Hereditary non è neanche lo stesso campionato di The Witch, che è meglio anche di It Follows. È proprio una concezione più alta di linguaggio cinematografico.
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Originariamente inviato da marioh Visualizza il messaggioA me è piaciuto molto. Inferiore a It Follows ma sopra a The VVitch
La trama è semplice ma è la messa in scena ad essere convincente, anche se il ritmo è lento ti aspetti che in ogni momento accada qualcosa. E accade. Mi ha lasciato un senso di irrequietezza per un giorno intero. Spero di riuscire presto a recuperare gli altri film diretti da Eggers.
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Originariamente inviato da Enfad Visualizza il messaggioSono felice che anche qualcun altro l'abbia apprezzato, in generale ho visto che è stato molto divisivo e mi sembra di aver letto più pareri complessivamente negativi che positivi, mentre secondo me è un grandissimo film, direi quasi un capolavoro horror (considerando poi che si tratta persino di un esordio, è un film davvero impressionante per la maturità che traspare non solo sul piano della scrittura, ma anche su quello della gestione del mezzo cinematografico e della messa in scena). Anch'io ho trovato qualche vaga analogia con Rosemary's Baby, così come un pochino (di nuovo) con The Wicker Man per la questione della setta e per il suo ritmo e la sua struttura particolari, e un po' anche con Starry EyesSpoiler! Mostrasempre per la questione della setta, anche se in Starry Eyes è un tipo di situazione completamente diversa, e soprattutto per il finale in cui trionfa il male
Adesso ho una grandissima curiosità per Midsommar
Anch'io l'ho visto abbastanza di recente, e inaspettatamente mi è piaciuto molto (non perché pensavo fosse brutto, ma perché non è una tipologia di film che solitamente mi interessa), ho trovato molti spunti interessanti come la questione delle ripetizioni, a partire dal nome di Paterson che è sia quello del protagonista interpretato da Driver che quello della città, per continuare ovviamente con la costante presenza di gemelli (e il film si apre proprio con la compagna di Paterson che gli dice d aver sognato che avessero due gemelli; senza contare quando più avanti loro due vanno al cinema e Paterson le dice che la protagonista del film le somiglia tanto da sembrare la sua gemella) che, pur senza inserire nel film alcun tocco soprannaturale, conferisce al tutto un mood un po' straniante, per finire con le situazioni (il collega indiano che per due volte racconta a Paterson le sue disgrazie, ma alla terza decide di lasciar perdere, o il cane che sposta la cassetta delle lettere che, di nuovo per due volte - mi pare - Paterson rimette a posto, per poi lasciarla storta la terza volta, e via dicendo). E' come se ci fosse un'analogia tra la struttura del film e le poesie di Paterson (e della bimba poetessa), le quali non hanno rime baciate, ma hanno ritmo e hanno come delle "piccole rime interne", situazioni che si ripetono ma mai perfettamente uguali, e che nonostante il realismo dell'ambientazione e della "trama" (se così vogliam chiamarla) denotano una certa consapevolezza del loro status di "farsa" (come esemplificato nel caso del ragazzo che fa le scenate alla sua ex, e quando gli vien fatto notare che si comporta da attore risponde "Io sono un attore"). Insomma, più interessante di quanto mi aspettassi; oltretutto scalda il cuore, e nonostante la semplicità e l'inconsistenza di quanto racconta, fa venire voglia di vedere come prosegue la vita di Paterson oltre a quella settimana che ci viene mostrata (o almeno è così che mi sono sentita io a fine film
).
Ah, e condivido il giudizio su Adam Driver, attore che adoro
Sostanzialmente concordo, anche se io l'ho trovato migliore sia di Unbreakable che di Split, che non mi sono mai piaciuti.
A tal proposito mi ricollego a un precedente post scritto da Cooper96 (Cooper scusa se cito così all'improvviso un commento che hai scritto settimane fa):
Io la penso un po' all'opposto: tutta la prima metà del film non mi stava convincendo per niente, tanto che se avesse continuato così gli avrei appioppato un'insufficienza. Invece è proprio la seconda parte che, secondo me, lo salva dall'essere totalmente sconclusionato: il fatto che in una struttura psichiatrica con tre pazienti in croce, guidata dalla psicologa peggiore e più stupida del mondo, con a malapena due infermieri sempre uguali, zero turni di guardia, 27mila telecamere senza nessuno che le monitori, tutta l'idea del "voi credete di essere supereroi perché siete malati" (che è di una deficienza rara) ecc. ecc. acquisisce un senso proprio alla luce del fatto che non era una vera struttura psichiatrica, la tizia non era una vera psicologa, il vero intento non era quello di curarli e, trattandosi di una "setta" che agisce nell'ombra, non potevano/dovevano disporre di troppo personale per non dare nell'occhio.
