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  • Il Buono, Il Matto e Il Cattivo: penso che vada ben oltre l'omaggio ai western di Leone. Per me è uno dei migliori western del secolo.

    Mission Impossible - Rogue Nation: dopo "Protocollo Fantasma" persi interesse nella saga. Questo me l'ha fatta recuperare alla grande, se riesco penso andrò a vedere il nuovo capitolo in sala.

    Comunque ciao a tutti, io sono nuovo

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    • manco da un po’ ma comunque delle visioni agostane le ho fatte

      Shark il primo squalo
      anche in cinesi hanno il loro squalo, e visto che ormai i soldi ce li hanno loro, se lo sono fatto più grosso di tutti, sarà forse per compensazione, chissà

      Il tuo ex non muore mai
      un buddy movie superiore alle aspettative, l’inedita accoppiata Kulis-McKinnan funziona benissimo e il resto del cast è all’altezza, ritmo sempre elevato e buone scene d’azione alternate a situazioni comiche

      The End? L’inferno fuori
      zombi movie all’italiana, una proposta interessante il cui contenuto va oltre gli stilemi del genere, e parla di qualcosa che cova nella società nella quale viviamo

      Ant man and The wasp
      un po’ meglio del primo, ma alla fine la cosa più riuscita è la scena dopo i titoli di coda

      Crazy and rich
      commedia romantica molto classica ma sorprendentemente buona rispetto a quanto lasciavano presagire i trailer, i protagonisti sono cinesi ma la realizzazione ha ben poco di cinese, la mano è chiaramente americana, addirittura certi attori sono giapponesi spacciati per cinesi, ecco dopo che i cinesi hanno taroccato di tutto arrivano gli americani e taroccano i cinesi, siamo alla nemesi del tarocco

      Come ti divento bella
      orrendo, la Schumer da sberle, perché la soave Williams abbia accettato un ruolo del genere è un mistero, siamo anni luce lontani da trainwreck

      La settima musa
      Balaguerò si conferma un buon regista di belle scene, esteticamente il film è di ottimo livello, anche l’idea è passabile, purtroppo oltre la confezione non c’è molto se non l’interpretazione della Ularu

      Most beautiful island
      un grande mah a fine visione, se può interessare ci sono due gnocche superlative

      La vera storia di Olli Maki
      ecco qua, ad Agosto ci viene servito uno dei migliori film dell’anno, è l’anti Rocky ed anche l’anti Toro scatenato, un pugile così non l’abbiamo mai visto e il bello è che è tutto vero
      un film perfetto dalla prima all’ultima scena, anzi guardatevi i titoli di coda ed avrete una sorpresa
      ovviamente lo danno a Roma in una sola sala ed in itaGlia in 8 sale in tutto, quindi organizzatevi come potete ma vi consiglio di recuperarlo
      Ultima modifica di trabant; 26 agosto 18, 22:33.
      In qualche strana maniera noi svalutiamo le cose appena le pronunciamo. Crediamo di esserci immersi nel più profondo dell'abisso, e invece quando torniamo alla superficie la goccia d'acqua sulle punte delle nostre dita pallide non somiglia più al mare donde veniamo. Crediamo di aver scoperto una caverna di meravigliosi tesori e quando risaliamo alla luce non abbiamo che pietre false e frammenti di vetro; e tuttavia nelle tenebre il tesoro seguita a brillare immutato. (Maeterlinck)

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      • la settima musa che tipo di hooror è? ha tanti jumpscare o punta più sul gore?

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        • jumpscare zero, un minimo di gore, è più qualcosa alla The lodgers, però gli manca l’aspetto angosciante o disturbante, per cui dal punto di vista puramente horror è abbastanza all’acqua di rose
          In qualche strana maniera noi svalutiamo le cose appena le pronunciamo. Crediamo di esserci immersi nel più profondo dell'abisso, e invece quando torniamo alla superficie la goccia d'acqua sulle punte delle nostre dita pallide non somiglia più al mare donde veniamo. Crediamo di aver scoperto una caverna di meravigliosi tesori e quando risaliamo alla luce non abbiamo che pietre false e frammenti di vetro; e tuttavia nelle tenebre il tesoro seguita a brillare immutato. (Maeterlinck)

