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  • La battaglia dei sessi di Jonathan Dayton e Valerie Faris

    filmettino-ino-ino, un tema interessante purtroppo sviluppato in modo pedestre, gli stessi attori sembrano non crederci per cui il risultato sa di stanca finzione

    risultato finale molto insufficiente
    In qualche strana maniera noi svalutiamo le cose appena le pronunciamo. Crediamo di esserci immersi nel più profondo dell'abisso, e invece quando torniamo alla superficie la goccia d'acqua sulle punte delle nostre dita pallide non somiglia più al mare donde veniamo. Crediamo di aver scoperto una caverna di meravigliosi tesori e quando risaliamo alla luce non abbiamo che pietre false e frammenti di vetro; e tuttavia nelle tenebre il tesoro seguita a brillare immutato. (Maeterlinck)

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    • Contact (1997) di Robert Zemeckis
      Zemeckis è sempre stato un regista positivo e nemmeno questa sua incursione nella fantascienza fa eccezione. Jodie Foster è un astofisica che capta un messaggio dallo spazio, quali sono le implicazioni? E cosa aspettarci?
      Non a torto paragonato è stato paragonato ad Arrival, però Zemeckis imposta il discorso sulla contrapposizione fede-scienza e le sue implicazioni sulla società globale, mentre Arrival è molto più "intimo". Da un lato ne soffre la protagonista, meno presente e forte, dall'altro è un discorso molto interessante (e attuale). Il film non prende posizione, evita persino di fare macchiette dei personaggi più religiosi, secondo me fa anche bene, per lasciare agli spettatori la loro idea. Anche l'idea finale è meno arzigogolata di Arrival e tutto sommato va bene così.
      Cast molto folto, oltre a Jodie Foster, il coprotogonista è Matthew McConaughey, incredibilmente un teologo/filosofo (miscasting incredibile, anche se lui ce la mette tutta), più James Woods, Angela Bassett e John Hurt (il suo personaggio è abbastanza inutile e serve solo da deus ex machina facilone). Inoltre si vede che Zemeckis veniva da Forrest Gump perché inserisce una marea di scene con Bill Clinton che interagisce con i personaggi in finti servizi tv.
      Da riscoprire.

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      • Da riscoprire, parla per te : io avevo la vhs, ho il BD e presi il dvd quando si pagava ancora in lire ed aveva l'astuccio di cartone con la chiusura di plastica.

        Il personaggio di Jodie Foster è più forte e presente ( a se stessa senz'altro) di quella stordita di Prof. che "vede" una bimba nascere con lei, correre con lei, giocare con lei, dal medico con lei, all'ospedale con lei, moribonda con lei e dopo ottanta minuti di film ancora si sta chiedendo chi casso sia...
        "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

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        • Originariamente inviato da henry angel Visualizza il messaggio
          Da riscoprire, parla per te : io avevo la vhs, ho il BD e presi il dvd quando si pagava ancora in lire ed aveva l'astuccio di cartone con la chiusura di plastica.

          Il personaggio di Jodie Foster è più forte e presente ( a se stessa senz'altro) di quella stordita di Prof. che "vede" una bimba nascere con lei, correre con lei, giocare con lei, dal medico con lei, all'ospedale con lei, moribonda con lei e dopo ottanta minuti di film ancora si sta chiedendo chi casso sia...
          Non è certo uno dei film più noti di Zemeckis, per questo è da riscoprire.
          Su Jodie Foster, il suo personaggio è meno forte per presenza scenica, non come personaggio in sé. Ci sono molte parti del film in cui lei è del tutto estranea, soprattutto nella fase centrale del film e ho trovato che il finale la penalizzi non poco
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          • lo vidi al cinema e ne restai entusiasta perché lo percepii principalmente come un film di fantascienza

            l’ho rivisto un paio di settimane fa e mi ha fatto tutt’altra impressione

            molto invecchiato, ma soprattutto con un contenuto religioso al 100%, la scienza e anche il finale con la sorpresa sono solo specchietti per le allodole o se vogliamo diversivi, che servono a far passare il messaggio che quello che conta è la fede

            per me la visione dopo molti anni è stata una delusione
            In qualche strana maniera noi svalutiamo le cose appena le pronunciamo. Crediamo di esserci immersi nel più profondo dell'abisso, e invece quando torniamo alla superficie la goccia d'acqua sulle punte delle nostre dita pallide non somiglia più al mare donde veniamo. Crediamo di aver scoperto una caverna di meravigliosi tesori e quando risaliamo alla luce non abbiamo che pietre false e frammenti di vetro; e tuttavia nelle tenebre il tesoro seguita a brillare immutato. (Maeterlinck)

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            • Non mi piaque. Ma molto bella la sequenza iniziale allo specchio.
              Qual'è la verità? Ciò che penso io di me, ciò che pensa la gente, o ciò che pensa il burattinaio?
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              • Originariamente inviato da trabant Visualizza il messaggio
                lo vidi al cinema e ne restai entusiasta perché lo percepii principalmente come un film di fantascienza

                l’ho rivisto un paio di settimane fa e mi ha fatto tutt’altra impressione

                molto invecchiato, ma soprattutto con un contenuto religioso al 100%, la scienza e anche il finale con la sorpresa sono solo specchietti per le allodole o se vogliamo diversivi, che servono a far passare il messaggio che quello che conta è la fede

                per me la visione dopo molti anni è stata una delusione
                A me durante il film è sembrato che nel film la scienza è solo un altra fede ed è un discorso molto interessante e attuale, ovviamente non approfondito in questo film.

