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Top 10 Film di Badtaste - All time
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Scusate il ritardo.
Ecco anche la mia top 10, sempre in ordine cronologico; come al solito, ho scelto un solo film per regista, ho seguito il cuore ma, al contempo, ho cercato di essere un po' variegata:
M - Il mostro di Dusseldorf
Jirokichi the Rat
Freaks
Mancia competente
La guerra lampo dei fratelli Marx
The Black Cat
Accadde una notte
Amore folle
Il bandito della Casbah
Gli angeli con la faccia sporca
Menzioni speciali:
L'angelo azzurro
Tabù
Frankenstein
L'isola degli zombies
Vampyr
Sogni di una notte
King Kong
Susanna!
Via col vento
La regola del gioco
Commenti.
M - Il mostro di Dusseldorf: in questo capolavoro, Lang tratteggia una Berlino popolare in cui co-abitano due anime speculari e sovrapponibili, quella civile e quella malavitosa. Al di fuori di entrambi questi modelli sociali si aggira il serial killer interpretato straordinariamente da Peter Lorre, che vive a sua volta una scissione del suo animo proprio come la città in cui perpetra i suoi mostruosi crimini, e ne è lacerato. L'uso del sonoro è magistrale, così come la capacità di Lang di creare immagini simboliche e potenti.
Jirokichi the Rat: nonostante una transizione non semplice verso il sonoro (anche a causa della strenua opposizione dei benshi), che fece sì che per tutta la prima metà degli anni Trenta prevalesse ancora il muto, in quegli anni il cinema nipponico ha vissuto la sua prima epoca d'oro, contraddistinta dalla peculiare mediazione tra i codici narrativi derivati dal retroterra culturale autoctono (e in particolare dal teatro classico giapponese) e i modelli di rappresentazione propri del cinema occidentale coevo. Uno degli emblemi di questo originale e affascinante ibrido cinematografico è il jidaigeki nichilista Jirokichi the Rat, ispirato alle vicende del bandito Nezumi Kozo (già protagonista di svariati drammi kabuki) e diretto da Daisuke Ito - detto "Ido Daisuki", gioco di parole che sta per "amante del movimento", il che dovrebbe dare l'idea del suo stile caratterizzato da rapidi e funambolici movimenti di macchina, montaggio frenetico in cui dettagli e particolari assumono grande rilievo e alterazione espressionista e antinaturalistica degli sfondi.
Freaks: uno dei primi film che mi ha fatta appassionare all'horror (ed è uno dei motivi per cui l'ho citato a scapito del magnifico Dracula col grande Bela Lugosi). La rappresentazione dei "fenomeni da baraccone" del circo (mondo dal quale Browning proveniva) su misura per loro e l'efferatezza che, malgrado le maglie censorie, ha disturbato il pubblico e la critica dell'epoca al punto da cancellare il film per trent'anni e distruggere la carriera e la reputazione del regista ne fanno il film maledetto per antonomasia.
Mancia competente: l'apoteosi della commedia sofisticata, che nelle precauzioni prese per premunirsi dall'ombra del Codice Hays che cominciava a stagliarsi (e che sarebbe entrato in vigore due anni dopo) produce una riuscitissima commistione di eleganza allusiva e raffinata arditezza.
La guerra lampo dei fratelli Marx: ho più o meno fatto la conta tra questo e Una notte all'operaIn generale sono una grande fan della follia dei fratelli Marx e della comicità sferzante, brillante e attualissima di Groucho. Una surreale, delirante, anarchica e caustica critica senza tempo alla guerra, al potere e alle consuetudini.
The Black Cat: non essendo riuscita (con grande dolore) a mettere Frankenstein né Dracula, ho voluto omaggiare i due mostri sacri del cinema horror dell'epoca, Boris Karloff e Bela Lugosi (qui per la prima volta insieme, in un duello che è il cuore del film), con questo adattamento - molto libero - dell'omonimo racconto di Poe diretto da Edgar G. Ulmer (il regista di Detour; in generale è un regista spesso associato a b-movies, dai quali, con la sua regia innovativa e visionaria, è spesso riuscito a trarre dei veri capolavori, almeno fino agli anni '50). Ulmer, che come Fritz Lang aveva studiato da architetto (stessa professione del personaggio interpretato da Karloff), ambienta questa storia dalle tinte gotiche in una abitazione insolitamente moderna, che si erge su un cimitero (solo uno dei tanti elementi che tradiscono il sottotesto di critica alla guerra) e che nasconde dei secreti che rimandano alla fiaba di Barbablù in chiave satanica.