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          • facendo una banale ricerca ho scoperto che il film su Olli Maki è addirittura del 2016, quando è stato premiato a Cannes ... quindi non c'entra niente con i film dell'anno, comunque da noi esce in dvd a fine mese

            sempre wikipediando ho trovato la pagina dedicata a Davey Moore (il campione del mondo) e alla sua tristissima fine, che accentua maggiormente il contrasto con la storia del pugile finlandese
            Ultima modifica di trabant; 03 settembre 18, 07:55.
            In qualche strana maniera noi svalutiamo le cose appena le pronunciamo. Crediamo di esserci immersi nel più profondo dell'abisso, e invece quando torniamo alla superficie la goccia d'acqua sulle punte delle nostre dita pallide non somiglia più al mare donde veniamo. Crediamo di aver scoperto una caverna di meravigliosi tesori e quando risaliamo alla luce non abbiamo che pietre false e frammenti di vetro; e tuttavia nelle tenebre il tesoro seguita a brillare immutato. (Maeterlinck)

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            • THE END? L'INFERNO FUORI di Daniele Misischia

              Non solo il protagonista fatica ad uscire dall'ascensore, ma il film stesso pare rimanere impigliato nel soggetto. Un film lungo (in relazione a quello che ha dire e mostrare) in cui fatico a rmanere colpito da qualcosa in particolare. Forse preferisco i pochi esterni di Roma, agli interni di un palazzo dove gli infetti (il make up andave un pò curato di più...) si aggirano invisibili agli occhi dello spettatore se non quando si affacciano innocui sull'ascensore...Serve una spalla a Roja che funziona da cattivo, ma diventa sopra le righe quando è sulla via della renenzione (va bene essere spaesato all'inizio, poi anche basta)...Una spalla come l'agente di polizia che aiuta Bruce Willis in Trappola di Cristallo...qui c'è ma non covincono i dialoghi e nemmeno troppo la dinamica del dramma. In pratica funziona meglio la prima mezz'ora, meno dopo, quando il film dovrebbe e decollare ed invece atterra in un finale sul ponte, che però è un altro punto di domanda come il titolo del film. Insomma boh? Malgrado tutto, meglio questo che l'ennesima commedia tonnata, benedetta o tra le padelle. Insomma spero in una seconda di Misischia che comunque ha avuto il coraggio di fare genere sul serio in un cinema italiano che lo fa troppo spesso con un sorriso (ebete).

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              • secondo me in The End l'aspetto propriamente zombistico è un pretesto
                gli zombi altro non sono che i colleghi d'ufficio, quelli con i quali si sta rinchiusi tutti i giorni come in una prigione, che ti assillano in continuazione e che si finiscono per detestare, al punto che come avviene nel finale gli si schiaccia il cranio con gusto
                e fuori la situazione non migliora, viviamo in città sovraffollate, dove tutti corrono e urlano come ossessi, alla fine l'unica persona viva è un'altra zombi senza umanità, e con sollievo vediamo che qualcuno la stende

                In qualche strana maniera noi svalutiamo le cose appena le pronunciamo. Crediamo di esserci immersi nel più profondo dell'abisso, e invece quando torniamo alla superficie la goccia d'acqua sulle punte delle nostre dita pallide non somiglia più al mare donde veniamo. Crediamo di aver scoperto una caverna di meravigliosi tesori e quando risaliamo alla luce non abbiamo che pietre false e frammenti di vetro; e tuttavia nelle tenebre il tesoro seguita a brillare immutato. (Maeterlinck)

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                • Originariamente inviato da trabant Visualizza il messaggio
                  secondo me in The End l'aspetto propriamente zombistico è un pretesto
                  gli zombi altro non sono che i colleghi d'ufficio, quelli con i quali si sta rinchiusi tutti i giorni come in una prigione, che ti assillano in continuazione e che si finiscono per detestare, al punto che come avviene nel finale gli si schiaccia il cranio con gusto
                  e fuori la situazione non migliora, viviamo in città sovraffollate, dove tutti corrono e urlano come ossessi, alla fine l'unica persona viva è un'altra zombi senza umanità, e con sollievo vediamo che qualcuno la stende
                  ne approfitto per chiarire una cosa...The End? lo puoi vedere di più come un dramma di redenzione più che che un film sugli infetti ed effettivamente sembrerebbe così, ma è proprio qui il problema. Il dramma Io non lo tocco per davvero, in Roja c'è solo spaesamente e paura, forse depressione alla fine...è diventato buono perchè non vuole uccidere la guardia infetta alla fine? Troppo poco...come scrivevo all'inizio ho l'impressione che si fermi al soggetto cioè all'idea, che gli infetti vogliano mangiare le persone come lui in fondo le "mangiava" nella vita, oppure come dici tu nell'idea di persone che sovraffollano la città e tutto il resto...l'idea c'è, l'esecuzione un pò meno, o almeno io non la vedo negli attori, poco nelle immagini, pochissimo nello sviluppo...

