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The Batman
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Io penso invece che si sia cercato di dare un arco narrativo/psicologico al personaggio che fa fatica ad emergere nel corso delle tre ore a disposizione e la ricchezza di sfumature possibili siano rimaste in gran parte sulle pagine della sceneggiatura. E la chiusura anticlimatica della vicenda e del percorso di crescita dell'eroe ne è un'evidenza. Fanculo la fedeltà con l'identikit sul fumetto, apprezzo ciò che all'interno di una narrazione cinematografica funziona.
Detto ciò, quanto è bello l'inseguimento in auto col pinguino ? In quel momento sì che la regia di Reeves ha mostrato i muscoli
Ma soprattutto quanto è topa alada la Kravitz ? Sensualissima.
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Originariamente inviato da MrCarrey Visualizza il messaggio
Ma soprattutto quanto è topa alada la Kravitz ? Sensualissima.
Ho qualche riserva su come viene costruito il rapporto tra lei e Batman (un punta di erotismo in più e magari avrei riservato una determinata scena per il sequel) ma la Kravitz è comunque perfetta.
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Originariamente inviato da Lucab95 Visualizza il messaggioCiao a tutti, riemergo dopo mesi per commentare il film
Devo dire che anche io, come molti di voi, ho storto il naso di fronte alle debolezze della sceneggiatura.
Dialoghi didascalici (speravo che dopo Nolan avessimo superato questo scoglio) e raramente caratterizzanti dei personaggi, per non parlare del fatto che sia il "segreto" svelato dall'Enigmista sia la questione dei Wayne è un po' tirata (la seconda è anche svelata in un modo così frettoloso e anticlimatico da lasciare confusi). Se è per questo io non ho neanche capito se Bruce sapeva che la madre avesse problemi mentali. È decisamente un aspetto che spero approfondiranno nei sequel.
Se però, nonostante la lunga fase di scrittura, in certa parte dei contenuti e in parecchi dialoghi il livello è molto basilare (forse per soppesare la durezza del contesto e la complessità della parte investigativa con il fatto che doveva restare un PG13?), secondo me è nelle caratterizzazioni e nella struttura che il film brilla.
Concordo con Tom sull'Enigmista, ma secondo me la cosa era in parte voluta. Come personaggio in sè è caruccio, solleva temi piuttosto interessanti ed è funzionale all'arco narrativo di Batman, ma come cattivo in sè non è molto centrato, secondo me perché lui stesso si concepisce come imitatore e complice di Batman.
È solo nel finale che diventa un antagonista di Batman. In fondo tutto il suo vestiario alla Zodiac era un espediente per avere un costume come Batman, creare un alter ego.
Per il resto, però i personaggi sono molto riusciti.
Oscillano tra un classicismo noir semplice ma efficace (Selina sembra un personaggio alla Lauren Bacall) e un'aderenza molto interessante ai fumetti.
Batman è il più fedele ai fumetti di quelli visti al cinema, senza il minimo dubbio.
Riguardo al confronto con TDK è un po' complessa la cosa.
Da un punto di vista strettamente cinematografico, credo (a una prima visione) che siano due film che si equivalgono, sebbene per motivi diversi e per pesi e contrappesi differenti.
Mi spiego.
The Batman ha una struttura narrativa che non soltanto si discosta dai cinecomic, ma che non ha paura di prendere stilemi dei noir della New Hollywood che non vediamo al cinema veramente da tanto tempo con questa precisione. Questo è uno dei suoi punti di forza, insieme a una regia e a una fotografia in stato di grazia e in generale un'atmosfera e un world building con scenografie e costumi pazzeschi.
La sceneggiatura ha i difetti sopra detti, ma ha "cuore", è un film emotivo, che dietro un plot che soffoca i dialoghi riesce comunque a regalare un arco narrativo che, seppur con sbavature, è bello ed emotivamente forte.
Il cavaliere oscuro è tutta un'altra storia.
