Un po' di visioni recenti interessanti.
BAC Nord, Cédric Jimenez (2020)
Poliziesco che per la gestione delle risorse da parte delle autorità mi ha ricordato la serie The Wire, anche se qui c'è un velo ironico che con la testa in qualche momento mi ha portato dalle parti di un'altra celebre serie: Squadra Speciale Cobra 11. Boutade a parte, ho apprezzato molto i rapporti quasi familiari tra i tre colleghi poliziotti e in particolare quello tra uno di loro e il suo informatore e mi ha colpito il ritratto che offre delle banlieue marsigliesi, rafforzato da una scena da panico - quella dell'assedio - in cui i nostri se la vedono davvero brutta. Realtà ben diversa da quei film in cui il poliziotto è consapevole di non poter essere toccato.
The Grandmaster, Kar-wai Wong (2013)
Ennesimo film sulla vita del maestro Yip Man che, in realtà, si fa occasionalmente storia di più ampio respiro sulla Cina dell'epoca. Molto belli, anche poetici, i combattimenti, all'interno di uno dei quali nasce un amore destinato a non perseverare tra i due protagonisti.
L'ultimo Yakuza, Takashi Miike (2019)
Un altro film romantico, ma a mio avviso che non trova la misura giusta tra la solita trama sopra le righe e una confezione nel complesso molto pulita. Alcuni personaggi sono ben interpretati (penso al protagonista, alla ragazza dello yakuza ucciso, a diversi gangster che appaiono soprattutto nel finale), altri li ho trovati privi di spessore (la prostituta, il criminale che fa partire tutto il casino). Ad ogni modo, regala un finale esplosivo e dal ritmo incalzante.
Sonatine, Takeshi Kitano (1993)
Sorprendente! A dire il vero, il film è un po' lento e molto vago nelle battute iniziali, ma da quando i protagonisti arrivano sull'isola arrivano anche scene di grande impatto, su tutte quella della roulette russa e quella delle statuine sulla spiaggia (che forse è emblema del film, con un inizio in cui ti chiedi "cosa vuol dire?" e il boom finale). Sotto sotto il film offre un ritratto molto triste degli yakuza, sostanzialmente dei morti che camminano, destinati a non essere felici e, forse, pure impauriti dalla vista di questi spiragli di luce.
Sto riguardando a ritroso anche alcuni film di James Bond.
GoldenEye, Martin Campbell (1995)
Rivalutato in positivo, è un film importante per la saga per averla traghettata nel mondo post-guerra fredda. In realtà, la sorpresa è che il cambiamento principale riguarda l'aumento del tasso di adrenalina nelle scene d'azione, coadiuvato da un Bond decisamente più atletico e propenso ad affrontarle, mentre i cattivi restano russi e viene mantenuto anche il classico del casinò. Bella la sequenza a Severnaja, brava la Bond girl Natalya Simonova, simpatica seppur esagerata Xenia Onatopp, abbastanza insignificante Alec Trevelyan.
Il domani non muore mai, Roger Spottiswoode (1997)
Film molto più conciso del precedente, in un battibaleno sembra di essere già arrivati al finale. Si torna, come già capitato in diverse occasioni, ad affiancare a Bond un'agente di altre sezioni operative, le sequenze d'azione sono riuscite e, questa volta, supportate anche dalle capacità di Wei Lin; il cattivo è decisamente più interessante del precedente, anche se fin troppo macchiettistico, il suo sgherro ha della caratura nascosta dovuta al fatto che Carver si rivolge a lui chiamandolo "signor" Stamper, ma in fin dei conti non risulta granché. Più o meno (prima era più, ora è meno) sul livello del precedente.
Il mondo non basta, Michael Apted (1999)
Si arriva a quello che, per me, è senz'ombra di dubbio il miglior film del filone Brosnan. Le scene d'azione, meno abbondanti dei precedenti due film, sono circondate da molte scene d'interni che danno più spazio alla vita dentro l'MI6. Come in Skyfall, anche qui Bond gioca da infortunato, rientrando in servizio sfruttando le sue armi ancora intatte e seducendo il medico specializzato dei servizi di Sua Maestà. Troverà qualche difficoltà in più a resistere al fascino di una dei migliori villain dell'intera saga, l'Elektra King di Sophie Marceau, cui reagirà, nel momento del bisogno, con la consueta spietatezza. Mai capito nemmeno le critiche alla "poco credibile" Christmas Jones, il tempo degli occhiali per definire i fisici nucleari ormai era sul viale del tramonto.
