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  • Un po' di iconoclastia:

    The Shining di Kubrick

    Insomma: Nicholson è matto da subito, seppur sia da lodare per come si impegna ed è nettamente il migliore del trio di protagonisti. Il bambino è insopportabile. In generale varie scene (tutte quelle col bambino che fa la vocina) sono tirate per le lunghe e tutta la narrazione è volta a fare un metaforone che però non ho colto. Se non ci fosse il nome di Kubrick e la sua fama di perfezionista sarei stato più propenso a bollare l'opera come vuota e pretenziosa. Detto questo mi piace l'interpretazione che ho letto del film come metafora del massacro degli indiani, ma il film potrebbe voler dire tutto e niente quindi lascia il tempo che trova.
    Detto questo, è realizzato a regola d'arte e nella seconda metà del film la tensione e l'inquetudine sono fantastiche, ma più che un capolavoro è un film tecnicamente eccellente e con molte scene da cult ( i corridoi inondati di sangue, lo sventramento della porta per dire le prime che mi vengono in mente).
    Ultima modifica di Cooper96; 04 aprile 19, 19:53.
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    • Originariamente inviato da Cooper96 Visualizza il messaggio
      Un po' di iconoclastia:

      The Shining di Kubrick

      Insomma: Nicholson è matto da subito, seppur sia da lodare per come si impegna ed è nettamente il migliore del trio di protagonisti. Il bambino è insopportabile. In generale varie scene (tutte quelle col bambino che fa la vocina) sono tirate per le lunghe e tutta la narrazione è volta a fare un metaforone che però non ho colto. Se non ci fosse il nome di Kubrick e la sua fama di perfezionista sarei stato più propenso a bollare l'opera come vuota e pretenziosa. Detto questo mi piace l'interpretazione che ho letto del film come metafora del massacro degli indiani, ma il film potrebbe voler dire tutto e niente quindi lascia il tempo che trova.
      Detto questo, è realizzato a regola d'arte e nella seconda metà del film la tensione e l'inquetudine sono fantastiche, ma più che un capolavoro è un film tecnicamente eccellente e con molte scene da cult ( i corridoi inondati di sangue, lo sventramento della porta per dire le prime che mi vengono in mente).
      Ti ho sempre rispettato, ma ora la mia fede in te vacilla...

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      • Cruising di William Friedkin (1980).

        Stanchi del politicamente corretto che affligge i film del nuovo millennio? Stufi del fatto che le minoranze devono essere sempre ritratte in modo positivo o comunque piacevole e mai in modo negativo? Adirati per il fatto che il maschio bianco eterosessuale stia venendo messo sotto accusa e ritratto ormai come l'origine di tutti i mali? Se la risposta è sì, Cruising di William Friedkin (1980) è il film che fa per tutti voi.
        Friedkin aveva iniziato con il botto la sua carriera ad Hollywood, Il Braccio violento della legge (1971) gli aveva procurato premi a volontà (tra cui l'oscar per la miglior regia) e incassi per oltre 70 milioni, ancora meglio con il successivo L'Esorcista (1973), capace di incassare una montagna di soldi e ad oggi essere il miglior film del regista, nonché un capolavoro assoluto del cinema. Purtroppo come lo stesso regista ammise nella sua autobiografia, prima o poi la luce diventa ombra e tutto ciò, misto con il suo carattere arrogante, lo aveva portato a schiantarsi al botteghino con il film successivo Il Salario della Paura (1977).

        Friedkin non si perde d'animo, forse il problema del suo ultimo film è stato non aver ingaggiato una star di fama mondiale, per un film che in sé non è che avesse attrattiva sul pubblico, così con il suo prossimo progetto Cruising, il regista inaggia Al Pacino come protagonista e ritorna al genere che gli aveva dato fama e gloria; il poliziesco.
        Stando alla autobiografia di Friedkin, purtroppo sin da subito le cose prendono una brutta piega, a cominciare dalle proteste dei gruppi gay che temono il fatto che la pellicola possa mettere in cattiva luce il loro mondo, proprio nel momento storico in cui cercavano rispettabilità, così visto che Friedkin ha sempre girato in luoghi realistici, gli omosessuali si organizzavano in gruppi numerose, per dare fastidio alla troupe e orchestrare una campagna stampa contro il film.
        A tutto questo si aggiunge un Al Pacino visto da Friedkin come un attore si molto bravo, ma anche una star che arrivava in ritardo e che a lungo andare nel corso delle riprese, mostrava sofferenza per questo clima di astio.