Se la struttura narrativa ha fatto storia soprattutto per il passaggio di Joker che si fa catturare per scappare e il finale intimo e tragico con la meravigliosa scena di Due Facce (per me il momento più bello della trilogia), la sceneggiatura ha dei buchi logici enormi.
Oltre all'idiozia della finta morte di Gordon, lo script si piega sull'alibi che "Joker è imprevedibile" per creare minacce su minacce che, se ci si sofferma un attimo, non hanno senso. L'ho rivisto appositamente due giorni prima di The Batman e, davvero, è un film che maschera benissimo una sceneggiatura zeppa di buchi.
Quello che eleva TDK a cult, è ben altro: un montaggio (visivo e soprattutto sonoro) al cardiopalma e in stato di grazia, una regia solida e, ovviamente, Ledger.
Ma in tutto ciò, alla fine della fiera, il problema - come sempre in Nolan - sono i personaggi.
Non sono persone, sono Idee incarnate.
E nella scena dei traghetti, l'idealismo diventa retorica.
Ma soprattutto, quale sarebbe l'arco di Bruce/Batman?
Non voglio aprire il vaso di Pandora, ma devo ammettere, rivedendo il film a freddo e dopo tutti questi anni, che Batman risulta un personaggio piuttosto distante dai fumetti.
Si vede soprattutto in TDKR, ma è evidente anche qui: per Nolan, Batman è un'idea, un simbolo, uno strumento nelle mani di Bruce.
È un uomo depresso che trova nell'idealismo una ragione di vita.
Nella visione di Nolan la cosa funziona, ma ci sono due problemi: in questo modo, Batman non può avere una lunga carriera e, soprattutto, questo NON è il Batman dei fumetti.
Nei fumetti, Bruce diventa Batman la notte in cui i suoi genitori sono uccisi.
Batman è un personaggio idealista, certo, ma è un'ombra dentro il personaggio, una vera droga da cui è ossessionato. Bruce non può fare a meno di essere Batman. Più che un depresso, clinicamente è un ossessivo compulsivo.
Questo vizio di fondo in Nolan ha diverse ricadute.
In BB, la meravigliosa atmosfera e struttura delle origini, secondo me eccede nelle informazioni nella "creazione" di Batman. È un processo troppo razionale. Toglie tutta la parte viscerale del personaggio.
Prima di diventare Batman, Bruce avrebbe dovuto avere (oltre alla fibra morale) dei tratti batmaniani già più marcati.
Insomma, se Burton rende la psicologia di Batman qualcosa di misterioso e da scandagliare lungo tutto il primo film, Nolan spiega tutto, per filo e per segno.
Affascinante, sì, ma perde una buona parte della sua anima.
Tutto ciò si riflette in TDK, in cui l'arco non riguarda il Bruce-uomo, ma in che modo usare lo strumento-Batman in funzione eroistica... voglio dire, il fatto che Bruce piagnucoli due secondi per Rachel e poi non abbia la minima perdita di controllo verso Joker è francamente assurda. Per non parlare della scena dei traghetti, in cui non solo Batman non interviene direttamente, ma la posta in gioco sono personaggi di cui non ce ne frega una mazza.
Ora, The Batman riesce invece a riportare una versione non solo coerente con i fumetti ma anche più umana e meno castrata del personaggio.
Il suo è un viaggio emotivo che in TDK è del tutto assente, per quanto mi riguarda.
Quindi, per concludere, come "film di Batman" per me è il migliore di sempre.
Come qualità cinematografica intrinseca, si equivale con TDK per motivi molto diversi, ma si distanzia per alcuni momenti che risultano emotivamente molto più coinvolgenti.
Ma quello che, da fan della serie animata degli anni 90, per me è da lacrime agli occhi è il fatto che, finalmente, si porta al cinema il concetto che Batman ha un rapporto simbiotico con i suoi nemici e che è ciclico (arresto/fuga da Arkham/nuovo arresto...).
Finora, solo Schumacher aveva timidamente mostrato questo aspetto, per il resto Batman ha sempre affrontato un nemico alla volta.
