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  • Ho capito, si possono fare film di fantascienza come Tarkovskij. Poi voglio vedere quanti andrebbero in sala a vederli però.

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    • Ma non è nemmeno tanto colpa dello spettatore, quanto delle case di produzione secondo me.
      Lo spettatore medio ormai è come un bambinone che è stato educato male dai genitori. È normale che se un bambino si trova davanti un piatto di dolcetti e uno di verdure, non sceglierà mai quello che fa bene.
      Ora questa è solo una metafora, ma secondo me è l'industria cinematografica che dovrebbe assumersi un po più la responsabilità di educare il pubblico.

      Ovvio che se non propongono delle alternative… i poveri pirla che vanno al cinema sono costretti a sborsare per della semplice spazzatura...
      Flickr


      "How much would you pay... for the Universe?" Neil Degrasse Tyson

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      • Originariamente inviato da tizfx Visualizza il messaggio
        ma secondo me è l'industria cinematografica che dovrebbe assumersi un po più la responsabilità di educare il pubblico.
        L'ultima volta che qualcuno ha detto una cosa del genere (è stato Marv) è stato accusato di avere una concezione snob del cinema ed avulsa dalla realtà. Poi si viene qui e si piange sul fatto che Asimov è finito in mano ad Emmerich asd E qui io chiudo: ammetto che mi sto scompisciando, mi sono divertito a leggere certi interventi, ma Aronofsky preme e vuole un mio giudizio sul suo esordio cinematografico

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        • Originariamente inviato da axeman Visualizza il messaggio
          è un errore comune che per fare della fantascienza ci sia bisogno di budget enormi...non è necessariamente vero, anzi, c'è molta fantascienza eccellente che non richiederebbe budget particolarmente elevati.
          Avoglia. Per le Fondazioni di Asimov bastano un paio di pareti decorate e ti sei portato a casa la più grande epopea fantascientifica di sempre.
          La verità è che sul genere c'è molta, moltissima ignoranza. Anche da parte degli autori. Ormai si è giunti all'idea che le trasposizioni di grandi opere si sposino male con i prodotti autoriali. Allora il regista impegnato traspone raccontini sconosciuti, o crea una storia totalmente nuova, spesso alienandosi totalmente dalle tematiche del cinema di genere.

          Basta guardare Kubrick per capire quanto sia sbagliato questo modo di fare. Quanti grandi autori letterari hanno accompagnato la mano del regista? Si è "sporcato" persino le mani con uno scrittore popolare come Stephen King. La gente non era più acculturata quando andava a vedersi Shining, Arancia Meccanica o 2001 Odissea Nello Spazio, si aspettava semplicemente di vedere una gran figata di film.

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          • Originariamente inviato da outis81
            Ho capito, si possono fare film di fantascienza come Tarkovskij. Poi voglio vedere quanti andrebbero in sala a vederli però.
            No, aspetta. Le fondazioni di Asimov sono ambientati praticamente solo in interni, la fantascienza sta nel contesto e nell'argomento più che nelle scene o negli ambienti, ma sono opere godibilissime anche per un pubblico poco preparato o poco predisposto, a differenza dei film di Tarkovskij, come giustamente dici.
            Con i costi che la CGI ha raggiunto oggi, e considerato che comunque andrebbe usata abbastanza poco, si potrebbe contenere il budget a livelli più che sopportabili.
            E soprattuto non ha senso affidare un film di concetto ad Emmerich, a prescindere...poi il fatto che lo voglia fare in motion capture...perchè? Ma è proprio tutto scemo quello?!

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            • Oggi, purtroppo, ho visto Capitan America di Joe Johnston. E ho già detto tutto.
              https://www.amazon.it/dp/B08P3JTVJC/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=ÅMÅŽÕÑ&dchild=1&keywords=mau rizio+nichetti+libri&qid=1606644608&sr=8-1 Il mio saggio sul cinema di Maurizio Nichetti.

              "Un Cinema che non pretende, semplicemente è" cit. Roy.E.Disney

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              • Originariamente inviato da Gidan 89 Visualizza il messaggio
                Oggi, purtroppo, ho visto Capitan America di Joe Johnston. E ho già detto tutto.
                asd

                Appena finito di vedere

                Pi greco - Il teorema del delirio ( 1998 ), di Darren Aronofsky

                Film d'esordio del nostro regista, non perfetto ma con molti elementi di interesse.

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                • Originariamente inviato da outis81 Visualizza il messaggio
                  Pi greco - Il teorema del delirio ( 1998 ), di Darren Aronofsky

                  Film d'esordio del nostro regista, non perfetto ma con molti elementi di interesse.
                  Soprattutto l'uso estremo dei contrasti.
                  Avevo sentito che per la prima volta in questo film veniva usata la ripresa in soggettiva, è vero o ho capito male io.

