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  • Platoon per me è uno dei film di successo sulla guerra più sopravvalutati di sempre. Mentre a parte il primo posto oggettivo di Apocalypse Now, il mio preferito in assoluto è TTRL, perché se da una parte è sensibilisimo nell'eludere le trappole del gigantismo retorico, al contempo, dall'altra, crea una condizione di sospensione etica da sovraccarico di imput riflessivi e ipertestuali. È il war movie, insieme a quello di Coppola e a Johnny Got His Gun (piccolo grande goiello), ad avermi lasciato più di tutti gli altri "infettato psichicamente" dopo la visione.
    Full Metal Jacket lo piazzo al terzo posto, The Deer Hunter (che io invece non ritengo un capolavoro) di poco dietro.
    Qualcuno poi ha citato Save Private Ryan...non scherziamo ragazzi, è un film per l'appunto di guerra e non sulla guerra, un'opera che, tolto il vigoroso comparto tecnico, rivela tutta la pochezza del suo messaggio poggiando vistosamente sulla poetica della retorica tronfia come strategia comunicativa.

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    • Assolutamente d'accordo con Tobias sulla distinzione doverosa:ci sono film di guerra come Salvate il soldato Ryan oppure Black hawk down dove l'unico messaggio è "andiamo ed ammazziamo il nemico per il bene della patria",grande tecnica al servizio dell'azione con l'intento di rubare l'occhio.
      Poi ci sono i film sulla guerra,opere dove lo sfondo bellico è solo un pretesto per analizzare le condizioni dell'essere umano in situazioni disperate,i danni psicologici e i traumi scaturiti,spesso con l'intento di denuncia.
      In questo secondo gruppo metto i film da me citati nella domanda con l'aggiunta di Orizzonti di gloria,che avevo ingiustamente omesso.
      Rispetto a FMJ e TTRL,il cacciatore è da un punto di vista registico più artigianale,scevro da tecnicismi virtuosi.Le vicende dei protagonisti prendono il sopravvento e idealmente rappresentano uno spaccato dell'America,delle sue sofferenze e difficoltà durante la campagna in Vietnam che rimane una ferita mai rimarginata del tutto.Ci sono tuttavia scene suggestive,cariche di pathos ed attori azzeccati,de Niro su tutti....a volte contenuto nel suo rigore etico,a volte delirante e spaccone,capace di regalarci una delle sue migliori interpretazioni (ovviamente niente oscar!).
      FMJ è girato quasi come un documentario antropologico,asettico,spietato,pragmatico.Un film che di fatto potrebbe rappresentarne due nettamente differenti.La parte dell'addestramento,può apparentemente strappare qualche risata sadica ma se analizzata nel profondo ci proietta in un abisso di follia umana,dove ragazzi ignari sono addestrati a diventare degli zero e successivamente killer.
      I set sono spesso dozzinali anche quando ci si immerge negli esterni,la regia è funzionale al fine analitico di Kubrick,sobria,efficace,controllata anche se non mancano momenti girati in maniera magistrale come il suicidio di palla di lardo.
      TTRL è invece un compendio poetico-filosofico sulla natura umana.Se non conoscessi il regista e mi dicessero che in un film sulla guerra non si spara per 40 minuti rimarrei confuso.
      Un'opera atipica,dove la foresta,il mare,gli animali sono co-protagonisti tanto quanto la miriade di star pronte a recitare anche per due minuti.
      Sicuramente dei tre film è quello più virtuoso da un punto di vista formale,i rari momenti battaglieri ti fanno entrare nella vicenda come pochi,emblematico in questo l'assalto al bivacco giapponese.
      L'approccio alla materia è carico di pietas....."la guerra non nobilita l'uomo...lo trasforma in un cane rabbioso....avvelena l'animo", citazione doverosa per capire quanta empatia,quanto senso di colpevolezza collettiva e malinconia condivisa ci viene mostrata da Malick che non ha interesse a fare discorsi patriottici da "guerra necessaria" oppure di retorica pacifista troppo hippy.

      Insomma tre film d'Autore in assoluto.Cimino ha prodotto forse il massimo....Kubrick e Malick tutt'altro.
      "Ore come mesi; giorni come anni. Sono entrato nell'età dell'oro. Sono stato sulla riva di un nuovo mondo."

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      • "Salvate il soldato Ryan" e "Platoon" non sono neanche lontanamente paragonabili agli altri titoli citati finora. Il primo soprattutto, tolta la prima mezz'ora tecnicamente perfetta è di un'incredibile pochezza di contenuti, troppo retorico e patriottico.