E soprattutto, e qui concludo, in OGNI film di Batman (anche con lo stesso regista), Gotham viene sostanzialmente reboot-tata. Qui la città è stratificata, pulsante, finalmente camminiamo tra le sue strade, e credo che la sua forte impronta visiva, nonostante il post-esondazione del fiume, resterà unica e coerente.
Gran film! Non vedo l'ora di vederlo in lingua originale (il doppiaggio mi è parso generalmente mediocre, anche se non ai livelli di TDK).
Sono molto curioso di rivedere il film anch'io, può darsi che "a freddo" mi stia facendo condizionare troppo dalla mia parte critica (che di fatto comunque è "limitata" veramente alla risoluzione del terzo atto).
Per il resto, concordo con molte tue osservazioni sulla questione dell' "anima" del personaggio, e ci tengo assolutamente a ribadire che nell'impianto visivo, nella messa in scena, nella costruzione visiva di Gotham, come sintesi tra realismo materico e aderenza al materiale fumettistico (per citare Dwight) il film è sicuramente eccellente e molto appagante.
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Appena tornato… un filmone, non esente da difetti.
come letto qui principalmente dei dialoghi basilari ed un terzo tempo frettoloso. Ed il suo miglior pregio è secondo me il suo principale difetto, un film iperrealistico, nel quale però un Batman alto 176cm entra a piedi nei locali e scappa correndo.. rischia di sminuire il personaggio.
Gotham è viva, il film è duro, crudo.. i personaggi sono con due piedi nella realtà, non c’è niente fuori posto. Bruce è una persona disturbata che vive in un limbo chiamato Batman, che nasce senza nome e che gli viene dato dai giornali mentre lui vorrebbe essere chiamato Vendetta… c’è un enorme potenziale per questo batverso.
detto questo gran filmUltima modifica di iL CiCCiO; 05 marzo 22, 23:19.
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The Batman di Matt Reeves (2022) - Parte I
Condensare una visione del mondo in una frase succinta da parte di un personaggio, è sempre stata la massima ambizione per un attore e soprattutto per un cineasta, che facendo economia di parole, non rinuncia però ad essere incisivo; quell' "io sono vendetta" che riecheggia svariate volte nel film, cominciando dalla prima presentazione in scena dove compare Batman (Robert Pattinson), può infoiare facilmente la gran parte dello spettatore colpito dalla frase da macho, subito seguita da una scaricata di cazzotti ai poveri malcapitati teppisti sulla sua strada, ma segna anche un grande limite di questo The Batman di Matt Reeves (2002), mettere in scena la maschera dando per scontato tutto il background di Bruce Wayne, che giunti al decimo film cinematografico sul personaggio, sembra per il regista superflua ogni analisi in proposito, tanto che a Reeves dell'uomo dietro la maschera interessa ben poco, concentrandosi esclusivamente su Batman praticamente onnipresente in scena, mostrando un deciso sdegno verso il lato umano, ma un alter-ego può offrire pur sempre uno sguardo inedito e forse definitivo, come sembra suggerire quel "the" posizionato prima del titolo in modo perentorio.
