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  • Sto guardando La Flor di Mariano Llinas... ho visto le prime tre ore e mezzo (i primi due episodi.. il secondo molto bello), ne scriverò a visione ultimata...

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    • Originariamente inviato da mr.fred Visualizza il messaggio
      Wendy è stato un cocente flop di pubblico e critica.

      Ma Wendy si trova già? E' uscito l'altro ieri.

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      • A Hidden Life di Terrence Malick

        Tranquillamente il miglior Malick post The Tree of Life. Come ben sapete, non è che io sopporti tanto il caro Terrence, anche se considero l'ultimo film citato un capolavoro. Non so perché, ma ho deciso di vedere questo suo ultimo lavoro nonostante tutto, e soprattutto nonostante le tre ore di durata Partiamo dalle cose che mi sono piaciute: la fotografia è bellissima, a tratti sublime (specialmente negli esterni), il sound design è magistrale, gli attori sono bravi. La regia di Malick è sempre quella, ma con qualche svolazzo di telecamera in mano, il che è un bene. Il film ha dei momenti suggestivi, immersivi, bellissimi, il che fa rimpiangere ulteriormente il tanto talento sprecato. Quando il nostro resta ancorato a fatti concreti, ad azioni materiali, o semplicemente quando mette il proprio talento al servizio dei personaggi, dimostra ancora una capacità di lavorare con le immagini di prima grandezza. Purtroppo, il tutto è costantemente intervallato dai soliti sermoni che fa declamare ai propri personaggi in voice over, dai soliti momenti in cui si gioca e si balla che sono diventati una formula, una punteggiatura del suo cinema. Un film cattolico, girato da un cattolico, riservato ai cattolici. Ed anche se fossi credente mi sarei rotto i cosiddetti.

        L'Immortale di Marco D'Amore

        Una noia terribile.


        Terminator: Destino Oscuro di Tim Miller

        Si lascia vedere, ma c'è tanta, troppa CGI e non è neanche fatta così bene. I momenti migliori sono quelli con Schwarzy in scena.
        https://www.amazon.it/dp/B08P3JTVJC/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=ÅMÅŽÕÑ&dchild=1&keywords=mau rizio+nichetti+libri&qid=1606644608&sr=8-1 Il mio saggio sul cinema di Maurizio Nichetti.

        "Un Cinema che non pretende, semplicemente è" cit. Roy.E.Disney

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        • Originariamente inviato da Gidan 89 Visualizza il messaggio

          L'Immortale di Marco D'Amore

          Una noia terribile.

          Come mai? siamo sui livelli piatti - quanto a interesse per le vicende - dell'ultima stagione di Gomorra?

          Ne approfitto, viste le belle recensioni di Sensei ai film di Ophuls nella pagina precedente, per una domanda: di questo regista prima di qualche tempo fa non ne avevo mai sentito parlare (e purtroppo ancora non ho visto niente!), e mi dà l'impressione che il suo nome circoli più tra gli addetti ai lavori e tra i cinefili veri e propri; ma se ha sfoderato ottimi film, come mai nel corso degli anni il suo nome è andato perdendosi nelle nuove generazioni? questione di stile, di contenuti? Questa almeno è la mia impressione, liberi di smentirmi e darmi del puro ignorante, a me e alle mie cerchie.

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          • Mr. Babeido completamente privo di ritmo, lento, e la trama è anche poco interessante. Il background di Ciro è di quanto più banale potevano inventarsi sinceramente.
            https://www.amazon.it/dp/B08P3JTVJC/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=ÅMÅŽÕÑ&dchild=1&keywords=mau rizio+nichetti+libri&qid=1606644608&sr=8-1 Il mio saggio sul cinema di Maurizio Nichetti.

            "Un Cinema che non pretende, semplicemente è" cit. Roy.E.Disney

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            • Originariamente inviato da Gidan 89 Visualizza il messaggio
              A Hidden Life di Terrence Malick