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                  • Ultimamente ho visto della roba:

                    Tau/Extinction: due schifezze, una peggio dell'altra. Salvo solo i neon di Tau, il resto è assolutamente indigeribile nella sua vocazione di episodio pilota che vorrebbe farsi cinema.

                    Bushwick: gradita sorpresa: un b-movie in stile anni '80 su un'improvvisa guerra civile americana che colpisce, per una volta, più per il contenuto che per la forma sì virtuosa ma tutto sommato non necessaria visto che la storia funziona da sè

                    Miracle Mile: questo un b-movie anni '80 lo è per davvero e devo dire che mi è piaciuto molto: una specie di fratello minore psichedelico e fracassone di Fuori Orario e Tutto in una notte, straniato al pari degli altri due ma con un'attenzione alla storia molto carpenteriana.

                    A Quiet Place: ma insomma, tutto bene per carità ma quando sono partiti i titoli di coda mi sono sorpreso a pensare: "tutto qui?"

                    Lo spacciatore: enorme, scoprire che oltre Travis Bickle e Julian Kay ce n'era un altro, parimenti denso di significato, che si aggira per la metropoli ammanntato di tragicità schraderiana è stato rigenerante.

                    Once upon a time in Venice: cazzatona tutto sommato da tenere d'occhio mentre si fa altro, sicuramente si sono divertiti più gli attori a girarlo che gli spettatori a guardarlo

                    Molly's Game: quando un film è scritto in questa maniera si possono solo rimpiangere i tempi in cui il cinema americano esprimeva Autori a raffica in grado di parlare del loro paese con stile e sostanza.










                    Ultima modifica di Massi; 31 agosto 18, 11:28.

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                    • Sono stato distante per un po' e non ho visto molto.

                      Il diavolo e Padre Amorth: Imbarazzante.

                      Tonno spiaggiato: I primi venti-trenta minuti sono terribili tanto che fa venire voglia di spegnere. Poi con l'ingresso in scena di un personaggio adorabile il film decolla un pochino. Il problema, soggettivo, è che non mi ha fatto mai ridere, ad esclusione di un momento veramente altissimo. E' una comicità da Colorado che non tollero, molto sciocca che deriva da Paolo Ruffini & Co. Ma io non rido nemmeno con Maccio Capatonda. Comunque si fa guardare dai. Non può essere sufficiente ma si fa guardare.

                      The Believer: Un buon film con Gosling neo-nazi in stato di grazia. Non male.

                      Il cittadino illustre: Bellissimo. Grottesco e mai surreale, eppure fotografa perfettamente la natura umana. Uno di quei film da vedere assolutamente anche se la messa in scena non è proprio curatissima. Ma non importa, perché sotto c'è un'idea e una scrittura e una recitazione che ti fanno dimenticare il low low low budget.

                      Ho anche visto i Mission: Impossible dal 2 al 5 e bene o male, tra alti e bassi, me li sono goducchiati tutti, a parte il terzo che è una cosa impresentabile e bisogna dire che J.J. Abrams è migliorato parecchio.

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                      • Nata ieri (Cukor): Deliziosa commedia del sempre bravo (e credo anche sottostimato) Cukor! Nonostante l'irritante voce della protagonista (non è colpa del doppiaggio, il quale segue fin troppo federlmente il tono della protagonista in originale). Film apparentemente antifemminista (con l'ennesimo personaggio di biondina svampita tanto in voga in America, al punto da segnare in negativo le carriere di D. DAy e M. Monroe), in realtà si traduce presto in una variante del Pigmalione, con un accenno capriano alla bellezza della American Way of Life (sigh....odio quando il cinema U.S.A se la canta e se la suona da solo..).