        In effetti cosa c'è di scandaloso nella trama di Cruising, visto che alla fine è un poliziesco con il classico poliziotto infiltrato Steve Burns (Al Pacino), il quale spacciandosi per gay, deve scoprire l'identità di un killer che sta uccidendo numerosi omosessuali.
        Sin dalla bellissima prima immagine dei palazzi di New York, il regista sembra prendere molto le distanze da quel mobdo verticale cosi (apparentemente) perfetto e pulito, inquadrato con un tono glaciale di blu, che subito crea una barriera tra lo spettatore ed un certo tipo di New York stereotipata; al regista interessa indagare sul male che si cela dietro tale apparente bene.
        Cruising trae la sua forza non dall'indagine che è scritta in mondo abbastanza semplice, ma dalla descrizione di questo mondo gay sadomasochista che si unisce alla subcultura punk-rock, che popola il sottobosco urbano e nascosto di una New York inedita, la quale in altre zone della città, mostra un profilo nascosto e celato ai più.

        L'indagine quindi è un mero pretesto da parte del regista per lanciare uno sguardo su una realtà esistente e totalmente celata ai nostri occhi. Basta aprire una porta sgangherata per gettare lo sguardo su un mondo che non si mostra alla luce del sole, pur pulsando di vitalità e soggetto a regole e simboli tutti suoi. Il protagonista eterosessuale essendo immerso in una realtà a lui totalmente estranea, osserva con circospezione e distacco tale massa di corpi aggrovigliati e dediti ad ogni sorta di pratica sessuale anche di tipo estremo (i totali di Friedkin in questi luoghi underground si sprecano).
        Non c'è alcun giudizio negativo del regista su tali pratiche e né il film a mio avviso contiene messaggi contro gli omosessuali; anzi alcuni di questi vedendo nel locale il nostro protagonista da solo, lo invitano a ballare con loro dimostrando così di non cercare compagnia altrui solo per fare sesso, tanto che a poco a poco, Steve comincia ad avere dubbi sul suo orientamento sessuale, cercando conferme nel fare quando può sesso con la sua donna, Nancy.

        Il ritratto di Friedkin su questo (parziale) mondo omosessuale, non nasconde alcun sottotesto omofobo; ritraendo gli omosessuali come persone aventi vizi e virtù comuni a tutti gli altri esseri umani.
        Forse le comunità gay invece di starnazzare contro il film, avrebbero dovuto quantomeno vederlo, visto che i poliziotti (rigorosamente e fieramente eterosessuali) sono le figure più negative del film, viste le loro angherie e sopprusi contro gli omosessuali. In sostanza la polizia più che interessada a trovare il colpevole, agisce esclusivamente in preda all'odio verso i gay.

        Con tutte queste problematiche in corso di riprese, lo studio della Warner spaventato dalle polemiche, tagliò ben 40 minuti di film; sequenze che avrebbero approfondito l'indagine che nella seconda mèta di film é abbastanza lacunosa, caratterizzato meglio i personaggi di contorno e dato uno sguardo ancora più estremo su questo mondo underground.
        Un thriller poliziesco così cupo, sporco, realistico e ambiguo nel finale come Cruising, all'alba dell'era Reagan e con il cinema che stava cambiando totalmente tono ed intenti, non lo voleva nessuno ed infatti al botteghino fu una delusione con critiche fortemente negative.



        PS: Le prime righe chiaramente hanno un tono ironico anche perché non sapevo come iniziare a recensire il film, quindi non sono assolutamente offensive verso qualsiasi orientamento sessuale. Ci tenevo a dirlo perché dopo l'antisemitismo beccatami in America Oggi, non ci tengo ad essere etichettato come omofobo.
        Ultima modifica di Sensei; 18 aprile 19, 18:54.

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        • Originariamente inviato da Sensei Visualizza il messaggio
          Cruising di William Friedkin (1980).


          PS: Le prime righe chiaramente hanno un tono ironico anche perché non sapevo come iniziare a recensire il film, quindi non sono assolutamente offensive verso qualsiasi orientamento sessuale. Ci tenevo a dirlo perché dopo l'antisemitismo beccatami in America Oggi, non ci tengo ad essere etichettato come omofobo.
          In virtù della prossima votazione di Friedkin nel topic dei registi mi sono appena procurato questo film e proprio le prime righe del tuo commento (il resto, nulla di personale, a dire il vero neanche l'ho letto) hanno aumentato la mia voglia di vedere questo film di cui sento parlare da anni ma che ho sempre lasciato in disparte. Probabilmente proverò a vederlo già questo weekend.