              Tranquillamente il miglior Malick post The Tree of Life. Come ben sapete, non è che io sopporti tanto il caro Terrence, anche se considero l'ultimo film citato un capolavoro. Non so perché, ma ho deciso di vedere questo suo ultimo lavoro nonostante tutto, e soprattutto nonostante le tre ore di durata Partiamo dalle cose che mi sono piaciute: la fotografia è bellissima, a tratti sublime (specialmente negli esterni), il sound design è magistrale, gli attori sono bravi. La regia di Malick è sempre quella, ma con qualche svolazzo di telecamera in mano, il che è un bene. Il film ha dei momenti suggestivi, immersivi, bellissimi, il che fa rimpiangere ulteriormente il tanto talento sprecato. Quando il nostro resta ancorato a fatti concreti, ad azioni materiali, o semplicemente quando mette il proprio talento al servizio dei personaggi, dimostra ancora una capacità di lavorare con le immagini di prima grandezza. Purtroppo, il tutto è costantemente intervallato dai soliti sermoni che fa declamare ai propri personaggi in voice over, dai soliti momenti in cui si gioca e si balla che sono diventati una formula, una punteggiatura del suo cinema. Un film cattolico, girato da un cattolico, riservato ai cattolici. Ed anche se fossi credente mi sarei rotto i cosiddetti.
              Visto anch'io e concordo con quanto dici.
              Non sono mai stato un super appassionato di Malick ma ero curioso di questo ritorno ad un cinema narrativo.I voice over e i movimenti di macchina che hanno contraddistinto le ultime opere sono comunque presenti. La regia e alcune sequenze sono molto riuscite, ma è un film che poteva durare anche quaranta minuti in meno.
              Non ho capito poi la necessità di girarlo in inglese visto che poi non ci hanno neanche particolarmente investito sulla distribuzione, anche prima dei recenti avvenimenti.
              Per l'aspetto religioso è un film che affiancherei a Silence di Scorsese.

              Originariamente inviato da Mr. Babeido Visualizza il messaggio


              Ne approfitto, viste le belle recensioni di Sensei ai film di Ophuls nella pagina precedente, per una domanda: di questo regista prima di qualche tempo fa non ne avevo mai sentito parlare (e purtroppo ancora non ho visto niente!), e mi dà l'impressione che il suo nome circoli più tra gli addetti ai lavori e tra i cinefili veri e propri; ma se ha sfoderato ottimi film, come mai nel corso degli anni il suo nome è andato perdendosi nelle nuove generazioni? questione di stile, di contenuti? Questa almeno è la mia impressione, liberi di smentirmi e darmi del puro ignorante, a me e alle mie cerchie.
              Il suo film più chiacchierato è Lettera di una sconosciuta credo, fa parte comunque di un genere un po' fuori moda e magari per questo non attrae o non convince il pubblico giovane.
              Ha fatto anche dei noir che tuttavia non si sono ritagliati uno spazio tra i film più famosi del genere e per questo non vengono molto visti oggi.
              I suoi film francesi sono infine molto europei nel senso di molto autoriali e poco accattivanti per chi è abituato a un altro tipo di produzioni.

              Non ho visto tutti i suoi film e neanche li ricordo benissimo, le mie sensazioni comunque mi dicono questo. Spero possa esserti utile come risposta. Non preoccuparti se non lo conosci, siamo qua sul forum apposta. Io fino a poco tempo fa non avevo mai sentito parlare di Sion Sono e ci sono tanti registi di cui non ho mai visto alcun film pur avendone sentito parlare.
              Ultima modifica di aldo.raine89; 18 marzo 20, 19:35.

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              • Originariamente inviato da Mr. Babeido Visualizza il messaggio

                Ne approfitto, viste le belle recensioni di Sensei ai film di Ophuls nella pagina precedente, per una domanda: di questo regista prima di qualche tempo fa non ne avevo mai sentito parlare (e purtroppo ancora non ho visto niente!), e mi dà l'impressione che il suo nome circoli più tra gli addetti ai lavori e tra i cinefili veri e propri; ma se ha sfoderato ottimi film, come mai nel corso degli anni il suo nome è andato perdendosi nelle nuove generazioni? questione di stile, di contenuti? Questa almeno è la mia impressione, liberi di smentirmi e darmi del puro ignorante, a me e alle mie cerchie.

                Originariamente inviato da aldo.raine89 Visualizza il messaggio

                Il suo film più chiacchierato è Lettera di una sconosciuta credo, fa parte comunque di un genere un po' fuori moda e magari per questo non attrae o non convince il pubblico giovane.
                Ha fatto anche dei noir che tuttavia non si sono ritagliati uno spazio tra i film più famosi del genere e per questo non vengono molto visti oggi.
                I suoi film francesi sono infine molto europei nel senso di molto autoriali e poco accattivanti per chi è abituato a un altro tipo di produzioni.

                Non ho visto tutti i suoi film e neanche li ricordo benissimo, le mie sensazioni comunque mi dicono questo. Spero possa esserti utile come risposta. Non preoccuparti se non lo conosci, siamo qua sul forum apposta. Io fino a poco tempo fa non avevo mai sentito parlare di Sion Sono e ci sono tanti registi di cui non ho mai visto alcun film pur avendone sentito parlare.
                Il suo film più famoso mi sembra I gioielli di Madame de... seguito da Le Plaisir e La Ronde (ma anche l'ultimo, Lola Montès)... lui di solito viene ricordato per i movimenti molto articolati e complessi della macchina all'interno di un'unica lunga inquadratura. La danza che apre Le Plaisir (danza davanti alla macchina, ma anche danza "della" macchina) è di solito la scena più citata.
                Ultima modifica di Fish_seeks_water; 19 marzo 20, 13:27.

