annuncio

Comprimi
Ancora nessun annuncio.

L'ultimo film che hai visto?

Comprimi
X
 
  • Filtro
  • Ora
  • Visualizza
Elimina tutto
nuovi messaggi

  • Originariamente inviato da Tobias Visualizza il messaggio
    Mercoledì 21 Marzo
    Stalker - Andrej Tarkovskij, 1979

    Il momento di pausa lavorativa e di rilassamento dagli impegni in generale, ha favorito un raptus di onanismo intellettuale cinematografico, in conseguenza del quale il sottoscritto ha visto questo classico, e sul quale stavolta voleva soffermarsi un attimo.
    Ora, fermo restando che i miei preferiti di del buon Tarkovskij restano Andrej Rublëv e Lo Specchio, spezzo comunque una lancia a favore di quest'opera perché, se è vero che l'oggettivo sovraccarico intellettuale del film sfiora il collasso, è vero anche che tale sovraccarico non deve e non può offuscare e sottacere l'importanza di quest'opera sul piano dell'ampiezza dell'enunciato.

    Nel prologo del film vediamo un uomo in un bar (che lo stalker chiamerà "professore") che prende un caffè, seduto ad un tavolino nell'attesa degli altri due compagni di viaggio: lo stalker (in questo caso l'accezione è "guida") ed un intellettuale (che lo stalker definirà invece "scrittore"). I tre stanno per affrontare il viaggio che li condurrà nella Zona, un'area extraurbana rurale ed acquitrinosa dove si trova la Stanza Dei Desideri.
    Circoscrivendo l'opinione sul film, di cui ci sarebbe da parlare per ore, si potrebbe sintetizzare che, i tre uomini, lo stalker il professore e lo scrittore, rappresentano ovviamente tre poli fondamentali della cultura: la guida spirituale - la scienza - il lirismo, dove gli ultimi due campi portano avanti per tutto il film una dialettica di contrasto molto in voga nell'Unione sovietica di quel tempo, ovver la dialettica fisica - romanticismo.
    Solo che, mentre lo stalker (la guida) è intimamente connesso alla Zona, gli altri due paiono non solo completamente estranei rispetto a quel territorio misterioso, ma anche cattivi rappresentanti dell'essere umano che non guarda oltre i propri limiti, in quanto unicamente in grado di trincerarsi, ognuno dei due, dietro il proprio fiero narcisismo.
    Gli spunti da prendere dal film sarebbero sterminati, sia per quanto riguarda un'analisi sociologico-politica dell'allora Madre Russia, sia per quanto riguarda un'analisi squisitamente videosofica dell'opera. Spunti che Tarkovskij dissemina praticamente ovunque, a partire dal prologo nel bar, luogo di partenza che non casualmente fa anche da luogo di fine viaggio, dove i tre, all'inizio, danno vita ad una disposizione che per me è tra le più rappresentative di tutto il film, pur se nulla sembra dire in apparenza. I tre, seduti uno accanto all'altro a quel tavolino, mi catapultano immediatamente al quadro della Trinità di Rublev, impressione che potrebbe valere semplicemente come coincidenza, se non fosse che è di Tarkovskij che sto parlando. Questo potrebbe essere un punto di partenza dell'opera, non certo un tassello significativo dal punto di vista narrativo, ma sicuramente una partenza sul piano iconico, dove "iconico" sta per "capacità tecnica di riprodurre il sacro", in questo caso vale a dire "iconografia cinematografica". D'altra parte, non è certo un mistero che Stalker segua una precisa ritualità cristologica abbracciata ad afflati di filosofia orientale (si pensi alla sequenza nella Zona dei cerchi nell'acqua).
    E partendo da questa iconografia, si potrebbero iniziare a costruire le pareti dell'enunciato di un'opera che solo in apparenza può sembrare un ridontante gioco intellettualoide del buon Andrej.