                        Quella casa nel bosco. Piacevole variante del genere teen horror, forse fin troppo metanarrativa, debitrice in parte della trilogia del Cubo (specie i primi due capitoli). Ha la sua forza nel terzo atto, quando la follia citazionista reinventa decine di "mostri" sfocia in carneficina.
                        Qual'è la verità? Ciò che penso io di me, ciò che pensa la gente, o ciò che pensa il burattinaio?
                        Spoiler! Mostra

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                        • In the mood for love (Wong Kar Wai)

                          Conoscete la favola delle orecchie d’asino di Re Mida? In sostanza, parla di un barbiere il quale, tagliando i capelli a sovrano, scopre che questi ha delle lunghe orecchie d’asino. Incapace di tenere questo segreto solo per se, scava una buca in un campo per vuotarci il sacco. Ma dalla buca crescono poi delle piante che, al soffiare del vento, finiscono per diffondere il pettegolezzo ai quattro venti, causando l’ira di Mida e la morte del barbiere. Si può trarre la morale che si vuole, o su può considerare quanto i pettegolezzi, le opinioni altrui, il ruolo ricoperto da noi all’interno di una società possano influenzare la nostra vita.

                          Come sarebbe stato un film di Monicelli o Scola, se fosse stato scritto, diretto ed interpretato da attori e autori cinesi? Un film con tutti i crismi della nostra commedia all’italiana, con gli ambienti stretti, proletari e claustrofobici mostrati da Monicelli in “Romanzo Popolare”, con i tocchi di surrealismo cinematografico usato da Scola in “C’eravamo tanto amati”, con la nostra ossessione italica di filmare il cibo, con una colonna sonora latina alla Bacalov, con tanti personaggi di contorno un po' macchiettistici caratterizzati da vecchiette ciarliere e arzille, da amici “puttanieri” e logorroici, da vicini ubriaconi, dove, seguendo la tradizione del presepe Napoletano, solo i puri e i protagonisti sono “belli” mentre tutti gli altri hanno aspetti grotteschi o animaleschi.

