmografia di Abrams è ancora troppo esigua per individuare una vera e propria “poetica dell’autore” e Super 8 rappresenta in questo senso un nuovo mattone di un muro in costruzione: se questo riuscirà dritto ancora non lo so, ma le basi per ora sono abbastanza solide.

                  Di certo questo è paradossalmente il film più personale di Abrams perché, se è vero che ci troviamo di fronte ad un grande omaggio al cinema di Spielberg (qui anche in veste di produttore) è anche vero che prima ancora Super 8 è un omaggio dell’autore alla propria infanzia, alle sue passioni e probabilmente a tutto ciò che gli ha illuminato il cammino verso il cinema. Perciò credo che ci sia molto più J.J. qui che non nel modesto M:i:III, o nel riuscito riavvio di Star Trek di un paio d’anni fa.

                  I difetti ci sono innegabilmente e non sono neanche pochi: lo stacco tra pre-finale e finale è troppo sbrigativo e gettato lì, la spettacolarizzazione di alcune sequenze verso la fine del film è fine a se stessa e la sospensione dell’incredulità, adirata, se ne va per un po’ in alcuni frangenti, qualcuno dei ragazzini ad un certo punto scompare (per ricomparire in seguito) e si perde un po’ quel feeling da “compagnia” che c’è all’inizio, molti spunti interessanti non vengono sviluppati fino in fondo e si ci potrebbe perdere in altri mille pipponi mentali.

                  E allora perché ti è piaciuto vi domanderete voi?

                  Perché Abrams ci ha messo seriamente il cuore e ciò traspare in ogni momento del film, facendo passare in secondo piano ogni difetto. Però devo ammettere che quel furbacchione di J.J. ha vita facile con me: usa la nostalgia come il voodoo punzecchiando di volta in volta i punti più scoperti di una infanzia filmica fatta di Amblin e LucasFilm.

                  Super 8 è come la mamma che ti rimbocca le coperte alla sera (magari in inverno perché fa più nostalgico), ti bacia sulla fronte in maniera avvolgente e se ne va lasciandoti in un senso di pace cosmica: sai esattamente che accadrà ogni sera, magari durante la giornata ti ha fatto incazzare a morte, ma non potresti mai farne a meno.
                  Super 8 è il film di cui vorrei essere protagonista, pronto dal passare da una vita normale e dolorosa, a dover affrontare il mostro per salvare la mia bella, mentre nel frattempo giro in bici nel 1979, assisto al deragliamento più pirotecnico della storia, giro un film fichissimo in super 8 che poi verrà mostrato nei titoli di coda di un film di 30 anni dopo e… ok, meglio resettare ora!

                  L’abilità di Abrams sta anche nel non rendere tutto ciò estremamente banale e molte scene (incluso il finale) avrebbero potuto diventarlo molto facilmente, ma per fortuna il problema è aggirato bene.

                  Il meeting stilistico Abrams/Spielberg riesce perfettamente e lo si può notare in ogni momento della pellicola: la ricostruzione d’epoca è magnifica, i movimenti di macchina eleganti e debitori del cinema che fu, la fotografia di Larry Fong rimanda direttamente a quella di un Maestro come Vilmos Zsigmond e ogni secondo stai li a pensare: “Ecco, ora arriva Richard Dreyfuss!”.
                  Abrams ci mette il suo solito senso del mistero, l’ossessione per i mostri (questo sembra il nonno buono di quello di Cloverfield), dei personaggi davvero ben scritti e un cast perfetto e affiatato: e sono proprio le scene tra i ragazzini le migliori del film capaci di tener testa alla miglior CGI sul pianeta. Elle Fanning in particolare è strepitosa e dopo Somewhere (pellicola che non ho granché apprezzato per dovere di cronaca) si dimostra ancora una volta un’attrice dal grande talento.
                  Punto di forza da non sottovalutare è la colonna sonora dell’amicone del nostro, Michael Giacchino che tra sprazzi di Williams, Horner e… Giacchino, si adagia sulle immagini con grande forza e precisione. Lo sviluppo tematico trovo che sia estremamente valido e lontano dai pessimi standard odierni e il Love Theme/Alice’s Theme è tra le cose più belle scritte dal compositore riccioluto. Ecco, l’aderenza alle immagini: se su disco la frammentarietà delle tracce può destare qualche problema all’ascoltatore proprio per l’estrema (forse troppa) dedizione che Giacchino riserva nel costruire un guanto perfetto per le singole scene (perdendo forse proprio di autonomia musicale), sul film la musica suona in maniera sublime come ormai non si sente quasi più. Non è il miglior score di Giacchino, questo no, ma è sicuramente lo score più sincero scritto dal compositore da diverso tempo a questa parte, capace di carezzarti con delicatezza all’occorrenza, o di tenerti sulle spine quando necessario.

