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    Il grande caldo (1953), di Fritz Lang

    La maestria registica di Lang in funzione di un noir solido ed efficace.

    Bello è bello, ma solo io ho l'impressione che i tedeschi (e penso in particolare a Murnau e a Lang) ci abbiano perso nel passaggio dalla Germania agli Stati Uniti?
    Secondo me Lang è rimasto grande pure dopo, ché io del suo periodo tedesco trovo veramente straordinario solo M, Murnau invece ne ha sofferto di più, anche se il suo Aurora, che è stato il suo esordio americano, è tra i primi dieci film della storia del Cinema, almeno nella mia classifica.
    Poi c'è uno come Lubitsch ad esempio, che invece deve la sua fama indissolubile proprio al cinema americano, grazie al quale diventò indiscutibilmente un'icona, anche per via di quel suo spiccato senso d'equilibrio teso ad accontentare le platee americane da una parte conservando la sobrietà registica tipicamente europea dall'altra.

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    • Ecco Lubitsch mi manca del tutto, recupererò anche lui sicuramente. Ammetto comunque che verso l'espressionismo tedesco o comunque verso il cinema tedesco degli anni '20 ho un debole particolare.

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      • Io del berlinese Lubitsch ho visto solo, in ordine di preferenze, Vogliamo vivere!, Mancia competente e Scrivimi fermo posta. Tre commedie, diverse tra loro, ma chiaramente riconducibili all'autore, ad un tocco registico leggero ma al contempo graffiante. Vorrei vedere Ninotchka...

        Comunque un altro tedesco che ha fatto faville negli States è stato Douglas Sirk. Le sue ultime opere sono dei raffinatissimi affreschi del malessere della società americana borghese e solo un europeo poteva immortalarle con uno sguardo così ferocemente tragico ma al contempo crudo. Certo gli svolazzamenti barocchi e luccicanti della messa in scena e lo straordinario Technicolor hollywoodiano tendono a distrarre lo sguardo dello spettatore più verso la vicenda melò e la soap opera che verso i sottotesti sociali... ma in definitiva è anche il bello di Sirk. Come le foglie al vento e Lo specchio della vita sono due melodrammi di una bellezza furente.
        La profonda mancanza di spiritualità di colui che non percepisce, ma giudica l’arte, il suo rifiuto e la sua mancanza di disponibilità a riflettere sul significato e sullo scopo della propria esistenza nel significato più alto del termine, assai sovente vengono mascherate con l’esclamazione primitiva fino alla volgarità: "Non mi piace!", "Non mi interessa!". Il bello è celato a coloro che non cercano la verità.

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        • One Day
          A poco dallo scoppio causa pranzo pasquale, mi sono riproposto per questa serata la visione di questo film già visto alla sua recente uscita nei cinema. In patria ha praticamente diviso la critica, molti l'hanno elogiato, altri l'hanno definito troppo sbrigativo rispetto il libro da cui è tratto. Io non avendo ancora letto il libro, mi catalogo nella prima fascia di pensiero : una storia che ha il deciso scopo di emozionarci, farci sorridere, e commuovere (per ciò si tenessero tranquillamente alla larga cinici e boriosi), ma una volta tanto con uno script intelligente e una regia raffinata e particolare. La storia di Dexter ed Emma viene percorsa per vent'anni lo stesso giorno, seguendoli e osservandone le vite così diverse ma destinate a ricontrarsi grazie al loro forte legame, un legame di amore-amicizia, mai giustamente dichiarato. Attraverso la crescita dei due, osserviamo anche i cambiamenti del mondo intorno, delle mode e le innovazioni. Il film non è propriamente perfetto, e potremmo stare ore ed ore a soffermarci sulla sua voluta voglia di colpire emotivamente lo spettatore, ma gran rarità delle storie d'amore odierne lo fa sempre senza scadere nel miele più irritante o in situazioni steorotipate o snervanti per la nostra mente. 'One day' non rivoluziona affatto il genere, ma riesce a mescolare tutti gli ingredienti del romantic-movie in maniera calibrata, posata, e avvincente. Più che buona la prova del duo di attori perfettamente calati nei loro personaggi : Anne Hathaway, secondo la mia personale opinione, è una delle più brave e versatili attrici su piazza negli ultimi anni. Riesce con assoluta tranquillità saltare da un ruolo all'altro mantenendo sempre un gran carisma. Jim Strugges, a me non piace particolarmente, ma complessivamente riesce a convincere. Ottimo esempio di storia romantica, toccante e piacevole al punto giusto.