                          La trama è semplice, costretti a trasferirsi ed a subaffittare due stanze in due appartamenti vicini di proprietà di due famiglie amiche da lunga data, i due protagonisti, vittime della loro solitudine, si innamorano, pur entrambi sposati con partner assenti (geniale trovata di regia: non vengono mai inquadrati i coniugi, e ciò aumenta il nostro distacco nei loro confronti, rendendoci in toto il crescente distacco emotivo dei protagonisti). Lui (premiato per l’interpretazione a Cannes), è un bell’uomo ma non troppo aitante, perennemente costretto in abiti e pettinatura castigati da ufficio. Lei è una bella donna non più giovane, eppure estremamente sensuale specie per il modo con cui il regista la filma, perennemente fasciata in abiti coloratissimi (notare la cadenza serpentina con cui ancheggia nel salire le scale, in uno dei momenti più tristi del film). Due famiglie, due stanze, due coppie infelici, due coppie di amanti (tre, se si volesse includere i protagonisti), due cravatte, due borsette, due clienti di un ristorante, due versioni di una stessa storia. Vediamo la solitudine di questi due personaggi, abbandonati per ragioni di lavoro dal loro partner, persi nella tristezza della Cina anni 60 (sono molti i momenti in cui mi è tornato in mente l’Appartamento di Billy Wilder), che si sfiorano in continuazione. Oltre l’appartamento, essi tendono a frequentare lo stesso ristorante, perso in uno squallido vicolo terminante in una lunga scalinata. Scoprono poi di amare entrambi il cinema e i libri. Scoprono di essere entrambi vittime di tradimento. Entrambi sono molto ligi al lavoro (del resto, hanno altro nelle loro vite?), ed entrambi, pur fermandosi a chiacchierare con le invadenti vicine o col grottesco e ciarliero amico (il doppiaggio del bravo Enzo Garinei rende esilarante questo personaggio) continuano a sentirsi soli. Probabilmente perché lo sono, perché non riescono a condividere se stessi con gli altri. Le vicine non capiscono perché lei continui a vestirsi bene (cambierà una dozzina di abiti in tutto il film) se non ha un uomo a cui mostrarli. L’amico di lui non capisce perché questo non si mostri più propenso a delle avventure lussuriose. Forse neanche i loro partner riescono a capirli. Per un attimo, in un gioco perverso, i due protagonisti ordinano al ristorante ciò che ordinerebbero rispettivamente i propri compagni per farlo assaggiare all’altro, in modo che ognuno possa, per un momento, provare a capire quali siano i gusti della persona per cui il proprio partner li sta tradendo. E arrivano al tavolo due succulenti piatti identici...quasi a dire che i due amanti, i due partner traditori hanno piu cose in comune tra loro che non con i veri consorti. Del resto, chi può dire che l’avventura dei loro partner sia solo sesso e non anche amore? Il capo di lei, appena ricevuta una cravatta in regalo dall’amante, non si azzarda ad indossarla subito, ad avere sul cuore subito il regalo della donna amata, anche se questa non è li a vederlo? E allora perché non divorziare, non separarsi, non inseguire ciò che amiamo? Perchè sono gli anni 60 e sono in Cina, il senso del dovere è alto, molto piu alto di quanto noi italiani possiamo capire. E a farne le spese sono maggiormente le donne. “Non sta bene che una donna sola esca cosi spesso”, viene detto alla protagonista. Anche se va al cinema da sola. Anche se non sta facendo sesso con nessun altro. Ma allora cosa fanno questi due personaggi cosi innamorati nei loro appuntamenti? Il regista gioca con le nostre attese, lascia la protagonista, fasciata in un voluttuoso rosso, attraversare un lungo corridoio buio, avvolto in tende scarlatte, quando, con una musica latina in sottofondo, bussa alla porta di un albergo dove lui sta aspettando. Consumeranno l’adulterio? Si e no….no, in quanto non avranno rapporti carnali. Si, in quanto condivideranno appieno se stessi, pur trovandosi ai lati opposti di una stanza...l’uno intento a scrivere degli sciocchi racconti che però amano entrambi, l’altra da lontano a rileggerli per correggerli. Sono ai lati opposti della stanza, non si parlano, ogni tanto si lanciano uno sguardo di sottecchi, non si sfiorano. Eppure non sono mai stati cosi uniti. Si dimostrano amore attraverso piccoli atti. Lei, cliente fissa di un ristorante in quanto non ama cucinare quando è sola, preparerà un pentolone di zuppa (per due famiglie) pur di farne assaggiare anche a lui senza rovinare le apparenze. Lui, sempre gentile e attento ai bisogni di lei (notare come le serve il brodo), per un attimo fingerà di essere volgare e scostante (succhierà il brodo) per troncare con lei. Ma è solo un gioco, una finzione, come il cinema e i racconti che amano. Era lei che aveva chiesto a lui di recitare la parte del marito (che continuiamo a non vedere), per capire se avrebbe avuto il coraggio e le parole di confessargli la rottura del loro rapporto. Torneranno poi a recitare ancora una volta, stavolta su richiesta di lui, ma non per simulare la rottura con i propri partner ma tra loro stessi. Perchè sanno che questa storia non porterà da nessuna parte. Lo sa anche il regista, che inquadra i loro flirt da dietro una finestra (di nuovo, lo sguardo dell’altro, lo sguardo di un vicino, lo sguardo ossessivo dell’opinione altrui), ma una finestra dotata di grate, come una prigione, come una gabbia, la gabbia in cui li sta chiudendo il loro amore. I due fingono. Si dicono addio. Ma anche se il momento è finto, il dolore è troppo grande. Lei scoppia in lacrime, lui torna a consolarla. Nessuno può capirli, anche se in molti li amano. La vicina, nel darle consigli materni è seriamente preoccupata per la moralità dell’amica. L’amico, seppur cialtrone e libertino sente davvero con preoccupazione che il protagonista si sta tenendo qualcosa dentro. Perchè non confessare tutto? Perchè non aprirsi? Perche nessuno crederebbe loro, nessuno crederebbe che abbiano consumato il loro rapporto senza mai sfiorarsi. E allora il protagonista racconterà una storia, simile a quella del barbiere di Mida. Separatisi, lei per un attimo lo andrà a trovare di nascosto nel suo nuovo appartamento. Indosserà le sue pantofole, fumerà le sue sigarette. Proverà ad essere l’altro, come gia una volta, al ristorante, aveva provato ad essere la moglie di lui. Lui invece, vivrà di ricordi, ricordi confusi, i ricordi che noi stiamo osservando. Quelli in cui i partner non hanno volto, e non è chiaro chi tra i due protagonisti abbia iniziato per primo a flirtare. Nuovamente riprendendo il tema del doppio e il tema della finzione, assisteremo a due versioni della stessa scena, quella del primo flirt tra i due, in cui ognuno a turno fingerà di essere ciò che non è: lui, un uomo sicuro di se e pronto a prendere ciò che vuole; lei, una donna civettuola e ammiccante. A chi confessare allora questa storia? Il protagonista, memore della favola da lui raccontata, la urlerà in un buco nel muro di un monastero. Ma anche li, il regista, ci mostrerà un estraneo intento ad osservare la scena. Un ennesimo occhio indiscreto intento a spiare avidamente l’intimità dei nostri protagonisti.
                          Qual'è la verità? Ciò che penso io di me, ciò che pensa la gente, o ciò che pensa il burattinaio?
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                          • "Ho anche visto i Mission: Impossible dal 2 al 5 e bene o male, tra alti e bassi, me li sono goducchiati tutti, a parte il terzo che è una cosa impresentabile e bisogna dire che J.J. Abrams è migliorato parecchio." Pure secondo me il terzo è impresentabile, eppure qui sopra è forse quello più apprezzato XD