Accadde una notte: l'antesignano della screwball comedy, di cui esprime pienamente lo spirito sovversivo, coniugandolo al tempo stesso col tema delle differenze di classe e la rappresentazione della povertà americana negli anni della Depressione. Il viaggio intrapreso dai protagonisti è, come nelle convenzioni narrative più classiche, un viaggio di maturazione e di presa di consapevolezza che, per il modo in cui articola la narrazione sull'intreccio tra piano sociale e piano personale, dà al film un tocco alla Jane Austen.
Amore folle: il mio "amore folle" per questo film di Karl Freund me lo ha fatto preferire persino a La mummia. Secondo adattamento cinematografico del romanzo Le mani di Orlac di Maurice Renard, qui il cuore della storia non è tanto il pianista Orlac quanto il chirurgo Gogol, a cui un Peter Lorre rasato a zero dà il suo straordinario volto, infondendo nel personaggio uno squilibrio venato di malinconica dolcezza che si sposa col mood macabro ma al tempo stesso straniante che permea la pellicola.
Il bandito della Casbah: tra i precursori del polar. La casbah algerina è, per il Pépé le Moko interpretato da Jean Gabin, una prigione dorata che lo protegge dalla giustizia ma lo separa dalla libertà, e che comincia a stargli sempre più stretta quanto più si fa strada la nostalgia per Parigi. Gli ambigui rapporti di connivenza tra malavitosi e poliziotti, la compagine eterogenea che popola la casbah, lo stesso Pépé e i suoi amici, persino quello che potrebbe essere il personaggio più stereotipato (la Gaby interpretata da Mireille Balin, che per Pépé diventa quasi una figura similare a quello che era Daisy per Gatsby), sono come animati da un soffio di vita autentico, sincero.
Gli angeli con la faccia sporca: tributo doveroso ai gangster movie degli anni '30. Sono stata molto indecisa su quale scegliere; alla fine ho optato per questo film di Curtiz, che, come molti registi europei emigrati a Hollywood nei primi decenni del Novecento, fa sua la lezione espressionista immergendo il carismatico James Cagney in un mondo ombroso.
Qualche parola anche per le menzioni - diverse delle quali avrebbero potuto occupare un posto in top 10.
L'angelo azzurro: "Lola-Lola, angelo blu" cantava la divina Antonella Ruggiero in Fiumi di parole (che non c'entra niente con i Jalisse) - solo uno dei tanti attestati della pervasività culturale del primo film sonoro del cinema tedesco, nonché primo tassello del sodalizio tra Josef von Sternberg e Marlene Dietrich e primo passo verso la consacrazione dell'attrice in diva, qui nel suo ruolo più iconico.
Tabù: un amore impossibile nella cornice esotica di un paradiso terrestre che non è però esente da dogmi e norme sociali contro le quali le aspirazioni personali finiscono inevitabilmente per scontrarsi.
Frankenstein: cult che ha fatto la storia e che, con le sue differenze e aggiunte rispetto al romanzo di Mary Shelley, ha segnato indelebilmente l'immaginario collettivo.
L'isola degli zombies: considerato il primo film sugli zombie, in cui questa figura (come nel successivo Ho camminato con uno zombi di Tourneur) è ancora legata al folklore haitiano ben lontano dall'interpretazione romeriana, dando alla storia un taglio gotico. Lugosi veste i panni di uno stregone voodoo che condivide col suo Dracula un magnetismo sottolineato da frequentissimi primi piani e particolari dei suoi occhi.
Vampyr: un'interpretazione del mito del vampiro più derivata da Le Fanu che da Stoker o Polidori, colma di suggestioni oniriche e quasi favolistiche (penso al teatro d'ombre danzanti, o alla silhouette del soldato con la gamba di legno che si scinde dall'uomo come l'ombra di Peter Pan). Celebre la scena della bara resa tramite sintagma soggettivo alternato.
