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  • Truffaut che devi vedere, oltre a quelli già visionati direi:

    - Sposa in Nero
    - Le Due Inglesi (il gemello oscuro e mortifero di Jules et Jim)
    - Effetto Notte
    - Adele H
    - Camera Verde
    - Ragazzo Selvaggio
    - La Signora della Porta Accanto

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    • Originariamente inviato da Sensei Visualizza il messaggio
      Truffaut che devi vedere, oltre a quelli già visionati direi:

      - Sposa in Nero
      - Le Due Inglesi (il gemello oscuro e mortifero di Jules et Jim)
      - Effetto Notte
      - Adele H
      - Camera Verde
      - Ragazzo Selvaggio
      - La Signora della Porta Accanto
      Grazie per i suggerimenti Fahrenheit 451 invece com'è?

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      • Originariamente inviato da Tom Doniphon Visualizza il messaggio

        Grazie per i suggerimenti Fahrenheit 451 invece com'è?
        Sopravvalutato e pedante nella sua ostentata distopia. Non mi garba neanche come ha diretto gli attori. posto che la produzione fu difficoltosa, per la non conoscenza dell'inglese da parte di Truffaut. Il territorio di Truffaut è il melodramma dell'amour fou o l'infanzia, di certo non la fantascienza.

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        • Originariamente inviato da Tom Doniphon Visualizza il messaggio
          Ma vorrei procedere anche con Truffaut, su youtube c'è Effetto notte in ottima qualità, cosa altro mi consigliate di recuperare di lui? E di Godard?
          posto la mia classifica dei voti per Truffaut, per me tutti i film a cui ho dato almeno 7,5 meritano la visione (puoi anche seguire l'ordine decrescente dei voti)


          "E' buffo come i colori del vero mondo diventano veramente veri soltanto quando uno li vede sullo schermo"


          Votazione Registi: link

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          • Tar (T. Field, 2022)

            Chi è Lydia Tar? Nella sequenza di apertura abbiamo una sua lunghissima, dettagliata presentazione, ma al termine di 156 minuti densi di affilati dialoghi, slittamenti percettivi, elementi eterogenei che infettano la classica struttura drammaturgica di ascesa/caduta, siamo assai meno sicuri di chi sia davvero la protagonista. Merito di un film che nella sua superficie parla di potere e manipolazione, ma nel profondo si interroga sulla natura umana e le sue contraddizioni. L'occhio non giudicante di Field ci chiede di partecipare alla costruzione di senso, sul visibile e il non visibile, su personaggi secondari ma essenziali che (forse) scompaiono, su altri mai apparsi ai nostri occhi ma inesorabilmente presenti. Giustamente non c'è risposta a tante domande - Lei è davvero una predatrice sessuale? E' vittima di un complotto? Sta impazzendo? - e problematizza un personaggio spigoloso e controverso, uno dei più ricchi e affascinanti del cinema americano degli ultimi anni.

            Trovare parole adatte per descrivere la performance di Cate Banchett è difficile e forse anche pleonastico, qualcosa che va oltre il mero virtuosismo recitativo, un passaggio che va dall'interpretare all'essere che appartiene alla sfera di pochi eletti, qualcosa che negli ultimi anni forse abbiamo visto fare solo a Daniel Day Lewis nel cinema americano. Mi piace soffermarmi invece sull'esattezza dei movimenti di macchina - stupendo quella della sequenza in cui Lydia Tar distrugge lo studentello woke che disprezza Bach, e che fa quasi da contraltare teorico quando la stessa sequenza manipolata dal montaggio la vediamo nel video di YT ricostruito ad arte per denigrarla - le luci algide che evocano atmosfere autunnali, la ricchezza del decor (le case), la vena thrilling o addirittura horror, le virate grottesche (lei con la fisarmonica), che accompagnano la monumentale Cate in questo tour de force. Un film complesso, affascinante, forse anche squilibrato, ma tra le più potenti rappresentazioni dell'animo umano. E che ci spinge una volta di più a riflettere sulla distinzione tra artista e persona, coraggiosamente in controtendenza nell'era della cancel culture.