          Voto : 7,5

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          • Originariamente inviato da outis81 Visualizza il messaggio
            Strade perdute, di David Lynch

            Film molto interessante che anticipa il modus operandi delle pellicole maggiori (MD e IE). Disturbante e conturbante, con un po' di tempi morti. Non trovo che il film sia necessariamente di maniera, ma sicuramente si pone come ibrido, come ponte tra Velluto Blu da una parte e Mulholland Drive dall'altra. È un film di transizione, con tutti i pregi e i difetti del caso.
            Ma rimangiati subito quello che hai scritto! :evil: :lingua:

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            • Originariamente inviato da outis81 Visualizza il messaggio
              Il grande caldo (1953), di Fritz Lang

              La maestria registica di Lang in funzione di un noir solido ed efficace.

              Bello è bello, ma solo io ho l'impressione che i tedeschi (e penso in particolare a Murnau e a Lang) ci abbiano perso nel passaggio dalla Germania agli Stati Uniti? È una mia impressione sicuramente dovuta ad una visione esigua delle rispettive cinematografie, ma a me sembra che i due registi, inseriti in un contesto così definito e strutturato come era Hollywood, abbiano perso un po' della loro vena creativa. Per il momento preferisco sicuramente le loro produzioni tedesche che non quelle statunitensi.
              Effettivamente almeno per quanto riguarda Lang i suoi capolavori sono nel periodo tedesco: Metropolis e M. Però, se è vero che ci hanno perso, si parla di lana caprina perchè Il grande caldo,ma penso anche a Sono innocente o ad altri suoi lavori, sono tutte ottime pellicole.

              Su Murnau non posso dire nulla ma per Lang ho una predilezione particolare e trovo che ogni suo film sia ancora straordinariamente attuale, sia del periodo tedesco che di questo americano. La violenza che c'è ne Il grande caldo è avanti di decenni rispetto ai film dello stesso periodo che ho visto.
              Welles non sarebbe Welles, se tutti potessero essere Welles

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              • Originariamente inviato da outis81 Visualizza il messaggio
                Ammetto comunque che verso l'espressionismo tedesco o comunque verso il cinema tedesco degli anni '20 ho un debole particolare.
                Allora a sto punto credo tu debba recuperare anche Paul Leni, uno dei nomi tutelari dell'espressionismo. Il suo fondamentale The Man Who Laughs (esordio americano) è la sintesi più genuina ed affascinante dell'espressionismo tedesco trapiantato ad Hollywood, un'opera che. grazie anche all'indimenticabile ed "attualissimo" volto di Gwynplaine, non perde nemmeno una goccia di quel magico apprroccio registico.


                Originariamente inviato da Dwight Visualizza il messaggio
                Comunque un altro tedesco che ha fatto faville negli States è stato Douglas Sirk. Le sue ultime opere sono dei raffinatissimi affreschi del malessere della società americana borghese e solo un europeo poteva immortalarle con uno sguardo così ferocemente tragico ma al contempo crudo. Certo gli svolazzamenti barocchi e luccicanti della messa in scena e lo straordinario Technicolor hollywoodiano tendono a distrarre lo sguardo dello spettatore più verso la vicenda melò e la soap opera che verso i sottotesti sociali... ma in definitiva è anche il bello di Sirk. Come le foglie al vento e Lo specchio della vita sono due melodrammi di una bellezza furente.
                Concordo totalmente. Almeno col sottoscritto sfondi una porta aperta, non a caso l'avevo consigliato anch'io nel thread del cinema classico come nome imprenscindibile di certo cinema. Un grande regista misconosciuto da noi.