                Sicuramente non parla male della fede, ma fa un discorso se non altro realistico inserito nel mondo occidentale e nella società americana, che è una società estremamente religiosa. Oggi magari il fondamentalista sarebbe stato un musulmano, invece di un cristiano, assolvendo gli americani.

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                • A parte i colori falsati , l'incontro figlia/scienziata con papà defunto/alieno sembra un opuscolo dei Testimoni di Geova xD...
                  In Contact c'è un millenarismo ciclico : gli alieni non sono nemmeno proprietari della tecnologia con cui comunicano all'umanità ( ovvero a chi ha i mezzi cognitivi per interfacciarsi a loro); mentre in Arrival sembrano più "subdoli", nel contesto di un film che omette di interrogarsi sul portato della tecnologia aliena a lungo termine, presi gli umani dal panico di fraintendere (?) il termine "arma" (in Contact l'arma d'altronde, secondo il personaggio di James Woods, poteva essere l'oggetto strumentale stesso adibito alla comunicazione). In Arrival :
                  Spoiler! Mostra


                  In Contact "la" domanda della scienziata verteva su come gli alieni erano riusciti ad evolversi senza, in sostanza, tirarsi dietro le bombe atomiche come facciamo "noi"; e credo che manchi in Arrival un personaggio alla James Woods ( c'è quella specie di influencer leghista-survivalista incazzato però a prescindere con la politica federale in quanto tale): una silenziata compostezza che vuol essere maturità filosofica o ...Paraculaggine?
                  "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

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                  • The Lost City of Z: come Don Chisciotte incontra Aguirre - James Gray
                    film 2017, senza se e senza ma..ma non senza difetti
                    é un film con intenti immensi, quelli di parlare delle ossessioni, delle ingiustizie degli uomini e delle asperitá della natura, della rivalsa e della sconfitta. Ci riesce? in alcuni si, a pieni voti, in altri meno ma noi apprezziamo lo sforzo
                    parto dal tema a me piú caro, e fortunatamente quello piú riuscito: uomo e Natura, o meglio, uomo IN Natura. Per la prima volta dai tempi di Aguirre, l´ambiente viene rappresentato in tutta la sua crudele bellezza, non ci sono tramonti idilliaci o alberi che stormiscono nel vento mentre l´uomo raggiunge il Nirvana, ci sono fango, insetti, malattie e la sensazione che dietro ogni foglia si possa trovare sia la salvezza che la distruzione. La Natura non é né la soluzione né la rovina, é entrambe..quando Robert Pattinson (che senza motivo si mangia il film) dice "the jungle is hell sir but...the kind I like" ho capito che eravamo sulla stessa lunghezza d´onda. Non venitemi piú a parlare di Inarrtitu, Malick e Penn per quanto mi riguarda, la foresta ha un nuovo cantore..
                    e poi c´é il discorso vero, quello dell´ossessione e di come inseguire le proprie chimere spesso e volentieri ci costringe a perdere tutto il resto, a vivere una vita infelice MA di un´infelicitá diversa da quella che avremmo provato lasciandocele alle spalle..é il destino di tutti gli Ulissi di questo mondo. E qui purtroppo il film va a fasi alterne, con un terzo atto un pó monco e affrettato (terribile la chiusura del personaggio di Pattinson, mentre il rapporto con la famiglia avrebbe meritato maggior approfondimento), forse 20 minuti in piú sarebbero serviti..
                    si respirano tante arie in questa storia: Don Chisciotte (l´eterno sconfitto che non é mai vinto), Conrad (madonna quanto Conrad che c´é...), Aguirre, Ulisse, Colombo, Achab e Fitzcarraldo..tutti i personaggi bigger than life sono compressi in un omino piccolo e non particolarmente brillante, che in fin dei conti ci ispira piú tenerezza che altro




                    Honour to the 26s

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                    • Originariamente inviato da barbayannis Visualizza il messaggio

                      A me durante il film è sembrato che nel film la scienza è solo un altra fede ed è un discorso molto interessante e attuale, ovviamente non approfondito in questo film.
                      .
                      Per me è sostanzialmente un film sulla componente sentimental-irrazionale dell'attività scientifica, ma a quanto ricordo i due ambiti, scienza e fede, vengono tenuti separati senza ambiguità: non potendo fornire prove condivisibili e verificabili della sua esperienza aliena o pseudo-tale, la Foster deve rinunciare e tenersela per sè, accettando che ci siano esperienze non dimostrabili ma non per questo prive di valore e importanza.