    Il riferimento iconico al quadro di Rublev, ammesso e concesso che di riferimento si tratti e che non sia una mia reductio ad cazzum asd, potrebbe rappresentare l'annuncio di quel che sarà la dimensione spirituale dell'esplorazione della Zona, dimensione secondo me ulteriormente accentuata da una messa in quadro molto più esplicativa di quanto la sua semplice costruzione non descriva, dove i movimenti della macchina da presa, all'inizio, a casa dello Stalker, tagliano lo spazio formando una croce, sia grazie al carrellata in avanzamento che passa attraverso le fessure della porta delimitando di fatto un spazio verticale, che al successivo movimento orizzontale degli oggetti su un tavolo.
    Così come un'altra parete dell'enunciato è indubbiamente il doppio livello sonoro, il primo è quello meccanico del passaggio del treno sulle rotaie, il secondo quello che simboleggia la Zona, il primo ripetitivo, inespressivo e noioso come la vita al di fuori del territorio enigmatico in questione (ovvero la quotidianità), il secondo misterioso, fuori dal tempo, indecidibile eppure presente come la Zona stessa. Passando ancora oltre c'è l'uso dei colori, che rivela, in attenta evoluzione, il passaggio dall'ordinario allo straordinario, dove il b/n lascia spazio al colore (seppur ancora timido) al raggiungimento della meta, per poi ritornare alla fine del film, ma lasciando spazio nuovamente al colore nell'ultima sequenza. L'aspetto cromatico è di particolare rilevanza, poiché accentua quella che per me è la natura fenomenologica oltre che spirituale della Zona. La Natura si mostra per quel che è, ovvero semplicemente ordinaria, eppure straordinaria al contempo, ma per cogliere tale straordinaria verità, bisogna intendere e sentire la Natura come miracolo, e Tarkovskij aiuta a veicolare tale messaggio con il semplice espediente del colore circrcosrcritto alla macrosequenza in questione.
    La menzione di questi semplici aspetti, potrebbe favorire ulteriormente la comprensione di ciò che rappresenta l'esplorazione di quest'area o, meglio ancora, il fissaggio di alcuni passaggi fondamentali dove vengono fatte citazioni apparentemente disconnesse o incomprensibili, come ad esempio la poesia di Lao Tze recitata dallo stalker a mo' di preghiera, che rappresenta un turning point narrativo di assoluto valore, in quanto rappresentante la sua natura da adulto e prigioniero del mondo. Tre prigionieri in realtà, ché gli altri due non si mostrano da meno. Tre uomini che passano attaverso quella che sembra a tutti gli effetti una ritualità religiosa in generale, più che cristologica nello specifico perché, Tarkosvskij, all'approssimarsi dei tre alla Stanza, ci mostra degli atti tipici della tematica esplicita dell'opera come il battesimo e la confessione. Anche se sembra una ritualità volta più alla deriva del nichilismo, che verso la Luce, o forse è proprio questa la luce di cui ci parla il regista? La comprensione del fatto che il dominio della Legge degli Uomini manca di quell'abbandono totale che necessita la comprensione più vicina alla Luce?
    Il film si chiude, come prima accennavo, con una sequenza a colori, dove la piccola Martyska, la figlia malata dello stalker, sposta in casa dei bicchieri con il solo sguardo. In questa sequenza ci sono tutti i conflitti interiori dello stalker. Il primo bicchiere cade dal tavolo, il secondo in cui è versato del vino (il richiamo al Sacro) viene spostato appena fuori l'inquadratura, mentre nel terzo c'è un tuorlo rotto ed una piuma. Se a tutta questa simbologia racchiusa in pochi attimi, aggiungiamo il colore, capiamo come la suddetta Zona, per Tarkovskij, rappresenti semplicemente la realtà tutta, che necessita di essere guardata con gli occhi del miracolo, per coglierne la verità, o per dirla con le parole dello stalker mentre recita una poesia: " che diventino indifesi come i bambini, perché la debolezza è grande e la forza è niente".