                  Letterboxd

                  Hemingway una volta ha scritto: "Il mondo è un bel posto e vale la pena lottare per esso." Condivido la seconda parte.

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                  • Originariamente inviato da outis81 Visualizza il messaggio
                    Pi greco - Il teorema del delirio ( 1998 ), di Darren Aronofsky

                    Film d'esordio del nostro regista, non perfetto ma con molti elementi di interesse.
                    Meraviglioso.

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                    • Originariamente inviato da Maddux Donner Visualizza il messaggio
                      Meraviglioso.
                      Addirittura? Eh la peppa di santa eustachia...

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                      • Originariamente inviato da Maddux Donner Visualizza il messaggio
                        Meraviglioso.
                        Addirittura? Eh la peppa di santa eustachia.


                        The Divide 2011 - Xavier Gens
                        Ovvero Xavier Gens (quello del tanto chiacchierato Frontiers) alle prese con un apocalittico di medio budget. La minaccia dall'esterno spinge un gruppo di inquilini nei sotterranei, dove abita il manutentore del palazzo. La marcescenza di quel locus underground e i crescenti contrasti, porteranno i nostri ad un abbrutimento delle dinamiche interpersonali, dove l'ordinario diverrà "way beyond".
                        Gens non se la cava affatto male nel costruire l'escalation di tensione e perversione. Mentre Boyle col suo 28 Days Later si concentrava sulla minaccia esterna, Xavier si focalizza sulla minaccia dall'interno. Pur non essendo nulla di nuovo, The Divide si può catalogare come buon cinema, a patto che le aspettative, ovviamente, non siano molto alte.

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                        • Originariamente inviato da Gidan 89 Visualizza il messaggio
                          Oggi, purtroppo, ho visto Capitan America di Joe Johnston. E ho già detto tutto.
                          Veramente c'è un topic dedicato con un mille paginate (di fuffa?)...Joe Johnston trovi abbia fatto "corbellerie", in corso d'opera? A me non è dispiaciuto; e già ai tempi di "Rocketeer"[email protected]: si scherza eh, .
                          "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

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                          • Originariamente inviato da Maddux Donner Visualizza il messaggio
                            Meraviglioso.
                            Addirittura? Eh la peppa di santa eustachia.


                            The Divide 2011 - Xavier Gens
                            Ovvero Xavier Gens (quello del tanto chiacchierato Frontiers) alle prese con un apocalittico di medio budget.
                            La minaccia dall'esterno spinge un gruppo di inquilini nei sotterranei, dove abita il manutentore del palazzo. La marcescenza di quel locus underground e i crescenti contrasti, porteranno i nostri ad un abbrutimento delle dinamiche interpersonali, dove l'ordinario diverrà "way beyond".
                            Gens non se la cava affatto male nel costruire l'escalation di tensione e perversione. Mentre Boyle col suo 28 Days Later si concentrava sulla minaccia esterna, Xavier si focalizza sulla minaccia dall'interno.
                            Tra l'altro, il regista francese, oltre che buona padronanza del mezzo, dimostra di avere un'interessante cultura cinematografica, andando a pescare con gusto nelll'oscuro (e purtroppo dimenticato) cinema underground del passato. Per questi motivi, pur non essendo nulla di nuovo, The Divide si può catalogare come buon cinema, a patto che le aspettative, ovviamente, non siano molto alte.

                            Daisy Diamond 2007 - Simon Staho
                            Una giovane donna, madre di una bimba di pochi mesi, tenta indefessamente e con determinazione di inseguire il suo sogno di attrice, saltando da un'audzione ad un'altra per un ruolo. La ragazza ha talento, ma ai provini viene costantemente scartata. Nel giro di poco avrà inizio il suo inferno.
                            Amore materno o ambizione?. Il cinema di questo eccellente talento danese è scarno e privo di prosopopea, parecchio derivativo della scuola scandinava, Bergman e Dreyer in primis. Non c'è soluzione di continuità nel suo metacinema, un film che si specchia e guarda se stesso impietosamente, senza pascersi nella vanità o nell'autocompiacimento. La telecamera fissa, scruta il volto- paesaggio della protagonista, scavando nel suo sguardo e regalando momenti di grande intensità, grazie anche all'oggettivo magnetismo dell'attrice.
                            Questo non è esercizio di stile, questo è Cinema purissimo. Mettiamoci in testa che il Cinema è fatto anche da talenti sfavillanti come Simon Staho, Bela Tarr, Michael Haneke, Jan Švankmajer, Carlos Reygadas, e qui mi fermo. È cinema fatto con pochi soldi quindi non sarà mai grande cinema? Ma va là...

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                            • Originariamente inviato da Maddux Donner Visualizza il messaggio
                              Meraviglioso.
                              Addirittura? Eh la peppa di santa eustachia.