                      Comunque, ho visto "Nemesi" di Walterone Hill.
                      Non sapevo che fosse uscito, l'ho pescato un po' per caso.

                      E' un Hill al 120%, ma complicato dal tema transgender, che dà vita a una goduriosa e delirante transexual double revenge con tanto di doppio full frontal, un'assurda storiaccia da b-movie vecchio stampo davvero sporca e fuori dagli schemi, realista e stilizzata, fisica e fumettosa, gigionescametne ironica ma a suo modo pensosa e problematica.
                      M.Rodriguez mi è parsa idonea e convincente, S.Weaver calza come un guanto un personaggio torbido e ambiguo ("artista" di frontiera, e inevitabile alter-ego del regista), e certi temi di fondo dicono molto sulla poetica dell'autore, sul suo virilismo - trasfuso nella Ripley scottian-cameroniana - che cela però da sempre una segreta anima femminile.
                      Echi probabili de "La fuga" di D.Daves.

                      Per me piuttosto sorprendente, un budget più corposo e qualche evitabile grezzaggine/macchinosità in meno gli avrebbero giovato molto, ma resta un fascinoso gioiellino, un guilty pleasure di quelli belli.
                      Ultima modifica di papermoon; 28 ottobre 17, 22:42.

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                      • A me di Nemesi ha lasciato perplesso proprio la regia di Hill, statica e senza guizzi. Anche gli stacchi di montaggio fumettosi li ho trovati tremendi. Però grazie agli attori tutto sommato funziona.

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                        • Il fumetto sviluppato sulla sceneggiatura adattata " anche" a film è uscito in aprile : si dovrebbe parlare di comic " filmoso"?
                          Tirando dentro pure il Bogart galeotto con plastica facciale de " La Fuga" mi pare altrettanto pertinente se non di più citare " d a n i e l " di Bunker\ Verola ( Editoriale Corno).
                          "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

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                          • La fuga mi è venuta in mente - ma così alla buona - perché a un certo punto la biondina col nome da maschio, Johnnie la bella, evoca i film di una volta con criminali braccati che si fanno cambiare i connotati, ma di recente anche Almodovar ha raccontato una storia simile, mi sovviene.

                            Comunque sia: Il budget era evidentemente scarsuccio, e in effetti questo nemesi funziona molto meglio come film da camera che come film d'azione (il che per hill è un po' il colmo), però si vede che è roba sua, che lo stile è il suo. Omaggetti ai guerrieri a parte (diciamo pure evitabili) le riprese delle strade bagnate con lucette al neon riflesse nelle pozzanghere arrivano da streets of fire, e in generale è tutta hilliana quell'inconfondibile commistione tra realismo fisico filmato seccamente e atmosfere da fumettone urbano tendenzlalmente notturno.

                            Insomma, è un film di W.Hill e non dei soliti registucoli senz'anima, il che - con tutti i limiti del caso - per quanto mi riguarda non è poco.

                            Curiosità; scopro per caso che la pellicola è stato attaccata perché presenta la trasformazione in donna come una crudele punizione, scelta chiaramente inaccettabile per non dire orrendamente offensiva e meritevole del rogo.
                            Ultima modifica di papermoon; 28 ottobre 17, 22:44.

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                            • A me più che La Fuga o I guerri della notte ha fatto pensare a La Pelle che Abito (in cui Almodovar è molto più sottile e inquietante nel mostrare la stessa cosa) e Johnny il bello, sempre di Hill. Nemesi comunque ha avuto un sacco di problemi in fase di produzione, se non ricordo male ha cambiato svariate volte titolo, fu presentanto a Toronto un anno fa e subissato di critiche ed è uscito direttamente in video.
                              Hill pare fosse dietro al progetto fin dagli anni 70, di certo oggi un film del genere in America attrae immediatamente critiche (inclusa quella di aver scritturato una donna e non un transessuale per il ruolo del protagonista).

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                              • Nelle ultime 2 settimane sono andato a vedere La battaglia dei sessi e Victoria e Abdul. Il primo lo consiglio, è una commedia molto divertente e ben scritta, non manca qualche momento decisamente retorico visto il tema trattato però non si scade mai nel patetico e la scrittura amalgama bene retorica e commedia. Molto riuscita la scena della partita di tennis tra i 2 ricostruita perfettamente dai filmati storici e dicono senza uso di controfigure.
                                Victoria e Abdul putroppo mi ha molto deluso, a me Frears piace parecchio come regista ma qua tolta una sempre immensa Judi Dench non resta nulla. All'inizio una scritta recita "Basato su fatti veri...perlopiù". Ecco, mi è sembrato quasi tutto troppo romanzato e inventato, prevedibile e una seconda parte pure molto confusa come scrittura. Messinscena però come sempre con Frears impeccabile.

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