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  • Originariamente inviato da Tobias Visualizza il messaggio
    Suggestivo, come lo è tutto il cinema dei pionieri, ma la domanda è...era veramente cinema? No.
    Esplicita, esplicita, che mi interessa molto questo discorso.

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    • Era un protocinema sperimentale...di sicuro non era cinema, non lo era ancora...è come chiedersi se le fondamenta siano di per sè una casa...no, sono un elemento di essa, un elemento importante senza il quale la casa non starebbe in piedi...ma non sono "la casa" nel vero senso del termine...

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      • visto ACAB: film molto interessante, girato bene e recitato ancor meglio, forse lo script mette dentro troppi elementi e ne sviluppa pochi, ma sicuramente porta a farsi un bell'esame di coscienza sullo stato della società attuale.

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        • Originariamente inviato da axeman Visualizza il messaggio
          Era un protocinema sperimentale...di sicuro non era cinema, non lo era ancora...è come chiedersi se le fondamenta siano di per sè una casa...no, sono un elemento di essa, un elemento importante senza il quale la casa non starebbe in piedi...ma non sono "la casa" nel vero senso del termine...
          Questo lo avevo capito Volevo solo che Tobias scrivesse qualcosa di più, visto che è bravo e competente.

          E faccio una domanda, allora: quando il cinema inizia a essere cinema? Chi è il regista spartiacque? Griffith?

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          • Originariamente inviato da Tobias Visualizza il messaggio
            Le Voyage à Travers l'Impossible. G. Méliès.
            Suggestivo, come lo è tutto il cinema dei pionieri, ma la domanda è...era veramente cinema? No.
            Invece è cinema La jeteé di Chris Marker?


            LO SPECCHIO DELLA VITA (Imitation of Life) 1959 di Douglas Sirk

            Non ci sarebbe (stata) la soap opera senza le pellicole di Sirk. Regista europeo traslato a Hollywood, carica i suoi lavori di numerosissimi sottotesti che rischiano di essere nascosti dallo stile delle immagini. Con Lo specchio della vita da vita (e morte) al canto del cigno della propria carriera, con una pellicola che tratta il tema melodrammatico familiare rafforzandolo di tematiche intelligenti e attuali. Oltre alla riflessione sul tema razziale ciò che rimane è principalmente una messa in scena del fallimento del nucleo matriarcale, e con una controparte maschile pallida che si limita a quella di un piacente seduttore. Struggente il funerale gospel (anche di una carriera) finale. Un film straordinario, recitato splendidamente e specialmente dalla diva "dello scandalo" Lana Turner. Bellissimo.

            Originariamente inviato da outis81 Visualizza il messaggio
            E faccio una domanda, allora: quando il cinema inizia a essere cinema? Chi è il regista spartiacque? Griffith?
            E direi che La nascita di una nazione abbia avuto proprio questo privilegio, sì.
            La profonda mancanza di spiritualità di colui che non percepisce, ma giudica l’arte, il suo rifiuto e la sua mancanza di disponibilità a riflettere sul significato e sullo scopo della propria esistenza nel significato più alto del termine, assai sovente vengono mascherate con l’esclamazione primitiva fino alla volgarità: "Non mi piace!", "Non mi interessa!". Il bello è celato a coloro che non cercano la verità.

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            • Il Fantasma del Palcoscenico

              Devo ammettere che mi mancava. Non era per niente come me lo aspettavo, ma per certi versi è persino meglio. E' folle, caustico ma allo stesso tempo lirico e barocco. De Palma riesce a fondere insieme i registri del dramma, della commedia, dell'opera e del musical moderno in un unico blocco, senza dimenticarsi una diretta satira del mondo dell'industria musicale. La regia è quella impeccabilmente "pesante" del De Palma prima maniera, quello che non andava tanto per il sottile, le musiche sono eccellenti ed onnipresenti(sebbene il film riesca a non cedere praticamente mai ai meccanismi canonici del musical) e tutto è contornato da un ispirato gusto estetico per le tinte forti(sia per quanto riguarda la fotografia, sia per quanto riguarda la messinscena che più volte sconfina nell'horror). Insomma sicuramente un sacco di roba, soprattutto tenendo conto che si tratta anche di un'intelligente rilettura dei mito di Faust, del romanzo di Leroux, contornata di tanti altri riferimenti.