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            • Everything, Everywere All At Once dei Daniels

              Peggio di quanto mi aspettassi. Se da un lato gli attori sono tutti in palla e c'è comunque una certa libertà creativa alla base della produzione, non posso non dire di aver visto una grande c******a. I Daniels mi sembrano dei nerd un po' infantili che credono veramente che mettere dei dildo in un prodotto simile renda il film più adulto o trasgressivo. L'effetto finale è quello di una pellicola un po' Pixar ma senza poesia, un po' cinecomic ma senza crederci veramente, un po' d'azione ma da discount.
              https://www.amazon.it/dp/B08P3JTVJC/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=ÅMÅŽÕÑ&dchild=1&keywords=mau rizio+nichetti+libri&qid=1606644608&sr=8-1 Il mio saggio sul cinema di Maurizio Nichetti.

              "Un Cinema che non pretende, semplicemente è" cit. Roy.E.Disney

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              • Tiro le somme sull'anno appena passato con un breve commento sui film visti.
                1. Pearl: una sorta di mago di Oz in versione horror, un horror vissuto dal punto di vista della folle protagonista, ma anche una storia delicata con una protagonista comprensibile. Infine, una monumentale Mia Goth.
                2. Decision to Leave: finalmente un altro bel neo-noir, con due omicidi la cui risoluzione passa in secondo piano rispetto a questi fili romantici che faticano ad annodarsi.
                3. Blonde: il film riesce a ricreare la sensazione di non distinguere più vissuto e immaginato come mai ho visto fare.
                4. X: capitolo 1 di una trilogia che riporta in auge lo slasher, un sottogenere a cui sono affezionato. Di gran classe.
                5. Scream: uno dei migliori capitoli della saga, divertente, sottile nelle citazioni e inquietante nei momenti giusti.
                6. The Northman: vale più o meno quanto scritto per Blonde. Il film mette in scena in maniera chiara uno stile di vita e un modo di pensare, per cui per due ore e passa sembra di vivere e ragionare come Amleth.
                7. Glass Onion: il secondo caso di Benoit Blanc è un po' più sopra le righe rispetto al primo, ma comunque scorrevole e divertente. Un po' meno coinvolgente, perché Blanc è sempre un passo davanti a tutti.
                8. Nope: bel film di fantascienza con un ottimo colpo di scena (e un ottimo spunto di base).
                9. Avatar - La via dell'acqua: sgangherato, poco fluido nella trama, ma un altro spettacolo per gli occhi. Penso comunque di preferire il primo.
                10. Crimes of the Future: temevo un greatest hits, invece l'ho trovato abbastanza deviato.
                11. Prey: un film "piccolo", ma a conti fatti il predator che preferisco. Bella ambientazione e begli scontri tra civiltà.
                12. Kimi: la paranoia ai giorni nostri. Un altra piccola gemma del regista.
                13. Animali fantastici - I segreti di Silente: si viaggia tanto ed è sempre bello vedere il mondo magico. Probabilmente è la pietra tombale della saga, peccato.
                14. Holy Spider: un indagine su un killer di prostitute che in tribunale diventa scontro morale e religioso. Un po' ridondante, ma anche propositivo.
                15. Red: una divertente storia di crescita. Pixar minore ma molto buono.
                16. Top Gun: Maverick: decisamente meglio del primo. Belle scene d'azione che restituiscono la fatica dei personaggi a sostenerle. Finale troppo alla MI, ma il resto vale.
                17. Doctor Strange nel multiverso della follia: il protagonista mi piace poco, ma più che negli altri film, però Scarlet Witch come cattivo convince molto e tutto il materiale esoterico l'ho apprezzato.
                18. Look at Me: XXXTentacion: non male, ma trovo poco interessante la sua vita. Ai tempi della sua massiva popolarità era visto come un pazzo squinternato, dopo la morte è stato idolatrato a dismisura (mi sono avvicinato io stesso alla sua musica). Il documentario restituisce i ricordi dell'epoca e lo dipinge come tutt'altro che un santo. Mi stupisce comunque come potesse esserci così tanto materiale d'archivio per un ragazzo morto ad appena 20 anni e con una carriera così breve.
                19. Acque profonde: così così, mi piacciono i film in cui il cattivo la fa franca, ma qui non c'è molto altro.
                20. Maigret: un indagine del commissario di scarso interesse.
                21. Cip e Ciop: Agenti Speciali: un po' metacinematografico, ma con poco mordente.
                22. Halloween Ends: coraggioso e iconoclasta, ma anche abbastanza insulso. Comunque meglio di Kills.
                23. Assassinio sul Nilo: un mezzo disastro. Prima metà completamente fuori ritmo, nella seconda parte quanto meno la noia viene meno. Sembra tutto però troppo finto, dalle location a Poirot.
                'They play it safe, are quick to assassinate what they do not understand. They move in packs ingesting more and more fear with every act of hate on one another. They feel most comfortable in groups, less guilt to swallow. They are us. This is what we have become. Afraid to respect the individual. A single person within a circumstance can move one to change. To love herself. To evolve.'

