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Filmografie e registi a confronto: la classifica di Badtaste

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  • JOHN HILLCOAT

    The Road (2009) 7
    Lawless (2012) 5
    'They play it safe, are quick to assassinate what they do not understand. They move in packs ingesting more and more fear with every act of hate on one another. They feel most comfortable in groups, less guilt to swallow. They are us. This is what we have become. Afraid to respect the individual. A single person within a circumstance can move one to change. To love herself. To evolve.'

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    • Classifiche finali:

      JOHN HILLCOAT

      La proposta (The Proposition) ----------------------------------------------------------------------- 7,83 <-> 7,75 (6 voti)
      Ghosts... of the Civil Dead ------------------------------------------------------------------------- 7,33 <-> 7 (3 voti)
      The Road -------------------------------------------------------------------------------------------- 6,9 <-> 7 (10 voti)
      Lawless --------------------------------------------------------------------------------------------- 6,75 <-> 7 (10 voti)
      Codice 999 (Triple 9) ------------------------------------------------------------------------------- 6,1 <-> 6 (5 voti)

      BEN WHEATLEY

      Kill List ------------------------------------------------------------------------------------------- 6,5 <-> 6,75 (6 voti)
      Down Terrace ---------------------------------------------------------------------------------------- 6,5 <-> 6,5 (1 voti)
      Free Fire ------------------------------------------------------------------------------------------- 6,29 <-> 6 (7 voti)
      High-Rise: La rivolta (High-Rise) ------------------------------------------------------------------- 6,29 <-> 6 (7 voti)
      Happy New Year, Colin Burstead ---------------------------------------------------------------------- 6 <-> 6 (2 voti)
      I disertori - A Field in England (A Field in England) ----------------------------------------------- 6 <-> 5,5 (3 voti)
      The ABCs of Death (segmento "U Is for Unearthed") codiretto con Kaare Andrews, Angela Bettis, Hélène Cattet 6 <-> 6 (1 voti)
      Killer in viaggio (Sightseers) ---------------------------------------------------------------------- 6 <-> 6 (3 voti)
      In the Earth ---------------------------------------------------------------------------------------- 5,5 <-> 5,5 (1 voti)
      Rebecca --------------------------------------------------------------------------------------------- 4,75 <-> 5 (6 voti)


      ed ecco la nuova coppia proposta da David.Bowman



      JULES DASSIN

      Nazi Agent (1942)
      The Affairs of Martha (1942)
      La grande fiamma (Reunion in France) (1942)
      Young Ideas (1943)
      Lo spettro di Canterville (The Canterville Ghost) codiretto con Norman Z. McLeod (1944)
      Una lettera per Eva (A Letter for Evie) (1946)
      La taverna dei quattro venti (Two Smart People) (1946)
      Forza bruta (Brute Force) (1947)
      La città nuda (The Naked City) (1948)
      I corsari della strada (Thieves' Highway) (1949)
      I trafficanti della notte (Night and the City) (1950)
      Rififi (Du rififi chez les hommes) (1955)
      Colui che deve morire (Celui qui doit mourir) (1957)
      La legge (1959)
      Mai di domenica (Pote tin Kyriaki) (1960)
      Fedra (Phaedra) (1962)
      Topkapi (1964)
      Alle 10.30 di una sera d'estate (10:30 P.M. Summer) (1966)
      Tradimento (Uptight) (1968)
      Promessa all'alba (Promise at Dawn) (1970)
      The Rehearsal (1974)
      Kravgi gynaikon (A Dream of Passion) (1978)
      Quei due (Circle of Two) (1980)


      JASON REITMAN

      Thank You for Smoking (2005)
      Juno (2007)
      Tra le nuvole (Up in the Air) (2009)
      Young Adult (2011)
      Un giorno come tanti (Labor Day) (2013)
      Men, Women & Children (2014)
      Tully (2018)
      The Front Runner - Il vizio del potere (The Front Runner) (2018)
      Ghostbusters: Legacy (Ghostbusters: Afterlife) (2021)



      Ultima modifica di David.Bowman; 09 agosto 22, 19:11.
      "E' buffo come i colori del vero mondo diventano veramente veri soltanto quando uno li vede sullo schermo"


      Votazione Registi: link

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      • JASON REITMAN

        Thank You for Smoking (2005) 6.5
        Juno (2007) 8
        Tra le nuvole (Up in the Air) (2009) 7
        Young Adult (2011) 6

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        • JULES DASSIN

          Rififi (Du rififi chez les hommes) (1955) 9,5


          JASON REITMAN

          Juno (2007) 8
          Tra le nuvole (Up in the Air) (2009) 7,5
          Young Adult (2011) 7,5
          'They play it safe, are quick to assassinate what they do not understand. They move in packs ingesting more and more fear with every act of hate on one another. They feel most comfortable in groups, less guilt to swallow. They are us. This is what we have become. Afraid to respect the individual. A single person within a circumstance can move one to change. To love herself. To evolve.'

