Qualche mia ultima visione (allarme SPOILER: potrebbero essercene).
Never Rarely Sometimes Always (2020)
Una ragazza incinta, Autumn, decide di abortire. Il film procede seguendola da vicino, senza dirci quasi nulla di questa relazione, senza soffermarsi troppo sulla questione spinosa dell’aborto, lasciando comunque intravedere di sfuggita, a dispetto di chi generalizza, che le leggi non sono ferree, ma tengono in considerazione diversi casi.
Il titolo riguarda un test psicologico a cui è sottoposta Autumn, chiamata a rispondere a delle domande scegliendo una di quelle quattro parole: lei, preoccupata di non essere una brava madre, piano piano finisce per scaricare le colpe del suo malessere sul vecchio partner, sottolineando una mancanza di amore che sarebbe stata poco sana per il bimbo. Pur non essendo oppressivo come 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni, questo film ha i suoi momenti e arriva a sferrare qualche pugno nello stomaco che sfonda la quarta parete. Il giudizio finale è lasciato allo spettatore: cosa speravi che accadesse?
Palm Springs (2020)
Film davvero divertente che riprende l’idea di Ricomincio da capo, con un ragazzo, Nyles, condannato a vivere ripetutamente lo stesso giorno.
Sul lato romantico è un film che ribadisce l’importanza di lasciarsi alle spalle il passato e considerarsi per come si è nel presente, concetto evidenziato con una metafora di pancia (non importa ciò che ho mangiato, ma ciò che sto mangiando [quella vera è più succulenta]) pur riconoscendo la difficoltà di separare le due cose, come quei sensi di colpa che Nyles deve fronteggiare dopo ogni atto violento che compie in questo mondo senza senso.
Sul lato “filosofico”, invece, il film rivendica l’importanza della scoperta come motore della vita umana: la soluzione per superare quel giorno non è fare i buoni o aprire il cuore, si tratta semplicemente di trovare un modo scientifico per uscire dal loop e c’è tutto il tempo del mondo per scoprire come (la soluzione è altrettanto semplice).
Queste due anime del film convergono nel momento in cui Nyles sceglie l’amore per Sarah (una ragazza rimasta accidentalmente intrappolata nello stesso loop) e rinuncia così al potere di ottenere ciò che vuole in un mondo in cui ormai sa esattamente cosa dire per comandare le persone a bacchetta e ottenere ciò che vuole.
Notturno (2020)
Ultimo dei quattro film del filone Welcome to Blumhouse distribuito da Amazon e, visti i commenti poco lusinghieri che ho letto qui dentro sugli altri tre, primo che ho deciso di vedere. Pare sia passato inosservato che la casa di produzione, in realtà, è la Blumhouse Television, quindi tecnicamente i quattro lungometraggi sono da considerarsi film tv, giusto? Questa cosa da un lato mi ha fatto abbassare le aspettative, dall’altra credo abbia instillato in me un pregiudizio che ha limitato il mio apprezzamento. In poche parole, nei prossimi giorni il mio giudizio potrebbe salire.
Il canovaccio di trama è “una giovane pianista accademica, Juliet, fa un patto con il diavolo per superare l’invidiata sorella gemella” e, al di là di qualche faciloneria per smuovere la trama, il film tiene molto bene la tensione e, soprattutto, suscita interesse per la storia.
Andando oltre la messa in discussione degli effettivi meriti di chi si limita a riprodurre con grande tecnica invenzioni di altri e, quindi, dell’importanza della spontaneità e dell’ignoto (cosa che mi ricorda un’intervista di Andrè 3000, che pure delle belle cosette in carriera le ha fatte), il fulcro del film è per caso l’egocentrismo? Il finale ambivalente lo interpreto come un sacrificio necessario per la protagonista per raggiungere il suo obiettivo: sul palcoscenico applaudita da tutti, compresa la sorella Vivian che, nonostante il tradimento, le regala un sorriso che appare decisamente sincero; morta invece agli occhi del mondo esterno... o di nessuno, visto che il cadavere all’ingresso della scuola (è seconda anche in questo) è destinato ad essere ignorato.
Non sono convinto della necessità di questo compromesso, ma, collegandomi alla spontaneità nominata sopra, forse il sacrificio è inevitabile per chi, sprovvisto del sufficiente talento o di una necessaria confidenza, finisce per trasformare la sua passione in un’ossessione.
