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Top 10 Film di Badtaste - All time

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  • Quentin Tarantino considera pessima l'attuale era cinematografica di Hollywood

    Riporto qua visto che può essere in linea con l'argomento del topic e per tenerlo in alto.

    Mancano ancora alcuni utenti che devono postare la classifica, senza taggarli confido che la pubblichino entro sabato sera.

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    • Rispondo con la mia lista prima che me ne scordi:

      Taxi Driver
      Arancia Meccanica
      Barry Lyndon (ebbene sì, vai di doppione)
      Lo squalo
      Manhattan
      C'eravamo tanto amati
      900
      Ultimo Tango a Parigi (alè, un altro doppione)
      Chinatown
      Guerre Stellari (e non starwars, perchè sì)

      Altre menzioni:

      New York New York
      Il cacciatore
      Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto
      Il lungo addio
      La ballata di Cable Hogue
      Cane di paglia
      Suspiria
      Alien
      distretto 13- le brigate della morte
      Nosferatu di Herzog
      Enigma di Kaspar Hauser
      Apocalypse Now
      Ultima modifica di franzo89; 17 novembre 22, 16:59.
      [FONT=lucida grande]"Il cinema non fornisce ciò che desideri, ti spiega come desiderare." Slavoj Žižek

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      • The Exorcist
        Taxi Driver
        Apocalypse Now
        Alien
        Chinatown
        Carrie
        Suspiria
        A Clockwork Orange
        Dawn Of The Dead
        Stalker
        ​​
        Gli esclusi di lusso chiaramente sono tanti, basti pensare ai film di Coppola,Kubrick,Polanski; tra i titoli però che non ha menzionato nessuno voglio inserire due film di Fulci che amo alla follia cioè Sette Note In Nero e Una Lucertola Con La Pelle Di Donna.
        In più chiaramente anche gli horror rivoluzionari come Halloween,The Texas Chainsaw Massacre e altri filmoni come Escape From Alcatraz,The Warrios, Nosferatu.

        Per le altri decadi non so se parteciperò visto che ho lacune cinematografiche immense, forse quella dei '60 potrei starci ma dopo difficile.

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        • Ed ecco la mia lista, al solito in ordine sparso e con la unica regola di un solo film del regista.


          Incontri ravvicinati del terzo tipo
          Barry Lyndon
          Io e Annie
          Alien
          Taxi Driver
          Apocalypse Now
          Nosferatu
          Stalker
          Sussurri e grida
          Amarcord


          Concordo con chi ha avuto difficoltà a ridurre a 10 film la lista, effettivamente ho avuto molte più difficoltà rispetto agli anni '80. Tra le varie cose che mi è dispiaciuto omettere, sicuramente c'è la new wave horror (La notte dei morti viventi* e Non aprite quella porta in primis), nonché la rivisitazione new Hollywood del western (in particolare Corvo rosso non avrai il mio scalpo e I compari, due film a cui sono particolarmente affezionato. Ma poi ovviamente anche film enormi come Il padrino, L'esorcista, L'ultimo spettacolo, Dersu Uzala, Guerre stellari... insomma, veramente tanta roba.

          * è del '68, mea culpa!


          Venendo alla mia classifica. Incontri e Alien sono i due capolavori per eccellenza del cinema di alieni. Il primo capolavoro popolare di Spielberg (in barba ai cinefili parrucconi come Sir Dan Fortesque ), summa dello Spielberg sognatore nella sua accezione più positiva. Il secondo l'alieno come totale altro da sé, un essere quasi mitologicamente orrorifico.


          Barry Lyndon per la sua inestimabile bellezza e forse uno dei Kubrick più caldi.


          In un decennio dove Allen ti sforna non uno, ma due capolavori del calibro di Manhattan e Io e Annie mi sembra davvero "assurdo" e quasi sprecato non metterne almeno uno in classifica. Come disse tempo fa Medeis, si fa forse più fatica a eleggere capolavori certi esponenti della commedia (a meno che non siano del cinema classico).


          Taxi Driver per la sua rappresentazione del disagio e di una New York altra.


          Apocalypse Now è il film totale, uno dei più grandi film mai fatti, altro che Il padrino (che pure è un capolavoro senza se e senza ma).


          Quanto a Herzog, fino alla fine ero tentato con Aguirre. Ma questa scena

          Spoiler! Mostra


          mi ha fatto propendere per Nosferatu.