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          • JULES DASSIN

            Forza bruta (Brute Force) (1947) 8


            JASON REITMAN

            Juno (2007) 7
            Tra le nuvole (Up in the Air) (2009) 7.5
            Young Adult (2011) 6.5
            Un giorno come tanti (Labor Day) (2013) 6.5
            Ghostbusters: Legacy (Ghostbusters: Afterlife) (2021) 6

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            • JASON REITMAN

              Thank You for Smoking (2005) 7,5
              Juno (2007) 7
              Tra le nuvole (Up in the Air) (2009) 7
              Ghostbusters: Legacy (Ghostbusters: Afterlife) (2021) 5

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              • JASON REITMAN

                Young Adult (2011) - 6.5
                Un giorno come tanti (Labor Day) (2013) - 6
                The Front Runner - Il vizio del potere (The Front Runner) (2018) - 5.5



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                • JULES DASSIN

                  Forza bruta (Brute Force) (1947) 8
                  La città nuda (The Naked City) (1948) 8.5
                  I trafficanti della notte (Night and the City) (1950) 9
                  Rififi (Du rififi chez les hommes) (1955) 8.5

                  JASON REITMAN

                  Thank You for Smoking (2005) 5
                  Juno (2007) 6
                  Tra le nuvole (Up in the Air) (2009) 6
                  Young Adult (2011) 6.5

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                  • JULES DASSIN

                    I trafficanti della notte (Night and the City) (1950) 8
                    Rififi (Du rififi chez les hommes) (1955) 9


                    JASON REITMAN

                    Juno (2007) 7
                    Tra le nuvole (Up in the Air) (2009) 7
                    Tully (2018) 6,5

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                    • Voterò solo per Reitman perché purtroppo non ho mai visto nulla di Dassin, conosco solo di nome Rififi e Topkapi. Per uno che come è totalmente digiuno, chiedo a chi ha visto i suoi film: che tipo di regista era? quali erano i suoi elementi stilistici e tematici che vi vengono in mente?

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                      • Originariamente inviato da Mr. Babeido Visualizza il messaggio
                        Voterò solo per Reitman perché purtroppo non ho mai visto nulla di Dassin, conosco solo di nome Rififi e Topkapi. Per uno che come è totalmente digiuno, chiedo a chi ha visto i suoi film: che tipo di regista era? quali erano i suoi elementi stilistici e tematici che vi vengono in mente?
                        visto che l'ho proposto io ....

                        Dassin era un regista statunitense, attivo sia negli USA che in Europa. Anche se ormai semi-dimenticato, è stato uno dei registi di punta della nuova ondata di autori americani rivelatasi nell’immediato dopoguerra, e il suo nome è legato a film di assoluto rilievo nel periodo 1945-65. Viene generalmente (e giustamente) ritenuto uno dei padri fondatori del noir.
                        E, pur avendo i suoi film (o almeno quelli più importanti) pochi diretti riferimenti politici, è stato anche uno dei registi più "impegnati" di quel periodo, e la politica ha avuto una influenza diretta sulla sua vita, prima che sulle sue opere. Artisticamente nasce nel mondo degli intellettuali newyorkesi sul finire degli anni '30, con idee progressiste e di sinistra ed una naturale attitudine per il teatro e la cultura letteraria (non a caso il suo primo cortometraggio è tratto da un racconto di Poe).
                        Inizia a lavorare con la MGM che però lo sottoutilizza come "mestierante" per le sue innate abilità tecniche ma ne tiene a freno gli impulsi creativi sui contenuti (la MGM era una delle major più notoriamente conservatrici). Per sua fortuna (e merito) Dassin riuscì a liberarsi dalla major e, scaduto il contratto, si legò al produttore Mark Hellinger (che aveva lavorato con Raoul Walsh anche come sceneggiatore), che era uno dei più coraggiosi innovatori del tempo. Hellinger aveva prodotto nel ’46 un noir fondamentale, "I gangsters" di Siodmak, ed affidò al giovane Dassin la regia del suo nuovo film "Forza bruta" (Brute Force, 1947), capolavoro del cinema carcerario e, per moltissimi anni, modello indiscusso del genere. Finalmente Dassin può lavorare liberamente e rivela, in questo film, la sua propensione per un cinema duro e per un universo virile dominato da rigidi codici di lealtà, come difesa contro una società repressiva ed ingiusta (e contro un destino di inesorabile crudeltà). "Forza bruta" è un film di impressionante potenza drammatica, ricco di sequenze memorabili e di personaggi emblematici: il sadico capoguardia ha i connotati di un aguzzino nazista (con espliciti e polemici riferimenti al "fascismo" delle istituzioni americane dell’epoca), il direttore del carcere esprime l’impotenza della giustizia, i detenuti rappresentano la ribellione e l’anelito di libertà. Nel film si nota un'ambigua attrazione del regista per i corpi maschili (che sarà costante nella sua opera, tanto che qualcuno ha definito il suo un "cinema di corpi"), ma quella che prevale è una visione dell’esistenza disillusa ed amara. Unica pecca del film, legata alle convenzioni dell’epoca, i flash back per introdurre personaggi femminili altrimenti non compatibili con la vicenda.

