annuncio

Comprimi
Ancora nessun annuncio.

L'ultimo film che hai visto?

Comprimi
X
 
  • Filtro
  • Ora
  • Visualizza
Elimina tutto
nuovi messaggi

  • Ho visto se la strada potesse parlare di Barry Jenkins. Moonlight era già un ottimo film ma questo è proprio bellissimo. Snobbaggio agli Oscar completamente ingiustificato. Jenkins da seguire assolutamente negli anni a venire. Guardando questo film ho pensato che sarebbe un regista perfetto per portare al cinema il romanzo cult una vita come tante.


    Poi ho visto il campione di Leonardo d'Agostini. Piacevole dai. Una cosa super prevedibile ma scritta all'americana che intrattiene abbastanza. Certo se fosse stato un film americano avrebbero approfondito anche la figura dell'allenatore, dei compagni di squadra, ci sarebbe stato un personaggio giornalista nella storia e con una faccia riconoscibile, perché quando le cose le fai le fai al massimo. Qua invece ci si concentra solo su 2 personaggi fondamentalmente, solita linearità totale del cinema italiano. Comunque dicevo come tentativo abbastanza riuscito.
    Ultima modifica di Sebastian Wilder; 06 novembre 19, 17:14.

    Commenta


    • I film di Jenkins sono così levigati, eleganti e melodrammatici che mi ero convinto fosse omosessuale. Anche il suo aspetto gentile e delicato mi spingeva a crederlo appartenente alla parrocchia.
      Quando ho scoperto che è etero ed ha una compagna (la regista di The Farewell) sono rimasto così.



      Poi ho pensato a Baz Luhrmann anche lui dichiaratamente etero e sposato (si lallero) e tutto è tornato al suo posto.



      Se la strada potesse parlare non è stato snobbato, alla fine un Oscar lo ha vinto (attrice non protagonista) e lui si è beccato una nomination per la sceneggiatura. Per non parlare del metascore 87.
      Di più cosa vuole? Una fettina di culo?

      Ultima modifica di mr.fred; 07 novembre 19, 12:43.

      Commenta


      • Magari è bisessuale o fluido. Al momento si è innamorato di una donna, domani di un uomo. Sei fermo alle vecchie categorie? ​​​​​​.
        Seriamente, si ha un occhio un po' gay o forse potremmo dire semplicemente molto femminile ​​​​​​.
        Sugli Oscar mi riferivo alla mancata nomination a best picture. Quello di regina king un Oscar strano non avendo praticamente nessuna scena madre particolare, di quelle da mostrare nelle clip per acchiappare voti.
        È anche un sempre più raro ruolo da non protagonista premiato che è un vero non protagonista e non un protagonista minore.
        Dopo i primi 40 minuti di film praticamente scompare e torna in breve di nuovo sul finale.
        Ultima modifica di Sebastian Wilder; 07 novembre 19, 13:13.

        Commenta


        • Si sarà innamorato del suo intelletto (parlo della Wang).



          Quello degli attori non protagonisti è diventato un ghetto per afroamericani, inutile fare finta di nulla.
          Solita ipocrisia a stelle e strisce.

          Commenta


          • Sto recuperando un po' di film di fantascienza, e ho avuto la fortuna di pescare pellicole quantomeno non banali.
            Dopo Primer ho visto anche Upstream Color, sempre di Shane Carruth. Storia totalmente assurda, ma che ti cattura dal primo secondo, realizzata con immagini e suoni che ti cullano come in un sogno un po' terribile un po' affascinante. Alla fine senti il cuore gonfio di un'emozione che non capisci bene cosa sia, ma che arriva da lontano e da un luogo profondo della tua anima. Mi dispiace però dover dire che a fine visione resti anche la sensazione che a questo film manchi qualcosa.

            Ho visto anche Stalker di Andrej Tarkovskij.
            Per certi versi è stato una naturale prosecuzione del film precedente, da affrontare con la stessa attitudine onirica. Credo che ogni parola pronunciata (e spero tradotta adeguatamente nella versione italiana), ogni ombra e ogni luce, ogni colore e bianco e nero, ogni goccia che cade e ciottolo che rimbalza in questo film siano perfezione e poesia pura. Trovo ipnotica e appropriata ogni scelta fatta. Come già mi è successo per Solaris avrei voluto che si dilatasse ancora e ancora.
            "It's so easy to laugh / It's so easy to hate / It takes strength to be gentle and kind"
            The Smiths - I Know It's Over

            Commenta


            • Upstream Color è uno dei film più ambiziosi (volente o nolente) che abbia visto in proporzione al budget, e sicuramente uno dei più originali.

