La Spagna è un paese giovane e con uno slancio vitalista crescente nell'ultimo decennio. noi siamo un paese vecchio e e al penultimo posto per competitività degli stipendi. E cmq negli anni novanta stavamo - e di gran lunga - peggio di adesso, sia per presenze che per qualità produttiva
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Rimini di Ulrich Seidl
Un po' il The Wrestler del regista austriaco, con i dovuti distinguo. Lo stile di Seidl è sempre quello, la sua grande capacità di tirare fuori verità e forza filmica da attori non professionisti e location autentiche anche. In questo caso, è originalissima l'idea di ambientare la vicenda in una Rimini inedita, quella invernale, tra nebbia e neve, un non luogo dove non si capisce bene perché vanno a soggiornare in vacanza vecchi tedeschi/austriaci. Nonostante il protagonista riesca a rendere la pellicola quasi una commedia in alcuni frangenti, il film è un classico di Seidl, un'opera che spalanca allo spettatore abissi di degrado e di miseria umana, stavolta con un taglio più esistenzialista del solito. Un ottimo film, fatto con due spicci ma con ottimi interpreti ed un punto di vista solido.https://www.amazon.it/dp/B08P3JTVJC/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=ÅMÅŽÕÑ&dchild=1&keywords=mau rizio+nichetti+libri&qid=1606644608&sr=8-1 Il mio saggio sul cinema di Maurizio Nichetti.
"Un Cinema che non pretende, semplicemente è" cit. Roy.E.Disney
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Nelle ultime settimane sono riuscito a recuperare due film che sono legati al teatro, direttamente o indirettamente.
Gli spiriti dell'isola (2022), di Martin McDonagh
La definizione di piccolo gioiello secondo me calza a pennello per questo film. McDonagh ha la notevole capacità di creare un film allo stesso tempo dal sapore teatrale, nell'evolversi della vicenda e nell'atmosfera da teatro dell'assurdo, ma contemporaneamente dal notevole valore cinematografico, a cominciare dalla capacità di catturare lo spirito sia concreto che quasi metafisico dell'isola. Il cast poi è una meraviglia, certamente il top è costituito dal duo Gleeson-Farrell, ma anche Barry Keoghan mi è piaciuto molto.
Bello, direi più personale e particolare del pur bello (anche molto, per me) Tre manifesti, che però sembrava avere una maggiore derivazione coeniana.
Drive My Car (2021), di Ryusuke Hamaguchi
Ho riletto i commenti di Sir Dan Fortesque e Sensei su questo film, commenti con cui concordo in pieno. Notevole cinema d'autore che riesce nel difficilissimo compito di mettere in scena Murakami. Non ho letto il racconto in questione, ma ho letto altro dello scrittore e so che è un autore molto difficile da trasporre. Hamaguchi ci riesce egregiamente, perché come notato da sir Dan il fiume di parole che caratterizza il film viaggia sempre sui binari dell'ambiguità rispetto al semplice valore enunciativo, dove il non detto, il sottinteso e le implicature conversazionali sono più importanti del livello puramente testuale. E così il regista dialoga egregiamente sia con Murakami che con Chekov, in un film che è una grande prova anche di montaggio, basta considerare lo scorrere delle tre ore, ma anche alla capacità di restituzione delle atmosfere metafisiche tipiche di Murakami (tra i tanti momenti, bellissimo il viaggio di quando il protagonista e l'autista tornano nel paese natale di lei). Un film estremamente stratificato e rarefatto, che mi ha ricordato per certi aspetti Tàr nella capacità di dialogare con un altro medium, qui però ancora più importante nella stratificazione tematica. Così anche la messa in scena dello Zio Vanja (che ho letto poco prima di vedere il film e quindi mi ha permesso di apprezzare a maggior ragione la pellicola) non è un semplice mostrare la scena teatrale, ma in realtà una trasposizione cinematografica che usa il montaggio per valorizzare ciò che serve al regista in funzione del film. Come nel bellissimo pre-finale.
Davvero notevole, lo rivedrò molto volentieri.
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Non ho letto nulla di Murakami e non so quanto sia difficile da trasporre, ma nel giro di tre anni ci siamo beccati due adattamenti da paura, questo e il coreano Burning, in entrambi i casi tratti da storie brevi (tra l'altro li ho rivisti entrambi da pochissimo).
Magari il segreto è quello, adattare storie brevi in modo da avere più libertà di costruirci sopra il proprio film.
Ultima modifica di Sir Dan Fortesque; 13 aprile 23, 18:19.Luminous beings are we, not this crude matter.
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Originariamente inviato da Sir Dan Fortesque Visualizza il messaggioNon ho letto nulla di Murakami e non so quanto sia difficile da trasporre, ma nel giro di tre anni ci siamo beccati due adattamenti da paura, questo e il coreano Burning, in entrambi i casi tratti da storie brevi.
