Molto Forte, incredibilmente vicino
Oskar, un ragazzino newyorkese amante di scoperte e invenzioni, non riesce a rassegnarsi alla tragica morte del padre, avvenuta durante il drammatico attacco al World Trade Center, l'11 settembre del 2001. Un giorno trova il coraggio di rientrare nella camera da letto e nello stanzino del papà e trova in un vaso blu, nascosto tra i suoi abiti, una busta, un n...ome e una chiave. Credendo che si tratti dell'unico modo di conservare il suo ricordo, Oskar si mette alla ricerca della serratura e del contenuto custodito nello sconosciuto contenitore.
Questa è la premessa di Molto Forte, incredibilmente vicino, un film ruffiano, retorico, ricattatorio fino al midollo, palese e programmatico e burattinaio delle emozioni dello spettatore, per quanto tenti di raggiungere il maggior pathos per il maggior pubblico possibile provocando invece noia e ribrezzo per la falsità e la melensità della storia che per la durata di 129 minuti(eccessiva) ci sbatte addosso l'odissea e il dolore di questo bambino in modo infimo, che non convolge, anche perchè egli stesso è odioso, anche se l'attore che lo interpreta è molto bravo, imbevendo di zucchero, il romanzo di partenza che era molto intimista e complesso. Questo è un film quasi anticinematografico, oltre ad essere registicamente inesistente; fa la peggior cosa che puoi fare in quest'arte, primo: si parla troppo, e pure inutilmente, dove il bambino protagonista con un odiossissima voce fuori campo ci racconta per filo e per segno quello che fa e pensa, secondo: il film cerca in ogni modo di portare lo spettatore dove vuole che si vada, ora bisogna piangere, ora ridere, ora commuoversi, è deplorevole descrivere il dolore di una moglie o di un figlio solo attraverso la continua riproposizione delle manifestazioni più evidenti, plateali ed efficaci della loro disperazione.
mentre un buon film deve far arrivare lo spettatore al processo emotivo in maniera naturale, e non è questione di soggettività o cinismo, ma di tecnica di racconto, e nonostante la storia sia di una banalità sconcertante, il ritmo è insostenibile,(non vedevo l'ora che finisse). Unica nota di merito, è Max von Sydow, che col suo "the renter" emoziona stando completamente muto, in un film dove la falsità e la verbosità la fanno da padrone. A molti piacerà, sopratutto al pubblico più generalista; in America, nonostante le due nominaton agli oscar, (miglior film What? e attore non protagonista) è stato cassato, dicono perchè mostra la gente cadere dalle Twin Towers; o semplicemente è stato respinto perchè è un brutto film.
Oskar, un ragazzino newyorkese amante di scoperte e invenzioni, non riesce a rassegnarsi alla tragica morte del padre, avvenuta durante il drammatico attacco al World Trade Center, l'11 settembre del 2001. Un giorno trova il coraggio di rientrare nella camera da letto e nello stanzino del papà e trova in un vaso blu, nascosto tra i suoi abiti, una busta, un n...ome e una chiave. Credendo che si tratti dell'unico modo di conservare il suo ricordo, Oskar si mette alla ricerca della serratura e del contenuto custodito nello sconosciuto contenitore.
Questa è la premessa di Molto Forte, incredibilmente vicino, un film ruffiano, retorico, ricattatorio fino al midollo, palese e programmatico e burattinaio delle emozioni dello spettatore, per quanto tenti di raggiungere il maggior pathos per il maggior pubblico possibile provocando invece noia e ribrezzo per la falsità e la melensità della storia che per la durata di 129 minuti(eccessiva) ci sbatte addosso l'odissea e il dolore di questo bambino in modo infimo, che non convolge, anche perchè egli stesso è odioso, anche se l'attore che lo interpreta è molto bravo, imbevendo di zucchero, il romanzo di partenza che era molto intimista e complesso. Questo è un film quasi anticinematografico, oltre ad essere registicamente inesistente; fa la peggior cosa che puoi fare in quest'arte, primo: si parla troppo, e pure inutilmente, dove il bambino protagonista con un odiossissima voce fuori campo ci racconta per filo e per segno quello che fa e pensa, secondo: il film cerca in ogni modo di portare lo spettatore dove vuole che si vada, ora bisogna piangere, ora ridere, ora commuoversi, è deplorevole descrivere il dolore di una moglie o di un figlio solo attraverso la continua riproposizione delle manifestazioni più evidenti, plateali ed efficaci della loro disperazione.
mentre un buon film deve far arrivare lo spettatore al processo emotivo in maniera naturale, e non è questione di soggettività o cinismo, ma di tecnica di racconto, e nonostante la storia sia di una banalità sconcertante, il ritmo è insostenibile,(non vedevo l'ora che finisse). Unica nota di merito, è Max von Sydow, che col suo "the renter" emoziona stando completamente muto, in un film dove la falsità e la verbosità la fanno da padrone. A molti piacerà, sopratutto al pubblico più generalista; in America, nonostante le due nominaton agli oscar, (miglior film What? e attore non protagonista) è stato cassato, dicono perchè mostra la gente cadere dalle Twin Towers; o semplicemente è stato respinto perchè è un brutto film.
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