Condivido il giudizio di Ladida su Bright Star: non un capolavoro, ma un gran bel film. Due settimane fa sono andato a Roma a visitare la tomba di Keats, ed una volta arrivato di fronte alla lapide ho ripensato al film. Mi stavo commuovendo.
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"Un Cinema che non pretende, semplicemente è" cit. Roy.E.Disney
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Originariamente inviato da Gidan 89Condivido il giudizio di Ladida su Bright Star: non un capolavoro, ma un gran bel film. Due settimane fa sono andato a Roma a visitare la tomba di Keats, ed una volta arrivato di fronte alla lapide ho ripensato al film. Mi stavo commuovendo.
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Originariamente inviato da Ladida Visualizza il messaggio10 per me forse è troppo, ma rimane un film molto bello.
E' un film meraviglioso, pieno di delicatezza e poesia (e vorrei vedere),
e immerso nel più vivido e toccante realismo.
La polvere, la frutta, la carne, il pane, la nature morte, le nature vive,
l'economia domestica, i passi pesanti sul tavolato, le scarpe, il fango, i
merletti, i fiori, la luce, le tende, le mani callose, le mani unte d'inchiostro,
le calze bucate.
E la luce del sole, che questo cinema già arcaico corteggia come quasi nessuno
vuole più fare.
Noterei l'assenza dei soliti manicheismi e stereotipi tipici del genere.
La leggera ironia che ogni tanto fa capolino, ma senza mai risolversi in
distacco dai personaggi (penso alla meravigliosa scenetta delle farfalle
alimentate dall'amore, e poi ridotte a spazzatura).
L'audacia nel rappresentare senza pudori e senza volgarità enfatiche tutto
il registro delle emozioni umane, da quelle più riposate e domestiche agli
estremi del dolore e della felicità.
L'eleganza riposata ma segretamente febbrile della regia, che non si fa mai e
poi mai calligrafismo.
E poi il viso incredibile di abbie cornish.
E infinite altre cose.
Insomma, giusto tre righe per segnalarlo a chi non l'avesse mai visto.
Originariamente inviato da Ladida Visualizza il messaggioNeanche direi sottovalutato. Negli States il riscontro è stato ampiamente positivo da quel che noto.
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Originariamente inviato da papermoon Visualizza il messaggioMa che troppo, è troppo poco...
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Di Jane Campion non ho visto Bright Star ma Holy Smoke e Ritratto di signora. Mentre il primo mi è piaciuto abbastanza il secondo ho fatto una gran fatica a vederlo nonostante le grandi interpretazioni e la grande considerazione da parte della critica. Penso sia un problema mio perché non mi piacciono i film con quelle ambientazioni (tranne L'età dell'innocenza).
Letterboxd
Hemingway una volta ha scritto: "Il mondo è un bel posto e vale la pena lottare per esso." Condivido la seconda parte.
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Originariamente inviato da papermoon Visualizza il messaggioMa che troppo, è troppo poco...
E' un film meraviglioso, pieno di delicatezza e poesia (e vorrei vedere),
e immerso nel più vivido e toccante realismo.
La polvere, la frutta, la carne, il pane, la nature morte, le nature vive,
l'economia domestica, i passi pesanti sul tavolato, le scarpe, il fango, i
merletti, i fiori, la luce, le tende, le mani callose, le mani unte d'inchiostro,
le calze bucate.
E la luce del sole, che questo cinema già arcaico corteggia come quasi nessuno
vuole più fare.
Noterei l'assenza dei soliti manicheismi e stereotipi tipici del genere.
La leggera ironia che ogni tanto fa capolino, ma senza mai risolversi in
distacco dai personaggi (penso alla meravigliosa scenetta delle farfalle
alimentate dall'amore, e poi ridotte a spazzatura).
L'audacia nel rappresentare senza pudori e senza volgarità enfatiche tutto
il registro delle emozioni umane, da quelle più riposate e domestiche agli
estremi del dolore e della felicità.
L'eleganza riposata ma segretamente febbrile della regia, che non si fa mai e
poi mai calligrafismo.
E poi il viso incredibile di abbie cornish.
E infinite altre cose.
Insomma, giusto tre righe per segnalarlo a chi non l'avesse mai visto.
E la Cornish è adorabile.