                        "Forza bruta" impone il nome di Dassin tra le promesse del cinema americano, e la conferma viene dal film successivo, ancora prodotto da Hellinger, "La città nuda" (The Naked City, 1948), uno dei titoli più famosi della sua filmografia, soprattutto perché gli fu attribuito il merito di avere aperto il cinema americano agli influssi del neorealismo italiano (all’epoca in auge con i film di Rossellini e De Sica). In effetti, "La città nuda" fu girato in buona parte per le strade o in ambienti reali (fin allora la regola dei film hollywoodiani era quella di girare negli studios) e ciò gli conferì un’aria di immediatezza documentaristica che fece scuola.

                        Purtroppo l’improvvisa morte di Hellinger priva Dassin del suo mentore, ma il suo nome è ormai affermato e il regista trova lavoro presso la 20th Century Fox. In questo periodo fu inquisito per le sue simpatie comuniste dalla temutissima commissione del senatore MacCarthy, tanto che il regista, per non restare senza lavoro, si trasferì in Inghilterra per realizzare il suo film successivo, sempre per la Fox, che è un altro capolavoro, uno dei noir più tesi e disperati del genere, "I trafficanti della notte" (Night and the City, 1950), atipicamente ambientato (per le ragioni appena dette) in una Londra notturna ed inquietante, popolata da personaggi ambigui ed immersa in equivoche atmosfere. Interpretato da un memorabile Richard Widmark, il film segue la parabola di un piccolo truffatore che si illude di potersi affermare come manager nel mondo del catch (le sequenze di lotta, di fortissimo risalto plastico e spasmodica tensione, offrono al regista l’occasione per esaltare il rilievo dei corpi). Il cupo fatalismo che segna la sorte del protagonista e di altri personaggi trova riscontro nella inesorabile progressione della vicenda e nella sua spietata conclusione. Il mondo di Dassin è dominato da una disperazione che diventa condizione esistenziale ed eleva personaggi e situazioni all’altezza della tragedia (la Grecia, dove poi si rifugerà, sembra già nel destino del regista). Del film è stato realizzato un pessimo remake "La notte e la città" nel 1992 da Irwin Winkler (nonostante la presenza nel cast di De Niro e di Jessica Lange).

                        Intanto Dassin viene bollato come "comunista" dalla commissione McCarthy e messo all’indice da Hollywood. Rifiutando l’abiura (che avrebbe comportato la denunzia di altri presunti "cospiratori"), resta esule in Europa ed inoperoso a lungo. Fortunatamente la sua ormai consolidata fama di maestro del noir gli procura l’occasione di firmare, in Francia, uno di capolavori assoluti del genere (e, a mio avviso, il suo miglior film) "Rififì" (Du rififì chez les hommes, 1955). Tratto da un violento e "nerissimo" romanzo di Auguste Le Breton, il film è in completa sintonia con la crudele visione del mondo di Dassin ed è popolato da eroi laconici e disillusi, la cui stoica filosofia di vita li proietta in una dimensione astratta di ribelli a un destino che, tuttavia, li sovrasta e li distrugge. Insieme ai precedenti "Giungla d’asfalto" (1950, di John Huston) e "Grisbì (1953, di Jacques Becker), "Rififì" completa una triade di i capolavori del noir (genere che ne annovera moltissimi, ma questi citati sono, a mio avviso, inarrivabili).

                        Se il Kubrick di "Rapina a mano armata" è stato influenzato indiscutibilmente dall’Huston di "Giungla dasfalto", così Melville lo è stato dal "Grisbì" di Jacques Becker e da "Rififì" di Dassin.
                        Il film di Dassin fece scalpore (fu anche tagliato dalla censura italiana perché troppo particolareggiato nella descrizione di tecniche criminali), e moltissime scene entrarono in una ideale antologia del cinema, da quella muta (della durata di mezz’ora) della rapina a quella finale della corsa in auto del gangster morente, carica di tragico lirismo.
                        Un’ultima annotazione a margine: oggi nessuno sembra ricordarsene più, ma il celebre "I soliti ignoti" di Monicelli nacque come parodia di "Rififì" (a dimostrazione del grande successo del film), ed oggi è paradossalmente più noto del modello (almeno in Italia)!