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          • Il film è ottimo, solo che patisce i tagli di 40 minuti fatti. So che negli USA in HV è uscita una versione con scene ulteriori che naturalmente credo non vedremo mai in Italia.

            Il film non è politicamente scorretto, mostra semplicemente un certo mondo gay (molto underground).
            Oggi è un film che ad Hollywood non oserebbe girarlo nessuno. Al Pacino ha detto Friedkin, che in tutte le interviste di Cruising non ne parla mai... pensa te.

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            • Originariamente inviato da Sensei Visualizza il messaggio
              Cruising di William Friedkin (1980).

              Stanchi del politicamente corretto che affligge i film del nuovo millennio? Stufi del fatto che le minoranze devono essere sempre ritratte in modo positivo o comunque piacevole e mai in modo negativo? Adirati per il fatto che il maschio bianco eterosessuale stia venendo messo sotto accusa e ritratto ormai come l'origine di tutti i mali? Se la risposta è sì, Cruising di William Friedkin (1980) è il film che fa per tutti voi.
              Friedkin aveva iniziato con il botto la sua carriera ad Hollywood, Il Braccio violento della legge (1971) gli aveva procurato premi a volontà (tra cui l'oscar per la miglior regia) e incassi per oltre 70 milioni, ancora meglio con il successivo L'Esorcista (1973), capace di incassare una montagna di soldi e ad oggi essere il miglior film del regista, nonché un capolavoro assoluto del cinema. Purtroppo come lo stesso regista ammise nella sua autobiografia, prima o poi la luce diventa ombra e tutto ciò, misto con il suo carattere arrogante, lo aveva portato a schiantarsi al botteghino con il film successivo Il Salario della Paura (1977).
              intanto Il salario della paura non è un film brutto, ha i suoi momenti riusciti e di grande fascinazione. Probabilmente il suo "demerito" maggiore è quello di essere il remake di un capolavoro del cinema, ovvero quel Vite Vendute (1953) di Clouzot che io mi sento di consigliare vivamente a chi non lo conoscesse (e questo vale anche per il regista).


              Cruising, film "maledetto" di Friedkin, è un ottimo film, un film importante che appartiene idealmente agli anni '70 anche se è datato 1980. Tratto da un libro inchiesta del reporter Gerald Walker, ispirato a veri eventi di cronaca, questo cupo thriller metropolitano di Friedkin è un dramma intimista sull'identità sessuale, un oscuro apologo sulle relazioni patologiche tra eros e violenza ed una ambigua discesa negli abissi della psiche, in cui il sesso diventa, al tempo stesso, territorio di caccia, autoconoscenza personale e paura ancestrale. Torbido, sfuggente, inquietante e spesso indefinibile, quest'opera originale, controversa e poco conosciuta della filmografia del grande regista di Chicago, viene generalmente ritenuta minore rispetto ai suoi capolavori, fu un flop totale alla sua uscita in sala e attirò su di sè un mare di polemiche, soprattutto da parte delle organizzazioni omosessuali che l'accusarono di omofobia per il ritratto (a parer loro) libidinoso, laido e vampiresco che viene fornito dei gay. Ad essere particolarmente criticato fu poi il finale del film, di grande potenza raggelante per la sua natura elusiva e per la vertigine concettuale che produce nello spettatore. Gli omosessuali indignati ci videro (forse comprensibilmente, ma anche semplicisticamente) una chiara associazione tra omofilia e psicopatia e quindi un giudizio profondamente negativo fornito dal regista rispetto al loro modo di vivere la sessualità. Ma non mancarono velenose critiche anche da parte degli eterosessuali, molti dei quali si dissero scandalizzati dalle tematiche della pellicola. Al di là delle discussioni il film è un solido dramma poliziesco denso di sfumature, di zone d'ombra e di sottigliezze psicologiche che, probabilmente, disturbarono non poco il moralismo bigotto degli americani, perennemente a disagio quando viene messo di fronte alla propria coscienza rispetto a problematiche che, pavidamente, finge di ignorare. Per quanto riguarda il baccano sollevato dai gay va detto che un film è soltanto un film, un'opera d'arte che esprime un punto di vista parziale e soggettivo e, mai come in questo caso, sottilmente ambiguo e non di facile interpretazione. Ovviamente chi è molto permaloso ha il diritto di arrabbiarsi ma questo resta un suo problema. Il cast, che schiera Al Pacino, Paul Sorvino, Karen Allen, Richard Cox e Joe Spinell, offre un buon livello medio di recitazione, ottimo nel caso di un tormentato Pacino, egregiamente doppiato da Giancarlo Giannini. Negli anni '90 la pellicola è stata notevolmente rivalutata e quasi tutti ne hanno riconosciuto, con accezione positiva, la subdola chiave di lettura, la personalità narrativa, lo stile ammaliante, il fascino oscuro e il ritratto coraggiosamente anticonformista fornito dell'ambiente gay. Credo poi sia anche inutile sottolineare come il regista non intenda affatto riferirsi a tutti i gay, ma solo a quella piccola fetta che frequenta i locali sadomaso, e questo rende perfettamente l'esagerazione strumentale dei toni polemici verso il film, che è da invece da riscoprire.
              "E' buffo come i colori del vero mondo diventano veramente veri soltanto quando uno li vede sullo schermo"