    Ti ringrazio per l’approfondita (!!) analisi di questo film, l’ho visto poco tempo fa e l’ho trovato veramente singolare, mi colpiscono in particolare le osservazioni legate ai simboli religiosi, mi pare che tu abbia una particolare sensibilità per essi .

    E’ questa, una di quelle pellicole in cui avverto l’incapacità di avere un quadro completo, soprattutto per la mancanza di un confronto a più sensibilità, che darebbe sviluppo ad un dibattito ed una visione molto più ricca e complessa.
    Il sonoro è fantastico e penso abbia fatto scuola, l’ambientazione ha una dimensione evocativa per me decisamente straordinaria.
    Mi fa piacere aver compreso meglio il finale , e dimmi… che significato dunque daresti al “lupo”?

    La citazione che hai fatto del quadro, mi ha riportato alla mente i Cacciatori nella neve, di Bruegel il Vecchio, che è tra i quadri che appaiono in Solaris, l’unico altro film del regista che ho visto e con cui posso fare paragoni.
    A questo proposito vorrei dire che le tematiche dei due film mi sembrano molto simili, ed aggiungerei che Solaris mi sembra una vera “astronave o stazione orbitante dei desideri”, ove gli amori e le realtà più nascoste prendono a vivere,
    in forma di angosce di cui l’uomo però non riesce più a liberarsi, esse anzi finiscono per assumere una realtà ed un’autonomia, tale e quale, a certe menzogne, sovrastrutture che non ci sono imposte da altri e che difficilmente riusciamo a scalfire… forse dunque c’è più di un filo che lega le due pellicole.

    E’ sicuro che la fede illumina il cammino di chi non ha sovrastrutture, è però (nota personale) altrettanto vero che per essere veri artisti e veri scienziati ugualmente bisogna guardare il mondo con gli occhi dei bambini...:seseh:

    Commenta


    • Originariamente inviato da Oca del Paradiso
      Ti ringrazio per l’approfondita (!!) analisi di questo film, l’ho visto poco tempo fa e l’ho trovato veramente singolare, mi colpiscono in particolare le osservazioni legate ai simboli religiosi, mi pare che tu abbia una particolare sensibilità per essi .

      E’ questa, una di quelle pellicole in cui avverto l’incapacità di avere un quadro completo, soprattutto per la mancanza di un confronto a più sensibilità, che darebbe sviluppo ad un dibattito ed una visione molto più ricca e complessa.
      Il sonoro è fantastico e penso abbia fatto scuola, l’ambientazione ha una dimensione evocativa per me decisamente straordinaria.
      Mi fa piacere aver compreso meglio il finale , e dimmi… che significato dunque daresti al “lupo”?

      La citazione che hai fatto del quadro, mi ha riportato alla mente i Cacciatori nella neve, di Bruegel il Vecchio, che è tra i quadri che appaiono in Solaris, l’unico altro film del regista che ho visto e con cui posso fare paragoni.
      A questo proposito vorrei dire che le tematiche dei due film mi sembrano molto simili, ed aggiungerei che Solaris mi sembra una vera “astronave o stazione orbitante dei desideri”, ove gli amori e le realtà più nascoste prendono a vivere,
      in forma di angosce di cui l’uomo però non riesce più a liberarsi, esse anzi finiscono per assumere una realtà ed un’autonomia, tale e quale, a certe menzogne, sovrastrutture che non ci sono imposte da altri e che difficilmente riusciamo a scalfire… forse dunque c’è più di un filo che lega le due pellicole.

      E’ sicuro che la fede illumina il cammino di chi non ha sovrastrutture, è però (nota personale) altrettanto vero che per essere veri artisti e veri scienziati ugualmente bisogna guardare il mondo con gli occhi dei bambini...:seseh:
      Solaris purtroppo non mi va giù più di tanto, non riesco a conferirgli la statura che mediamente gli si dà, ma i collegamenti che fai ci possono stare.
      Riguardo la scena del cane, l'animale lì potrebbe simboleggiare in senso biblico-metaforico una forma di protezione divina per la guida spirituale, lo stalker. Il cane che accompagna il pastore.