                        Dassin tuttavia non vuole restare imprigionato nel genere noir, e, come fonte del suo successivo film, "Colui che deve morire" (Celui qui douit mourir, 1957), sceglie un controverso romanzo dello scrittore greco Kazantsakis "Cristo ricrocifisso" (da un altro libro del quale, Scorsese trarrà "L’ultima tentazione di Cristo"). La tematica religiosa del romanzo (che postula l’interessante ipotesi che, se Cristo tornasse sulla terra, verrebbe di nuovo perseguitato ed ucciso per le sue idee) viene sviluppata attraverso un complesso racconto che rievoca anche l’oppressione ottomana sui greci e le tradizioni popolari come forme di resistenza. Il film ha pagine vigorose, ma colpisce più per le ambizioni di parabola morale e politica, che per il risultato complessivo (generoso ma diseguale). Il film, di produzione francese, viene girato in Grecia, ed è interpretato, tra gli altri, dall’attrice Melina Mercouri, che diventa musa ispiratrice (oltre che moglie) del regista.


                        Da segnalare anche "Fedra" (Phaedra, 1962), in cui Dassin si ispira alla tragedia classica greca (per la quale ha sempre mostrato una segreta inclinazione nei suoi noir), con un adattamento moderno, stranamente trattato con freddezza dalla stessa critica che era stata fin troppo indulgente, sopravvalutandolo, con "Mai di domenica". Eppure "Fedra" è nettamente superiore, per qualità formale ed eleganza di scrittura (oltre che, naturalmente, per intensità drammatica). Il regista vi ritrova la potenza delle opere migliori e l’aggiornamento della vicenda risulta in sintonia con l’attualità dell’epoca (il film è ambientato nel mondo dei ricchissimi armatori greci, con subdoli ed indiretti richiami a personaggi della jet-society anni ’60, come Onassis e Maria Callas).

                        Deluso del parziale insuccesso di "Fedra", Dassin medita con maggiore malizia il suo film seguente, "Topkapi" (Id., 1964), che è una sorta di versione aggiornata e sofisticata di "Rififì", nella quale i toni noir sono attenuati in favore di quelli brillanti da commedia giallo-rosa. Il nuovo film è abile, divertente, diretto con sagacia ed interpretato da un prestigioso cast cosmopolita. Tutte queste qualità gli assicurano un ottimo successo di pubblico e il gradimento della critica, ma, nonostante la raffinata fattura, resta un’opera di abile confezione, che sembra preludere a una svolta verso un cinema più facile e commerciale da parte del regista, infatti da questo momento in poi inizia per lui una fase di inesorabile involuzione.

                        Nel periodo principale della sua carriera (1947-1964) il regista diresse una decina di film, e tra essi ci sono (a mio avviso) almeno tre capolavori ("Rififì" su tutti, seguito da "Forza bruta" e "I trafficanti della notte") e altre quattro o cinque opere di valore ("La città nuda", "Colui che deve morire", "Mai di domenica", "Fedra" e "Topkapi").
                        Ultima modifica di David.Bowman; 10 agosto 22, 15:27.
                        "E' buffo come i colori del vero mondo diventano veramente veri soltanto quando uno li vede sullo schermo"


                        Votazione Registi: link

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                        • Grazie mille David, era più di quanto potessi sperare. Una curiosa parabola, dagli USA all'Europa. Non conoscevo neanche la figura di Hellinger, né ricordavo il legame tra Rififi e I soliti ignoti. Mi sono segnato ovviamente qualche titolo così da approfondire appena possibile. Grazie ancora!

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                          • JASON REITMAN

                            Juno (2007) 8,5
                            Tra le nuvole (Up in the Air) (2009) 7,5
                            Young Adult (2011) 5,5
                            https://www.amazon.it/dp/B08P3JTVJC/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=ÅMÅŽÕÑ&dchild=1&keywords=mau rizio+nichetti+libri&qid=1606644608&sr=8-1 Il mio saggio sul cinema di Maurizio Nichetti.

                            "Un Cinema che non pretende, semplicemente è" cit. Roy.E.Disney

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                            • Dal nome io pensavo fosse francese. Era destino che andasse in Francia!
                              'They play it safe, are quick to assassinate what they do not understand. They move in packs ingesting more and more fear with every act of hate on one another. They feel most comfortable in groups, less guilt to swallow. They are us. This is what we have become. Afraid to respect the individual. A single person within a circumstance can move one to change. To love herself. To evolve.'

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                              • JASON REITMAN

                                Juno (2007) 8,5

                                Commenta

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