Dissento un po' anche sulle interpretazioni: non è che siano state atroci, ma Samuel L. Jackson fa il paralitico con un'unica espressione per tipo metà film, Willis fa il suo ma un po' col pilota automatico e mi è sembrato abbastanza scoglionato, McAvoy non l'avevo trovato granché convincente nemmeno in Split (non che sia male, ma trovo la sua interpretazione un bel po' sopravvalutata) e anche Anya Taylor-Joy, che solitamente mi piace molto, mi è parsa poco convinta"Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi: navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione...E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser...E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia... E' tempo di morire"
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Originariamente inviato da marioh Visualizza il messaggioA me è piaciuto molto. Inferiore a It Follows ma sopra a The VVitch)
Originariamente inviato da Pancho84 Visualizza il messaggioCioè, hai distrutto Glass e,nonostante questo, lo hai trovato migliore di Split e (sopratutto) Unbreakable?Ultima modifica di Enfad; 02 giugno 19, 23:05.
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Originariamente inviato da SE7EN Visualizza il messaggioHereditary non è neanche lo stesso campionato di The Witch, che è meglio anche di It Follows. È proprio una concezione più alta di linguaggio cinematografico.)
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Originariamente inviato da Enfad Visualizza il messaggio
A tal proposito mi ricollego a un precedente post scritto da Cooper96 (Cooper scusa se cito così all'improvviso un commento che hai scritto settimane fa):
Io la penso un po' all'opposto: tutta la prima metà del film non mi stava convincendo per niente, tanto che se avesse continuato così gli avrei appioppato un'insufficienza. Invece è proprio la seconda parte che, secondo me, lo salva dall'essere totalmente sconclusionato: il fatto che in una struttura psichiatrica con tre pazienti in croce, guidata dalla psicologa peggiore e più stupida del mondo, con a malapena due infermieri sempre uguali, zero turni di guardia, 27mila telecamere senza nessuno che le monitori, tutta l'idea del "voi credete di essere supereroi perché siete malati" (che è di una deficienza rara) ecc. ecc. acquisisce un senso proprio alla luce del fatto che non era una vera struttura psichiatrica, la tizia non era una vera psicologa, il vero intento non era quello di curarli e, trattandosi di una "setta" che agisce nell'ombra, non potevano/dovevano disporre di troppo personale per non dare nell'occhio.
Dissento un po' anche sulle interpretazioni: non è che siano state atroci, ma Samuel L. Jackson fa il paralitico con un'unica espressione per tipo metà film, Willis fa il suo ma un po' col pilota automatico e mi è sembrato abbastanza scoglionato, McAvoy non l'avevo trovato granché convincente nemmeno in Split (non che sia male, ma trovo la sua interpretazione un bel po' sopravvalutata) e anche Anya Taylor-Joy, che solitamente mi piace molto, mi è parsa poco convinta
L'idea dell'organizzazione segreta la trovo un giustificare le implausibilità della prima parte con un'implausibilità (per non dire assurdità) ben peggiore. E l'aggravante è che è presentata in modo molto vago e quindi mi da la sensazione di essere un deux ex machina. Comunque io non sono uno che cerca coerenza e logica perfette nei film, quello che mi dispiace è che la scarsa credibilità di tutto il contesto depotenzi di molto il messaggio alla base del film, e faccia sembrare "normali" i protagonisti quando invece dovrebbero essere loro a stupirci che con la loro forza di volontà sono riusciti a superare i limiti umani...ma se tutto il contorno è ben più "incredibile" non mi stupisco affatto.
Su Willis ritratto, in effetti va un po' col pilota automatico; su McAvoy in Split se da un lato è da applaudire per la versatilità dall'altro è troppo esagerato, in Glass secondo me ha dato un'interpretazione più sobria quindi mi è piaciuto di più.
Su The Witch posso serenamente affermare che è un capolavoro da urlo e che negli anni passerà alla storia del cinema horror (ma forse anche del cinema tutto), mentre per It Follows non credo succederà (seppur lo considero un buon film).