      Commenta


      • Tobias, una curiosità, tra Andreij Rublëv, Solaris e Stalker (unici film che ho visto di Tarkovskij) che classifica ideale faresti? Personalmente Rublëv al primo posto senza dubbio, dopo Stalker ad una distanza comunque considerevole e infine Solaris (che anch'io non trovo assolutamente un capolavoro, pur riconoscendo certo la bravura del regista).

        Commenta


        • Originariamente inviato da Det. Bullock Visualizza il messaggio
          E' un film di avventura tratto da un romanzo di avventura, ma tutto deve avere dei sottotesti?
          Ma è il prodotto che introduce degli espedienti per darsi un tono, rimanendo poi estremamente superficiale... Poi, come ho ribadito, gli si concede di limitarsi al mero intrattenimento e qui lo fa in maniera fin troppo convenzionale, peccando di ridondanza e prevedibilità. Un compitino ben impacchettato, ma di cui non se ne sentiva il bisogno onestamente.


          "Spesso contraddiciamo una opinione, mentre ci è antipatico soltanto il tono con cui essa è stata espressa."

          Commenta


          • Originariamente inviato da TheGame Visualizza il messaggio
            Ma è il prodotto che introduce degli espedienti per darsi un tono, rimanendo poi estremamente superficiale... Poi, come ho ribadito, gli si concede di limitarsi al mero intrattenimento e qui lo fa in maniera fin troppo convenzionale, peccando di ridondanza e prevedibilità. Un compitino ben impacchettato, ma di cui non se ne sentiva il bisogno onestamente.
            Mi sa che è disaffezione al genere, come io non riesco a sopportare le commedie da un po' di tempo.
            "Compatisco quelle povere ombre confinate in quella prigione euclidea che è la sanità mentale." - Grant Morrison
            "People assume that time is a strict progression of cause to effect, but *actually* from a non-linear, non-subjective viewpoint - it's more like a big ball of wibbly wobbly... time-y wimey... stuff." - The Doctor

            Commenta


            • Originariamente inviato da outis81 Visualizza il messaggio
              Tobias, una curiosità, tra Andreij Rublëv, Solaris e Stalker (unici film che ho visto di Tarkovskij) che classifica ideale faresti? Personalmente Rublëv al primo posto senza dubbio, dopo Stalker ad una distanza comunque considerevole e infine Solaris (che anch'io non trovo assolutamente un capolavoro, pur riconoscendo certo la bravura del regista).
              Non cè paragone, Andrej Rublëv è semplicemente un capolavoro, a mio modo di vedere non solo il risultato più alto di Tarkovskij, ma anche un prodigio di compattezza e forza concettuale, oltre che fondante lezione di cinema antisovietico di un regista profondamente russo. Il capitolo del silenzio, per dirne uno, è tra i lirismi più alti di sempre della cinematografia russa.
              Al secondo posto tra questi tre Stalker ad un bel pò di distanza dal primo però, infine Solaris, che come ripeto per me è oltremodo apprezzato.

              Commenta


              • Originariamente inviato da Det. Bullock
                Mi sa che è disaffezione al genere, come io non riesco a sopportare le commedie da un po' di tempo.
                Ma nemmeno, ho gradito u-boot 96, visto di recente ad esempio.


                "Spesso contraddiciamo una opinione, mentre ci è antipatico soltanto il tono con cui essa è stata espressa."

                Commenta


                • Originariamente inviato da Tobias Visualizza il messaggio
                  Non cè paragone, Andrej Rublëv è semplicemente un capolavoro, a mio modo di vedere non solo il risultato più alto di Tarkovskij, ma anche un prodigio di compattezza e forza concettuale, oltre che fondante lezione di cinema antisovietico di un regista profondamente russo. Il capitolo del silenzio, per dirne uno, è tra i lirismi più alti di sempre della cinematografia russa.
                  Al secondo posto tra questi tre Stalker ad un bel pò di distanza dal primo però, infine Solaris, che come ripeto per me è oltremodo apprezzato.
                  Concordo, con la classifica, con il giudizio su Andreij Rublëv e con il giudizio sul capitolo del silenzio.