          Stalker l'ultimo grande film di Tarkovskij, tra tutte le sequenze emblematiche del film, questa per me rimane da antologia del cinema.

          Spoiler! Mostra



          Sussurri e grida forse il più bel film di Bergman, sicuramente il mio preferito. Quanto ad Amarcord, mi pare che nessuno l'abbia citato, film delizioso e ultimo grande film di Fellini (il Casanova non è del tutto riuscito, imho, benché abbia delle sequenze straordinarie anch'esso).
          Ultima modifica di Tom Doniphon; 17 novembre 22, 20:21.

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          • Originariamente inviato da Tom Doniphon Visualizza il messaggio
            Venendo alla mia classifica. Incontri e Alien sono i due capolavori per eccellenza del cinema di alieni. Il primo capolavoro popolare di Spielberg (in barba ai cinefili parrucconi come Sir Dan Fortesque ), summa dello Spielberg sognatore nella sua accezione più positiva.
            Quello è di due anni prima.

            E comunque La guerra dei mondi > Incontri ravvicinati.


            Originariamente inviato da Tom Doniphon Visualizza il messaggio
            In un decennio dove Allen ti sforna non uno, ma due capolavori del calibro di Manhattan e Io e Annie mi sembra davvero "assurdo" e quasi sprecato non metterne almeno uno in classifica. Come disse tempo fa Medeis, si fa forse più fatica a eleggere capolavori certi esponenti della commedia (a meno che non siano del cinema classico).

            La domanda è, dal punto di vista prettamente cinematografico, la commedia "pura" in media ha lo stesso potenziale degli altri generi?
            E se sì, nel corso degli anni, in media, questo potenziale è stato sfruttato al pari degli altri generi?
            Ultima modifica di Sir Dan Fortesque; 17 novembre 22, 23:25.
            Luminous beings are we, not this crude matter.

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            • Fare commedia, al teatro come al cinema, è assai più difficile del dramma, è più "tecnico" dal punto di vista della scrittura, della recitazione, del ritmo. Ma è indubbio che esista un pregiudizio verso la commedia e ancora di più verso il comico. I critici - a parte quelli davvero "illuminati" - hanno sempre sottovalutato il suo potenziale come per tutti i generi e i toni narrativi che hanno a che fare con le emozioni basilari umane che si prestano meno al processo di intellettualizzazione. E anche il pubblico cosiddetto cinefilo si bea del proprio snobismo in questo senso.

              Oggi come molti altri generi è in crisi (anche se qualcosina qui e là si trova)

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              • Premetto che le mie sono più domande che risposte.

                Che sia più difficile sotto vari aspetti è indubbio, infatti all'inizio avevo scritto "dal punto di vista prettamente cinematografico (quindi al di là di scrittura e recitazione)".

                Ad esempio, il fatto che una commedia debba rispettare un certo ritmo e una certa costruzione di sceneggiatura, forse più che in altri generi, può risultare un limite (più che in altri generi) alla sperimentazione formale? Per esempio, al ripensamento dell'opera al montaggio?

                Per entrare un po' più nello specifico, agganciandomi al riferimento alle emozioni basilari.

                Diamo per buono che lo scopo base di una commedia sia far ridere o quantomeno sorridere (in maniera più o meno intelligente, più o meno in grado di illuminare l'animo umano, il mondo, le loro contraddizioni ecc.).
                Poi diamo per buono che lo scopo base di un horror sia creare non tanto necessariamente paura, ma anche inquietudine e orrore (anche qua, in maniera più o meno intelligente).

                Per ottenere certi effetti un regista horror non solo deve spesso e volentieri ragionare molto sulla forma (non a caso diversi registi parlano dell'horror come un genere fertile per la sperimentazione formale), ma il più delle volte è proprio quella specifica soluzione formale, visivo/sonora, a generare l'effetto "base" sopracitato.

                In una commedia il regista è motivato a ragionare in modo simile per ottenere la risata?
                Non intendo se anche in una commedia possa esserci sperimentazione audio-visiva (ovvio), ma se quella sperimentazione sia direttamente legata al fine comico oppure se non sia un retaggio di altri tipi di cinema.

                Ad esempio, nello slapstick è evidente che le due cose vadano a braccetto, perché si tratta di una commedia prettamente d'azione. Nel cinema delle origini questo era evidente ma pensiamo ad esempio a Tati (che neanche mi piace), il suo genio stava anche nell'esplorare le possibilità limite della composizione di azioni simultanee nel quadro, sfidando l'attenzione dello spettatore e, nel fare questo, generare ilarità (con chi funziona).