              Peccato che Carruth al momento non lavori e che due suoi progetti più grossi ("A Topiary", un originale e ambizioso sci-fi che volevano produrre Fincher e Soderbergh, e "The Modern Ocean", una specie di adventure con un cast all-star) siano naufragati perché è una voce unica nel panorama cinematografico e non vorrei che finisse a fare un (piccolo) film ogni dieci anni o a non farne più del tutto.
              Luminous beings are we, not this crude matter.

              Commenta


              • Originariamente inviato da Sir Dan Fortesque Visualizza il messaggio
                Upstream Color è uno dei film più ambiziosi (volente o nolente) che abbia visto in proporzione al budget, e sicuramente uno dei più originali.

                'nsomma, confronto ai 7 mila dollari di Primer i quasi 50 mila di Upstrem Color...oh, so' soldi

                cmq due filmoni tra i miei preferiti di sempre...

                Commenta


                • Originariamente inviato da Sir Dan Fortesque Visualizza il messaggio
                  Upstream Color è uno dei film più ambiziosi (volente o nolente) che abbia visto in proporzione al budget, e sicuramente uno dei più originali.

                  Peccato che Carruth al momento non lavori e che due suoi progetti più grossi ("A Topiary", un originale e ambizioso sci-fi che volevano produrre Fincher e Soderbergh, e "The Modern Ocean", una specie di adventure con un cast all-star) siano naufragati perché è una voce unica nel panorama cinematografico e non vorrei che finisse a fare un (piccolo) film ogni dieci anni o a non farne più del tutto.
                  Avevo letto di "A Topiary". Peccato, spero davvero che prima o poi torni a fare qualcosa come regista (e tutto il resto, visto che fa tutto lui ), perché la sua personalità e sensibilità sarebbe un peccato se non si esprimessero ancora.
                  "It's so easy to laugh / It's so easy to hate / It takes strength to be gentle and kind"
                  The Smiths - I Know It's Over

                  Commenta


                  • Ho visto widows di Steve McQueen. Regia solidissima che conferma uno dei migliori giovani registi su piazza. Ma soggetto e sceneggiatura non mi han proprio convinto. Parte politico razziale debole, la parte della vendetta di queste vedove pure peggio, tra il gruppo di donne non si crea mai un vero legame che faccia interessare alla vicenda, la rapina che dovrebbe essere il fulcro della storia avviene e 10 minuti di fine dal film. Se non avesse avuto un regista capace di inventarsi diverse soluzioni affascinanti avrei staccato a neanche metà film.

                    Commenta


                    • Originariamente inviato da violaverde Visualizza il messaggio
                      Avevo letto di "A Topiary". Peccato, spero davvero che prima o poi torni a fare qualcosa come regista (e tutto il resto, visto che fa tutto lui ), perché la sua personalità e sensibilità sarebbe un peccato se non si esprimessero ancora.
                      Da poco è uscito un horror prodotto e intepretato da lui, The Dead Center, di cui parlano abbastanza bene.
                      Luminous beings are we, not this crude matter.

                      Commenta


                      • L'Intendente Sansho di Kenji Mizoguchi (1954).

                        L'anno 1954 sicuramente figurera' nella TOP 10 delle annate più significative della storia del cinema, il numero di capolavori uscito infatti fa venire i brividi; Amanti Crocifissi, Senso, La Strada, Fronte del Porto, La Finestra sul Cortile, I Sette Samurai, È Nata una Stella, Sabrina, Il Delitto Perfetto, La Contessa Scalza etc... a questo lungo elenco si deve aggiungere anche L'Intendente Sansho di Kenji Mizoguchi (1954), che dopo una seconda visione confermo che tra i suoi quattro film della maturità da me visionati, sicuramente si prende il titolo di miglior film.
                        Sansho Dayu è tratto da una leggenda medioevale Giapponese tramandata oralmente e poi messa per iscritto nella versione definitiva dallo scrittore Ogai Mori; ancora una volta la letteratura popolare Giapponese funge da ispirazione per Kenji Mizoguchi, il quale con questo film gira la sua opera più politica.
                        Il film è una favola cridele avente come protagonisti Zashio e Anju, due bambini figli di un governatore mandato in esilio per le sue idee troppo egalitarie e progressiste, resi schiavi tramite un inganno e separati dalla madre Tamaki (Kunuyo Tanaka), anch'ella ridotta in schiavitù. I due fratellini vengono venduti nel feudo privato gestito con il pugno di ferro dal crudele intendente Sansho (Eitaro Shindo), venendo costretti a svolgere insieme ad altri schiavi dei lavori inumani e degradanti.