La morte può attendere, Lee Tamahori (2002)
Rivalutato in negativo, è un film con qualche punto di forza rispetto ai precedenti tre, ma a cui manca il solito "tocco magico". Forse Jinx che fa il verso a Honey Ryder è il simbolo di questa svolta molto più improntata sull'azione, sulla carta interessante ma non sempre ben sfruttata. Ciò nonostante, il castello di ghiaccio è un'idea davvero bella, il villain è il migliore di questo quartetto e lo stesso vale per la spettacolare scena iniziale. In definitiva, ingiustamente trattato con troppa sufficienza, ma una spanna sotto agli altri tre.
Zona pericolo, John Glen (1987)
Un film abbastanza diverso dalla concezione odierna di Cinema. Se sbagli il villain sbagli il film? Qui ci sono ben due villain insulsi, di gran lunga i peggiori dell'intera saga. Di buono c'è solo quello che io chiamo il "lattaio", ossia il tirapiedi di uno dei due. Se sbagli il protagonista sbagli il film? Timothy Dalton non è male, ma a dirla tutta, rispetto a chi c'era prima (e, con il senno di poi, a chi è venuto dopo) non l'ho mai trovato granché in parte. Due "errori" che potevano affossare il film, eppure si tratta di uno dei più belli, con un Bond un filo più magnanimo che aiuta una bella violoncellista, delle location fantastiche e diverse sequenze mozzafiato (in particolare il vertiginoso finale sospesi in coda all'aereo).
Vendetta privata, John Glen (1989)
Questo l'ho sempre considerato uno dei peggiori, ora l'ho un tantino riabilitato. Rispetto al precedente, sicuramente questo ha un villain più carismatico, a tratti anche davvero spietato, inoltre il film si fa notare per la missione atipica, una vendetta privata. Originale la tenuta del santone con il laboratorio, carino il finale alla Fast & Furious, Bond girl abbastanza non pervenute, in definitiva comunque inferiore a moltissimi altri film della saga.
BAC Nord, Cédric Jimenez (2020)
Poliziesco che per la gestione delle risorse da parte delle autorità mi ha ricordato la serie The Wire, anche se qui c'è un velo ironico che con la testa in qualche momento mi ha portato dalle parti di un'altra celebre serie: Squadra Speciale Cobra 11. Boutade a parte, ho apprezzato molto i rapporti quasi familiari tra i tre colleghi poliziotti e in particolare quello tra uno di loro e il suo informatore e mi ha colpito il ritratto che offre delle banlieue marsigliesi, rafforzato da una scena da panico - quella dell'assedio - in cui i nostri se la vedono davvero brutta. Realtà ben diversa da quei film in cui il poliziotto è consapevole di non poter essere toccato.
The Grandmaster, Kar-wai Wong (2013)
Ennesimo film sulla vita del maestro Yip Man che, in realtà, si fa occasionalmente storia di più ampio respiro sulla Cina dell'epoca. Molto belli, anche poetici, i combattimenti, all'interno di uno dei quali nasce un amore destinato a non perseverare tra i due protagonisti.
L'ultimo Yakuza, Takashi Miike (2019)
Un altro film romantico, ma a mio avviso che non trova la misura giusta tra la solita trama sopra le righe e una confezione nel complesso molto pulita. Alcuni personaggi sono ben interpretati (penso al protagonista, alla ragazza dello yakuza ucciso, a diversi gangster che appaiono soprattutto nel finale), altri li ho trovati privi di spessore (la prostituta, il criminale che fa partire tutto il casino). Ad ogni modo, regala un finale esplosivo e dal ritmo incalzante.
Sonatine, Takeshi Kitano (1993)
Sorprendente! A dire il vero, il film è un po' lento e molto vago nelle battute iniziali, ma da quando i protagonisti arrivano sull'isola arrivano anche scene di grande impatto, su tutte quella della roulette russa e quella delle statuine sulla spiaggia (che forse è emblema del film, con un inizio in cui ti chiedi "cosa vuol dire?" e il boom finale). Sotto sotto il film offre un ritratto molto triste degli yakuza, sostanzialmente dei morti che camminano, destinati a non essere felici e, forse, pure impauriti dalla vista di questi spiragli di luce.