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                • Originariamente inviato da aldo.raine89 Visualizza il messaggio

                  Visto anch'io e concordo con quanto dici.
                  Non sono mai stato un super appassionato di Malick ma ero curioso di questo ritorno ad un cinema narrativo.I voice over e i movimenti di macchina che hanno contraddistinto le ultime opere sono comunque presenti. La regia e alcune sequenze sono molto riuscite, ma è un film che poteva durare anche quaranta minuti in meno.
                  .
                  Ho pensato la stessa cosa, se avesse tagliato 40 minuti (che non sono pochi) dalla parte centrale sarebbe stato un film molto più riuscito, forse avremmo potuto parlare anche di film imperdibile o capolavoro. Così no.

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                  • Sicario di Denis Villeneuve

                    Ottimo thriller.
                    Si nota come dietro ci sia un bel lavoro di documentazione, nulla sembra stereotipato; c'è un afflato documentaristico, complice la regia elegante, algida, distaccata. Solo nel finale si fanno concessioni al lirismo (evitabili e didascaliche imho). Come nel miglior Mann c'è tanta costruzione della tensione, poca azione in senso stretto.
                    La protagonista è un po' amorfa, funge solo da punto di vista dello spettatore, come lei spaesato di fronte alla realtà del Messico; da notare invece la caratterizzazione superba del personaggio di Del Toro, con poche pennellate che fanno intravedere tutto un vissuto alle spalle.
                    Ultima modifica di Cooper96; 19 marzo 20, 09:28.
                    Spoiler! Mostra

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                    • assassinio sull'orient express, quando il remake è migliore dell'originale, michelle pfeiffer invecchiando diventa più brava, soprendente il ruolo di depp, davvero originale scegliere lui per quella parte che normalmente darebbero a dafoe

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                      • Originariamente inviato da - Rasputin - Visualizza il messaggio
                        quando il remake è migliore dell'originale
                        Indubbiamente

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                        • Originariamente inviato da MrCarrey Visualizza il messaggio
                          Indubbiamente
                          rompi anche con il coronavirus?, comunque si lo è

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                          • Domino di Brian De Palma.
                            Incuriosito dal fatto che alcune scene sono state girate in Sardegna e vedendo il regista ho deciso di guardare questo film. Una porcheria, una produzione scadente, recitazione imbarazzante, trama senza senso, effetti speciali vergognosi... in pratica una merda. E' chiaro che ci siano stati problemi durante la produzione.
                            :twisted: LA VOSTRA SERENITA' E' UN BUON SINTOMO... ALLEVIA LA TENSIONE E LA PAURA DI MORIRE. :twisted:

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                            • La Flor - Mariano Llinas

                              Il film-mammuth di Mariano Llinas, 14 ore e qualcosa girate nel corso di dieci anni, presentato a Rotterdam in progress e poi a Locarno (in concorso, ma senza vincere niente). Quattro episodi non conclusi (come ci annuncia lo stesso Llinas nella prima delle sue apparizioni che servono da cornice meta-cinematografica a quello che stiamo vedendo) e due con una fine. Quattro attrici (Elisa, Valeria, Pilar, Laura) che ritorneranno di episodio in episodio (a parte il quinto, l’unico un po’ celibe).
                              Come in Balnearios e Historias Extraordinarias (ma in maniera inevitabilmente più esasperata) anche qui è presente tutto il gusto di Llinas per l’affabulazione (per le storie che danno vita a storie che danno vita a storie), per il cinema di genere, popolare (rifatto in maniera ludica ma anche serissima), per la voce narrante. Ma è presente anche la predilezione per i primi piani (in tele) e l’uso del long take (con voice over sopra), insomma, anche una certa idea di messa in scena.
                              Gli episodi hanno durate che variano dalla mezz’ora alle cinque ore, e affrontano, o incrociano, diversi generi (il film è quasi tutto una celebrazione del cinema di genere, spesso di serie b, spesso americano).
                              Proviamo, per chiarezza, a vederli più nel dettaglio:

                              Episodio 1 (un’ora e mezza)
                              Mummia-movie con maledizione.