Sogni di una notte: sono stata molto indecisa su quale film citare di Mikio Naruse tra questo e Apart from you. Alla fine la mia scelta è caduta su Every-Night Dreams perché trovo il finale più compiuto e perché la vicenda, nella sua semplicità, mi è rimasta maggiormente nel cuore. Tipico esponente dello shomingeki in cui Naruse era specializzato, l'intreccio semplice e melodrammatico viene ravvivato da una regia pirotecnica sempre volta a soggettivizzare la vicenda tramite il filtro psicologico della protagonista femminile, personaggio dalla dalla caratterizzazione molto moderna.
King Kong: La Bella e la Bestia in una versione moderna e metacinematografica.
Susanna!: anche in questo caso sono stata indecisa su quale film citare, se il truce Scarface o se l'apoteosi della screwball comedy. La mia scelta credo si esplichi da sé
Via col vento: è interessante pensare che uno dei più grandi successi dello studio system e dell'industria del cinema americano classico non sia opera di una Major, bensì di un produttore indipendente (per quanto comunque Selznick abbia avuto l'appoggio della MGM). Un film magniloquente, esondante, flamboyant, in cui in tutto ciò i due carismatici protagonisti spiccano senza lasciarsi fagocitare dall'enorme macchina di cui fan parte.
La regola del gioco: sono stata molto titubante se citare il capolavoro di Renoir o quello di Vigo, L'Atalante. Alla fine ho optato per quello di Renoir (senza una particolare ragione che me l'abbia fatto preferire, se devo essere sincera), che anticipa il cinema della modernità presentando un impianto narrativo policentrico che a sua volta si riflette nella messa in scena in profondità, contravvenendo alle norme della composizione classica.
Altri titoli degni di menzione: Il fantasma del convento, L'uomo invisibile, Il mastino dei Baskerville, Piccolo Cesare, Nemico pubblico, Osen delle cicogne di carta.
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Grazie Enfad.
So che presto o tardi arriverà anche la classifica di Sensei, non so se debba aspettarmi anche quelle di franzo89, MrCarrey e qualcun'altro.
Intanto chi vuole può procedere con la propria classifica per tutto ciò che viene prima del 1930, anche solo cinque titoli van bene se siete a corto di conoscenze. Gandalf decidi pure tu se chiamarlo "pre-1930" o "Era del cinema muto".
In attesa dei possibili ritardatari le ultime classifiche hanno portato a questa situazione:
TOP 11
M - Il mostro di Dusseldorf 11
Freaks 8
L'atalante 7
La regola del gioco 7
Luci della città 6
Tempi moderni 6
Accadde una notte 5
Ombre rosse 5
L'age d'or 4
L'angelo azzurro 4
La grande illusione 4
A seguire:
La storia dell'ultimo crisantemo 3
Ninotchka 3
Scarface 3
Susanna 3
Vampyr 3
Via col vento 3
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Classifica Anni Venti:
- Aurora di Friedrich Wilhelm Murnau
- La passione di Giovanna d'Arco di Carl Theodor Dreyer
- Ottobre di Sergej Ėjzenštejn
- Il dottor Mabuse di Fritz Lang
- L'uomo con la macchina da presa di Dziga Vertov
- La febbre dell'oro di Charlie Chaplin
- Il carretto fantasma di Victor Sjöström
- La folla di King Vidor
- Napoléon di Abel Gance
- Come vinsi la guerra di Buster Keaton & Clyde Bruckman
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Il monello di C.Chaplin
Nosferatu il vampiro di F.W.Murnau
Rapacità di E.von Stroheim
La folla di K.Vidor
Metropolis di F.Lang
Come vinsi la guerra di B.Keaton e C.Bruckman
Il carretto fantasma di V.Sjostrom
Intolerance di D.W.Grittith
La passione di Giovanna d'Arco di C.T.Dreyer
Matrimonio in quattro di E.Lubitsch
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Originariamente inviato da Enfad Visualizza il messaggioJirokichi the Rat:
Freaks:
The Black Cat:
Amore folle:
Frankenstein:
L'isola degli zombies:
Vampyr:
Sogni di una notte:
Altri titoli degni di menzione: Il fantasma del convento, L'uomo invisibile, Il mastino dei Baskerville, Osen delle cicogne di carta.Luminous beings are we, not this crude matter.