                Anche la commedia d'animazione si presta molto a questo approccio.

                In una commedia di parola invece come funziona? Il regista è altrettanto motivato a fare un discorso cinematografico che sia anche discorso di commedia?
                Luminous beings are we, not this crude matter.

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                • Anche l'animazione è sottovalutata, almeno che non sia quella giapponese che si presenta come meno infantile. O meglio culturalmente noi la percepiamo così, in realtà i film che sono stati votati nelle varie decadi fin ora in quella cultura sono considerate comunque opere per adolescenti - pubblico giovane.

                  Forse giusto Biancaneve e i sette nani, per via del minor numero di titoli conosciuti, riuscirà ad entrare in una top 10 anni 30?.
                  Ultima modifica di Sebastian Wilder; 18 novembre 22, 08:56.

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                  • Originariamente inviato da Sebastian Wilder Visualizza il messaggio
                    Forse giusto Biancaneve e i sette nani, per via del minor numero di titoli conosciuti, riuscirà ad entrare in una top 10 anni 30?.
                    Nella top ten dei cinquanta inserirò Alice nel paese delle meraviglie che tra i Classici Disney è il mio preferito.

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                    • In una commedia il regista è motivato a ragionare in modo simile per ottenere la risata?
                      Non intendo se anche in una commedia possa esserci sperimentazione audio-visiva (ovvio), ma se quella sperimentazione sia direttamente legata al fine comico oppure se non sia un retaggio di altri tipi di cinema. [...]

                      In una commedia di parola invece come funziona? Il regista è altrettanto motivato a fare un discorso cinematografico che sia anche discorso di commedia?
                      Premesso che secondo me la commedia, come il dramma e il melò, è un macro-genere, una sorta di contenitore che si presta naturalmente a ibridazioni e contaminazioni con elementi di altri generi più "strutturati", direi che proprio registi come Woody Allen, o nel cinema più contemporaneo un Wes Anderson, usano il linguaggio cinematografico per scatenare l'effetto comico/ironico/divertito, penso a titolo di esempio ai dialoghi in macchina nel primo o a quell'effetto di montaggio tipico del secondo.

                      Ma mi sovviene come esempio semplice una commedia di Meg Ryan con Kevin Kline - ahime ora non mi sovviene il titolo e mi soccio di gugolare - dove c'era una scena in cui Kline tenta per l'ennesima volta di convincere la Ryan a chiacchiere delle sue "buone intenzioni" e poi si ritrova a fuggire rocambolescamente per poi rimettersi a sedere a fianco della Ryan riprendendo il discorso esattamente dove l'aveva interrotto come se nulla fosse. Lì ci sono azione e comicità di parola strettamente intrecciati, e la precisione del montaggio cinematografico serve proprio a scatenare il sorriso nell'unione inscindibile dei due elementi.

                      Se è vero che la sceneggiatura e i dialoghi hanno un ruolo fondamentale, un regista di commedia deve sempre ragionare in termini visivi su come trasformare in cinema tutto questo, dagli elementi del pro-filmico alla scelta delle inquadrature o addirittura le musiche, ma soprattutto a mio avviso dalle scelte di montaggio, che è il vero specifico filmico in tutti i generi in cui un regista può cimentarsi.

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                      • Sì, il contrasto di intenzione/azione dato dallo stacco di montaggio è un classico, ma quello è già bagaglio grammaticale.

                        Wes Anderson è un buon esempio, infatti lui rientra in un modo di fare commedia spesso surreale, che nega più di altri film le logiche del reale e ambienta le sue storie in un modo a parte che ben si presta alle sue stravaganze e i suoi eccessi formali.
                        Anche i Coen sono bravi in questo.

                        Ecco, se la commedia spesso funziona come distorsione del reale, accentuando caratteri, azioni e reazioni, la forma in diversi casi può stare al passo di queste accentuazioni, contribuendo all'effetto finale.
                        Luminous beings are we, not this crude matter.

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                        • Io ho avuto un po' di esperienza con gli adolescenti e ragazzi sui 18-20 per laboratori vari e per quanto riguarda il cinema classico praticamente è possibile suscitare vago interesse solo con le commedie e qualche thriller. Il dramma puro è proprio rifiutato.

