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  • Originariamente inviato da David.Bowman Visualizza il messaggio

    Per me il vero capolavoro di Ferrara (che ho avuto il privilegio di conoscere personalmente nel maggio di 3 anni fa) è The Addiction.
    Anche io ho conosciuto Abel Ferrara qualche anno fa, ma a quel tempo non era ancora completamente "pulito", cmq un personaggio unico... Condivido su The Addiction, insieme a Fratelli il suo film migliore, e decisamente troppo poco noto in Italia, mai distribuito all'epoca. Sia sempre reso grazie a Ghezzi che lo mise a Fuori Orario (ho ancora la videocassetta registrata con questo film più A snake of june di Tsukamoto, un cimelio )

    Ma Il cattivo tenente resta comunque un film indimenticabile, incredibile, uno dei più grandi film sulla redenzione che siano mai stati fatti, che pone domande sulla fede molto estreme, tanto che il suo sceneggiatore St. John non partecipò perché si sentì troppo coinvolto, forse perché alla fine suggerisce addirittura l'inutilità del sacrificio di Cristo. Un Keitel indimenticabile - e va visto assolutamente in originale io che pure sono pro-doppiaggio sconsiglio questa versione - e uno dei miei film del cuore, un'opera che ti rimane dentro, inevitabilmente, inesorabilmente.

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    • Originariamente inviato da Medeis Visualizza il messaggio
      Anche io ho conosciuto Abel Ferrara qualche anno fa, ma a quel tempo non era ancora completamente "pulito", cmq un personaggio unico...
      io riuscii a parlarci per una mezz'ora, pur nel mio inglese discreto ma di certo non impeccabile. Fu una bella esperienza e un incontro stimolante che ricordo con piacere. Non ci fu verso di farlo parlare dei suoi film, con malcelato fastidio ha rifiutato ogni mia domanda sulle sue opere. Si è invece illuminato quando abbiamo parlato delle sue origini campane, del suo rapporto con il grande cinema italiano dei bei tempi andati e delle influenze che ha ricevuto da autori come Scorsese o Peckinpah (gli ho fatto proprio questa domanda e lui ne è rimasto colpito).

      Originariamente inviato da Medeis Visualizza il messaggio
      Un Keitel indimenticabile - e va visto assolutamente in originale io che pure sono pro-doppiaggio sconsiglio questa versione - e uno dei miei film del cuore, un'opera che ti rimane dentro, inevitabilmente, inesorabilmente.
      Sapete (?) come la penso sul doppiaggio, in generale per me tutti i film di valore vanno visti almeno una volta nella loro lingua originale. In questo caso, come in quasi tutti i casi a mio avviso, la visione dell'originale è d'obbligo e Keitel appare ancor più straordinario nella sua interpretazione.
      "E' buffo come i colori del vero mondo diventano veramente veri soltanto quando uno li vede sullo schermo"


      Votazione Registi: link

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      • Chissà che fine ha fatto Nicholas St. John! Figura stranissima, possibile che sia nascosto in qualche convento di centro Italia, magari dopo aver divorato il cuore della sua morosa. The Funeral ha alla base una sceneggiatura pazzesca che Ferrara ha dichiarato di aver portato in scena così come scritta tanto era perfetta, e infatti è il suo film migliore imho, un'ora e mezza affilatissima e intrisa di angustia esistenziale e fatalismo. Che dialoghi, che chiusa! E che razza di interpretazioni, un Chris Penn lacerante! Anche The Addiction è enorme ma per certi versi più programmatico. Davvero, chissà che fine ha fatto...

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        • Originariamente inviato da David.Bowman Visualizza il messaggio
          io riuscii a parlarci per una mezz'ora, pur nel mio inglese discreto ma di certo non impeccabile. Fu una bella esperienza e un incontro stimolante che ricordo con piacere. Non ci fu verso di farlo parlare dei suoi film, con malcelato fastidio ha rifiutato ogni mia domanda sulle sue opere. Si è invece illuminato quando abbiamo parlato delle sue origini campane, del suo rapporto con il grande cinema italiano dei bei tempi andati e delle influenze che ha ricevuto da autori come Scorsese o Peckinpah (gli ho fatto proprio questa domanda e lui ne è rimasto colpito).
          Io le uniche cose che riuscii a carpirgli - capivo una parola su tre considerando che parlava in un inglese abbastanza biascicato - è che il suo sceneggiatore storico Nicholas St. John non era più interessato a lavorare nel cinema. Poi mi disse pure che era contento del fatto che Mary fosse stato premiato a Venezia. Nel mio piccolo ho imparato che gli artisti, a meno che non siano oramai delle vecchie glorie, sono sempre proiettati al futuro, per cui è sempre bene parlare dei progetti in corso o che hanno appena fatto: già allora cercava fondi per dirigere la storia su suo nonno che mi pare fosse di Sarno. Era in predicato anche di girare un film da Pericle il nero, fatto poi da Mordini anni dopo, peccato che non l'abbia fatto sarebbe stato una bomba diretto da lui. Chissà se ha finito il misterioso Siberia...
          Ultima modifica di Medeis; 12 marzo 19, 08:44.