Su Patterson io in genere ho un debole per i film "mumblecore" ma questo l'ho trovato vuoto e noioso e pure ruffiano...Di genere affine ma più cinici e che mi sono piaciuti molto consiglio Tiny Furniture o la serie tv Girls entrambi di Lena Dunham.Ultima modifica di Cooper96; 02 giugno 19, 23:11.Spoiler! MostraIn principio fu creato l'universo. Questo fatto ha sconcertato non poche persone ed è stato giudicato dai più come una cattiva mossa.
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Originariamente inviato da Cooper96 Visualizza il messaggiosu McAvoy in Split se da un lato è da applaudire per la versatilità dall'altro è troppo esagerato, in Glass secondo me ha dato un'interpretazione più sobria quindi mi è piaciuto di più.
Originariamente inviato da Cooper96 Visualizza il messaggioSu The Witch posso serenamente affermare che è un capolavoro da urlo e che negli anni passerà alla storia del cinema horror (ma forse anche del cinema tutto), mentre per It Follows non credo succederà (seppur lo considero un buon film).
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Credo più di nicchia, un po' perché è un horror con poco horror, un po' perché credo sia un film che piace molto a chi come me sbava per le ricostruzioni storiche-antropologiche-culturali fatte a regola d'arte e questi siano solo una piccola fetta del pubblico generalista.Spoiler! MostraIn principio fu creato l'universo. Questo fatto ha sconcertato non poche persone ed è stato giudicato dai più come una cattiva mossa.
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Originariamente inviato da Enfad Visualizza il messaggio
Io la penso un po' all'opposto: tutta la prima metà del film non mi stava convincendo per niente, tanto che se avesse continuato così gli avrei appioppato un'insufficienza. Invece è proprio la seconda parte che, secondo me, lo salva dall'essere totalmente sconclusionato: il fatto che in una struttura psichiatrica con tre pazienti in croce, guidata dalla psicologa peggiore e più stupida del mondo, con a malapena due infermieri sempre uguali, zero turni di guardia, 27mila telecamere senza nessuno che le monitori, tutta l'idea del "voi credete di essere supereroi perché siete malati" (che è di una deficienza rara) ecc. ecc. acquisisce un senso proprio alla luce del fatto che non era una vera struttura psichiatrica, la tizia non era una vera psicologa, il vero intento non era quello di curarli e, trattandosi di una "setta" che agisce nell'ombra, non potevano/dovevano disporre di troppo personale per non dare nell'occhio.Jackson/Glass in gran spolvero invece (e ho apprezzato pure la scelta di non fargli proferire parola per tutta la parte iniziale)
Originariamente inviato da Cooper96 Visualizza il messaggio
Su Patterson io in genere ho un debole per i film "mumblecore" ma questo l'ho trovato vuoto e noioso e pure ruffiano...Di genere affine ma più cinici e che mi sono piaciuti molto consiglio Tiny Furniture o la serie tv Girls entrambi di Lena Dunham.Comunque Paterson è piaciuto pure a me, per i motivi già elencati (per quanto in effetti la trama giri abbastanza a vuoto)
Originariamente inviato da Enfad Visualizza il messaggio
Penso anch'io che The VVitch resterà nella storia; se come un cult imprescindibile come, non so L'esorcista, Lo squalo o il primo Halloween, o "solo" come un classico del cinema horror ma più di nicchia, più per appassionati del genere, tipo The Wicker Man, questo non saprei dirlo
Restando in tema: ho visto finalmente il Suspiria di Guadagnino. Lo dico? A mio parere miglior horror del decennio. Non privo di difetti (soprattutto legati ad alcune scene in cui emerge un po' troppo l'ego del regista e qualche momento leggermente trash nel finale) ma decisamente riuscito
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Stanlio & Ollio. Sceneggiatura senza ritmo né senso, superficiale, scritta male o in fretta. Passi il tempo a cercare di capire se gli attori assomiglino veramente a Stanlio e Ollio sorvolando di minuto in minuto sul fatto che non stia succedendo assolutamente niente e che non era quello il periodo da raccontare della vita e della carriera dei due grandi attori. Regia inesistente. Musiche già dimenticate. Edizione italiana con una scelta delle voci dei protagonisti a dir poco pessima.
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Originariamente inviato da MrCarrey Visualizza il messaggioHereditary è in programmazione su Sky?