Ci si trova innanzi ad un film sullo sguardo, cosa esplicata sin dall'inquadratura iniziale in soggettiva del protagonista dall'alto di un tetto, per passare specularmente allo sguardo di un individuo mascherato; l'Enigmista (Paul Dano), che osserva nell'ombra l'ignara prima vittima del suo folle piano. Sono passati appena due anni, da quando a Gotham è comparso un vigilante mascherato, che riesce a terrorizzare la gran parte della criminalità alla sola accensione del segnale di richiamo, ma il malaffare non accenna a diminuire (Batman non può essere ovunque), mentre i cittadini perbene non sembrano di certo avere nei suoi confronti enorme stima o ammirazione, solo il tenente James Gordon (Jeffrey Wright), sembra dargli fiducia, consentendogli di analizzare sotto sua supervisione, le scene del crimine, con grande disappunto di tutto il dipartimento di polizia. Dalla soggettività dei visori usati da Batman nelle sue ronde notturne, nonchè dalle lenti a contatto con funzioni video, un ossessionato Bruce Wayne versione emo con tanto di mascara nero attorno agli occhi, passa molto tempo a vedere e rivedere nel chiuso del proprio rifugio, le registrazioni alla ricerca del dettaglio o l'indizio decisivo nascosto alla vista, per risolvere ciò che la polizia non riesce a fare, vuoi perchè incapace, vuoi perchè priva di tali mezzi tecnologici, oppure più semplicemente perchè corrotta; un grande detective ossessionato dalla propria maschera tanto da non volerla lasciare mai, eppure nella sua enorme abilità investigativa sottolineata con pomposa seriosità dal regista tramite ogni personaggio, Batman finisce con il fare la figura del tortellino con l'enigma "Rata Alata", che il sottoscritto sulla base di qualche lezione da autodidatta di Spagnolo tramite metodo Assimil, era riuscito a capire il tutto, mentre il nostro duo Batman-Gordon con grande comicità involontaria fanno la figura dei cretini, che magari per il prossimo film chiamino il sottoscritto? Direi meglio di no.
Caduta di tono doverosa da sottolineare per la sua discrasia con la serietà del film, bisogna comunque dire che lo sguardo di Reeves si muove su una duplice linea, il personaggio di Batman da un lato e dall'altro tutto il micro-cosmo di Gotham, fatto di marciume e corruzione, dopo sul malaffare superficiale, se ne cela di ulteriore ancora più in profondità, occultato alla vista dei molti, ma lì risiede il male endemico della società che Batman cerca di difendere, restando fortemente interdetto dagli intrallazzi tra politica, polizia e malavita, con gran sarcasmo della nemica/alleata Selina Kyle (Zoe Kravitz), che funge da suoi occhi in questa discesa infinita verso il basso, lasciando al contempo perplesso lo spettatore nei confronti dell'enorme ingenuità di un Batman abbastanza turbato dalla cosa, quando ci era stato descritto come un paranoico estremo, essendo immerso in una solitudine alienante secondo interviste varie, eppure alla prova della visione, tutto questo si riscontra molto poco in una pellicola, che vorrebbe trovare la propria forza nell'apparato visivo, sconfinando però in un'estetica darkettona-emo di comodi, con un Pattinson/Bruce Wayne dai capelli arruffati, occhi stralunati e sguardo torvo, tre ore di film con un personaggio del genere sono molto difficili da portare avanti, purtroppo per Pattinson, alla lunga con la sua interpretazione monocorde, dove il trucco facciale e le cicatrici sul corpo, di certo non possono mascherare la mancanza di profondità nella sua recitazione, rivelandosi in tutta la sua sciagurata dannosità quando il suo alter-ego Batman entra in relazione con gli agenti del dipartimento di Gotham, dove sembra un coglione vestito da pipistrello, dove stona moltissimo con il contesto serio delle indagini (tra l'altro con i suoi scarponi vaga tranquillamente sulla scena del crimine senza problemi); nonostante il film cominci con la notte di Halloween, Reeves canna la dimensione freak del personaggio necessaria per rendere congruente e credibile il personaggio nelle scene con gli altri.Ultima modifica di Sensei; 06 marzo 22, 08:19.
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Parte II
Le cose per Batman se non altro, sembrano andare decisamente meglio quando si pone in un contesto dove è richiesta la presenza di un solo personaggio, con il tenente Gordon, seppur il loro rapporto sia esclusivamente professionale, l'accoppiata funziona, così come con Selina Kyle (peccato per la scrittura scadente del personaggio con annesso mediocre twist plot), il Pinguino (Colin Farrell), il già citato Enigmista e Carmine Falcone (John Turturro), in pratica quando entra in relazione con altri disadattati come lui il Batman di Pattinson, nei suoi sguardi torvi (anche se troppo reiterati) e la sua misantropia, sembra trovare la dimensione narrativa adatta, ricasca malissimo nel ridicolo quando invece con passo pesante da lumaca, deve addentrarsi in luoghi malavitosi affollati (tre volte l'ingresso nel locale ce lo potevamo evitare Reeves, specie in un'opera di tre ore), in cui fà troppo da carnevalata fuori stagione, poco legata ad un contesto neo-noir investigativo urbano a cui vorrebbe ascriversi.