                  Commenta


                  • Quindi mi sono giocato direttamente il pezzo forte xD
                    Io personalmente ho trovato che il capitolo migliore fosse l'ultimo, la campana...

                    Commenta


                    • Originariamente inviato da HalJordan Visualizza il messaggio
                      Lunedì 26 marzo 2012 .

                      Django di Sergio Corbucci(1966).

                      Visto ieri sera su RaiMovie questo classico western con Franco Nero ,secondo i miei gusti l'hò trovato un piccolo cult,non spoilero sulla trama ma consiglio di recuperarlo a chi non l'avesse ancora visto,però dico che anche le musiche e la canzone non erano male !
                      la bara .asd lo rivedo sempre con piiacere

                      Commenta


                      • Martedì 27 marzo 2012 .

                        I Tre Moschettieri di Paul W. S. Anderson(2011).

                        Visto ieri sera a noleggio questo ennesimo remake basato sul romanzo di Alexander Dumà ,certo non stò a spoilerare sulla trama ma dico solamente che é un altra buona scusa per mostrare a noi maschietti la bella Mila Jovovich ,secondo i miei gusti come film l'hò trovato al quanto ridicolo anche se si salvano pochissime scene che meritano !

                        Commenta


                        • La fiamma del peccato

                          Grandissimo film, riesce con semplicità a trasmettere angoscia e tensione per quasi tutta la sua durata.

                          Ho rivisto anche A qualcuno piace caldo, mi ha colpito di meno rispetto alla prima volta, preferisco il perfetto equilibrio di alternanza di toni de L'appartamento.
                          Se dovessi fare una classifica di gradimento fra quelli che ho visto per ora sarebbe:
                          1) L'appartamento - La fiamma del peccato
                          2) Prima pagina - A qualcuno piace caldo
                          3) Irma la dolce - Non per soldi...ma per denaro - Testimone d'accusa

                          Letterboxd

                          Hemingway una volta ha scritto: "Il mondo è un bel posto e vale la pena lottare per esso." Condivido la seconda parte.

                          Commenta


                          • Quindi ti manca ancora "Viale del tramonto" tra quelli imprescindibili (perlomeno tra quelli che ho visto io). Forse solo "La fiamma del peccato" gli è superiore, almeno secondo me, ma comunque siamo a livelli talmente alti che la superiorità di uno rispetto all'altro sia dettata solamente dal gradimento personale.
                            Welles non sarebbe Welles, se tutti potessero essere Welles

                            Commenta


                            • Originariamente inviato da paro_noodles Visualizza il messaggio
                              siamo a livelli talmente alti che la superiorità di uno rispetto all'altro sia dettata solamente dal gradimento personale.
                              Assolutamente, do solo un leggero stacco tra le seconde e terze posizioni.
                              No ho visto anche Viale del tramonto, ma un pò di tempo fa. Dovrei rivederlo ma si gioca sicuramente i primi due posti.

                              Letterboxd

                              Hemingway una volta ha scritto: "Il mondo è un bel posto e vale la pena lottare per esso." Condivido la seconda parte.

                              Commenta


                              • La Fiamma del peccato è un noir impeccabile, visto anch'io di recente, ed è difficile dire quale tra questo e L'Appartamento sia il migliore di Wilder. Bellissimo anche l'affresco malinconico al Cinema in "Viale del tramonto", ma non ha la potenza dei due film sopracitati, meno une pellicola meno impegnata come "A qualcuno piace caldo".


                                "Spesso contraddiciamo una opinione, mentre ci è antipatico soltanto il tono con cui essa è stata espressa."

                                Commenta

                                In esecuzione...
                                X