                  Insomma, non ci troviamo di fronte ad un capolavoro epocale come Close Encounters of the Third Kind, ma l’obiettivo di Abrams era ben diverso e per quanto mi riguarda lo ha centrato pienamente.

                  A me mi è piaciuto come dicevo qualche centinaia di parole fa.
                  Se a voi non ha fatto lo stesso effetto è semplicemente perché siete delle brutte persone, degne di essere paragonate a Flavio Vanetti del Corriere.it … e no, non è una bella cosa!

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                  • Originariamente inviato da The Sandman Visualizza il messaggio

                    Polanski, dopo l'ottimo Uomo nell'ombra...
                    Sono tra i pochi, mi sto rendendo conto, a non aver particolarmente amato questo pluripremiato film. Che attinge con furbizia a scenari di fanta-politica ( direte: neanche tanto fanta... ), per imbastire un plumbeo e tristanzuolo giallo-thriller neppure troppo robusto ed incalzante.In particolare trovo che il regista non abbia risolto il problema di rendere cinematograficamente il lavoro del protagonista, un editor che dovrebbe starsene seduto concentrato a sistemare in un lampo centinaia di pagine di un manoscritto; fatto che si risolve in poche stringate sequenze, dopodichè il nostro passa ad altro, trovando pure il tempo di ciulare la first lady (bah...).

                    Complessivamente non insalvabile ma , secondo me, non da strapparsi i capelli.
                    "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

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                    • Gangs of New York, di Martin Scorsese

                      Tematicamente, questo film è in un certo senso la summa della poetica del regista. Stilisticamente siamo già nella "seconda fase" del regista, quella più commerciale e spettacolare. Con (molti) pregi e però, certo, anche dei difetti.

                      Il film ha molti elementi interessanti, e Scorsese resta comunque il più grande rappresentatore della violenza. Ma un po' meno "patina" e più rigore avrebbero potuto, probabilmente, tirare fuori uno dei più bei film del regista. A livello attoriale, la Diaz non mi dispiace, DiCaprio con Scorsese dà il meglio di sé (secondo me), e Day-Lewis un grande come sempre.

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                      • In linea di massima concordo con quanto hai scritto, ma vorrei focalizzare l'attenzione sul primo quarto d'ora del film, la lotta tra i "Nativi" e i "Conigli Morti". La battaglia è furibonda, ma Scorsese riesce a renderla chiara. Forse è la parte che mi è rimasta più impressa del film e per me (che, comunque, non sono un regista quindi mi baso molto su impressioni, se qualcuno più esperto non è d'accordo lo dica chiaramente) è uno dei picchi della carriera del regista.
                        Welles non sarebbe Welles, se tutti potessero essere Welles

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                        • Già, la prima sequenza è possibile solo grazie alla bravura del regista, da quanto ricordo. Non lo vedo da secoli, ma direi che il mio giudizio combacia con quello di Outis. Tra l'altro questo film sta un po' a Scorsese come Il pasto nudo a Cronenberg: entrambi i film avevano tematiche e uno sfondo per cui sembrava dovesse scapparci il capolavoro definitivo, e invece le aspettative sono state deluse (sebbene ritenga il film di Scorsese decisamente superiore a quello del canadese, che lì mi ha un po' deluso).

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                          • Io non lo vedo dal 2002... quella sequenza mi è molto piaciuta, ma il resto del film è una palla allucinante, tra Di Caprio e la Diaz ho rischiato l'orchite... menomale che c'era Daniel Day Lewis a risollevare un po' la cosa, ma per quanto mi riguarda non è bastato... film troppo lungo e dal ritmo inadatto.

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                            • Sì anche secondo me c'è un'intera parte del film col ritmo completamente sbagliato...però mi ricordo anche delle gran belle scene, tra cui appunto la prima che è fenomenale...mi ricordo una fenomenale interpretazione di Day Lewis, perfetto a dir poco...
                              ma anch'io non lo vedo da quando è uscito al cinema...

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                              • Ma d'altro canto anche The Aviator, che ho apprezzato di più, soffriva della stessa falla nel ritmo...

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