        Nessuno ha citato "All'ovest niente di nuovo", che per quanto mi riguarda si colloca sopra sia a Kubrick che a Malick: uno dei film bellici più coraggiosi che abbia mai visto, eccezionale, in relazione al fatto che è un film del 1931.
        Welles non sarebbe Welles, se tutti potessero essere Welles

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        • ho recuperato Super 8.
          Sarà considerato buonista, ma mi è piaciuto. Mi ha fatto ricordare dei film trasmessi di pomeriggio su Italia 1 d'estate (goonies, stand by me,...), per questo non posso essere oggettivo nel giudizio.
          Mi ha colpito positivamente l'interpretazione dei giovani attori protagonisti, veramente perfetti.

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          • Originariamente inviato da paro_noodles Visualizza il messaggio
            "Salvate il soldato Ryan" e "Platoon" non sono neanche lontanamente paragonabili agli altri titoli citati finora. Il primo soprattutto, tolta la prima mezz'ora tecnicamente perfetta è di un'incredibile pochezza di contenuti, troppo retorico e patriottico.
            Esagerato. Va bene dire che non sono allo stesso livello però che non sono neanche lontanamente paragonabili...
            Dal lato tecnico non hanno proprio nulla da invidiare e, anche con un soggetto meno ambizioso, conservano una qualità cinematografica di altissimo livello. Quanto basta.

            Originariamente inviato da R15 Visualizza il messaggio
            ho recuperato Super 8.
            Sarà considerato buonista, ma mi è piaciuto. Mi ha fatto ricordare dei film trasmessi di pomeriggio su Italia 1 d'estate (goonies, stand by me,...), per questo non posso essere oggettivo nel giudizio.
            Mi ha colpito positivamente l'interpretazione dei giovani attori protagonisti, veramente perfetti.
            Proprio un ottimo film, Abrams si riconferma un regista di talento. Per me è anche migliore degli altri film sopracitati.

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            • Soprattutto Salvate il soldato Ryan è tecnicamente di altissimo livello. Invito a (ri)guardarlo con meno pregiudizi e più attenzione agli aspetti prettamente cinematografici.

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              • La retorica, purtroppo, è un aspetto cinematografico.

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                • Eh beh, certo ma siamo sotto il livello di guardia, per certi aspetti è meno retorico di Schindler's List e sicuramente non raggiunge i livelli di Amistad (che non sopporto) e Munich (che trovo grossolano in molti punti).

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                  • Mai disprezzata, specie quella spielberghiana.

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                    • Originariamente inviato da outis81 Visualizza il messaggio
                      Eh beh, certo ma siamo sotto il livello di guardia, per certi aspetti è meno retorico di Schindler's List e sicuramente non raggiunge i livelli di Amistad (che non sopporto) e Munich (che trovo grossolano in molti punti).
                      Ah beh si, ma ciò non vuol dire che ne sia scevro. Anzi, di solito la retorica è un qualcosa che si può riscontrare solo nella visione del prodotto nella sua interezza, perché presente solo in alcuni risvolti della narrazione. Spielberg, come nel caso di Ryan, riesce a far trasudare retorica persino alla sinossi.
                      Ma è un discorso che si espande a tutto il suo cinema: quando sta per uscire un film di Spielberg, se non parla d'alieni o navette spaziali, sai già che sarà un drammone con tripudio di retorica(e a dire il vero spesso anche quando ci sono alieni e navette).

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                      • Originariamente inviato da SE7EN Visualizza il messaggio
                        Mai disprezzata, specie quella spielberghiana.
                        Spielberg in Schindler's List in soli 5 minuti riesce a macchiare una pellicola dove questo elemento era stato in gran parte scongiurato. Mi riferisco alla dipartita di Oskar dai "suoi" ebrei. Sembra che Spielberg si sia "controllato" a fatica per tutto il film per poi esplodere in tutta la sua retorica drammaturgica tipicamente hollywoodiana in quel segmento, quella "licenza poetica". Fortuna che il finale à la Andrej Rublev risolleva il tutto. Ed il film rimane, in tutta onestà, ottimo e a tratti veramente straordinario.
                        La profonda mancanza di spiritualità di colui che non percepisce, ma giudica l’arte, il suo rifiuto e la sua mancanza di disponibilità a riflettere sul significato e sullo scopo della propria esistenza nel significato più alto del termine, assai sovente vengono mascherate con l’esclamazione primitiva fino alla volgarità: "Non mi piace!", "Non mi interessa!". Il bello è celato a coloro che non cercano la verità.

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                        • Originariamente inviato da Marv Visualizza il messaggio
                          Ah beh si, ma ciò non vuol dire che ne sia scevro.
                          No, assolutamente.