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                • In Tar di Tod Field, il titanismo totalizzante di Orson Welles incontra il mondo interiore immanente di Tarkowskji della Zona di Stalker, mescolata con un gusto scenografico alto-borghese negli interni e negli auditorium, in cui dietro l'asetticismo del legno levigato e del freddo dei mobili, emerge una personalità dinamica come quella di Lidia Tar, che per profondità femminile non ha alcun rivale nel cinema anglo-americano del nuovo millennio, in quanto il Charles Kane della nostra epoca, l'essere più vicino al divino, ma incapace di ascoltare pienamente chiunque le sia attorno. Una pellicola/personaggio di cui non basta una visione per afferrare il senso più profondo e dopo dieci, continuerai a lambire solo la superficie, in quanto si procede con un andamento diacronico.
                  Dopo anche aver dissossato certe cripticita' ed i 20 minuti finali eccessivamente frammentati ed accelerati, ci si accorge che pur non essendo il proprio genere di film, ha un qualcosa di vicino ad un titanismo interiore vicino al divino, che mette la creazione innanzi alla vita privata, come vorrebbero fare i sostenitori di un mortifero politicamente corretto storico.

                  Ho scelto il film giusto per tornare al cinema nel 2023, visto che non ne vedevo uno nuovo in sala dal 2022.

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                  • Mission Impossible: Fallout di Christopher McQuarrie

                    Bello ma è un'occasione sprecata: poteva essere il migliore della saga.
                    E' il capitolo più intimista ed esistenzialista (in confronto al nulla cosmico). Ci sono sogni ansiogeni, momenti di riflessione sulle scelte di vita (le scene con l'ex-moglie, Ilsa Faust che rinfaccia ad Ethan di non aver mollato il lavoro in M:I 5), scene in cui le epiche azioni si scontrano con la vita delle persone comuni (la scena con la poliziotta francese, bellissima); e non a caso la colonna sonora mi è sembrata particolarmente trattenuta.
                    Tutti momenti di per sè riuscitissimi. Il problema è che sono annacquati in una trama pasticciata, sgangherata, un tripudio di confusione che fa perdere potenza a questi momenti ed in cui emerge in modo troppo palese che l'intreccio è una scusa per gli epici stunt.
                    E' un peccato anche perché le coreografie migliorano ulteriormente avvicinandosi ai livelli di perfezione di un The Raid (senza raggiungerli, sia chiaro).

                    Come immaginavo la doppiogiochista Ilsa Faust era un pg troppo riuscito in M:I 5 per non riproporlo con le stesse dinamiche.
                    Menzione d'onore per Vanessa Kirby. Ha un viso magnetico come pochi, sono contento tornerà.


                    Spoiler! Mostra
                    Ultima modifica di Cooper96; 12 febbraio 23, 11:00.
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                    • Medeis e Sensei mi avete messo addosso un hype abbestia per Tar, ho visto oggi i trailer, sembra davvero notevole se riesco vado a vederlo in settimana.

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                      • THE SON di F.Zeller
                        Visto in un cinema triste e solitario come piccionaia abbandonata.
                        Che dire, si tratta indubbiamente di un film convenzionale, ma non per questo da buttare.
                        Il lavoretto è soliducco, misurato, asciuttamente diretto, ben interpretato da un H.Jacksman vieppiù credibile in un ruolo realistico e sotto le righe, e in linea di massima il regista/autore teatrale riesce a raccontare questa doppia crisi (adolescenzial-matrimoniale) senza cedere (troppo) ai soliti schematismi narrativi hollywodiani e al disegno di percorsi catartici troppo programmatici e obbligati; e dunque destabilizzando un cicinin lo spettatore occasionale che vorrebbe magari motivazioni più esplicite della suddetta Crisi e "chiusure" un po' più chiuse.
                        Ciononostante, al raccontino resta appiccicato addosso quel nonsochè di rigido, telefonato, scolastico, vagamente inamidato e fasulletto.
                        A seconda dell'umore, probabilmente, si potrà accusare il filmotto di pretendere di esser più di quel che è, o salvarlo per averci almeno un po' "provato".​
                        Ultima modifica di papermoon; 15 febbraio 23, 23:07.