                              The Divide 2011 - Xavier Gens
                              Ovvero Xavier Gens (quello del tanto chiacchierato Frontiers) alle prese con un apocalittico di medio budget.
                              La minaccia dall'esterno spinge un gruppo di inquilini nei sotterranei, dove abita il manutentore del palazzo. La marcescenza di quel locus underground e i crescenti contrasti, porteranno i nostri ad un abbrutimento delle dinamiche interpersonali, dove l'ordinario diverrà "way beyond".
                              Gens non se la cava affatto male nel costruire l'escalation di tensione e perversione. Mentre Boyle col suo 28 Days Later si concentrava sulla minaccia esterna, Xavier si focalizza sulla minaccia dall'interno.
                              Tra l'altro, il regista francese, oltre che buona padronanza del mezzo, dimostra di avere un'interessante cultura cinematografica, andando a pescare con gusto nelll'oscuro (e purtroppo dimenticato) cinema underground del passato. Per questi motivi, pur non essendo nulla di nuovo, The Divide si può catalogare come buon cinema, a patto che le aspettative, ovviamente, non siano molto alte.

                              Daisy Diamond 2007 - Simon Staho
                              Una giovane donna, madre di una bimba di pochi mesi, tenta indefessamente e con determinazione di inseguire il suo sogno di attrice, saltando da un'audzione ad un'altra per un ruolo. La ragazza ha talento, ma ai provini viene costantemente scartata. Nel giro di poco avrà inizio il suo inferno.
                              Amore materno o ambizione?. Il cinema di questo eccellente talento danese è scarno e privo di prosopopea, parecchio derivativo della scuola scandinava, Bergman e Dreyer in primis. Non c'è soluzione di continuità nel suo metacinema, un film che si specchia e guarda se stesso impietosamente, senza pascersi nella vanità o nell'autocompiacimento. La telecamera fissa, scruta il volto- paesaggio della protagonista, scavando nel suo sguardo e regalando momenti di grande intensità, grazie anche all'oggettivo magnetismo dell'attrice.
                              Questo non è esercizio di stile, questo è Cinema purissimo. Mettiamoci in testa che il Cinema è fatto anche da talenti sfavillanti come Simon Staho, Bela Tarr, Michael Haneke, Jan Švankmajer, Carlos Reygadas, e qui mi fermo. È cinema fatto senza budget mostruosi, ergo non sarà mai grande cinema? Ma per favore...

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                                Addirittura? Eh la peppa di santa eustachia.


                                The Divide 2011 - Xavier Gens
                                Ovvero Xavier Gens (quello del tanto chiacchierato Frontiers) alle prese con un apocalittico di medio budget.
                                La minaccia dall'esterno spinge un gruppo di inquilini nei sotterranei, dove abita il manutentore del palazzo. La marcescenza di quel locus underground e i crescenti contrasti, porteranno i nostri ad un abbrutimento delle dinamiche interpersonali, dove l'ordinario diverrà "way beyond".
                                Gens non se la cava affatto male nel costruire l'escalation di tensione e perversione. Mentre Boyle col suo 28 Days Later si concentrava sulla minaccia esterna, Xavier si focalizza sulla minaccia dall'interno.
                                Tra l'altro, il regista francese, oltre che buona padronanza del mezzo, dimostra di avere un'interessante cultura cinematografica, andando a pescare con gusto nelll'oscuro (e purtroppo dimenticato) cinema underground del passato. Per questi motivi, pur non essendo nulla di nuovo, The Divide si può catalogare come buon cinema, a patto che le aspettative, ovviamente, non siano molto alte.

                                Daisy Diamond 2007 - Simon Staho
                                Una ragazza-madre che vive da sola con la sua bimba di pochi mesi, tenta con determinazione di inseguire il suo sogno di attrice, saltando da un'audzione ad un'altra per un ruolo. La ragazza ha talento, ma ai provini viene costantemente scartata. Nel giro di poco avrà inizio il suo inferno. Amore materno o ambizione?
                                Il cinema di questo eccellente talento danese è scarno e privo di prosopopea, parecchio derivativo della scuola scandinava, Bergman e Dreyer in primis. Non c'è soluzione di continuità nel suo metacinema a là Lynch, è un film che si specchia e guarda se stesso impietosamente, senza pascersi nella vanità o nell'autocompiacimento. La telecamera fissa, scruta il volto- paesaggio della protagonista, scavando nel suo sguardo e regalando momenti di grande intensità, grazie anche all'oggettivo magnetismo dell'attrice.
                                Ma derivazioni e ispirazioni a parte, questo resta Cinema purissimo, non mero esercizio di stile. Mettiamoci in testa che il Cinema è fatto anche da talenti sfavillanti come Simon Staho, Bela Tarr, Michael Haneke, Jan Švankmajer, Carlos Reygadas, e qui mi fermo. È cinema fatto senza budget mostruosi, ergo non sarà mai grande cinema? Ma per favore...

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