              Vestito per uccidere

              Si torna al De Palma migliore. Un thriller ottimamente congegnato, che rimanda chiaramente al cinema di Alfred Hitchcock soprattutto negli spunti di partenza così cari al De Palma dei thriller, ma anche in diverse, inconfondibili, citazioni dirette, che tuttavia non risultano mai pretestuose o disturbanti e non si limitano a riguardare il regista londinese, ma toccano insistentemente anche il nostrano Argento(a questo proposito riflettevo su quanto sia curioso il modo in cui De Palma ed Argento si siano vicendevolmente "rincorsi" durante gli anni '70).
              Registicamente raffinatissimo anche se non esattamente virtuosistico(se non in un paio di occasioni ficcanti), il film si fregia soprattutto di un montaggio che pesca nel tradizionale(la scena nel museo) e nel moderno(il montaggio parallelo con gli split screen), ma che risulta sempre estremamente ben gestito.
              Da citare anche altre particolarità del film, quali le lunghe sequenze prive di battute(che si concentrano soprattutto nella prima parte) e la musica molto "herrmanniana" del nostranissimo Pino Donaggio(che come tutti sappiamo ha avuto modo di lavorare con De Palma più volte). Tutto notevole. In definitiva uno dei thriller di De Palma che preferisco.

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              • E' normale dubitare dello status di capolavoro per Il Cacciatore di Cimino? :uhhm:

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                • Originariamente inviato da outis81 Visualizza il messaggio
                  Esplicita, esplicita, che mi interessa molto questo discorso.
                  Bè, Méliès è un nome tutelare che tutt'ora suscita rispetto al solo nominarlo, ma quello che faceva non era cinema, a meno che per cinema non si intenda "tante persone che contemporaneamente guardano qualcosa su una parete". Più che una questione di fondamenta è una questione di modus operandi e di finalità. Quale occasione migliore esisteva per incantare un vasto pubblico con le ultime mirabilie visive nel campo dell'ottica se non attraverso una grande proiezione? È per questo che non è cinema, perché non v'era il minimo interesse ad elevare quello strumento meraviglioso a veicolo di comunicazione. Mancava la benché minima funzione narrativa ( e quello sarebbe anche normale, eravamo agli albori ), perché il "cinema" era una pedina fondamentale della poetica del progresso dell'epoca. E dire che in realtà la sintassi cinematografica la si poteva creare benissimo già allora, ti basti sapere che già nel 1900, il celeberrimo Grandma's Reading Glass di Smith, mostrava l'effetto speciale di una lente di ingrandimento con relativi primissimi piani, attraverso l'uso di mascherini circolari.
                  Se non c'è sintassi non c'è cinema. Lo stesso Griffith che citi, tecnicamente, non ha inventato nulla, ma ha utilizzato quell'ultima frontiera dell'ottica per articolare una messa in scena spazio-temporale e logico-narrativa di senso compiuto.


                  Originariamente inviato da Dwight Visualizza il messaggio
                  Invece è cinema La jeteé di Chris Marker?
                  come reductio di tutto quello che ho scritto rispondendo ad Outis direi di sì, per quanto effettivamente anomalo.

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                  • Originariamente inviato da SE7EN Visualizza il messaggio
                    E' normale dubitare dello status di capolavoro per Il Cacciatore di Cimino? :uhhm:
                    per me si. Bel film indubbiamente, performance del cast superba, ma non lo considero una pietra miliare.
                    Sono una persona semplice, guardo film e non rompo il cazzo.

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                    • Nemmeno io, sarà che Bullet In The Head m'è rimasto più impresso. asd

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                      • Vi ringrazio asd
                        Il punto è che io lo apprezzo troppo poco rispetto a come viene considerato.

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                        • Il cacciatore è un film sontuoso, emozionante e di grande spessore concettuale. Basterebbe questo per definirlo un capolavoro, e la consapevolezza delle leggendarie peripezie realizzative che lo hanno caratterizzato gli regalano quel qualcosa in più per diventare una pietra miliare.
                          La profonda mancanza di spiritualità di colui che non percepisce, ma giudica l’arte, il suo rifiuto e la sua mancanza di disponibilità a riflettere sul significato e sullo scopo della propria esistenza nel significato più alto del termine, assai sovente vengono mascherate con l’esclamazione primitiva fino alla volgarità: "Non mi piace!", "Non mi interessa!". Il bello è celato a coloro che non cercano la verità.