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                        • La stranezza di Roberto Andò

                          Pellicola veramente "strana", come il titolo suggerisce. Capisco l'operazione sul piano commerciale e la appoggio anche, ma a me il film non ha convinto, anzi, mi ha anche piuttosto irritato. La fotografia di Calvesi è pregevole ma per tre quarti è un film di Ficarra e Picone con Pirandello terzo incomodo, semplice e piuttosto didattico nella maniera in cui "imbocca" lo spettatore. L'ultima parte acquista maggiore dignità artistica e la fusione di alto e basso, comico e drammatico, onirico e reale, lascia intendere come il film avrebbe dovuto funzionare dal principio. Si arriva addirittura ad una lettura "meta" che rende tutto il film pirandelliano e non solo "su" Pirandello, ma per me è un salvataggio in corner che non riesce veramente a salvare la pellicola, troppo convenzionale ed appoggiata al duo comico per gran parte della sua durata.
                          https://www.amazon.it/dp/B08P3JTVJC/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=ÅMÅŽÕÑ&dchild=1&keywords=mau rizio+nichetti+libri&qid=1606644608&sr=8-1 Il mio saggio sul cinema di Maurizio Nichetti.

                          "Un Cinema che non pretende, semplicemente è" cit. Roy.E.Disney

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                          • Quello che scrivi è giusto ma io preferisco vedere il bicchiere mezzo pieno perché lo considero a tutti gli effetti un film commerciale.

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                            • Boiling Point di Philip Barantini

                              Me l'aspettavo meglio. Un film tutto in piano sequenza su una serata di lavoro per il personale di un ristorante di alto livello. La mdp segue da vicino i vari pg riuscendo a tenere alta la tensione per tutta la durata. Non posso dirmi di essermi annoiato, e tanto di cappello al cast.
                              Tuttavia è un film "vuoto" che si dimentica in fretta. Poco più di uno scorcio sul mondo della cucina di alto livello. E' tutto (i pg, le storyline) molto embrionale. Mi sembra di aver visto un lungo pilot di una serie tv*.


                              *E' stata annunciata una serie tv sequel, ma penso sia stata messa in cantiere solo dopo il successo del film
                              Spoiler! Mostra

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                              • The Whale a conti fatti racconta il cupio dissolvi di un uomo che non riesce più a vivere senza il suo grande amore, e questo è un sentimento universale in grado di raggiungere qualunque spettatore. Ma è parimenti un film che ci chiede di affrontare la nostra istintiva repulsione verso un corpo alieno (letteralmente: in certe inquadrature il corpo prostetico di Fraser sembra davvero innaturale, e credo sia un effetto voluto), con buona pace di tanti discorsi sul body shaming et similia. In questo senso Aronofsky è in un certo senso violento, non ci risparmia nulla oscillando in un precario equilibrio tra patetismo e sgradevolezza, a farsi da reciproco contrappeso. Io credo che il regista voglia farci arrivare all'empatia lasciando che ognuno di noi trovi da sé la strada per superare il pregiudizio verso il corpo per arrivare all'anima del personaggio, bandendo gli strati di ipocrisia e perbenismo di cui ci ammantiamo per fare i conti con le nostre pulsioni retrive. La costruzione drammaturgica è da classico melò hollywoodiano, ma con protagonista un corpo totalmente disallineato alla nostra consueta percezione e che ci interroga letteralmente ("Pensi che io sia disgustoso?" chiede il protagonista in un paio di occasioni al suo interlocutore, e sembra proprio rivolgersi a noi). Pur essendo molto diverso, mi ha fatto in un certo senso pensare a Vortex di Noé, per la volontà di affrontare qualcosa su cui solitamente vorremmo fare a meno di ragionare.

                                Nota a margine: sala discretamente affollata per un pomeridiano con tanti ragazzi giovani, e al mio fianco une ragazza giovanissima quando le luci si sono riaccese era in lacrime. Sul profilo emotivo credo sia alquanto di impatto

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