              Votazione Registi: link

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              • Non ho mai detto che il Salario della Paura è un brutto film, ma solo che fu un floppone al botteghino.
                Friedkin meditandoci sopra, fu pentito di non aver ingaggiato una star come Steve Mcqueen nel film per attirare il pubblico, oltre al fatto che la sua megalomania fece lievitare i costi paurosamente (come lui stesso ha riconosciuto), tipo costruire un ponte impossibile e poi dopo esservi riusciti, il fiume si prosciuga.

                Cruising concordo con la tua disamina, un ottimo film.

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                • tra l'altro va ricordato che Friedkin aveva già trattato, con ottimi risultati, la tematica gay nel misconosciuto Festa per il compleanno del caro amico Harold (1970), una pungente commedia nera di impostazione (e derivazione) teatrale che analizza sapientemente le dinamiche psicologiche di un microcosmo omosessuale in presenza di un elemento di "disturbo". In quest'opera dagli echi hitchcockiani si può già notare tutto il talento del regista che trasforma un dramma "da camera" in una tagliente analisi collettiva, tra ironia, cinismo e suspense. Il film in questione è stata la prima pellicola americana ad affrontare il tema dell'omosessualità in maniera così esplicita.
                  "E' buffo come i colori del vero mondo diventano veramente veri soltanto quando uno li vede sullo schermo"


                  Votazione Registi: link

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                  • Originariamente inviato da Sensei Visualizza il messaggio
                    I

                    Il film non è politicamente scorretto, mostra semplicemente un certo mondo gay (molto underground).
                    Oggi è un film che ad Hollywood non oserebbe girarlo nessuno. Al Pacino ha detto Friedkin, che in tutte le interviste di Cruising non ne parla mai... pensa te.
                    Nella serie tv "Narcos" c'è il personaggio di un boss del cartello della droga palesemente gay. E gli autori della fiction hanno ben sottolineato come per un colombiano omosessuale , nella "vita vera" fosse stato particolarmente difficile farsi strada ed essere rispettato in un ambiente (chiamiamolo "underground") spiccatamente machista come quello del narcotraffico di portata mondiale!
                    Dimmi te se questo soddisfa i requisiti di "imparzialità" di chi è "stanco" di vedere rappresentato il masculo etero latore d'ogni male.

                    Non so quando hai scritto la recensione , dunque ti aggiorno il bollettino sulle ultimissime del "politicamente scorretto":

                    Sottosegretario Lega indagato. Salvini di default , con l'aria indignata di quello che ha fatto il militare a Cuneo, parlerebbe di "...solita giustizia ad orologeria di una parte politicizzata della magistratura, signora mia..."; ma hanno appena messo sotto inchiesta giudiziaria esponenti umbri del PD, ed allora giù con le formulette garantiste del fiducioso.

                    Di Maio giustizialista :si dimetta il sottoposto ad indagine.

                    Spiattellate "imbarazzanti"
                    registrazioni telefoniche con Virginia Raggi. Di Maio garantista " una ripicca".

                    Salvini giustizialista: "Raggi dovrebbe dimettersi".
                    Totale provvisorio : omosessuali zero; eterosessuali cialtroni, falsi , ipocriti e ruffiani : quattro. Lista sempre in aggiornamento.
                    "...perché senza amore non possiamo che essere stranieri in paradiso"

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                    • Moschettieri del re di Giovanni Veronesi