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          • Interstate 60 - (Bob Gale, 2002)

            Incredibile.. non avevo mai sentito parlare di questo film, un po' come la statale 60

            L'ho trovato magnifico, un viaggio nel viaggio. Un'avventura vecchio stile con imprevisti incredibili con quel pizzico di commedia che non guasta. Ci sono sapienti metodi di scrittura, una storia tanto lineare quanto godibilissima. Davvero una scoperta (anche se a distanza di così tanti anni) interessante.. c'è davvero tutto (anche il mcguffin eheh). Film così sono davvero una rarità.

            Consigliatissimo a tutti quelli che vogliono passare (o ripassare) 111 minuti spensierati, on the road e scoprendo magari anche ciò che realmente si desidera dalla vita.
            "So the son saves the father and the father saves the son and it works out perfectly.
            And I draw that line all the way from Phantom Menace to Return of the Jedi.
            That’s the story of Star Wars." - Dave Filoni


            # I am one with the Force and the Force is with me #

            -= If You Seek His Monument Look Around You =-

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            • Recuperi dell'ultima settimana

              L'insulto di Ziad Doueiri. Legal movie franco libanese dal sapore molto americano (mi pare di aver letto che il regista si è formato nei set di Tarantino). L'inizio pare un po' troppo un film di Fahradi col conflitto- incomprensione tra 2 personaggi che rischia di sfociare sempre più nella tragedia. Se nei film di Fahradi il mondo della giustizia rimane sempre distante e laterale qua invece si va a parare subito nell'ambito del film legale. Sicuramente è interessante per conoscere un po' la situazione socio politica di quelle zone (non posso negare però di aver perso qualche passaggio per riferimenti a vicende storiche che proprio non conosco) ma la trama e soprattutto il processo mi è sembrato un po' troppo schematico, si tenta in tutti i modi di fare un legal movie pieno di ritmo, colpi di scena, troppo hollywoodiano per l'appunto. Avrei preferito un film più intimo e asciutto, che scavasse più nella psicologia dei 2 protagonisti e nella loro famiglia (le 2 mogli sono 2 figurine) senza avvocati gigioni e tutti questi elementi tipici. Poi il collegamento tra un fatto privato e la politica nazionale alle volte risulta troppo forzato. Da vedere ma niente di imperdibile.


              Quello che non so su di lei di Roman Polanski. Ma che è sta roba?. Una noia mortale. Sceneggiatura inutile e senza una idea una (c'è dietro l'inutile Assayas so we are not surprised). Da saltare in toto. non c'è proprio nulla che si salva in questo film. Forse per gli etero Eva green ma tanto vale rivedersi robe vecchie che concedono più soddisfazioni.


              I segreti di Wind river di Taylor Sheridan. Gran bel film. Inizia come un giallo ma poi praticamente svia dal normale svolgimento di un giallo e trova una strada interessante per giungere alla soluzione finale. La regia è davvero ottima, meritato il premio a Cannes. La sceneggiatura lavora molto bene sui personaggi, lo sviluppo delle interazioni tra i personaggi funziona molto bene e in un film con una trama se vogliamo esile non è per niente facile. Forse un poco troppo clichè e non così indispensabile il passato tetro del personaggio di Renner. Mi piacerebbe vedere Sheridan alle prese anche con un blockbuster.

              Black Book di Paul Verhoeven. Bellissimo questo film del crucco che colpevolmente non avevo mai recuperato. Il genere è uno dei miei preferiti, un bel drammone ambientato durante la seconda guerra mondiale e il nazismo. Interessante il contesto olandese durante la guerra che nei film non è tra i più trattati. Ovviamente con Verhoeven non manca l'accentuazione dell'elemento erotico con tette e vagine a go a go ma è interessante l'elemento erotico in un film di questo genere, ed è gestito molto bene senza scadere nella volgarità.




              Conrattiempo di Orioul Paulo. Mah, non capisco gli elogi fatti a questo thriller. Regia poco ispirata, film decisamente salvato dal montaggio. Personaggi comuni che diventano spie e che mettono su una trama ad incastri che manco un agente dell'Fbi. Decisamente e inutilmente over the top. Finale alla I diabolici di Clozout ma che però pare solo ridicolo. Mi ha proprio annoiato. Nota di merito solo al protagonista Mario Casas, attore con una bella presenza e una personalità che potrebbe farlo lavorare anche fuori dai confini del cinema spagnolo. Coincidenza divertnte è che questo attore ha ottenuto il grande successo in Spagna interpretando il personaggio di Riccardo Scamarcio nel remake di tre metri sopra il cielo (han fatto pure il remake di ho voglia di te) mentre nel remake italiano di contrattiempo Scamarcio interpreta il personaggio di Casas.
              Ultima modifica di Sebastian Wilder; 14 marzo 19, 13:13.