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                • Originariamente inviato da Dwight Visualizza il messaggio
                  Io mi chiedo anche come fanno ad essere costantemente irritanti e maledettamene insopportabili, queste Madonne di Von Trier...

                  Comunque Breaking the Waves rimane il suo miglior film. Ma, a livello di radiografia del genere femminile, Bergman sta su un'altra dimensione. Sia per sensibilità, sia per dura schiettezza...

                  Io vedo semplicemente delle sensibilità diverse: dalla mia modesta conoscenza di von Trier, mi sembra che il suo interesse è piuttosto rivolto al prototipo classico della donna dominata dagli istinti, l’intelligenza emotiva contrapposta all’intelligenza raziocinante (maschile).
                  Il che però conferisce alle sue protagoniste, secondo il mio personale modo di vedere un ‘aurea sacrale e misteriosa che le impreziosisce, perché hanno la capacità di elevarsi rispetto agli uomini…
                  che questa aurea sacrale forse a noi da fastidio perché siamo cresciuti in un paese con una mentalità ben diversa da quelli nordici .. beh…
                  La donna di Bergman (non c’è dubbio che von Trier sia debitore a Bergman), ovviamente non ha affatto bisogno di conquistare la sua dignità attraverso la sofferenza, è un organismo autonomo, più maturo e sofisticato, ed eccezionalmente specchio dell’umana psiche , e per come domina i suoi film mi sembra più vicina la mito nordico della Grande Madre.

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                  • Originariamente inviato da paro_noodles Visualizza il messaggio
                    Effettivamente almeno per quanto riguarda Lang i suoi capolavori sono nel periodo tedesco: Metropolis e M. Però, se è vero che ci hanno perso, si parla di lana caprina perchè Il grande caldo,ma penso anche a Sono innocente o ad altri suoi lavori, sono tutte ottime pellicole.

                    Su Murnau non posso dire nulla ma per Lang ho una predilezione particolare e trovo che ogni suo film sia ancora straordinariamente attuale, sia del periodo tedesco che di questo americano. La violenza che c'è ne Il grande caldo è avanti di decenni rispetto ai film dello stesso periodo che ho visto.
                    Vero, The Big Heat pure a me è piaciuto molto, molto bello pure Scarlet Street che all'epoca destò scandalo per via del finale.
                    While The City Sleeps invece pur essendo buono mi ha lasciato un po' più freddo.
                    "Compatisco quelle povere ombre confinate in quella prigione euclidea che è la sanità mentale." - Grant Morrison
                    "People assume that time is a strict progression of cause to effect, but *actually* from a non-linear, non-subjective viewpoint - it's more like a big ball of wibbly wobbly... time-y wimey... stuff." - The Doctor

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                    • Domenica 8 Aprile
                      Titanic 3D
                      Avevo solo 8 anni quando Titanic esordì nelle sale, ancora troppo piccolo per godermelo sul grande schermo. Cosa che, almeno, questa celebrazione dei 100 anni della tragedia, ha potuto farmi vivere. Perché, ditemi quel che volete, ma la più imponente, immensa e ambiziosa fatica di Jimbo Cameron a me fa sempre impazzire. E, ora che l’ho potuta assaporare anche in sala, con le ennesime 3 ore che son volate via, non posso far altro che ribadirlo. E’ una pellicola che, ne sono sempre convinto, fa paura.