Lo vorrei recuperare.
Comunque a proposito di It follows, film che è piaciuto molto pure a me: ma le musiche composte da Disasterpeace? Sono uno dei vari elementi che caratterizza e rende quel film davvero una bella opera.
Tornando in topic: ho visto ieri finalmente Divorzio all'italiana del grande Pietro Germi. Dovevo completare la "trilogia", avendo già molto apprezzato Sedotta e abbandonata e Signore e signori.Non sono rimasto deluso: mi è piaciuta la solita nota aspra di Germi, mescolata al riso, nel criticare i costumi di allora (be' ma molta ipocrisia direi che purtroppo sopravvive anche a cinquant'anni di distanza) e nel raccontare una situazione legislativa che si stenta a credere sia sopravvissuta per altri vent'anni dall'uscita del film. Mi è piaciuta l'interpretazione di Mastroianni che tratteggia un personaggio in bilico tra il tragico e il ridicolo, e degli altri attori del cast (anche se Leopoldo Trieste dà il meglio nel successivo Sedotta). Dal punto di vista tecnico interessante certi usi dello zoom e anche del montaggio per come mette in relazione diversi elementi (penso al voiceover dello stesso Barone Cefalù che commenta certi elementi di Agromonte).
Notevole davvero, lo consiglio fortemente a quelli che come me hanno questa grave lacuna del nostro cinema.
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Ho visto un capolavoro assoluto della storia del cinema: MIkey and Nicky di Elaine May (recentemente uscito in dvd e bluray in versione restaurata per Criterion Collection)... E niente, non credo di aver mai visto dei gangster così umani, così veri, come quelli raccontati in questo film (siamo dalle parti del cinema di Cassavetes, non a caso grande amico di May e co-protagonista del film, insieme a Peter Falk), un film dove morire significa davvero morire e non è solo un espediente come un altro di sceneggiatura.
Ieri si commentavano gli Oscar alla Carriera... la May, ora novantenne, senz'altro lo meriterebbe... certo, sarebbe un gesto non meno ipocrita di quelli avuti negli ultimi anni, dal momento che l'industria, dopo l'insuccesso al botteghino proprio di Mikey and Nicky, la cacciò via e non la fece più lavorare. Ad ogni modo lei un riconoscimento (una riabilitazione) pur tardiva, la merita. Da parte della critica c'è stata, vediamo se arriverà anche dall'Academy.
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Originariamente inviato da Mr. Babeido Visualizza il messaggio
Sì, mi pare da una settimana. Anch'io che me l'ero perso al cinema lo vorrei recuperare lì, viste anche le numerose discussioni che ha creato.
Comunque a proposito di It follows, film che è piaciuto molto pure a me: ma le musiche composte da Disasterpeace? Sono uno dei vari elementi che caratterizza e rende quel film davvero una bella opera.
Tornando in topic: ho visto ieri finalmente Divorzio all'italiana del grande Pietro Germi. Dovevo completare la "trilogia", avendo già molto apprezzato Sedotta e abbandonata e Signore e signori.Non sono rimasto deluso: mi è piaciuta la solita nota aspra di Germi, mescolata al riso, nel criticare i costumi di allora (be' ma molta ipocrisia direi che purtroppo sopravvive anche a cinquant'anni di distanza) e nel raccontare una situazione legislativa che si stenta a credere sia sopravvissuta per altri vent'anni dall'uscita del film. Mi è piaciuta l'interpretazione di Mastroianni che tratteggia un personaggio in bilico tra il tragico e il ridicolo, e degli altri attori del cast (anche se Leopoldo Trieste dà il meglio nel successivo Sedotta). Dal punto di vista tecnico interessante certi usi dello zoom e anche del montaggio per come mette in relazione diversi elementi (penso al voiceover dello stesso Barone Cefalù che commenta certi elementi di Agromonte).
Notevole davvero, lo consiglio fortemente a quelli che come me hanno questa grave lacuna del nostro cinema.
Un maledetto imbroglio
Di Germi??
Te lo consiglio
Qual'è la verità? Ciò che penso io di me, ciò che pensa la gente, o ciò che pensa il burattinaio?
Spoiler! Mostra
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Dolor y Gloria di Pedro Almodovar (2019).