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Originariamente inviato da aldo.raine89 Visualizza il messaggioM - Il mostro di Dusseldorf 11
Freaks 8
L'atalante 7
La regola del gioco 7
Luci della città 6
Tempi moderni 6
Accadde una notte 5
Ombre rosse 5
L'age d'or 4
L'angelo azzurro 4
La grande illusione 4
Comunque la cosa importante di questa top è che nessuno ha citato "Il mago di Oz" e che "Via col vento", salvo pompaggio degli ultimi votanti, non è entrato in top.Luminous beings are we, not this crude matter.
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La passione di Giovanna D'Arco
La stregoneria attraverso i secoli
Cabiria
Inferno (De'Liguoro/Padovan/Bertolini)
Napoleon
Il gabinetto del dottor Caligari
Metropolis
Nosferatu
Rapacità
Il ventaglio di Lady Windermere
Lo so, non ci sono né Davide né Sergio, nel primo caso avrei messo Intolerance (o Giglio Infranto), per il secondo Ottobre. In verità mi sono reso conto che questa classifica è stata più difficile di altri turni, non so perché sono stato "fortunato" e ho visto solo capolavori/ottimi film dell'era del muto, o perché ciò che si è salvato è davvero solo il meglio dei primi decenni del cinema, quando non vi era affatto alcuna cultura della conservazione, ma molto è stato escluso: a parte diversi film corti d'avanguardia (non solo Bunuel), c'era la Lulù di Pabst, diversi storici/mitologici italiani, Il carretto fantasma, Limite... e vabbè 10 dovevan essere e 10 sono
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A questo turno molti film sono rimasti fuori a prescindere perché non avevo nessuna intenzione di rivederli (Griffith, von Stroheim ed Ejzenstejn su tutti), sono di quei film che, per quanto mi riguarda, ti guadagni il diritto di non vedere mai più dopo una singola visione (tremo al pensiero che prima o poi qualcuno faccia saltare fuori la versione di dieci ore o venti ore o 50 ore di Greed). Mentre qualcuno che ho provato a rivedere o l'ho mollato prima di finirlo oppure l'ho rivisto per intero e non è rientrato.
Quindi menzioni speciali ancora più limitate stavolta.
Ho già detto che il cinema muto non mi piace granché di base come forma narrativa per vari motivi. Primo perché la componente sonora (soprattutto musicale) per me non è un optional. Secondo, la narrazione interrotta da cartelli che di solito hanno pure una durata a prova di analfabeta (e tendenzialmente hanno lo spessore dei dialoghi di un videogioco anni '90) sono un'agonia ammazza ritmo (sia lodato chi ne fa uso più parsimonioso). Terzo: trucco, parrucco e recitazione (ma solo quelli enfatici). Quarto, per quanto riguarda almeno la maggior parte dei film muti prima di una certa epoca, i limiti della mdp. Quinto: l'aspetto archeologico, tra centinaia o migliaia (non so) di film perduti o mezzo perduti, versioni multiple a cazzo dello stesso film che girano ugualmente a cazzo in misura proporzionalmente maggiore e più incontrollata di quanto avviene in seguito.
Poi un affresco di Giotto posso comunque apprezzarlo, ma preferisco Rembrandt o Turner.
L'unico genere che praticamente non è invecchiato di questo periodo è lo slapstick, e intendo non solo il genere di per sé, ma anche il genere collegato alla sua forma muta o semi-muta. Questo anche grazie alle tonnellate di cartoni animati che da un secolo seguono la lezione di Chaplin, Keaton & Co., senza contare certi personaggi comici specifici.
Detto questo, al di là delle mie considerazioni personali, è un periodo pioneristico e di fermento creativo, con ovviamente i suoi capolavori, i suoi cult e i suoi grandi registi.
Tutti i film muti che ho visto si suddividono principalmente in tre categorie.
La più ristretta ma comunque abbastanza ampia: film obbligatori per esami universitari.
La più ampia: film che venivano citati così spesso e approfonditamente nei manuali da studiare per gli esami che finivo per guardarli in modo da semplificarmi lo studio.
Infine specifici film di genere recuperati per curiosità e spesso scoperti in qualche lista tipo "i migliori horror di sempre".