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                          • Originariamente inviato da Duster Visualizza il messaggio
                            sorpresa del 2011!! faccio il tifo per il sequel...che sembra in buone mani...sono abbastanza fiducioso
                            Per il sequel é ancora presto per dire se verrà confermato il regista del primo capitolo o se lo girerà qualcun'altro,basta solo sperare che non chiamino un regista incopetente a girarlo .

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                            • Originariamente inviato da Dwight Visualizza il messaggio
                              Il cacciatore è un film sontuoso, emozionante e di grande spessore concettuale. Basterebbe questo per definirlo un capolavoro, e la consapevolezza delle leggendarie peripezie realizzative che lo hanno caratterizzato gli regalano quel qualcosa in più per diventare una pietra miliare.
                              Per me non è pietra miliare né capolavoro, lo vedo come il solito film che piace tanto all'Academy.
                              Che sia emozionante è soggettivo, che sia di grande spessore concettuale dubito fortemente. Sempre che qualcuno non voglia sottoporre ad attenta lettura il suo punto di vista inoltre non l'ho apprezzato a livello tecnico, montaggio in primis.

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                              • Méliès. Ok, chiaramente resta attaccato ad un’estetica debitrice delle convenzioni teatrali ed è pur vero che non riuscì a sviluppare del tutto un linguaggio espressivo autonomo (ma l'effetto finale è dannatamente interessante, fresco!) .
                                Allo stesso tempo, però, mi risulta difficile non trovare un valore narrativo in film come Il Viaggio nella Luna, Viaggio attraverso l'Impossibile, Ventimila Leghe sotto i Mari, La Conquista del Polo, tanto per citare quattro delle sue opere più celebri.
                                Ed è anche sbagliato sostenere che il grande pioniere non cercò di arricchire le proprie tecniche: fece uso della carrellata e a fine carriera giunse addirittura al cambiamento del punto di vista (in un periodo nel quale il montaggio si riduceva ancora ad un collage di scene “montate” una dietro l’altra).
                                Quando vedo questi film percepisco la poesia del fantastico, mi lustro gli occhi con la sua forza immaginifica e con il suo sguardo minuzioso. Questo è cinema. Cinema delle origini, ma pur sempre cinema.
                                Personalmente trovo più coinvolgenti e soddisfacenti queste sue opere dalla grammatica acerba, che i blasonati titoloni dal linguaggio più articolato venuti dopo (ai miei occhi mantengono un’assoluta importanza storica nei confronti della tecnica, ma poco altro), tipo Nascita di una Nazione di Griffith (il quale a Méliès deve tutto, come ebbe modo di affermare) e i filmoni in costume italiani realizzati alla vigilia della Prima Guerra Mondiale.
                                Sono d’accordo invece, e non perché voglio rivalutarne la figura e l’importanza (ci mancherebbe!), sul fatto che Griffith perfezionò tecniche espressive che già avevano fatto capolino, piuttosto che inventarne.
                                Epopee in costume italiane degli anni ’10. Dobbiamo considerare il contenuto di questa frase. Dobbiamo tener conto di questi sfarzosi film ricchi di riferimenti teatrali. Sono le produzioni di Luigi Maggi, Giuseppe de Liguoro e soprattutto Giovanni Pastrone.
                                Il Cabiria di Pastrone è senza dubbio uno spartiacque in termini di “sviluppo di un linguaggio”. Pone, nel modo più imponente, i principi del film spettacolare, del coordinamento delle masse e delle riprese in esterni ed elabora (frutto, va da sè, di un’ingenuità e ad un’incoscienza di fondo, comunque assai propositive!) alcune fondamentali innovazioni: scenografie ricreati dal vero e non più dipinte, carrelli, ricerche sull’illuminazione, addirittura vengono impiegati dirigibili per catturare dall’alto magnifiche panoramiche.
                                Se ci pensiamo bene in un film come questo c’era già tutto Griffith. E lo stesso Griffith lo dichiarò. Non solo, prima di cimentarsi nella realizzazione di Nascita di una Nazione, il regista studiò meticolosamente il Cabiria di Pastrone. Grande film di importanza storica, anche se a vederlo oggi non mi fa certo sognare, o solletica in modo speciale il mio comparto emozionale (al massimo resto stupefatto per la grandiosità del tutto)…

                                I bastardi hanno atterrato!! http://www.badtaste.it/rubriche/il-borg
                                http://www.destroythismovie.com

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