                              Episodio 2 (due ore)
                              Coppia di cantanti che si odiano e si amano, si sono lasciati (male) ma devono incidere un disco insieme (è un film un po’ musicale con diversi brani cantati dai due). Segue scivolamento nel genere con scorpioni “centurion” che producono linfa forse utile a sintetizzare un elisir dell’eterna giovinezza.

                              Episodio 3 (cinque ore e venti)
                              Una labirintica storia di spie imperniata attorno al rapimento di uno scienziato svedese. Continui salti in avanti e ritorni indietro, lunghi sotto-capitoli in flashback (di un’ora ciascuno circa) dedicati ad ognuna delle quattro spie protagoniste (ma ce ne saranno altre quattro che dovranno eliminarle). Spie tra le spie, incursioni nella Storia (dalle FARC a Margareth Tatcher alla Guerra Fredda) e il solito finale (qui con duello) inconcluso. Ha grandi momenti, è l’episodio più importante (in tutti i sensi) ma anche quello più sfiancante, soprattutto verso la fine. Bello il capitolo con Edgardo Castro (Angel); bella, e affascinante (sempre!) la voce narrante sopra (quanto è bravo Llinas e quanto gli piace scrivere la narrazione over?).

                              Episodio 4 (tre ore e dieci)
                              Meta-cinematografico, auto-referenziale (si fa riferimento allo stesso film che stiamo vedendo, con le sue quattro attrici, il tournage dilatato - “Stiamo girando da sei anni” - e un attore che interpreta un alter ego di Llinas) e auto-ironico.
                              Le quattro attrici sono qui delle streghe (prima metaforiche, poi letterali) che creano tensione sul set, e il regista alter-ego di Llinas, teso e frustrato, prova a sbarazzarsi di loro e filmare con la sua troupe altro (alberi! per un film di fantascienza vicino nello spirito alla serie b di Roger Corman, come ci viene detto). Successivamente (nel capitolo 2 dello stesso episodio) uno scienziato arriverà sul posto e comincerà ad investigare sull’evento paranormale che ha coinvolto proprio il regista e la sua troupe (la loro macchina è stata ritrovata su un albero e i suoi passeggeri – ad eccezione del regista che risulta scomparso - sono diventati pazzi). Da qui una parentesi comico-erotica (molto divertente) ambientata all’interno del manicomio (protagonista un seduttore italiano), e un tuffo nella rievocazione storica, nel film in costume (seguendo le tracce del regista, le annotazioni riportate sul suo diario di viaggio), con Casanova sedotto e frustrato da quattro donne, in realtà streghe (”les aranas”, le ragne, come il titolo dell’episodio che il regista doveva girare), rivelando forse l’ispirazione di quello che abbiamo visto in precedenza e riavvitando il film su sé stesso. Infine una coda lirica, senza voci, dedicata ancora alle quattro attrici.

                              Episodio 5 (quaranta minuti)
                              Remake moderno e muto (ma senza il linguaggio del muto) di Une partie de campagne di Renoir (che comunque era un film parlato). Curioso vederlo qui, dopo la celebrazione sontuosa del cinema di genere, popolare, di serie b, avvenuta nelle 12 ore precedenti. Chissà come mai Llinas abbia deciso di girarlo e inserirlo qui dentro… forse è il suo film preferito e sognava rifarlo? Mancano le quattro protagoniste (a segnalare un’ulteriore differenza rispetto a quello che si è visto in precedenza) e l’episodio ha anche, per la prima volta, una fine. Bella la sequenza con gli aeroplani che fanno le acrobazie.

                              Episodio 6 (venticinque minuti)
                              Ritorno al mondo civilizzato da parte di alcune donne che erano state tenute in cattività dai nativi (una madre e una figlia, entrambe incinte, una giovane creola e la donna che narra la vicenda). Adattamento di “Memorie di una donna inglese tenuta prigioniera in America del Sud”. Muto anche questo ma con i cartelli del muto. E un effetto blur che sfoca tutto.

                              Il film si conclude infine con quaranta minuti di titoli di coda con mdp sottosopra, in piano-sequenza, mentre il set viene smontato e la troupe smobilita.

                              Voto 8,5
                              Ultima modifica di Fish_seeks_water; 22 marzo 20, 13:41.

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                              • Burning di Lee Chang Dong

                                Perdonatemi per non averlo recuperato in tempo per i Bad Awards. Un grandissimo film.
                                https://www.amazon.it/dp/B08P3JTVJC/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=ÅMÅŽÕÑ&dchild=1&keywords=mau rizio+nichetti+libri&qid=1606644608&sr=8-1 Il mio saggio sul cinema di Maurizio Nichetti.

                                "Un Cinema che non pretende, semplicemente è" cit. Roy.E.Disney

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