                        Dai topoi presenti e dallo svolgimento della vicenda, si capisce come ci ritroviamo innanzi ad una favola amara, dove i due fratellini cresciuti con degli insegnamenti progressisti e liberali, devono sperimentare quei principi astratti decantati dal padre in modo concreto tramite la riduzione in schiavitù, la quale dopo anni scalfisce le convinzioni più profonde dell'individuo, tanto che se Anju stoicamente rimarrà fedele sempre a sé stessa e alle proprie idee, Zashio invece subirà un crollo morale accettando passivamente la propria condizione di schiavo.
                        Questa volta Mizoguchi eleva il suo sguardo umano (anche la macchina da presa inquadra molte volte dall'alto verso il basso), per distaccarsi dall'analisi della sola condizione femminile (che comunque sussiste), per dare invece un quadro totale della situazione sociale e politica del Giappone e perché no... del mondo intero.
                        La pellicola è anche intrisa probabilmente di riferimenti autobiografici; è noto come Mizogichi rimase traumatizzato dalla vendita di una delle sue sorelle in un geisha-dojo e al contempo molto colpito dal sacrificio delle sue sorelle verso di lui, per dargli il meglio e capendone il potenziale talento, questo ha fatto si che il regista sviluppasse una forte sensibilità verso la figura femminile e una grande critica ai valori immutabili quanto ingiusti della società Giapponese.

                        Mizoguchi in effetti era un unicum non solo in Giappone, ma anche nel mondo, visto che fino alle avanguardie degli anni 60', i suoi ritratti di personaggi femminili restano di gran lunga i più profondi ed incisivi, nonché lontani da ogni traccia di stereotipo.
                        Sansho Dayu girato tramite l'ausilio di numerosi piani sequenza (ma abbiamo anche delle inquadrature ravvicinate ai personaggi... una novità assoluta dato il regista), unisce degradazione materiale con lirismo visivo, come il vento che piega gli alti fiori mentre la comitiva dei nostri personaggi ad inizio film vuole raggiungere il loro padre. Vento che è un vero e proprio veicolo, capace di unire figli e madre anche molto distanti nel tempo e nello spazio, nonché a destare Zashio dalla sua passiva accettazione della schiavitù per divenire un uomo moralmente giusto ed onesto, recependo finalmente gli insegnanti del padre, divenendo una figura quasi messianica, decisivo si rivelerà anche la figura "dell'aiutante", tipica delle favole, qui incarnata dalla sorella Anju; sono sempre le donne a dare l'imput decisivo ad un'anima che si credeva oramai persa.

                        Tutti gli uomini sono uguali e tutti devono poter mirare alla propria felicità, un uomo di comando che impedisce questo non è un bravo detentore del potere.
                        Sansho compiace i suoi superiori perché gestisce il tutto con metodi feudali, che non hanno la minima considerazione della vita umana; l'uomo ha instaurato un regime latifondista dove lui è a capo di una marea di schiavi, che sfrutta fino alla vecchiaia in modo capitalista, per poi abbandonarli in montagna una volta che stanno per morire, non concedendo loro neanche una morte dignitosa nell'affetto dei loro compagni schiavi e nel calore di una capanna.
                        La volontà politica di mettere fine a tutto questo manca del tutto, anche perché alla fine Sansho è un ingranaggio utile al sistema, quindi tutti ben se ne vedono dall'ostacolarlo. D'altronde Mizoguchi come il sottoscritto sa benissimo che il potere corrompe l'uomo, il quale è bene che lo eserciti per un periodo di tempo limitato, proprio per non venire cambiato da esso e dai poteri forti che lo circondano. Il percorso di Zashio assume i connotati di una parabola messianica, i suoi risultati tanto lodevoli per il prossimo, non gli procureranno alcun vantaggio personale, però avrà la consapevolezza di aver non solo preso il meglio da suo padre, ma di essere divenuto un uomo retto ed onesto. Mi spiace non essermi soffermato molto sulla regia, ma potete trovare i miei commenti in proposito leggendo i miei commenti ai suoi film precedenti, d'altronde Mizogichi per i Cahiers du cinena impersonava appieno il concetto di autore, ed in effetti per un neofita il suo stile è di sicuro il più riconoscibile e senza grandi cambiamenti tra una pellicola e l'altra. Vincitore del terzo Leone d'argento di fila a Venezia (modo elegante per dire che ha preso la terza inculata di seguito... gli andò benino però, Visconti con Senso fu out da ogni premio), oggi comunque resta un capolavoro assoluto della storia del cinema.