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Originariamente inviato da Tom Doniphon Visualizza il messaggioUh fantastico, allora devo recuperare anche quello!
Per quanto riguarda Banshee, McDonagh di base non mi fa impazzire ma questo è il suo film che mi è piaciuto di più, mi ha dato l'idea che abbia un po' allentato le solite maglie delle sue sceneggiature.
Mi era piaciuto, al di là del lato assurdo, il modo in cui riusciva ad evocare quelle sensazioni d'incertezza di senso che si provano quando senti o leggi delle vecchie storie popolari o persino mitologiche, come se nel tempo si fosse persa parte della conoscenza per riuscirle a decifrare al 100% o come se il loro scopo fosse proprio quello di non poter essere afferrate e comprese nella loro totalità.
Uno dei pezzi migliori però non era comico, la scena della partenza della sorella con la figura sfocata (forse della vecchia megera) sulla scogliera e quel senso di presagio nefasto che riusciva a trasudare.Ultima modifica di Sir Dan Fortesque; 13 aprile 23, 18:41.Luminous beings are we, not this crude matter.
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Originariamente inviato da Sir Dan Fortesque Visualizza il messaggioNon ho letto nulla di Murakami e non so quanto sia difficile da trasporre, ma nel giro di tre anni ci siamo beccati due adattamenti da paura, questo e il coreano Burning, in entrambi i casi tratti da storie brevi (tra l'altro li ho rivisti entrambi da pochissimo).
Magari il segreto è quello, adattare storie brevi in modo da avere più libertà di costruirci sopra il proprio film.
So che esiste una trasposizione di Norwegian Wood (che tra i pochi suoi romanzi che ho letto è il più adattabile) ed è ritenuto un film appena sufficiente.
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Originariamente inviato da Sir Dan Fortesque Visualizza il messaggio
Bravo, "DEVO" è proprio il verbo corretto.Sono molto curioso.
Originariamente inviato da Sir Dan Fortesque Visualizza il messaggio
Per quanto riguarda Banshee, McDonagh di base non mi fa impazzire ma questo è il suo film che mi è piaciuto di più, mi ha dato l'idea che abbia un po' allentato le solite maglie delle sue sceneggiature.
Mi era piaciuto, al di là del lato assurdo, il modo in cui riusciva ad evocare quelle sensazioni d'incertezza di senso che si provano quando senti o leggi delle vecchie storie popolari o persino mitologiche, come se nel tempo si fosse persa parte della conoscenza per riuscirle a decifrare al 100% o come se il loro scopo fosse proprio quello di non poter essere afferrate e comprese nella loro totalità.
Uno dei pezzi migliori però non era comico, la scena della partenza della sorella con la figura sfocata (forse della vecchia megera) sulla scogliera e quel senso di presagio nefasto che riusciva a trasudare.
Originariamente inviato da Admiral Ackbar Visualizza il messaggioI romanzi a cui probabilmente si riferisce Tom sarebbero in effetti difficilissimi da trasporre.Ultima modifica di Tom Doniphon; 14 aprile 23, 09:02.
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La Ragazza della Palude (NowTv): perchè!?
Però Daisy Edgar-Jones ne esce vincitrice (come al solito).
Non importa quanto sciocco e inutile sia il film (Fresh, il sequel di Twister di prossima uscita sigh) lei è una di quelle che stanno bene su tutto.
A proposito le vogliamo spendere due parole su Lenny Abrahamson e sul suo fiuto con gli attori?
Dopo avere battezzato due star come Daisy e Paul Mescal è riuscito a ripetersi con tale Alison Oliver nuova incredibile esordiente irlandese assoluta mattatrice di Conversations with Friends (Rai Play).
Ne sentirete parlare.
Ultima modifica di mr.fred; 14 aprile 23, 11:36.
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Norwegian Wood è un bellissimo romanzo, la trasposizione cinematografica purtroppo non ha avuto fortuna.
Ho visto Air di Affleck, un plot di cui poteva fregarmene meno di nulla viene elevato da un'ottima capacità di scrittura che imbrigliano l'attenzione dello spettatore sul disperarsi dell'intera vicenda. Affleck è abile nel raccontare il sogno americano degli anni 80, la cultura pop e il nuovo capitalismo che avanzava. Sorretto pure dalle ottime performance dell'intero cast, è un film "da camera" tutto dialoghi veloci e momenti tipici come se ci trovassimo in una partita di basket, un cinema classico costruito in maniera bilanciata senza la volontà di strafare, forse leggermente indolore ma anche molto gradevole.