Difficilmente ho visto film muti "a cazzo" come per altre epoche, per le ragioni sopra citate si tratta quasi solo di capolavori (o considerati tali), grandi film o particolari film di culto.
Comunque non è un caso che la maggior parte dei titoli citati appartengano tutti alla seconda metà degli anni '20.
Top:
La passione di Giovanna d'Arco
Una pagina di follia
Come vinsi la guerra
Il vaso di Pandora
Il carretto fantasma
Metropolis
Aurora
La caduta della casa degli Usher
Il circo
Le avventure del principe Achmed
Menzioni:
Il gabinetto del dottor Caligari
La febbre dell’oro
L’ultima risata
Il cameraman
Qualche commento:
La passione di Giovanna d'Arco: il più grande film muto di sempre? Forse. Un film rivoluzionario e radicale che colpisce tutt'ora per il distacco formale rispetto ai suoi contemporanei (e anche successivi), la cui lezione avrebbe fatto davvero breccia solo molto più tardi. Non ultimo, la sceneggiatura basata rigorosamente sulle trascrizioni reali del processo danno ai dialoghi (meglio chiamarli "tenzoni dialogiche") uno spessore sconosciuto a qualsiasi altro film dell'epoca (a meno che ci sia qualche capolavoro che mi sono perso per strada).
Una pagina di follia: a dimostrazione che i registi giapponesi non stavano bene già da allora, uno pseudo-horror psicologico che rende mirabilmente lo stato alterato di una mente malata attraverso un febbrile (e raro anche per l'epoca) sperimentalismo. In certe sequenze lo spettatore potrebbe aspettarsi di sentire squillare il telefono da un momento all'altro con una bambina all'altra estremità che sussurra "Tra sette giorni".
In più, col fatto che nel cinema muto giapponese non si usavano i cartelli ma c'era un narratore in sala, visto oggi appare ancora più criptico di quanto non fosse effettivamente all'epoca.
In origine in top c'era anche "Il dottor Caligari", non ricordo per fare spazio a cosa l'abbia tolto ma in ogni caso ho preferito evitare avere due film da manicomio in classifica. Da ricordare anche per le folli scenografie espressionistiche e il plot twist tra i più ripresi, in un a variante o in un'altra, della storia del cinema.
Come vinsi la guerra: Keaton mi diverte meno di Chaplin e in diverse occasioni neanche mi diverte. Ma sta in classifica più per la sua importanza per lo sviluppo del cinema d'azione. In questa produzione colossale c'è già molto di quello che oggi la gente ama dei vari Indy, Mission:Impossible (nel prossimo film un vero treno verrà fatto cadere giù da un ponte, più citazione di così), Pirati dei Caraibi e chi più ne ha più ne metta.
Keaton non era solo un comico, ma come e più di altri suoi colleghi, era un folle stuntman sempre pronto a spingersi al limite (vedi: mettere a rischio la propria incolumità e la vita stessa) per ottenere la gag fisica perfetta e allo stesso tempo spettacolare.
Tra le menzioni speciali ho messo "Il Cameraman", meno spettacolare e scavezzacollo ma interessante nell'essere un esempio dell'epoca di cinema nel cinema (l'anno successivo uscirà "L'uomo con la macchina da presa" di Vertov).
Il vaso di Pandora: sorta di proto-noir trainato dalla meravigliosa Louise Brooks, incarnazione perfetta di un magnetismo che è allo stesso tempo sensuale e innocente, mortifero e vitale. Come molti film del tempo è diviso in capitoli e l'aspetto più affascinante e che, di pari passo con la degradazione delle condizioni della protagonista e di chi trascina con sé nella sua miseria, anche lo stile muta, facendosi sempre più cupo ed espressionistico, fino alla conclusione quasi horror al limite del WTF.
Il carretto fantasma: questo è uno di quei film che recuperai perché citato sempre tra gli esempi di cinema visionario dell'epoca e di effetti speciali tra i più celebri e celebrati di quegli anni.
In realtà la cosiddetta visionarietà è molto circoscritta (un po' come nel successivo "Il vento") e neanche così visionaria (se confrontata ai coevi tedeschi, ad esempio), e non è neanche il cuore dell'opera perché l'elemento fantastico è solo un pretesto per raccontare un crudissimo e concretissimo dramma umano attraverso una (per l'epoca) complessa struttura a flashback (e flashback nei flashback) e uno stile sobrio e realistico.