La tavolozza variopinta di colori liquidi come se fossero mossi da una continua corrente, situati nei titoli di testa di Dolor y Gloria (2019), mette in scena l'eterno divenire dell'arte, in quanto entità dinamica come le cascate che il nostro protagonista Salvador Mallo (Antonio Banderas), acclamato regista, preferisce come elemento figurativo capace di coniugare in sè un eterno dinamismo grazie alla forza impetuosa della corrente. La fonte dell'arte e di conseguenza della vita Mallo la trova nel cinema, specie nei miti di celluloide impersonificati da due stelle Hollywoodiane; la giovane e fresca Natalie Wood dello Splendore dell'Erba di Elia Kazan (1961) e la sensuale e fiammeggiante Marylin Monroe di Niagara di Henry Hathaway (1953), due attrici che ci hanno lasciato sin troppo presto, ma grazie al cinema sono divenute icone immortali e ispiratrici per tutte le future generazioni future di attori ed attrici e di numerosi registi.
E' una pellicola quindi dai rimandi autobiografici molto forti, dove ovviamente la figura incarnata da Banderass tende a sovrapporsi se non a coincidere totalmente con Almodovar, il quale dopo una serie di film poco riusciti secondo la critica e non esaltanti al botteghino, decide di mettere in scena il proprio 8 e 1/2, una mossa rischiosa e spesso anche autoreferenziale visto che dopo l'omonimo capolavoro di Fellini, molti registi si sono cimentati con questi testamenti autobiografici, che alla fine per il 90% finiscono per non interessare più nessuno alla lunga.
Dolor y Gloria non aggiunge nulla di nuovo a questo filone sviluppatasi e oramai abbastanza saturo dopo oltre 50 anni; abbiamo il classico regista in crisi artistico-espressiva, il ricordo dell'infanzia tanto felice quanto forse mitizzata dal ricordo ed infine una risoluzione finale che spesso assume caratteri meta-cinematografici. Il film di Almodovar tocca tutte queste tappe, fondendo la crisi creativa con il gran numero di malattie di probabile origine psicomatica, visto che sembrano aver origine da irrisolte questioni che hanno a che fare con i rapporti con le persone da lui frequentate, come Alberto, attore con cui girò Sabor, suo primo film e con cui entrò in contrasto durante la lavorazione e sopratutto con sua madre, la morte della quale non è mai riuscito a superarla e con cui aveva diverse questioni in sospeso riguardanti soluzioni dolorose del suo passato, come lo studio in seminario ed il suo orientamento omosessuale verso il quale la donna sembrava delusa se non intimamente ostile.
Lo scavo verso le radici della propria esistenza, dona ad Almodovar i mezzi per ricostruire la messa in scena, dapprima con un bianco brullo, corroso e sferzato dal sole cocente della sua prima casa a Patera, consistente in una sorta di caverna con una grata posta sopra di essa, dove viveva con la madre Jacinta (Penelope Cruz), per poi virare verso composizioni cromatiche a tinte forte virate sempre più sul colore rosso, con un arredamento interno ardito composto da una libreria a scaffali variabili con una grande quantità di libri di differenti argomenti, costruendo una tavolozza estetica di forte impronta pop.
L'eroina sembra essere una soluzione per Salvador Mallo, con cui sembra trovare sollievo dai propri dolori fisici e al contempo una valida alleata per rimurginare sulle proprie esperienze passate, grazie a cui trovare un finalmente una risoluzione ai propri confltti interiori (tramite anche bagni immersivi nella memoria dell'acqua) e rinvigorire la fonte della propria ispirazione artistica che sembra oramai esauritasi da tempo.
Antonio Banderas dopo aver dato prova di un talento recitativo mai espresso o forse danneggiato dalla troppa spazzatura Hollywoodiana a cui coscientemente ha preso parte, per poi svendersi in post pubblicitari tra galline ed uova, che gli hanno fatto perdere molta credibilità come attore. Questa pellicola quindi è l'occasione della vita che l'attore con una efficace recitazione per sottrazione e guidato dalla sapiente direzione impressa da Almodovar, sembra aver sfruttato appieno vincendo il premio come miglior attore a Cannes; se la fortuna lo assisterà potrebbe anche ottenere una nomination agli oscar come miglior attore.
Quindi ci si trova innanzi ad una pellicola ben diretta e scritta, ma come detto sopra però anche se riesce a costruire sequenze interessante avvalendosi anche di flashback inseriti sapientemente e senza forzature nella narrazione, non presenta alcun elemento originale di innovazione rispetto ad altre opere di questo filone di opere.
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