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              • Paul Verhoeven è recista olandese,disgraziaten!
                "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

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                • Originariamente inviato da henry angel Visualizza il messaggio
                  Paul Verhoeven è recista olandese,disgraziaten!
                  Già. Quindi? .

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                  • In difesa di Sebastian posso dire che gli olandesi sono dei crucchi mancati. XD

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                    • Ah per il termine crucco. Ma non è riferito solo ai tedeschi ma un po' a tutta la zona germanica in genere.
                      Da wikipedia

                      "Come sostantivo o aggettivo il termine «crucco» è usato per definire le persone e le cose riconducibili a Paesi o regioni di lingua tedesca, con connotazione dispregiativa, ironica o scherzosa"

                      L'olanda è un paese germanico culturalmente e storicamente, a partire dalla lingua di ceppo germanico.

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                      • crucco
                        /crùc·co/
                        sostantivo maschile
                        1. Nome dato dai soldati italiani, durante la seconda guerra mondiale, agli abitanti della Iugoslavia meridionale, poi ai soldati tedeschi.
                          • SPREG.
                            Tedesco. [Deriva dal serbo-croato "kruh" (pane).]
                        E' dunque un termine che ha "solo"ottant'anni; lasciamo stare ceppi, ascendenze ed orde barbariche. Olanda ed Yugoslavia erano in guerra contro la Germania ; e il film mi pare che non faccia sconti ai partigiani. Non allarghiamoci di più.
                        Ultima modifica di henry angel; 14 marzo 19, 17:43.
                        "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

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                        • Vabé ma il significato cambia e si ampia col tempo, non è che una parola deve avere sempre lo stesso significato. Io la sento spesso in riferimento a tutto il nord Europa. C'è un blog che si chiama "la terra dei crucchi" che parla appunto di notizie, cultura dei paesi del nord Europa continentale: germania, Olanda, norvegia, Danimarca. Viene dal termine kraut che è un contorno tipico di tutto il nord Europa e non solo della cucina tedesca. Quindi a prescindere di come la usassero i soldati oggi si usa anche come ho riportato e come indica wikipedia per indicare in genere tutti gli abitanti delle regioni del nord Europa. Senza pensare a chi ha combattuto chi e troppe menate
                          ​​​​

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                          • Originariamente inviato da Sebastian Wilder Visualizza il messaggio
                            I segreti di Wind river di Taylor Sheridan. Gran bel film. Inizia come un giallo ma poi praticamente svia dal normale svolgimento di un giallo e trova una strada interessante per giungere alla soluzione finale. La regia è davvero ottima, meritato il premio a Cannes. La sceneggiatura lavora molto bene sui personaggi, lo sviluppo delle interazioni tra i personaggi funziona molto bene e in un film con una trama se vogliamo esile non è per niente facile. Forse un poco troppo clichè e non così indispensabile il passato tetro del personaggio di Renner. Mi piacerebbe vedere Sheridan alle prese anche con un blockbuster.
                            Secondo me era necessario che il passato del personaggio di Renner fosse così legato alla tragedia del film, che alla fine diventa un revenge-movie a tutti gli effetti con sfumature quasi da western. È invece il ruolo della Olsen ad essere piuttosto standard, ruolo che serviva per introdurre un personaggio estraneo a quelle terre e che quindi avesse un punto di vista simile a quello dello spettatore. Ci viene presentata come la protagonista salvo poi lasciare spazio alla storia del personaggio di Renner.

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                            • A me non ha convinto appieno la sceneggiatura... il personaggio dell'agente FBI malriuscito (anche il casting grosso meh...ma la Olsen dopo l'esordio folgorante non si è mai riconfermata)... ed in generale tutto un pò troppo sempliciotto e scontato. Su regia, crew, resa di atmosfere, location invece tanto di cappello... ma non mi stupisce che non fosse nel concorso principale a Cannes (nonostante in gara si sia visto di molto ma molto peggio quell'anno).

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                              • Escape Room

                                Sono andato a vederlo con basse aspettative, dal trailer mi sembrava il solito prodotto mainstream privo di originalità, anonimo nonché pieno di personaggi stupidi. E invece mi sono dovuto ricredere alla grande, mentirei se dicessi che non è stata una visione coinvolgente. Siamo dalle parti tanto di Saw quanto di The Cube, gli enigmi sono ben congegnati e le ambientazioni molto intriganti. La sensazione è quella di aver visto un film certamente derivativo ma con un budget tale da permettergli una sceneggiatura e un livello tecnico di buon livello. Certo, ci sono anche alcuni difetti: ogni volta che si sale di livello i protagonisti, fino a quel momento sottoposti a stress fisici e mentali indicibili, sembrano rigenerarsi neanche fossero in un videogame, per non parlare del fatto che quando si giunge alle battute finali un personaggio ha un’evoluzione un po’ sciatta. Finale ovviamente aperto, anzi di più, letteralmente una dichiarazione d’intenti.

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