Come in tanti film dell'epoca il finale si chiude su una nota di speranza quando non di vera e propria realizzazione salvifica, in un'epoca in cui il cinismo (al cinema) non era ancora una moda.
Metropolis: tra i più celebrati e influenti film muti di sempre, è un caso formalmente molto curioso, teso com'è tra un apparato effettistico e scenografico colossale e avanguardistico e un linguaggio registico quasi primitivo rispetto a tanti altri capolavori di quegli anni, tra mdp quasi esclusivamente statica e stacchi di montaggio che richiamano un cinema all'epoca ormai quasi morto.
Personaggi con lo spessore della carta velina sono semplici veicoli significanti in questa colossale e futuristica fiaba biblica.
Non indifferente, per il mio apprezzamento globale, il fatto che, come nel caso de "I Nibelunghi", sia sopravvissuta la pomposa colonna sonora di Gottfried Huppertz (sorry Moroder), che dona alle immagini un ritmo strepitoso sin dai primi frame.
Non so perché il gigantismo patologico di Lang si sia dissolto col passaggio al cinema sonoro, forse non ha avuto modo di dirigere più niente su questa scala o forse non gli interessava più.
Aurora: ci sono i registi del cinema muto e poi c'è Murnau. Da fan dell'horror è strano che metta questo in classifica e citi "L'ultima risata" tra le menzioni speciali, ma è come lo preferisco.
Aurora è un'opera di semplicità ed elementarità inaudita, interamente e immensamente elevata da una messa in scena liquida di modernità sconvolgente, che include anche un uso selettivo del sonoro per musiche ed effetti.
Purtroppo Murnau morirà tragicamente prima di potersi confrontare davvero col nuovo cinema che aveva contribuito a fondare, ma mi piace immaginare che si sia reincarnato in Coppola, continuando con le sue sperimentazioni e prendendosi la rivincita sulla famiglia Stoker col nuovo Dracula.
La caduta della casa degli Usher: prima del cane andaluso, Bunuel aveva collaborato come aiuto regista e co-sceneggiatore a questo onirico delirio visivo e narrativo di Jean Epstein che per certi versi anticipa il Vampyr dreyeriano, che si distingue, tra le varie cose, anche per un uso trasfogurante del rallenty.
Il circo: con Chaplin c'è l'imbarazzo della scelta ma alla fine l'ha spuntata quello che reputo il più divertente, forse in assoluto (le gag celeberrime con si contano). L'aspetto di "critica sociale" di altri suoi film qua è attenuato, ma in compenso il finale è tra i più spensieratamente malinconici della sua carriera.
Tra le menzioni ho messo "La febbre dell'oro", che è il secondo per fattore divertimento, in cui la capacità di raccontare la miseria tramite la comicità raggiunge forse i suoi momenti più iconici per il cinema di Chaplin.
Le avventure del principe Achmed: il primo e unico film diretto da una donna che ho messo in top, per la gioia di S&S. Uno dei primissimi lungometraggi animati, di sicuro il più celebre del muto, colpisce ancora oggi per l'espressività delle sue essenziali e per l'intreccio relativamente articolato che trascina i personaggi da un'avventura all'altra.
Anche qua il magico score originale, di Wolfgang Zeller, dà alle immagini quella carica vitale in più che innalza un già pregevolissimo e pioneristico lavoro.
Luminous beings are we, not this crude matter.
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Anni 30' :
- M - Il Mostro di Dusseldorf di Fritz Lang (1931)
- Tabù di Murnau e Flaherthy (1931)
- Scarface di Howard Hawks (1932): Asciutto, Essenziale, violento, ma soprattutto leggendario sin dal primo omicidio da parte del protagonista, incarnazione della degenerazione del sogno americano, che diventa incubo distruttivo pronto a tutto pur di far suo tutto il mondo. Chiaramente se si viene dalla visione di quello iper-barocco di De Palma, la sobrietà di quello di Howard Hawks può lasciar spiazzati.
- Freaks di Todd Browining (1932)
- L'Imperatrice Caterina di Joseph Von Stenberg (1934) : Di vero ha solo il nome, della zarina, Pietro e Russia, per il resto è un melodramma iper-baroccamente visivo di Stenberg, che diluisce all'infinito le dissolvenze incrociate, ammaliate nei preziosismi visivi e nella tensione passionale carnale dei personaggi.