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                          • Originariamente inviato da Sebastian Wilder Visualizza il messaggio
                            Anche l'animazione è sottovalutata, almeno che non sia quella giapponese che si presenta come meno infantile. O meglio culturalmente noi la percepiamo così, in realtà i film che sono stati votati nelle varie decadi fin ora in quella cultura sono considerate comunque opere per adolescenti - pubblico giovane.
                            C'è anche chi l'animazione non la considera direttamente neanche cinema (da un certo punto di vista è pure vero).
                            Luminous beings are we, not this crude matter.

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                            • Originariamente inviato da aldo.raine89 Visualizza il messaggio
                              Oltre a questo volevo iniziare a raccogliere i vostri pareri su un'altra questione: vorrei sbagliarmi ma temo fortemente che con gli anni '40 ci sarà un calo d'affluenza molto deciso, per non parlare di tutto ciò che viene prima, dove nel migliore dei casi per alcuni utenti la top 10 potrebbe corrispondere agli unici film visti. Mi dispiace per David, Medeis e chiunque altro fosse stato pronto ad arrivare a fare la top 10 solo per i film/corti di Méliès.​​
                              Pensavo eventualmente di accorpare tutto ciò che viene prima del 1950 o quantomeno prima del 1940, provando quindi a fare comunque i 40 come decennio regolare. In alternativa per questi decenni ci si potrebbe limitare a una top 5, per equipararli a livello di difficoltà delle scelte a quelli che stiamo facendo adesso in qualche modo.​
                              Io terrei top 10 separate fino agli anni '30 inclusi (o quantomeno fino ai '40, assolutamente); i restanti decenni secondo me si potrebbero accorpare.

                              Ecco la mia sudatissima top 10 (stilata sempre con i soliti criteri: scelte di cuore, non più di un film per regista e ordine cronologico, cercando di privilegiare anche un minimo di varietà):
                              La vittima designata
                              Aguirre, furore di Dio
                              A Venezia... un dicembre rosso shocking
                              The Wicker Man
                              Il profumo della signora in nero
                              Il poliziotto è marcio
                              Il Padrino - Parte II
                              L'inquilino del terzo piano
                              Eraserhead
                              Stalker

                              E le consuete menzioni straordinarie (mai come in questo caso altamente intercambiabili con molti dei titoli della top; è stato faticosissimo fare una divisione):
                              The Wizard of Gore
                              Il rosso segno della follia
                              Ultimo domicilio conosciuto
                              Non si sevizia un paperino
                              No, il caso è felicemente risolto
                              2022: i sopravvissuti
                              Qualcuno volò sul nido del cuculo
                              Suspiria
                              Halloween - La notte delle streghe
                              Alien


                              Soliti commenti volanti a seguire.

                              La vittima designata: un raffinato giallo psicologico, un po' alla Patricia Highsmith per il modo in cui intesse una trama di doppi e di dualismi, che vede protagonisti un insolitamente fragile Tomas Milian e un affascinante ed enigmatico Pierre Clementi.​​​​ Stupenda la colonna sonora di Luis Bacalov (che poi confluirà nel Concerto grosso per i New Trolls).

                              Aguirre, furore di Dio: il ritratto di una natura che incarna il concetto romantico di "Sublime", e che è al tempo stesso proiezione di un animo titanicamente folle.

                              A Venezia... un dicembre rosso shocking: elaborazione del lutto, omicidi seriali e presagi di morte che si intersecano in un film labirintico quanto la Venezia in cui è ambientato. Di Roeg ho scelto di menzionare questo e non L'uomo che cadde sulla Terra (anche perché lo slot della fantascienza l'ho destinato a Stalker), ma sono molto legata anche all'alieno triste e solo interpretato da David Bowie (una delle scelte di casting più appropriate della storia).

                              The Wicker Man: un cult del folk horror. Lo vedo spesso associato a Midsommar, ma io li trovo profondamente diversi: Aster ha indubbiamente attinto dall'immaginario del capolavoro di Hardy per l'estetica del suo film, mettendo però al centro il viaggio personale di Dani nel processo di significazione del suo vissuto e nella riscoperta del valore della famiglia in un'ottica nuova. The Wicker Man invece affronta il tema dello scontro tra cristianesimo e paganesimo - uno scontro che, lungi dal decretare la superiorità di un culto sull'altro, dimostra solo quanto i dogmi religiosi siano illusorie chiavi di lettura dell'esistenza a cui l'uomo si aggrappa ignorandone l'assurdità.