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Commedia anatropa che affonda i suoi colpi nelle tematiche di contorno del film ( l’analisi antropologica del coattume capitolino, ormai un trademark del regista livornese…), recedendo invece da ogni polarizzazione idealistica il focus tematico centrale del suo essere: raccontare di una coppia di conviventi che cerca di concepire un figlio.Come di chi volesse stare “sul pezzo” con una storia “moderna”, rassicurando tuttavia chi vi presta attenzione sul mantenimento di uno stato di benessere e mancato stravolgimento di un solido ordine sociale. Quello che in fondo fanno ogni santa settimana organi come “Vanity Fair” e “Chi”.Regalando un controllato gusto per il politicamente scorretto ( si fa per dire…) ancorché il protagonista, violentando la sua natura di solido intellettuale accarezza l’idea che la violenza fisica è comunque espressione di passionale virilità, beneaccetta dalle donne, al limite perfino se sono direttamente vittime della “esuberanza” dei loro compagni.Le problematiche di coppia infine si sciolgono in un gesto finale che più di lieto sembra fatalisticamente rassegnato. Nel mezzo una prevedibile farcitura di imbarazza(n)ti siparietti sul dover condividere parti della propria sessualità per darla in pasto a specialisti, tecnici ed esami di laboratorio; ed uno studio di caratteri prevedibilmente non omogenei ma complementari.Il traccheggio sulla sponda scrupolosamente etero tradisce la definitiva volontà di scantonare situazioni eticamente controverse consegnando l’opera alla soddisfazione di posizioni ( neanche troppo…) post-democristiane. Renziano."...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"
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Crash, D. Cronenberg.
Resterò sempre ammaliato dal fascino perverso e torbido di questo film. Trasposizione non semplice vista anche la matrice postmodernista dell'originale fonte ballardiana; ma tuttavia decisamente più riuscita di un Naked lunch, per esempio.
L'aspetto più intrigante (al di là dell'ovvia cura formale), è l'uso che Cronenberg fa dell'architettura degli ambienti: interni ed esterni non sono semplici orpelli di messinscena, ma diventano estensioni alienate dei protagonisti, ambienti epidermici, per così dire. Questa concezione avanguardista degli spazi, lo rende un film del nuovo millennio ancor prima di arrivarci.
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Crash, D. Cronenberg.
Resterò sempre ammaliato dal fascino perverso e torbido di questo film. Trasposizione non semplice vista anche la matrice postmodernista dell'originale fonte ballardiana; ma tuttavia decisamente più riuscita di un Naked lunch, per esempio.
L'aspetto più intrigante (al di là dell'ovvia cura formale), è l'uso che Cronenberg fa dell'architettura degli ambienti: interni ed esterni non sono semplici orpelli di messinscena, ma diventano estensioni alienate dei protagonisti, ambienti epidermici, per così dire.
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The Ring 2 di Hideo Nakata .
Visto oggi pomeriggio,devo dire che questo sequel del remake americano si basa ben poco sul romanzo che ho letto,l'unica cosa che salvo di questo film sono la scena con i cervi e quella gnocca di Naomi Watts .
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Originariamente inviato da tizfx Visualizza il messaggioMission to Mars si difende bene per 3/4 di film.
L'atto finale però è di una banalità sconcertante per un regista come De Palma.
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In quegli anni hanno avuto entrambi l'idea di fare un film su marte e alla fine c'è stato un copia copia tra Red Planet e Mission to mars. Tutti e due alla fine usciti abbastanza male, dove hanno risentito di una regia e sceneggiatura banale e priva di forza, inlcudendo un cast mediocre per ognuno.
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Originariamente inviato da theda.bara Visualizza il messaggioIn quegli anni hanno avuto entrambi l'idea di fare un film su marte e alla fine c'è stato un copia copia tra Red Planet e Mission to mars. Tutti e due alla fine usciti abbastanza male, dove hanno risentito di una regia e sceneggiatura banale e priva di forza, inlcudendo un cast mediocre per ognuno.
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Johnny English la rinascita(2011).
Vista oggi pomeriggio questa ennesima parodia su 007 con Rowan Atkinson il famoso Mr.Bean nel ruolo di una spia imbranata ,non spoilero troppo sulla trama ma dico che in fatto di commedie questa si che fa davvero ridere,nel cast compare Gillian Anderson l'ex agente Scully di X-Files ,se volete farvi delle risate vi consiglio la visione di questo film .
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