Sto riguardando a ritroso anche alcuni film di James Bond.
GoldenEye, Martin Campbell (1995)
Rivalutato in positivo, è un film importante per la saga per averla traghettata nel mondo post-guerra fredda. In realtà, la sorpresa è che il cambiamento principale riguarda l'aumento del tasso di adrenalina nelle scene d'azione, coadiuvato da un Bond decisamente più atletico e propenso ad affrontarle, mentre i cattivi restano russi e viene mantenuto anche il classico del casinò. Bella la sequenza a Severnaja, brava la Bond girl Natalya Simonova, simpatica seppur esagerata Xenia Onatopp, abbastanza insignificante Alec Trevelyan.
Il domani non muore mai, Roger Spottiswoode (1997)
Film molto più conciso del precedente, in un battibaleno sembra di essere già arrivati al finale. Si torna, come già capitato in diverse occasioni, ad affiancare a Bond un'agente di altre sezioni operative, le sequenze d'azione sono riuscite e, questa volta, supportate anche dalle capacità di Wei Lin; il cattivo è decisamente più interessante del precedente, anche se fin troppo macchiettistico, il suo sgherro ha della caratura nascosta dovuta al fatto che Carver si rivolge a lui chiamandolo "signor" Stamper, ma in fin dei conti non risulta granché. Più o meno (prima era più, ora è meno) sul livello del precedente.
Il mondo non basta, Michael Apted (1999)
Si arriva a quello che, per me, è senz'ombra di dubbio il miglior film del filone Brosnan. Le scene d'azione, meno abbondanti dei precedenti due film, sono circondate da molte scene d'interni che danno più spazio alla vita dentro l'MI6. Come in Skyfall, anche qui Bond gioca da infortunato, rientrando in servizio sfruttando le sue armi ancora intatte e seducendo il medico specializzato dei servizi di Sua Maestà. Troverà qualche difficoltà in più a resistere al fascino di una dei migliori villain dell'intera saga, l'Elektra King di Sophie Marceau, cui reagirà, nel momento del bisogno, con la consueta spietatezza. Mai capito nemmeno le critiche alla "poco credibile" Christmas Jones, il tempo degli occhiali per definire i fisici nucleari ormai era sul viale del tramonto.
La morte può attendere, Lee Tamahori (2002)
Rivalutato in negativo, è un film con qualche punto di forza rispetto ai precedenti tre, ma a cui manca il solito "tocco magico". Forse Jinx che fa il verso a Honey Ryder è il simbolo di questa svolta molto più improntata sull'azione, sulla carta interessante ma non sempre ben sfruttata. Ciò nonostante, il castello di ghiaccio è un'idea davvero bella, il villain è il migliore di questo quartetto e lo stesso vale per la spettacolare scena iniziale. In definitiva, ingiustamente trattato con troppa sufficienza, ma una spanna sotto agli altri tre.
Zona pericolo, John Glen (1987)
Un film abbastanza diverso dalla concezione odierna di Cinema. Se sbagli il villain sbagli il film? Qui ci sono ben due villain insulsi, di gran lunga i peggiori dell'intera saga. Di buono c'è solo quello che io chiamo il "lattaio", ossia il tirapiedi di uno dei due. Se sbagli il protagonista sbagli il film? Timothy Dalton non è male, ma a dirla tutta, rispetto a chi c'era prima (e, con il senno di poi, a chi è venuto dopo) non l'ho mai trovato granché in parte. Due "errori" che potevano affossare il film, eppure si tratta di uno dei più belli, con un Bond un filo più magnanimo che aiuta una bella violoncellista, delle location fantastiche e diverse sequenze mozzafiato (in particolare il vertiginoso finale sospesi in coda all'aereo).
Vendetta privata, John Glen (1989)
Questo l'ho sempre considerato uno dei peggiori, ora l'ho un tantino riabilitato. Rispetto al precedente, sicuramente questo ha un villain più carismatico, a tratti anche davvero spietato, inoltre il film si fa notare per la missione atipica, una vendetta privata. Originale la tenuta del santone con il laboratorio, carino il finale alla Fast & Furious, Bond girl abbastanza non pervenute, in definitiva comunque inferiore a moltissimi altri film della saga.
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