                              Il profumo della signora in nero: un gioiellino thriller/horror dall'intreccio sofisticato, pieno di suggestioni allucinatorie che sfumano il confine tra persecuzione e psicosi, con una messa in scena molto elegante e curata (debitrice della tendenza avviata con i gialli di Mario Bava e ripresa da quelli di Dario Argento) e un finale memorabile.

                              Il poliziotto è marcio: non poteva mancare almeno un poliziottesco italiano in una mia top 10 degli anni '70. Ho scelto questo invece di un grande classico come Milano calibro 9 perché trovo complesso e toccante il rapporto tra il commissario Malacarne (di nome e di fatto) interpretato da Luc Merenda e suo padre, un maresciallo dei carabinieri impersonato da Salvo Randone (bellissimo il monologo che Merenda sputerà in faccia a Randone nel loro confronto culminante, in cui emerge il contrasto provocatorio tra poliziotto venduto e poliziotto svenduto). Pare che l'aver toccato un tema così scottante come quello della corruzione nella polizia sia costato a Di Leo pesanti minacce ​​​​

                              Il padrino - Parte II: quando un sequel riesce a superare persino il primo capitolo, che è un capolavoro, non può che essere uno dei più grandi film della storia del cinema.

                              L'inquilino del terzo piano: sono stata indecisa fino all'ultimo tra lui e Chinatown, ma alla fine ha prevalso questo prismatico incubo un po' kafkiano, un po' pirandelliano.

                              Eraserhead: l'esordio di un genio visionario già perfettamente padrone della propria poetica e dei codici in cui si codifica. La capacità del Grande Maestro di mettere in scena le più recondite circonvoluzioni della psiche umana nell'atto di auto-sondarsi è unica e inimitabile.

                              Stalker: uno dei più alti esempi di fantascienza filosofica, realizzato da una delle figure più significative del cinema moderno. Uno stupefacente viaggio-riflessione sulla condizione umana.


                              Come le altre volte, spendo qualche parola anche per i titoli extra (anche perché, come dicevo, erano praticamente tutti in lizza per rientrare nella top - anzi, di fatto costituiscono una seconda top 10, non "ufficiale" ma ai miei occhi non meno valida dell'altra).

                              ​​The Wizard of Gore: forse il film più straniante del padre del gore, in cui realtà e finzione si confondono con risvolti quasi metacinematografici.

                              Il rosso segno della follia: riprende alcuni elementi dello Psyco di Hitchcock sviluppandoli in una direzione che per certi versi anticipa l'American Psycho della Harron, e rivestendo il tutto nella solita confezione curatissima ed espressionistica che ha contraddistinto lo stile di Mario Bava (del quale mi sembra doveroso citare anche 5 bambole per la luna d'agosto - un adattamento molto libero di Dieci piccoli indiani della Christie -, Reazione a catena - precursore degli slasher, diversi dei quali l'hanno saccheggiato a piene mani - e Cani arrabbiati - feroce road movie dalla scrittura geniale e dallo stile insolito per il Maestro Bava; erano tutti in lizza per essere inseriti in top o nelle menzioni).

                              Ultimo domicilio conosciuto: uno dei miei polar preferiti, con protagonista il grande Lino Ventura nei panni di un poliziotto caduto in disgrazia che, affiancato da una giovane e idealista assistente, cerca il suo riscatto nell'operazione di rintracciamento del testimone di un omicidio. Un film molto amaro e malinconico.

                              Non si sevizia un paperino: Lucio Fulci, regista dell'onirico e dell'inconscio, nel corso della sua carriera ha dimostrato la sua maestria nel destreggiarsi con duttilità tra svariati generi, firmando alcuni dei più bei gialli all'italiana (Una lucertola con la pelle di donna, Sette note in nero...). Ho scelto il Paperino per l'originalità del suo contesto rispetto al cinema italiano antecedente, tratteggiato con ferocia ma al tempo stesso con grande equilibrio e con una visione personale forte e inconfondibile.

                              No, il caso è felicemente risolto: un film molto particolare che attinge da vari generi (l'atmosfera dai poliziotteschi, la struttura dai gialli, la denuncia sociale da un certo cinema autoriale come poteva essere quello di Elio Petri - ma concentrandosi in questo caso sulle storture del sistema giudiziario), mantenendo però uno statuto tutto suo. Da vedere rigorosamente col finale originale (l'epilogo aggiuntivo voluto dalla produzione è una schifezza che rovina tutto il senso del film).