                      Si sa, la pellicola si può dividere distintamente in 2 parti.
                      La prima, è quella dell’introduzione dei personaggi, della storia d’amore che si forma e si sviluppa. Certo, è evidente. Siamo al limite dell’esplicito, con una scrittura priva di alcun minimo spessore, che si limita a rappresentare la divisione classista, così come gli stereotipi raccomandano, con dei protagonisti che recitano dei ruoli già programmati. Eppure, mi piace. Riesce sempre ad intrattenermi, a divertirmi, ad emozionarmi, e Di Caprio & la Winslet sono deliziosi e perfetti. Sullo sfondo, una messa in scena, a livello tecnico e grafico che colpisce, accompagnato da una colonna sonora da urlo, intramontabile ed immortale.

                      E poi arriva la parte dell’affondamento, decisamente la più notevole, in tutte le sue componenti. In cui, per tutto il tempo, si percepisce del Vero Cinema, con una maestria dei mezzi registici ancora oggi impressionanti. E la grandezza non arriva solo dal comparto tecnico. E’ la parte in cui tutti i personaggi precedentemente presentati, acquistano finalmente spessore, i 2 protagonisti in primis, che nella loro frenetica corsa alla salvezza, raggiungono il loro scopo, emozionando e arrivando al cuore come mai prima ci si poteva immaginare. Sono tante le scene d’alta scuola. Dalla tanta inflazionata sequenza del quartetto d’archi sul ponte, alla caduta dei piatti e dei mobili, alternata al disastro oceanico. Ed è cui che il Titanic raggiunge il suo vero ruolo, non lo sfondo tragico di un’epica storia d’amore, ma il protagonista assoluto della pellicola. La nave e le sue storie di vita a bordo; vite che, in faccia alla morte, sublimano il loro percorso narrativo. Con la Winslet tra le più riuscite: il movimento di macchina ad inquadrare le sue foto, testimonianza di una “vita vissuta”, raggiunta grazie all’avventura in mare, rappresenta l’apice… ancora oggi, da brividi.

                      Veniamo al 3D. Il sottoscritto non è affatto un fan degli occhialetti. Quando posso, li evito, e, fino ad ora, a parte Avatar e Toy Story 3, ritengo le restanti esperienze dimenticabili ed inutili. Insomma, mi sono informato davvero poco in merito, non ho letto eventuali dichiarazioni di Cameron, ma, a parte il fine esclusivamente commerciale, di artistico ci ho visto poco. Tenendo conto che, poi, ho sempre considerato Titanic tra i migliori esempi di regia immersiva, con il carrello finale a mostrare gli interni della nave in netto rilievo, che non hanno alcun bisogno di alcuna stereoscopia per coinvolgere lo spettatore.
                      In conclusione, è una pellicola che ho sempre amato, e, visto l’enorme comparto tecnico e gli impressionanti risultati raggiunti, la posizione occupata nella storia del cinema, ecc.. era un’esperienza che meritava di andar vissuta sul grande schermo, dal mio punto di vista. Ma solo perché non avevo potuto farla la prima volta.
                      fedele seguace del team Apatow

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                      • Originariamente inviato da Maddux Donner Visualizza il messaggio
                        Ma rimangiati subito quello che hai scritto! :evil: :lingua:
                        xD asd

                        Comunque mi è piaciuto, lo trovo buono con dei momenti ottimi. Ma non al top del regista.


                        Originariamente inviato da paro_noodles Visualizza il messaggio
                        Su Murnau non posso dire nulla ma per Lang ho una predilezione particolare e trovo che ogni suo film sia ancora straordinariamente attuale, sia del periodo tedesco che di questo americano. La violenza che c'è ne Il grande caldo è avanti di decenni rispetto ai film dello stesso periodo che ho visto.
                        Ecco, pur avendo apprezzato molto Aurora, prediligo la vena creativa (per quanto un po' "naif" rispetto alla raffinatezza del film statunitense) del Nosferatu e del Faust.