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                            • Segnalo stasera alle 21.00 su Tv2000 il film "Il buio oltre la siepe"
                              Venerdi, ore 01.15 e 03.00 daranno Map to the stars e Cosmopolis di Cronemberg su Rai3
                              Sabato, ore 20.45 su rai3, the Hateful 8
                              Qual'è la verità? Ciò che penso io di me, ciò che pensa la gente, o ciò che pensa il burattinaio?
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                              • A QUIET PLACE

                                Una specie di The Road (Hillcoatt) più all’acqua di rose e con i mostri di Edge of Tomorrow, interessante per il fatto di riuscire ad intrattenere molto bene per tutta la sua durata nonostante i dialoghi ridotti veramente al lumicino. Ottimo l’incipit, meno il proseguo che comunque si segue per lo più in apnea. In definitiva un film buono, ma secondo me non essenziale per una collezione horror. Comunque da vedere (anche perché c’è poco da sentire…).

                                CELL BLOCK 99

                                Mi ero entusiasmato per Bone Tomahawk, ma non pensavo che Zaler potesse ripetersi. Brawl è crudo e appassionante, così come spietato e divertente. Per un’ora e mezza ci si allena in stile Rocky a suon di cazzotti per farsi trovare pronti alla inevitabile e catartica carneficina finale dove il regista non fa sconti a nessuno (dico nessuno, chiaro?). Non per tutti gli stomaci, solo per quelli cresciuti a pane e Tarantino.

                                TRE MANIFESTI A EBBING MISSOURI

                                Bellissimo. Un film ricolmo di situazioni squallide, dove si respira costantemente un’aria satura di razzismo, apatia e violenza, percorso da personaggi che paiono accendini in gita al magazzino dei fuochi d’artificio… eppure… anche la persona che ci pare più infima, inutile ed odiosa può nascondere risorse incredibili e qualità nascoste. Un film che pare senza speranza, e che invece ce la fa riscoprire nella descrizione magnifica dei rapporti tra le persone, nei piccoli gesti, nelle parole, nelle possibilità e seconde chances che si possono… che si deve avere il coraggio di concedere.

                                IT

                                Stranissimo incrocio, nei toni, tra Stand By Me e un horror con le palle. Eccezionale nel saper raccontare un mondo, quello dell’adolescenza, in modo sincero e forse anche con malcelata nostalgia, per quella carica di spensieratezza, ingenuità, crudeltà ed energia che caratterizza il mondo dei ragazzi del film. Tanto ben fatto da sembrare destinato proprio a quel pubblico adolescente, eppure… quando l’orrore sopraggiunge non si fanno sconti. E può essere che tale violenza non si riveli come un clown nascosto in un tombino, bensì in qualcosa di molto più vicino a noi, e subdolo, pericoloso e maligno. Interessante. Molto curioso di vedere la parte 2, che chiaramente completerà un unico grande film affresco. Ovviamente improponibile il confronto con l’opaca, sciatta ed insignificante trasposizione precedente.

                                I SEGRETI DI WIND RIVER

                                Homo homini lupus. Stupendo, niente da aggiungere. Vale quello che ho scritto per Ebbing Missouri, sempre che eliminiate il discorsetto edificante sulla speranza. Si rinnova il genere espressionista “sangue sulla neve” e ritroviamo un personaggio che fa lo stesso lavoro del Liam Neeson di The Grey, di cui questo potrebbe essere una specie di prequel (con gli indiani però, abbruttiti, e segregati in un immenso lager di rocce e neve). Lasciate ogni fiducia nel genere umano, o voi che entrate. Jeremy Renner è fenomenale, i paesaggi fotografati magnificamente, il freddo vi accarezzerà le ossa anche se ci sono 35 gradi all’ombra.
                                Ultima modifica di Gryzor; 05 settembre 18, 21:55.

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