                        Commenta


                        • La ragazza nella nebbia di Donato Carrisi

                          Per la prima volta ho visto Toni Servillo recitare male. C'è da dire invece che Alessio Boni sforna una bella performance, molto convincente. Il film è così così. Fatica ad ingranare, si riprende bene quando -appunto - il focus della narrazione è il personaggio di Boni, in quello che diventa una specie di Gone Girl all'italiana. Si lascia vedere, ma è tutto troppo disomogeneo ed altalenante. Da un punto di vista cinematografico non ha nulla di interessante o di rilevante, sarebbe stato un buon prodotto per la televisione.
                          https://www.amazon.it/dp/B08P3JTVJC/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=ÅMÅŽÕÑ&dchild=1&keywords=mau rizio+nichetti+libri&qid=1606644608&sr=8-1 Il mio saggio sul cinema di Maurizio Nichetti.

                          "Un Cinema che non pretende, semplicemente è" cit. Roy.E.Disney

                          Commenta


                          • Originariamente inviato da Gidan 89 Visualizza il messaggio
                            La ragazza nella nebbia di Donato Carrisi

                            Per la prima volta ho visto Toni Servillo recitare male. C'è da dire invece che Alessio Boni sforna una bella performance, molto convincente. Il film è così così. Fatica ad ingranare, si riprende bene quando -appunto - il focus della narrazione è il personaggio di Boni, in quello che diventa una specie di Gone Girl all'italiana. Si lascia vedere, ma è tutto troppo disomogeneo ed altalenante. Da un punto di vista cinematografico non ha nulla di interessante o di rilevante, sarebbe stato un buon prodotto per la televisione.
                            ecco, quel film non lo capisco
                            Spoiler! Mostra

                            Commenta


                            • Ieri ho visto Queen of hearts di May el-Touky (candidato danese agli Oscar, ne avevamo parlato ieri nel topic apposito). L'ho visto con dei sottotitoli inglesi un po' improbabili (sembrava quasi l'inglese auto-generato di youtube) ma sono riuscito a capirlo lo stesso. È un film su una avvocatessa tardona trascurata dal compagno che si mette a flirtare con il figlio diciassettenne di lui per ritrovare un po' di brio all'interno di una vita monotona in cui ha, e ha avuto, tutto. Il film come prevedevo è molto convenzionale, molto mainstream, ma per fortuna evita i messaggi e non si inoltra nel procedurale, anche se lo risolve in maniera un po' goffa e la protagonista finisce per sembrare una stronza e basta (ma meglio di qualche monito moralista). Momenti un po' imbarazzanti quando la milf cinquantenne fa la fidanzatina con il ragazzo ma anche un'inattesa (e totalmente fuori registro rispetto al tipo di prodotto che è questo film: un prodotto per sciure dei quartieri Prati o Parioli) scena di sesso orale non simulato tra la protagonista e il ragazzo minorenne (forse unico vero motivo di interesse del film). Trine Dyrholm, dopo essere stata imbruttita in maniera inimmaginabile nel film vetero-femminista di Susanna Nicchiarelli su Nico (distruggere la bellezza - e quindi l'iconicità - di Nico per far emergere quello che c'è sotto, o dietro) ritorna qui in versione classy lady, molto bramosa di essere desiderata.
                              Consigliato? No. Cercatevi la scena di sesso su xvideos e risparmiatevi due ore di nulla (e di noia).

                              Commenta


                              • Scena di sesso non simulato. Sei sicuro?
                                L' altro ieri ho dato un' occhio al trailer (dopo la tua segnalazione) e l' ho trovato tremendo.
                                Lei è una brava attrice.

                                Commenta

                                In esecuzione...
                                X