- Tempi Moderni di Charlie Chaplin (1936): Fabbriche di ieri e fabbriche di oggi... alienazione sempre la medesima; eppure tra mille sconvolgimenti, quella strada che si perde verso un orizzonte indefinito, ha ancora il suo perché di possibilità alternative inesplorate.
- Ninotchka di Ernst Lubitsch (1938): La più grande commedia degli anni 30'; Lubitsch coadiuvato dall'onnipotente Wilder alla sceneggiatura, disintegra il regime sovietico staliniano, pur ammettendo, che in effetti il capitalismo non è proprio il fine ultimo migliore dell'essere umano. Film importante in quanto tra i primissimi, se non il primo film in assoluto della storia dell'umanità chiaramente post-ideologico, che pone in essere il superamento dei concetti di destra e sinistra, per lasciar spazio all'individuo che viene sempre soppresso dalle ideologie; su tutte illuminante la divina Greta Garbo che cammina alla parata della festa del primo Maggio in Unione Sovietica, dove la sua diversità di essere umano (come quella di tutte le altre donne), viene omologata ad un sistema alienante-conformista. Colmo di battute sagace, ironia sulla serietà mortifera dei comunisti (sorridi piccolo padre... e il ritratto di Lenin sorrise ahahahahahahah), black humor devastante (sono rimasti i russi migliori... riferimento alle tremende purghe staliane di metà anni 30', per lo meno, ciò che si poteva conoscere in occidente, fino agli anni 90', senza accesso agli archivi sarà impossibile una vera analisi) etc... cosa ci accomuna tutti? La risata!
- Incantesimo di George Cukor (1938)
- La Regola del Gioco di Jean Renoir (1939): Il più grande film del mondo alla sua uscita, girato dal più grande regista del mondo che oramai avrebbe preso tale titolo per sé in modo perpetuo, se non vi fosse stata la seconda guerra mondiale, che lo costrinse ad emigrare negli USA con risultati artistici disastrosi. Film iper-ambizioso, non una classe sociale, ma un'intera società messa in analisi, con piani sequenza che anticipano Orson Welles, narrazione corale che Altman spostati e soprattutto, una recita che dal palcoscenico che sposta alle tante "commedie" della vita. Non poteva che essere un floppone alla sua uscita.
- Ombre Rosse di John Ford (1939)
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Originariamente inviato da Bone Machine Visualizza il messaggioMa cosa ti fa girare le palle di Via col vento, Sir Dan Fortesque?Luminous beings are we, not this crude matter.
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Originariamente inviato da aldo.raine89 Visualizza il messaggio:
TOP 11
M - Il mostro di Dusseldorf 11
Freaks 8
L'atalante 7
La regola del gioco 7
Luci della città 6
Tempi moderni 6
Accadde una notte 5
Ombre rosse 5
L'age d'or 4
L'angelo azzurro 4
La grande illusione 4
A seguire:
La storia dell'ultimo crisantemo 3
Ninotchka 3
Scarface 3
Susanna 3
Vampyr 3
Via col vento 3
L'unica cosa che mi spiace è l'assenza di All'ovest niente di nuovo, che meritava decisamente di finire in classifica, se non altro nelle menzioni.
Per il prossimo turno avrei una richiesta. Ho in previsione di fare dei recuperi, ma ovviamente il prossimo weekend è Natale. Possiamo estendere il turno fino a lunedì 26.12 compreso?
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Originariamente inviato da aldo.raine89 Visualizza il messaggio
Confermo che è possibile fare anche solo delle top 5, di meno mi pare esagerato.
Figlio unico
Freaks
L' Atalante
La grande illusione
La guerra lampo dei Fratelli Marx
La storia dell'ultimo crisantemo
Le luci della città
M - Il mostro di Dusseldorf
Scarface - Lo sfregiato
Tempi moderni
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Originariamente inviato da Sir Dan Fortesque Visualizza il messaggioHo già detto che il cinema muto non mi piace granché di base come forma narrativa per vari motivi. Primo perché la componente sonora (soprattutto musicale) per me non è un optional.
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