                          Originariamente inviato da Marv Visualizza il messaggio
                          Anzi, di solito la retorica è un qualcosa che si può riscontrare solo nella visione del prodotto nella sua interezza. Spielberg, come nel caso di Ryan, riesce a far trasudare retorica persino alla sinossi.
                          asd

                          È innegabile che a livello di contenuti il film è un po' povero (anche se non credo proprio che sia un elogio della guerra come hanno detto alcuni), certamente è quasi disarmante nella sua ingenuità di fondo. Però non nego che lo trovo formalmente molto riuscito.

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                          • [FONT=Verdana]‘Salvate il soldato Ryan’ è un tradizionale film di genere ma secondo me il genere lo supera anche, è un film d’autore al 101%, semplicemente ‘sulla’ guerra ha un approccio… spielberghiano, che anche nella tragedia sta convintamente a guardare il bicchiere mezzo pieno: grazie a Dio al fronte ci possono stare anche ‘persone perbene’, e in generale anche la guerra di per sé può essere vissuta come una missione genuinamente salvifica che mira a portare salvezza, anche fosse quella di una sola persona…
                            [FONT=Verdana]
                            Si può condividere o non condividere (e il discorso sarebbe complesso e delicato [anche se non mi pare che un film che si apre e chiude in un camposanto sia etichettabile come un ingenuo ‘elogio della guerra’ tout court]), Spielberg (e la sua retorica patriottica) può piacere o può non piacere, come possono non piacere certi suoi modelli di riferimento (Ford etc.)… ma non per questo secondo me vanno considerati superiori altri film che della guerra mostrano solo e soltanto il marcio o la rendono filosoficamente poetica…

                            [FONT=Verdana]A ognuno il suo, Spielberg la bandiera a stelle e strisce la fa orgogliosamente sventolare (ma solo grazie ai caduti… per la Patria e i suoi ideali da loro un tempo incarnati), Kubrick quei colori li fa indossare a una prostituta, De Palma non ne parliamo… ma mettere in un cantone il primo mi pare fuori luogo… specie se poi si ritenesse ‘Schindler’s list’ il suo capolavoro bellico…

                            [FONT=Verdana]Insomma dai, ‘sto ‘povero’ Spielberg old style… manco fosse l''eterno ragazzo' Gianni Morandi all’epoca dei Beatles…

                            [FONT=Verdana]P.s.: su ‘Platoon’ invece son d’accordo nel ridimensionarlo: onore (hollywoodiano) al reduce Stone… ma ancor di più alla colonna sonora, che da sola per me vale già più del film in sé……
                            "E' la vita mia: mille occhi, una foresta, una giostra di periferia"

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                            • il problema del cinema di stone e che i messaggi che lancia sono sempre sottolineati coi pennarelli jumbo...

                              "Il cinema è un arte soggettiva, quanto la musica, belli i 5 alti bello sentire pareri discordanti ai propri, ma alla fine sono io, uno schermo e tutto quello che ci passa di mezzo."

                              "Le barbarie sono lo stato naturale dell'umanità, la civiltà è solo un capriccio dell'evoluzione e delle circostanze". cit.


                              ~FREE BIRD~

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                              • Originariamente inviato da Dwight Visualizza il messaggio
                                Spielberg in Schindler's List in soli 5 minuti riesce a macchiare una pellicola dove questo elemento era stato in gran parte scongiurato. Mi riferisco alla dipartita di Oskar dai "suoi" ebrei. Sembra che Spielberg si sia "controllato" a fatica per tutto il film per poi esplodere in tutta la sua retorica drammaturgica tipicamente hollywoodiana in quel segmento, quella "licenza poetica".
                                Tipicamente spielberghiana in realtà: una retorica impossibile da disprezzare per chi ama il cinema di Steven Spielberg. E' un elemento che crea equilibrio con tutto il resto, il culmine di un percorso costellato di sofferenze (da parte degli ebrei) in cui la carica drammatica viene attenuata da una commozione (da parte dello spettatore) volta alla speranza e pronta a essere indirizzata alla celebrazione del ricordo. Un film straordinario.

                                Originariamente inviato da outis81 Visualizza il messaggio
                                È innegabile che a livello di contenuti il film è un po' povero (anche se non credo proprio che sia un elogio della guerra come hanno detto alcuni), certamente è quasi disarmante nella sua ingenuità di fondo. Però non nego che lo trovo formalmente molto riuscito.
                                Più che ingenuo è sentimentale. Un film che fa leva sulle emozioni in maniera molto efficace. Mi resterà sempre impresso il pathos che ho avverito ammirando l'inquadratura di Tom Hanks morente che, accasciato sulla motocicletta, spara al carro armato tedesco con la pistola.

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