I riferimenti immediati d'altronde sono noti quanto evidenti, Seven (1995) e Zodiac (2007) di David Fincher, con quella pioggia sporca onnipresente e le dinamiche del serial killer negli omicidi quando nell'estetica, però gli manca la mano dei film migliori del collega, anche se non rinuncia a tentare un approccio stilistico coerente con il tema dello sguardo, infatti Reeves và di soggettiva e di semi-soggettiva, poche volte la macchina da presa si concede inquadrature che vadano oltre i primi piani (i totali si contano sulle dita di due mani oserei dire), scegliendo di adottare il punto di vista dei personaggi, che sia il protagonista o i suoi avversari (da citare l'inquadratura rovesciata di Batman che avanza verso il Pinguino), ma si scorda di riempire di umanità la sue figure, che restano sempre delle maschere, senza mai denudarsi di esse, grossa autorete da parte del regista, per dei personaggi che vivono di doppie identità, dove combinandosi con una gestione estremamente basica della componente investigativa, verrebbe da chiedersi se senza l'euforia da cinecomics, come sarebbe stata recepita un'opera del genere senza avere come proprio protagonista Batman.
Il montaggio per buona metà dell'opera riesce a donare un ritmo adeguato all'opera, rinunciando a fare a meno della componente action, però si perde troppo nelle deviazioni dei sub-plot, che spesso accantonano la trama dell'Enigmista, dove invece però di perdersi nel torbido malsano di un'umanità contorta come nel Grande Sonno di Howard Hawks (1956), essendo però forte l'impronta giallo-investigativa, emerge uno sgradevole effetto da narrazione a "compartimenti stagni" nella seconda metà del film, dove a farne indubbiamente le spese maggiori è il personaggio di Selina Kyle, tanto sapientemente interpretato da Zoe Kravitz, quanto ucciso da una scrittura pigra ed annacquata narrativamente nell'arco di tre ore, disperdendo anche forse gli unici spunti veramente interessanti di un film, che oltre alla discesa nel basso, spreca anche una possibile analisi delle diseguaglianze sociali di Gotham, che per la donna sono dovute anche a questioni razziali, scegliendo la rassicurante via del reazionario, dopo aver giocato a fare l'incendiario per qualche minuto, riportando il tutto sulla solita via, sfidando allegramente il ridicolo involontario nel giustificazionismo sulla figura di Thomas Wayne da parte del maggiordomo Alfred (Andy Serkins), nonchè sull'odio anti-sistema da parte dell'Enigmista, immediatamente virato su prese di posizioni sballatamente ignoranti, da annichilire sul nascere qualsiasi invettiva classista anti-ricchi/corruzione, tornando così al caro e vecchio sfascia-tutto ingiustificabile, in modo da patteggiare sempre per un sistema, che secondo Reeves potrà avere qualche difetto nelle sue storture, ma è sempre l'unico modello possibile di società, che non può venir messo assolutamente in discussione da nessuno nonostante le ingiustizie di cui esso è portatore, privando così l'antagonista di ogni sostrato tematico come sarebbe potuto essere un suo pessimismo antropologico (avrebbe messo in difficoltà Batman anch'egli sfiduciato nella sua lotta al crimine per gran parte del film, almeno a parole... nei fatti non lo è mai), che gli avrebbe sicuramente donato un vero spessore; infatti, quando Reeves sceglie di addentrarsi in analisi che esulino dal mero intrattenimento di basica fattura, si dimostra palesemente a disagio con la materia, non è un caso d'altronde il crollo dell'opera in coincidenza con il disvelamento dell'Enigmista, rivelatasi personaggio bluff alla fine, conducendo così ad un terzo