                        Originariamente inviato da Tobias Visualizza il messaggio
                        Allora a sto punto credo tu debba recuperare anche Paul Leni, uno dei nomi tutelari dell'espressionismo. Il suo fondamentale The Man Who Laughs (esordio americano) è la sintesi più genuina ed affascinante dell'espressionismo tedesco trapiantato ad Hollywood, un'opera che. grazie anche all'indimenticabile ed "attualissimo" volto di Gwynplaine, non perde nemmeno una goccia di quel magico apprroccio registico.
                        Ok, grazie per la segnalazione.

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                        • Effetto notte di François Truffaut

                          Non mi ricordo se fu Dwight o qualcun altro a definire questo film la più sincera dichiarazione d'amore per il cinema comunque, per quanto non ami gli assoluti, penso che potrei essere d'accordo o perlomeno inserire questa pellicola tra quelle che sono maggiormente riuscite a omaggiare la Settima Arte.
                          Welles non sarebbe Welles, se tutti potessero essere Welles

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                          • Originariamente inviato da paro_noodles
                            Effetto notte di François Truffaut

                            Non mi ricordo se fu Dwight o qualcun altro a definire questo film la più sincera dichiarazione d'amore per il cinema comunque, per quanto non ami gli assoluti, penso che potrei essere d'accordo o perlomeno inserire questa pellicola tra quelle che sono maggiormente riuscite a omaggiare la Settima Arte.
                            :sisisi::sisisi: insieme a 8 e 1/2 e Viale del tramonto, ma anche i più "nascosti" Mullholand Drive e The Prestige, tra le più alte vette di metacinema.
                            fedele seguace del team Apatow

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                            • Biancaneve
                              Le premesse erano delle peggiori, visti poster e sopratutto trailer. A visione finita ritengo che si è stati troppo cattivi troppo presto con questo film, che risulta più che dignitoso e molto, ma decisamente molto, meno peggio di quanto credevo. Il pubblico a cui è indirizzato prevalentemente il film sono le famiglie, famiglie con pargoli cresciuti a pane e Disney e con in testa il cartoon classico della fiaba, suppongo visto sì e no da quasi tutti i bambini di mezzo mondo. Ed è inutile che Tarsem nelle interviste dichiara di "non aver neanche visto il film della Disney" ; in questa sua versione i riferimenti e i rimandi al classico del 37 non mancano e sono anche abbastanza evidenti. A colpire piuttosto è l'intelligente scelta di rimescolare il tutto in una salsa più nuova, divertente, avvincente, e capovolgendo numerosi momenti chiave della fiaba. A colpire l'occhio è, neanche a dirlo, la scenografia e i costumi che lasciano davvero a bocca aperta : barocco, sfarzoso, glamour, luccicante, uno spettacolo di colori per gli occhi. Sul lato visivo Tarsem ha completamente vinto. Molto ben calibrato il cast, sulla quale risalta un'eccezionale Julia Roberts, nel ruolo di una delle cattive più simpatiche e irriverenti che si possano trovare in una fiaba. Tuttavia lo script, affianca oltre a momenti geniali, anche altri non del tutto convincenti : più volte la trama sembra perdere consistenza e infiacchirsi, le gag comiche fanno sorridere ma risultano a volte evitabili e gratuite. Ma tirando giù le somme e viste le premesse (pessime) che avevo, questo 'Biancaneve' complessivamente risulta un'opera intelligente, piacevole, visivamente perfetta, e con un balletto finale che vale già da solo il prezzo del biglietto per quanto mi riguarda (dimenticate quello scialbo e imbarazzante Johnny Depp/Cappellaio matto che se la danzava in 'Alice in Wonderland').

                              Voto : 7

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                              • in effetti, visto che me lo sono anche guardato un pò stasera in tv, il paragone con la trasposizione fiabesca di Burton è calzante, anche tenendo conto della visionarietà scenica che accompagna entrambi i registi... ecco, rispetto ad Alice, spero sia decisamente meno irritante e piatto, a livello d'intrattenimento...
                                fedele seguace del team Apatow

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