                      Offerto gentilmente da Sky Cinema. Non sono riuscito ad andare oltre i 20 minuti, e credetemi, è stata un'agonia. Qui non si parla di un film brutto, che non fa ridere ... no, qui siamo oltre! Credo (e non scherzo) che si tratti del film peggio montato mai visto in vita mia. Praticamente Veronesi, da grande regista quale lui è, ha girato ogni scena da tutti i punti di vista possibili per non sbagliare peccato che poi in sede di montaggio abbia deciso di includere TUTTE le inquadrature girate, anche quelle incompatibili tra loro. Il risultato è un film improponibile, con un montaggio velocissimo e sbagliato, pieno zeppo di scavalcamenti di campo che davvero non ci si riesce a credere! Ogni stacco è un pugno nell'occhio. Inutile soffermarsi sul resto (che comunque fa schifo eh, roba di serie C con Mastandrea che fa il romanaccio) ma qui siamo davvero fuori dalla professionalità.
                      https://www.amazon.it/dp/B08P3JTVJC/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=ÅMÅŽÕÑ&dchild=1&keywords=mau rizio+nichetti+libri&qid=1606644608&sr=8-1 Il mio saggio sul cinema di Maurizio Nichetti.

                      "Un Cinema che non pretende, semplicemente è" cit. Roy.E.Disney

                      Commenta


                      • C' è chi ne ha parlato bene e soprattutto è arrivato a incassare quasi cinque milioni che di questi tempi sono un grande risultato.
                        La Befana Vien di Notte lo hai recuperato?


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                        • Originariamente inviato da mr.fred Visualizza il messaggio
                          C' è chi ne ha parlato bene e soprattutto è arrivato a incassare quasi cinque milioni che di questi tempi sono un grande risultato.
                          La Befana Vien di Notte lo hai recuperato?

                          No, e non ne ho neanche la voglia. Ho una forte antipatia nei confronti della Cortellesi.
                          https://www.amazon.it/dp/B08P3JTVJC/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=ÅMÅŽÕÑ&dchild=1&keywords=mau rizio+nichetti+libri&qid=1606644608&sr=8-1 Il mio saggio sul cinema di Maurizio Nichetti.

                          "Un Cinema che non pretende, semplicemente è" cit. Roy.E.Disney

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                          • Originariamente inviato da Gidan 89 Visualizza il messaggio
                            Moschettieri del re di Giovanni Veronesi

                            Offerto gentilmente da Sky Cinema. Non sono riuscito ad andare oltre i 20 minuti, e credetemi, è stata un'agonia. Qui non si parla di un film brutto, che non fa ridere ... no, qui siamo oltre! Credo (e non scherzo) che si tratti del film peggio montato mai visto in vita mia. Praticamente Veronesi, da grande regista quale lui è, ha girato ogni scena da tutti i punti di vista possibili per non sbagliare peccato che poi in sede di montaggio abbia deciso di includere TUTTE le inquadrature girate, anche quelle incompatibili tra loro. Il risultato è un film improponibile, con un montaggio velocissimo e sbagliato, pieno zeppo di scavalcamenti di campo che davvero non ci si riesce a credere! Ogni stacco è un pugno nell'occhio. Inutile soffermarsi sul resto (che comunque fa schifo eh, roba di serie C con Mastandrea che fa il romanaccio) ma qui siamo davvero fuori dalla professionalità.
                            certo che a volte ti fai proprio del male... XD
                            Qual'è la verità? Ciò che penso io di me, ciò che pensa la gente, o ciò che pensa il burattinaio?
                            Spoiler! Mostra

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                            • Originariamente inviato da Gidan 89 Visualizza il messaggio

                              No, e non ne ho neanche la voglia. Ho una forte antipatia nei confronti della Cortellesi.
                              È pur sempre un film di Michele Soavi.

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                              • Nuestro Tiempo di Carlos Reygadas

                                Reygadas si conferma un grande regista. Questo è il suo film più immediato e fruibile, non fosse per i 173 minuti di durata. Non è un'opera particolarmente originale (e su questo parte della critica si è scagliata con violenza) perché le riflessioni dell'autore sulla coppia non sono di certo nuove o innovative. Detto questo, lo sguardo del regista messicano è potente ed ispirato e Nuestro Tiempo è un film visivamente sublime, dotato di un linguaggio cinematografico alto. Reygadas dà pensiero e corpo al film, essendo autore ed attore. Il suo, è un racconto sincero e lucido - per quanto possa apparire contorto e contraddittorio - sulle nevrosi e le perversioni "culturali" dell'individuo e su come queste vengano amplificate nelle dinamiche di coppia. Non tutto è particolarmente brillante, ma ad avercene di registi che filmano così bene, senza mai scollegare forma e contenuto.
                                https://www.amazon.it/dp/B08P3JTVJC/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=ÅMÅŽÕÑ&dchild=1&keywords=mau rizio+nichetti+libri&qid=1606644608&sr=8-1 Il mio saggio sul cinema di Maurizio Nichetti.

                                "Un Cinema che non pretende, semplicemente è" cit. Roy.E.Disney

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