atto compresso (nonostante le tre ore di durata!), stupidotto, dallo scarso climax, banale e ricolmo di deja-vu, che al decimo film su Batman sanno anche troppo di stantio, dove non bastano di certo le scene d'azione infilate a rotta di collo, per compensarne probabilmente la quasi mancanza durante i precedenti due atti, chiudendo la narrazione in una spirale negativa avvitata su sè stessa, complice il voler tirare le fila per ogni personaggio, lasciandosi ovviamente aperti degli spazi sul sequel, con tanto di voice-over sulla nuova consapevolezza raggiunta dal protagonista tramite un percorso privo di una vera e propria consapevolezza. Nella semi-soggettività delle inquadrature, che finiscono con il privarci degli sguardi di camera a più ad ampio raggio sulla popolazione di Gotham, così tenuta clamorosamente fuori dopo l'inizio del film, un Bruce Wayne-emo molto di maniera quanto poco sentito, una storia investigativa basica con tanto di fantomatico inseguimento tra macchine caruccio, ma nulla a cui gridare al miracolo (stupisce in questo senso l'elogio di Edgar Wright a tale sequenza, che a dir la verità lui in Baby Driver la girava 100 volte meglio) e l'onnipresente, pedante quanto invasivo score di Giacchino; forse l'architettura gotica di questa Gotham meritava maggior valorizzazione, che la sola fotografia "pazzesca" di Graig Fraser, senza l'ausilio di una regia come si deve non può di certo fare; ma a quanto pare Batman 10, basta che abbia come protagonista il pipistrello e và bene così per tutti.Ultima modifica di Sensei; 06 marzo 22, 12:33.
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Mi è piaciuto ma è un film più grosso che grande, che gioca tutte le sue carte su un impianto visivo ammaliante e suggestivo, a fronte di un contenuto molto standard e non propriamente avvincente. Regia solida ma non eclatante. Facilmente tra i migliori cinefumetti degli ultimi anni, ma non ci voleva tantissimo.
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Mi è decisamente piaciuto, l'ho trovato un blockbuster alternativo non troppo lontano dal modo in cui lo è Dune, nonostante siano due film ovviamente diversi (e tocca ammettere che quell'adattamento lì era più difficile da "portare a casa"). Con il blockbuster di Villeneuve però ha almeno un punto in comune, oltre al DP: entrambi sono film che per tutta la durata creano un'atmosfera avvolgente e persistente premendo con insistenza sugli stessi tasti, e (per me) riescono nell'intento ma capirei se alcuni li tacciassero di monotonia, proprio perché sono film abbastanza mono-tono. Affronto subito l'elefante nella stanza: non ha senso confrontare un film uscito l'altro ieri con l'ormai consolidata e assimilata trilogia nolaniana. Anche perché l'approccio di Reeves è differente, nonostante abbia chiaramente inglobato e considerato la lezione di Nolan e di tutti gli altri registi che si sono confrontati con le trasposizioni dell'Uomo Pipistrello. La (bellissima) Gotham rappresentata qui pare una crasi di tutte quelle che l'hanno preceduta, e anche lo stile (da una parte realistico, dall'altra incredibilmente fumettoso) sembra un punto d'incontro davvero buono. È ovvio che Reeves si sia potuto permettere di fare e mostrare certe cose (e di non mostrarne altre) anche grazie all'eredità cinematografica del personaggio, ma questo non è né un pregio né un difetto, è così e basta. Il personaggio è ormai quasi un archetipo della cultura pop. Questo ha permesso al regista anche di iniziare il tutto in medias res e di trattare la materia come se ci presentasse un albo a caso su Batman, non nuovamente un Batman #1.