Never Rarely Sometimes Always (2020)
Una ragazza incinta, Autumn, decide di abortire. Il film procede seguendola da vicino, senza dirci quasi nulla di questa relazione, senza soffermarsi troppo sulla questione spinosa dell’aborto, lasciando comunque intravedere di sfuggita, a dispetto di chi generalizza, che le leggi non sono ferree, ma tengono in considerazione diversi casi.
Il titolo riguarda un test psicologico a cui è sottoposta Autumn, chiamata a rispondere a delle domande scegliendo una di quelle quattro parole: lei, preoccupata di non essere una brava madre, piano piano finisce per scaricare le colpe del suo malessere sul vecchio partner, sottolineando una mancanza di amore che sarebbe stata poco sana per il bimbo. Pur non essendo oppressivo come 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni, questo film ha i suoi momenti e arriva a sferrare qualche pugno nello stomaco che sfonda la quarta parete. Il giudizio finale è lasciato allo spettatore: cosa speravi che accadesse?
Palm Springs (2020)
Film davvero divertente che riprende l’idea di Ricomincio da capo, con un ragazzo, Nyles, condannato a vivere ripetutamente lo stesso giorno.
Sul lato romantico è un film che ribadisce l’importanza di lasciarsi alle spalle il passato e considerarsi per come si è nel presente, concetto evidenziato con una metafora di pancia (non importa ciò che ho mangiato, ma ciò che sto mangiando [quella vera è più succulenta]) pur riconoscendo la difficoltà di separare le due cose, come quei sensi di colpa che Nyles deve fronteggiare dopo ogni atto violento che compie in questo mondo senza senso.
Sul lato “filosofico”, invece, il film rivendica l’importanza della scoperta come motore della vita umana: la soluzione per superare quel giorno non è fare i buoni o aprire il cuore, si tratta semplicemente di trovare un modo scientifico per uscire dal loop e c’è tutto il tempo del mondo per scoprire come (la soluzione è altrettanto semplice).
Queste due anime del film convergono nel momento in cui Nyles sceglie l’amore per Sarah (una ragazza rimasta accidentalmente intrappolata nello stesso loop) e rinuncia così al potere di ottenere ciò che vuole in un mondo in cui ormai sa esattamente cosa dire per comandare le persone a bacchetta e ottenere ciò che vuole.
Notturno (2020)
Ultimo dei quattro film del filone Welcome to Blumhouse distribuito da Amazon e, visti i commenti poco lusinghieri che ho letto qui dentro sugli altri tre, primo che ho deciso di vedere. Pare sia passato inosservato che la casa di produzione, in realtà, è la Blumhouse Television, quindi tecnicamente i quattro lungometraggi sono da considerarsi film tv, giusto? Questa cosa da un lato mi ha fatto abbassare le aspettative, dall’altra credo abbia instillato in me un pregiudizio che ha limitato il mio apprezzamento. In poche parole, nei prossimi giorni il mio giudizio potrebbe salire.
Il canovaccio di trama è “una giovane pianista accademica, Juliet, fa un patto con il diavolo per superare l’invidiata sorella gemella” e, al di là di qualche faciloneria per smuovere la trama, il film tiene molto bene la tensione e, soprattutto, suscita interesse per la storia.
Andando oltre la messa in discussione degli effettivi meriti di chi si limita a riprodurre con grande tecnica invenzioni di altri e, quindi, dell’importanza della spontaneità e dell’ignoto (cosa che mi ricorda un’intervista di Andrè 3000, che pure delle belle cosette in carriera le ha fatte), il fulcro del film è per caso l’egocentrismo? Il finale ambivalente lo interpreto come un sacrificio necessario per la protagonista per raggiungere il suo obiettivo: sul palcoscenico applaudita da tutti, compresa la sorella Vivian che, nonostante il tradimento, le regala un sorriso che appare decisamente sincero; morta invece agli occhi del mondo esterno... o di nessuno, visto che il cadavere all’ingresso della scuola (è seconda anche in questo) è destinato ad essere ignorato.
Non sono convinto della necessità di questo compromesso, ma, collegandomi alla spontaneità nominata sopra, forse il sacrificio è inevitabile per chi, sprovvisto del sufficiente talento o di una necessaria confidenza, finisce per trasformare la sua passione in un’ossessione.
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