                              2022: i sopravvissuti: mi limito a dire che a Capodanno ho ricordato a coloro a cui ho fatto gli auguri che il Soylent Green sono persone ​​

                              Qualcuno volò sul nido del cuculo: uno dei film più drammatici che abbia mai visto. Nonostante un messaggio di fondo latore di speranza circa l'incorruttibilità dello spirito umano malgrado le oppressioni esterne, il finale mi distrugge come poche altre cose.

                              ​​​​​Suspiria: l'ha spuntata su Profondo rosso perché, a parer mio, è probabilmente l'apice della filmografia di Dario Argento, il capolavoro di quella meticolosa cura formale che l'ha reso grande (e di cui adesso si sente tanto la mancanza )

                              Halloween - La notte delle streghe: forse il più grande capolavoro tra gli slasher (nonché uno dei più grandi horror americani di sempre, imho). Ciò che rende affascinante Michael Myers secondo me è la sua imperscrutabilità, simboleggiata efficacemente dall'iconica maschera bianca (scelta fortuita quanto azzeccata, molto più della maschera da clown inizialmente prevista) che ne cancella ogni espressione. Sotto quella maschera Michael, al contrario di molti altri boogeyman horror, è apparentemente un normale ragazzo dell'Illinois, che viene da una famiglia normale, vive in una casa normale e ha un aspetto normale (per certi versi, una sorta di incarnazione della "banalità del male"). Di normale però solo la Forma; le sue sembianze umane nascondono un male implacabile e impenetrabile, una pulsione primordiale senza scopo (o forse mossa da una volontà, ma aliena e insondabile).

                              Alien: non penso ci sia bisogno di un mio commento Come creare un capolavoro geniale da un'idea relativamente semplice (un feroce predatore di uomini in un contesto isolato da cui non si può scappare né ricevere aiuto).


                              Concludo con una carrellata senza ritegno di alcuni tra i tanti titoli non ancora menzionati (da me, quantomeno) e che mi è costato moltissimo escludere: Fantozzi e Il secondo tragico Fantozzi, Anche i nani hanno cominciato da piccoli, Amarcord, La corta notte delle bambole di vetro, La dama rossa uccide sette volte, La casa dalle finestre che ridono, La polizia incrimina, la legge assolve, Milano odia: la polizia non può sparare, Confessione di un commissario di polizia al procuratore della repubblica, L'istruttoria è chiusa: dimentichi, L'invenzione di Morel, Sole rosso, 1975: occhi bianchi sul pianeta Terra, L'ultima onda, Pic nic a Hanging Rock, I senza nome, Funerale a Los Angeles, Il cacciatore, Taxi Driver, Zombi, Carrie - Lo sguardo di Satana, L'abominevole dr. Phibes, The Rocky Horror Picture Show, La vendetta è mia.
                              Ultima modifica di Enfad; 19 novembre 22, 01:40.

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                                The Wicker Man: un cult del folk horror. Lo vedo spesso associato a Midsommar, ma io li trovo profondamente diversi: Aster ha indubbiamente attinto dall'immaginario del capolavoro di Hardy per l'estetica del suo film, mettendo però al centro il viaggio personale di Dani nel processo di significazione del suo vissuto e nella riscoperta del valore della famiglia in un'ottica nuova. The Wicker Man invece affronta il tema dello scontro tra cristianesimo e paganesimo - uno scontro che, lungi dal decretare la superiorità di un culto sull'altro, dimostra solo quanto i dogmi religiosi siano illusorie chiavi di lettura dell'esistenza a cui l'uomo si aggrappa ignorandone l'assurdità.
                                Quando l'ho visto, oltre all'ovvia associazione con Midsommar di cui già avevo sentito parlare in lungo e in largo, mi è saltata all'occhio una certa affinità con Hot Fuzz! In entrambi i film c'è un sergente dal comportamento rigoroso che fa il suo ingresso in una cittadina apparentemente solare, ma gli abitanti del luogo ostacolano le indagini e nascondono qualcosa. Successivamente ho scoperto che uno degli abitanti del paesino del film di Wright era interpretato proprio dal protagonista di The Wicker Man.
                                Comunque questo è un film che mi aspettavo di vedere menzionato almeno una volta e mi aspettavo lo inserissi tu.
                                L'aspettativa disattesa è che invece nessun pazzariello abbia citato Hausu

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