Ammetto che mi avrebbe fatto piacere vedere qualche scena in più dedicata a Bruce, ma il film mette subito in chiaro che Batman non è il suo alter ego. Bruce è Batman ("credono mi nasconda nelle tenebre, ma io sono le tenebre", dice nel primo voice-over). Reeves non ci rifila l'ennesima origin story... o meglio, lo fa, ma in un altro modo. Questa versione del personaggio è ancora inesperta e piena di rabbia (è un personaggio ricalcato chiaramente sullo stereotipo del giovane ribelle/disadattato, "Alfred non sei mio padre!"), sono due anni che prova a perseguire il suo "Gotham project" ma non è certo che le sue azioni possano migliorare la città, non ha una direzione chiara. Questo Batman cresce grazie al confronto con gli altri: l'Enigmista è in qualche modo la sua parte peggiore, Selina è simile a lui ma è più egoista e non condivide il suo codice morale. È costretto a riflettere sul suo status, sul suo passato ma anche sulla sua eredità. Assistiamo così al battesimo del vero Batman, un battesimo quasi letterale se consideriamo che
Spoiler! Mostrasi butta in acqua e riemerge per aiutare i civili intrappolati. È dopo aver sentito uno degli esaltati dire "io sono vendetta" che prende definitivamente coscienza di ciò che vuole diventare: un simbolo di speranza
Ho apprezzato molto la coralità del film e le interpretazioni di tutti, solo Paul Dano in certe scene "stonava" un po' a mio avviso (paradossalmente nelle scene con la maschera), ma sarei curioso di rivedere il film in originale. Spero che nei sequel Bruce sia in qualche modo costretto a fare più apparizioni pubbliche così da permettere a Pattinson di cambiare un po' range. M'è piaciuta molto la Kravitz e il rapporto che hanno Bruce e Selina.
Per quanto riguarda i difetti: c'è qualche lungaggine di troppo, alcuni dialoghi non sono irreprensibili ed è vero che il finale poteva essere più epico, ma a me è comunque piaciuto e anzi ho apprezzato il parziale cambio di passo. Per i motivi che dicevo inizialmente il film ha un tono e una struttura che va verso l'omogeneità per cui è quasi complicato dividere il film in atti. Qualcuno ha scritto che non si percepisce una reale minaccia nei confronti del protagonista ma secondo me è giusto fino a un certo punto, non si percepisce forse una minaccia fisica ma aleggia lungo quasi tutto il film il pericolo che l'identità del vigilante possa essere svelata. Non nego comunque che qualche sussulto in più me lo sarei aspettato, ma come ho scritto in precedenza una particolarità del film è quella di trasportarci in una storia su Batman (e su Gotham), non nella storia di Batman. Per quanto abbia apprezzato le ispirazioni thriller e noir non nego però che in un eventuale sequel servirebbe anche una marcia in più per differenziarlo da questo e per dare più ampio respiro al personaggio.
L'unica cosa che proprio non mi è piaciuta è QUELLA scena verso la fine che ha un po' rotto la magia, superflua e forzata, messa lì solo per ricordarci che vogliono fare un sequel. E neanche mi è sembrata particolarmente riuscita.
Sensei : questo Batman risolve ogni enigma in pochissimi secondi, senza il minimo sforzo, e ti vai a concentrare sull'unico che l'ha messo in difficoltà?
Spoiler! MostraOvviamente anch'io ho pensato subito che si riferisse al pipistrello (anche se lì per lì, pur avendo studiato spagnolo, mi era sfuggito l'errore grammaticale dell'articolo) ma c'è da considerare che rat in quel contesto è normalmente usato come appellativo per "l'infame", il collaboratore di giustizia. Loro stavano cercando una talpa, l'errore ci stava... poi tra pinguini e falconi avevano l'imbarazzo della scelta in quanto ad animali alatiUltima modifica di Admiral Ackbar; 06 marzo 22, 10:40.
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Anche io ho trovato la cosa del "rata alada" ridicola. Incredibile come due abili detective (per altro americani, gente che con lo spagnolo ha a che fare parecchio), prendano cantonate così grosse solo perché Alfred sbaglia l'articolo in traduzione.
Viene quasi il dubbio che in originale sia un pelo diverso.
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