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Originariamente inviato da mr.fred Visualizza il messaggio
A proposito le vogliamo spendere due parole su Lenny Abrahamson e sul suo fiuto con gli attori?
Dopo avere battezzato due star come Daisy e Paul Mescal è riuscito a ripetersi con tale Alison Oliver nuova incredibile esordiente irlandese assoluta mattatrice di Conversations with Friends (Rai Play).
Ne sentirete parlare.
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Originariamente inviato da Tom Doniphon Visualizza il messaggioNelle ultime settimane sono riuscito a recuperare due film che sono legati al teatro, direttamente o indirettamente.
Gli spiriti dell'isola (2022), di Martin McDonagh
La definizione di piccolo gioiello secondo me calza a pennello per questo film. McDonagh ha la notevole capacità di creare un film allo stesso tempo dal sapore teatrale, nell'evolversi della vicenda e nell'atmosfera da teatro dell'assurdo, ma contemporaneamente dal notevole valore cinematografico, a cominciare dalla capacità di catturare lo spirito sia concreto che quasi metafisico dell'isola. Il cast poi è una meraviglia, certamente il top è costituito dal duo Gleeson-Farrell, ma anche Barry Keoghan mi è piaciuto molto.
Bello, direi più personale e particolare del pur bello (anche molto, per me) Tre manifesti, che però sembrava avere una maggiore derivazione coeniana.
Drive My Car (2021), di Ryusuke Hamaguchi
Ho riletto i commenti di Sir Dan Fortesque e Sensei su questo film, commenti con cui concordo in pieno. Notevole cinema d'autore che riesce nel difficilissimo compito di mettere in scena Murakami. Non ho letto il racconto in questione, ma ho letto altro dello scrittore e so che è un autore molto difficile da trasporre. Hamaguchi ci riesce egregiamente, perché come notato da sir Dan il fiume di parole che caratterizza il film viaggia sempre sui binari dell'ambiguità rispetto al semplice valore enunciativo, dove il non detto, il sottinteso e le implicature conversazionali sono più importanti del livello puramente testuale. E così il regista dialoga egregiamente sia con Murakami che con Chekov, in un film che è una grande prova anche di montaggio, basta considerare lo scorrere delle tre ore, ma anche alla capacità di restituzione delle atmosfere metafisiche tipiche di Murakami (tra i tanti momenti, bellissimo il viaggio di quando il protagonista e l'autista tornano nel paese natale di lei). Un film estremamente stratificato e rarefatto, che mi ha ricordato per certi aspetti Tàr nella capacità di dialogare con un altro medium, qui però ancora più importante nella stratificazione tematica. Così anche la messa in scena dello Zio Vanja (che ho letto poco prima di vedere il film e quindi mi ha permesso di apprezzare a maggior ragione la pellicola) non è un semplice mostrare la scena teatrale, ma in realtà una trasposizione cinematografica che usa il montaggio per valorizzare ciò che serve al regista in funzione del film. Come nel bellissimo pre-finale.
Davvero notevole, lo rivedrò molto volentieri.
Un capolavoro immane. Lo preferisco a Tar, ma qua recuperando un pò di musica e rivedendolo... chissà se raggiunge anch'esso il capolavoro, posto che ha squilibri che il film Giapponese pur durando di più, non ha invece. Drive my Car, fa dialogare due medium, con una fusione perfetta. Capolavoro assoluto. 5 stelle.
Non ha sentito il peso della durata neanche per un pò.Ultima modifica di Sensei; 14 aprile 23, 14:47.
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Tetris non sarà un film perfetto per diversi motivi (personaggi che entrano ed escono, a volte c’è dell’indecisione su dove focalizzarsi, visione abbastanza semplicistica dello scontro ideologico tra capitalismo e comunismo) ma vedere Edgerton in una versione giovanile ed entusiasta di Gary Oldman addentrarsi nel patrimonio culturale della mia infanzia lievitando su un tappeto pop, beh, è stata una delle esperienze cinematograficamente più appaganti degli ultimi tempi.
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Settimana di recuperi da brivido su NowTv. Dopo La Ragazza della Palude è stato il turno di Diabolik - Ginko all'Attacco e The Lost City due merdoni che non ci si crede.
Chi parla bene dei film dei Manetti o non sta bene o è in malafede.
Si possono comprendere gli intenti ma il risultato lascia a bocca aperta per quanto è sbagliato e modesto.
Perché? Perché? Perché?
The Lost City chiude in bruttezza l'anno orribile del povero Braddino.
L'ho visto con mia sorella che adora Sandra Bullock e non è piaciuto neppure a lei.
Una action comedy caciottara tarata sui gusti probabilmente irredimibili del pubblico medio americano.
Perché? Perché? Perché?
Stasera è il turno di Ticket to Paradise.
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